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Le 9 frasi che fanno sentire tuo figlio uno “sfigato” (e limitano l’autostima dei bambini)
Fiumi di parole sono state scritti su cosa fare o non fare con i bambini per crescerli con una elevata autostima e fiducia in se stessi. C’è chi dice che: bisogna lodarli per aumentare l’autostima altri che bisogna motivare i bambini che si sentono inadeguati altri ancora che bisogna rimproverarli quando sbagliano poi è arrivato il rinforzo positivo stile “ammaestramento animali”… Insomma i filoni che promettono risolvere una bassa autostima dei bambini oppure che forniscono indicazioni su come aumentarla sono tanti. Ma alla fine, nella pratica di tutti i santi giorni in casa, trascorsi fra sveglia di corsa per andare in tempo a scuola, pranzo, compiti (e minacce per finirli), scarrozzamenti vari fra sport o corsi di musica, merenda fatta sul divano sbriciolando ovunque, litigi e botte con la sorella, cena con capricci perché manca l’aranciata a tavola… cosa veramente influenza e condiziona la sicurezza di sé e l’autostima di tuo figlio? Si può davvero aumentare l’autostima nei figli? L’errore più comune sull’Autostima dei bambini e dei ragazzi Sfatiamo subito un grande mito: autostima non equivale a “quanto siamo belli e bravi”, “reggiamo il confronto con gli altri”, “ci potenziamo per raggiungere il risultato”, “ci facciamo il ritocchino o ci gonfiamo i muscoli perché così siamo come…”. Se consideriamo i bambini, i ragazzi e noi genitori Autostima significa sempre: auto-stimarsi ovvero conoscere il peso di sé, di quanto e soprattutto di come si vale, nel senso di quali sono e che peso hanno per la nostra vita le nostre virtù e le nostre debolezze. Autostimarsi infatti vuol dire: 👉 essere consapevoli delle cose su cui possiamo contare (particolari abilità, virtù, talenti, passioni) per realizzare i nostri progetti 👉 conoscere quali sono invece le caratteristiche che naturalmente non fanno parte di noi (debolezze, attività che non ci ispirano e non ci appassionano), non sono nostre passioni o talenti innati, e che non potremo utilizzare spontaneamente per la nostra realizzazione, ma che comunque possiamo decidere di imparare e sviluppare con lo studio e la pratica. Il problema è che siamo talmente abituati a basare la valutazione di noi stessi sulla base di canoni esterni, su cosa gli altri fanno e su come gli altri sono, che ci siamo convinti di non valere, di non essere capaci, di non piacere, di essere sempre inadeguati. Aumentiamo la bassa autostima? Ecco la verità su come “funzionano” i bambini La buona notizia è che ogni BAMBINO nasce con una DOSE ELEVATISSIMA DI AUTOSTIMA. Lui sa chi è, sa su quali doti può contare, sa cosa vuole e ha una ESTREMA FIDUCIA in sé e nella vita. Anche tu lo sapevi. Peccato che una relazione poco ottimale che non sa come seguire e ASSECONDAREil Libretto delle Istruzioni del bambino, mette in campo azioni, parole, emozioni che alterano questo stato idilliaco e propenso alla MASSIMA EFFICACIA insito nel bambino (evento che tutti, o quasi, abbiamo vissuto nella nostra infanzia). Autostima: come sono messi oggi i nostri figli? Non ci vuole Mago Indovino… Non sono messi mica tanto bene! Molti di loro: subiscono lo stress dei voti a scuola subiscono lo stress da prestazione eccessiva nella pratica sportiva sentono il bisogno di omologarsi alle mode del momento o ai leader sportivi o dello spettacolo sulla cresta dell’onda per sentirsi anche loro importanti mancano di rispetto ai loro genitori fanno di tutto per denigrare mamma e papà così da sentirsi di valere rispetto al modello di origine si sentono degli “sfigati” non si piacciono fisicamente non amano e bistrattano il proprio corpo si vergognano di quello che sentono e di quello che pensano soprattutto se questo differisce dalla banalità della media… Riflessioni su figli con bassa autostima Se non vogliamo ricadere nella banalità e nella superficialità di dire: “è colpa dell’allenatore”, “è colpa dell’insegnante”, “è colpa della TV”, dobbiamo porci le seguenti domande: possono le mie parole, le mie azioni influenzare l’autostima di mio figlio? È vero che io concorro a creare l’autostima di mio figlio? È vero che è bene che io faccia qualcosa perché i miei figli si stimino? Davvero è timido e si vergogna? E’ un pasticcione? Tuo figlio potrà anche avere il suo temperamento naturale ma… la tua influenza diretta e dell’ambiente esterno tende a forgiare anche la sua autostima. Facciamo qualche esempio con relativo antidoto (tutte frasi non inventate e sentite migliaia di volte dai nostri genitori, da amici, conoscenti, passanti, ecc.). Perchè i bambini perdono la loro innata autostima? Le 9 frasi che “congelano” la sicurezza di tuo figlio Per rispondere alla prima domanda e darti una soluzione pratica per non limitare l’autostima e la sicurezza di tuo figlio ecco qui una possibile soluzione: semplicemente non pronunciare frasi che fanno sentire tuo figlio svalutato, sminuito. Quindi prima bisogna conoscere le frasi “al veleno” che minano l’autostima e, una volta conosciute, bisognerebbe sostituirle con frasi “antidoto” più efficaci. Se adesso ti stai chiedendo perché abbiamo scelto di approfondire l’effetto che hanno le frasi pronunciate verso l’autostima di tuo figlio devi sapere che… Le PAROLE hanno un GRANDE POTERE. Da un lato RIFLETTONO I SENTIMENTI, lo stato d’animo, le abitudini e il modo di pensare di chi le pronuncia… dall’altro hanno l’enorme potere di PROGRAMMARE I NEURONI di chi le riceve fissandosi giorno dopo giorno fino a essere assorbiti e a essere UTILIZZATE IN MODO AUTOMATICO. Qui sotto troverai: 👉 9 esempi di “frasi al veleno”, che noi adulti diciamo comunemente e che sminuiscono l’autostima dei bambini facendoli sentire… “sfigati”. 👉 La descrizione dell’effetto che la frase potrebbe avere sull’ autostima del bambino. 👉 L’antidoto per non far crollare l’autostima dei bambini e dei ragazzi, cioè cosa potremmo dire o fare in sostituzione per non ferire o condizionare il bambino. NOTA: mentre leggi le frasi è utile chiedersi in merito all’autostima di tuo figlio: io come mi sentirei al posto del bambino? Io come mi sentivo quando me lo dicevano con tono rabbioso e duro? Ora come mi sentirei? 1° Frase al veleno: “Ma sei scemo?!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ops!… ero convinto di no… ma se lo dici tu mi fai venire i dubbi Che umiliazione…Che tristezza…Ti sto deludendo… Allora non sono normale, sono proprio scemo 👉 Antidoto: Nessuno è scemo. Cosa vuol dire per te essere “scemo”? Prima di agire, prova a osservare in te cosa ti ha infastidito dell’atteggiamento di tuo figlio tanto da non poterti trattenere e dovergli dire che è scemo (cosa che, siamo certi, non pensi veramente). “Lo so che non lo hai fatto/detto volontariamente”. “Che cosa non ti è chiaro? Che cosa non hai capito?”. “Vuoi che te lo ripeta?” (cerchiamo di mettere in discussione la nostra comunicazione al posto della sua capacità di capire o non capire). Aiutalo a risolvere invece di giudicarlo. 2° Frase al veleno: “Scommettiamo che non ci riesci?“ 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Se inizi così proprio tu che dovresti darmi fiducia… Non credi in me e quindi non valgo nulla, non sono capace… Se lo dici tu, ti credo, non ci riuscirò 👉 Antidoto: Perché non dovrebbe riuscirci? “Prova” “Riprova ancora… con calma… dai che ce la fai” “Uhm… secondo te cosa è andato storto? Come potresti fare per riuscirci?” 3° Frase al veleno: “Che disastro!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ma stavo giocando! Non è un disastro! Pensavo fosse creatività! Che vergogna!… che umiliazione! E io che pensavo… e io che ero così felice di provarci! Ti ho deluso?!… Non bisogna osare e tentare di fare cose nuove, sbagliare non va bene e fare “disastri” neanche. 👉 Antidoto: Davvero hai messo al mondo un disastro? Disastro è una bomba nucleare, i bambini in Bolivia che lavorano in miniera, ma di certo non una scatola di pennarelli caduta a terra, un bicchiere rotto, dell’acqua rovesciata, un disegno, vestiti e capelli sporchi di fango, ecc. “Come possiamo pulire?”, “come possiamo rimediare?”. “Ti sei divertito? Adesso vieni e ti dò i vestiti puliti”. “Quanti sono questi pennarelli! Raccoglili/raccogliamoli tutti”. “Ti piace rovesciare l’acqua eh?! Sul tavolo non è il massimo, vieni che ti dò una bacinella e dei bicchieri di plastica”. 4° Frase al veleno: “Lascia, basta…faccio io che facciamo prima” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ops… sono troppo lento…Non sono capace…Gli sto facendo perdere tempo… 👉 Antidoto: “Prova… riprova… non ti preoccupare… io aspetto” (se non hai tempo trovalo o inizia prima a fare le cose – l’organizzazione e l’anticipo dei tempi sono la prima arma ninja che ogni genitore dovrebbe conoscere). Se invece come spesso accade, capita proprio quando il tempo non è ben organizzato, possiamo garantirti che qualche minuto in più speso per accordarti ai tempi di tuo figlio non comporta un reale ritardo o viene presto recuperato successivamente). “Mentre riprovi io finisco di far partire la lavatrice, se hai bisogno mi chiami”. 5° Frase al veleno: “Non sei capace!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Davvero?… Non credevo… Ma se lo dici tu… Non sono capace. 👉 Antidoto: Perché questo pregiudizio? Magari ha solo bisogno del tuo aiuto. “Secondo te come mai non riesci?”. “Lo trovi difficile?”. “Prova… Prova ancora”. 6° Frase al veleno: “No! Fermo! Non si fa così!… Ma chi ti ha insegnato?!… Dammi qua…. Così si fa no?!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Veramente volevo provare… Stavo per farcela… Volevo capire… aspetta!… Volevo riprovare… Va beh… forse bisogna essere più veloci, subito pronti, io proprio non sono capace allora… 👉 Antidoto: Lascia che il più possibile possa sperimentare da solo. Se vuoi correggerlo perché quello che sta facendo è pericoloso valuta la possibilità di farlo con lui riducendo il pericolo o di mostrargli virtualmente le conseguenze senza paura, sgridate o spaventi. 7° Frase al veleno: “Sbrigati! Muoviti!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ecco… sono troppo lento… I miei tempi (e quindi io) non vanno bene a mamma e papà… Non vado bene…Non sono efficace… Li deludo = non sono degno di essere amato. 👉 Antidoto: Fai il possibile per adattarti ai suoi tempi. Soprattutto nei primi anni dove abbiamo il massimo della sperimentazione. Potrai iniziare successivamente una sorta di svezzamento quando ti accorgerai che inizia a prendere in considerazione i bisogni degli altri. Se invece bisogna proprio andare e non c’è tempo: “Tesoro dobbiamo proprio andare… lo so che ti dispiace… finisci di legarle in macchina le scarpe… vieni” (se non ti segue, puoi prenderlo in braccio con dolcezza e portarlo con te). Se ti capita di non avere i tempi allineati con tuo figlio nella quotidianità, ricordati che lui non ha responsabilità e non c’è nessun motivo per sollecitarlo ad affrettare i tempi. Sei tu l’adulto “esperto” di vita che hai bisogno di conoscere i suoi tempi fisiologici e migliorare l’organizzazione famigliare. 8° Frase al veleno: “Non riesco a cavar niente di buono da lui” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Bhè io in me ci credo… in teoria… ma tu la sai più lunga… in teoria… quindi mi devo ricredere… e poi non voglio contraddirti… farò in modo di non deluderti, di confermare quanto dici e di diventare un mediocre. Ok. Da ora in poi mi autosaboterò per confermarti che hai ragione! 👉 Antidoto: Se possibile, evita di dire questa frase. Fai un elenco di tutte le qualità che gli riconosci e concentra la tua attenzione solo su quelle per un po’ di tempo. Domandati da dove arriva la tua frustrazione (forse temi come genitore di non aver saputo far suonare in armonia le sue corde?) Le sue azioni toccano tue ferite aperte? Forse la tua svalutazione? Forse la tua insicurezza? 9° Frase al veleno: “Stavo così bene quando non c’eri…avevo più tempo…Nessuno che mi chiamava ogni secondo…” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Come per la frase precedente, prova a essere al posto di tuo figlio e domandati come potresti sentirti anche tu. 👉 Antidoto: Se stai pensando che è inutile metterti nei suoi panni, che non sarebbe la stessa cosa perché in fondo dici queste parole che ogni tanto ti scappano perché davvero se le merita, davvero occupa con insistenza ed egoismo tutto il tuo tempo e senza motivi seri…. Bhè… ti suggeriamo di domandarti innanzitutto qual è la tua frustrazione che si nasconde dietro (forse eccessiva stanchezza, bisogno di staccare o di evadere, delusione perché immaginavi diverso il ruolo di genitore, delusione perché ti credevi un genitore migliore, più paziente e accogliente, ecc.) e di cercare di risolvere quella. Se invece davvero ti sei reso conto che un figlio era meglio non averlo, adesso c’è e non possiamo piangere sul latte versato o delegare a lui la responsabilità del nostro malessere. Affronta il tuo disagio personale senza coinvolgerlo o accusarlo. Approfondimenti per la tua sicurezza e autostima Quali fattori hanno “demolito” la sicurezza e l’autostima che avevi da piccolo? Per approfondire questo tema puoi leggere: Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava) Ti capita di pensare: “Non mi sento brava!” “Mi sento imbranata!” “Ogni cosa che faccio è sbagliata!”? Guarda questo video: Ti senti sbagliata e incapace? E invece sei perfetta così come sei.
Non è una colpa odiare la sorella: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle?
Ogni genitore vorrebbe che le gelosie e i litigi tra fratelli e/o sorelle non avvenissero mai! Siamo abituati per cultura, e lo vorremmo anche, che i nostri figli si amassero, che andassero d’accordo e giocassero insieme. E invece ci ritroviamo spesso con fratelli o sorelle che si picchiano, fratelli che si odiano, continui litigi e tirate di capelli tra sorelle, gelosia tra sorelle che non si sopportano e non giocano insieme, quando sono un po’ più grandi fratelli e sorelle che non si parlano e si ignorano… Di solito partiamo con questa tiritera: “mamma mia, non pensavo fosse così difficile avere due figli. Non ho tempo abbastanza per dedicarmi ad entrambi. Vorrei stare di più con loro, fare di più… Almeno che loro si facciano compagnia! O che almeno non mi facciamo impazzire quando arrivo a casa, con tutto quello che ho da fare” Cosa possiamo fare quindi se i nostri figli sono gelosi e non vanno d’accordo (e magari se le danno anche di santa ragione)? Vediamo insieme in questo articolo: Come affrontare e gestire la gelosia del primogenito? Come mai i fratelli e le sorelle arrivano a odiarsi? Quali sono le cause? Perché i fratelli litigano e sono gelosi uno dell’altro? Come comportarsi in pratica con i figli che litigano e che sono gelosi? Come prevenire l’aggressività fra fratelli Soluzione 1 per gelosia del primogenito: entriamo nella testa di tuo figlio… Ecco un altro modo di vedere, opposto a tutto ciò che abbiamo imparato o sentito dire… mettiamoci nei panni del primogenito! Questa è la cosa migliore che possiamo fare, immergerci nei naturali pensieri che frullano nella mente del nostro primo figlio o prima figlia. Lui o lei era nel suo mondo dorato, con una mamma e un papà, et voilà, arriva la sorellina (o fratellino). La cosa che principalmente pensa è: “evidentemente non sono bastato” “perché farne ancora una, se c’ero già io? Forse non vado abbastanza bene” I bambini vivono per essere amati da mamma e papà e per raggiungere questo loro obiettivo naturale, all’inizio, sarebbero disposti a fare di tutto pur di soddisfarli. Quindi nel primo figlio la prima cosa che scatta è: “io non sono bastato”, “se mamma ti coccola, sorride prima a te, ti prende sempre in braccio, allora vuol davvero dire che veramente tu hai più di me, tu vali più di me” E di conseguenza può arrivare a non accettare il fratellino o sorellina. Questo pensiero si accentua soprattutto se sono piccoli, nei primi 4-5 anni. L’altro pensiero che lo turba è il dover condividere mamma e papà: “perché mamma deve fare le coccole anche a te? Se per tutto questo tempo è stata MIA mamma e lui è stato MIO papà, perché ti devono prendere in braccio? Loro due sono miei, sono una mia proprietà!” Ed ecco che proprio non ce la fa, è un impulso irrefrenabile, un bisogno che non riesce a controllare: comincia a dar fastidio alla sorellina/al fratellino, non vuole che tocchi i suoi giochi, non lo vorrebbe in casa, lo picchia o comincia a essere geloso… Questo atteggiamento, che noi genitori non sopportiamo e non comprendiamo o definiamo “capricci”, in verità aiuta il primogenito a sfogare quello che sente dentro. Le parole non bastano, sono troppo piccoli per capirlo, non ce la fanno, e il disagio che provano è troppo forte. Servono i fatti! E ora vediamo anche come farlo in pratica. Soluzione 2 per gelosia fra fratelli e sorelle: non pretendere che i tuoi figli vadano per forza d’accordo Il primo modo più efficace per venire incontro ai sentimenti feriti dei nostri figli è quello di non pretendere che vadano per forza d’accordo. So che può sembrarti forte quello che scrivo, ma se non si parte da questo punto essenziale non possiamo passare al passo successivo, ovvero quello di lasciare che ciascuno dei nostri figli possa sentirsi figlio unico. Anche se noi diamo a entrambi o comunque a tutti i nostri figli in generale (se sono più di due) lo stesso amore, le stesse attenzioni, anche se abbiamo lo stesso riguardo, è possibile che loro non percepiscano la stessa cosa. E poi non saremmo forse del tutto sinceri se negassimo il fatto che magari uno dei nostri figli in particolare ci fa da specchio più dell’altro. Forse ha dei modi che, non sappiamo perché, ci irritano di più e quindi facciamo più fatica a gestirli e a tollerarli. Soluzione 3: risolvi i litigi con il tempo esclusivo per i figli Un suggerimento, in assoluto il più efficace, è riorganizzarsi per dedicare del tempo esclusivo e di qualità al primogenito da solo con te. Più si dedica tempo a questa coccola, più nostro figlio si rilassa, più torna a sentirsi amato (anche se tu ovviamente lo ami sempre e comunque). La sua esigenza è capire dall’atteggiamento di mamma e papà, e non dalle parole, che è amato come prima, più di prima e allo stesso identico modo. Non sarebbe sufficiente neanche rassicurarlo con “ma certo che ti voglio bene quanto a lei, anzi, anche sempre di più”, le parole non hanno l’effetto delle azioni. È necessario dimostrarlo con tue azioni concrete. Per esempio: Prendetelo con voi, o magari una volta da solo con mamma e una con papà, portatelo due ore a giocare insieme nel parco o a mangiare un gelato. Oppure papà prende la sorellina e mamma può stare a casa con lui tutto un pomeriggio o tutta una giornata a giocare, a stare insieme. Ecco che il tuo primogenito comincia a rilassarsi e fare il piano di attenzioni, a ricordare quel tempo dorato in cui c’era solo lui. Fa il pieno di attenzioni, di cure speciali di mamma o di papà, qualcosa solo per lui, proprio quello di cui ha sentito la mancanza. Più noi genitori capiamo l’importanza di rassicurare i bambini attraverso il tempo e le azioni, più loro hanno delle risorse interiori per tollerare la presenza della sorella e del fratello. Naturalmente questo non significa che i nostri figli debbano per forza rimanere figli unici e non significa neppure che alla nascita del fratellino o della sorellina le cose debbano per forza andare male e sia necessario correre ai ripari. 5 aspetti importanti da ricordare per prevenire gelosie e litigi fra fratelli Tutto questo significa soltanto che è importante: 1️⃣ sapere che il primogenito non lo fa apposta ad essere contrario all’arrivo del fratellino o della sorellina 2️⃣ imparare a comprendere il suo disagio e accoglierlo senza giudicarlo 3️⃣ comprendere che questa possibile reazione è del tutto naturale 4️⃣ sapere che con conferme concrete, passando ai fatti, potremo essere molto più rassicuranti di mille parole 5️⃣ ricordarci che le soluzioni più efficaci per prevenire gelosie, litigi e aggressività fra i figli sono il tempo di qualità, confermargli quanto amore e attenzioni abbiamo per loro prima che le chiedano, sapere che abbiamo le forze e le capacità per occuparci benissimo di entrambi senza che ne patiscano Sviste e “assurdità” che non fanno parte del mondo dei bambini e che peggiorano le liti e le gelosie Ci hanno abituati a vedere la fraternità in maniera distorta e questi che seguono ne sono degli esempi che non ti aiutano a gestire la situazione: 1️⃣ “Arriva il fratellino, finalmente non sarai più solo!” 2️⃣ Convincetelo dell’assoluto vantaggio che un fratellino può dargli, ha solo bisogno di tempo per adattarsi 3️⃣ Lasciate che il primogenito possa prendersi cura del secondo così che si instauri un buon rapporto 4️⃣ È nel litigio che nasce il confronto, litigando affermano la loro personalità e si preparano per le relazioni future e a instaurare relazioni positive 5️⃣ I bambini sono in grado di risolvere il conflitto da sé 6️⃣ Prendete le difese solo se avete assistito dall’inizio e sapete di chi è la responsabilità 7️⃣ “Io vado di là, voi parlatene e trovate una soluzione” 8️⃣ Se la competizione viene vissuta come confronto positivo, può rivelarsi costruttiva 9️⃣ Le liti tra fratelli disturbano tutta la famiglia e magari anche i vicini. Il vostro compito non deve essere quello di impedirgli di litigare, quanto quello di evitare che mettano a soqquadro la casa, oltre che evitare di farsi male. 🔟 Intervenite magari quando si saranno calmati Che cosa ci chiede invece il Libretto delle Istruzioni? Ci chiede innanzitutto di rispettare il suo bisogno di unicità e di comprendere il suo disagio profondo senza fermarci all’apparenza. Ecco un riepilogo di cosa possiamo fare, dunque, per metterci dalla sua parte ed essere efficaci nel nostro ruolo di genitori di più figli: Facciamo sentire ciascuno dei nostri figli come figlio unico: dedichiamo del tempo esclusivo per entrambi sia con mamma che con papà. In questo modo potranno fare il pieno di attenzioni di cui hanno bisogno soprattutto nei primi anni. In caso di liti, consoliamo gli afflitti ma dedichiamo la nostra immediata attenzione a chi il conflitto lo ha innescato, perché è lui che in verità si è sentito ferito. Se così non fosse stato, non avrebbe dovuto scaricare la sua frustrazione generando la litigata. PEr i dettagli leggi qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli Osserviamoci e facciamo di tutto per essere neutrali nei loro confronti. Evitiamo i paragoni. Evitiamo di pretendere che seguano l’uno le orme dell’altro o che abbiano gli stessi interessi. Riferiamoci a loro chiamandoli con il proprio nome anziché “bambini fate questo”, “bimbi si esce”, ecc. Vuoi scoprire passo passo nella pratica cosa fare per risolvere i litigi e gelosie fra fratelli o sorelle? Leggi la guida completa qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli
Ritorno a scuola: 4 step per evitare ansia, tristezza e nervosismo
Se hai dubbi su come organizzare il rientro a scuola devi sapere che ci sono diverse soluzioni per aiutare tuo figlio a superare il “trauma” del ritorno sui banchi. Vediamo come prepararsi per il rientro a scuola evitando ansia e tristezza, come si fa a riprendere il ritmo, come possiamo gestire al meglio i compiti, come affrontare le settimane prima e i primi giorni dopo l’inizio della scuola. Figli con l’ansia da ritorno a scuola? Iniziamo con il primo passo: 1. Accogli come si sentono per evitare nervosismo e tristezza Spesso, arrivati alla fine delle vacanze, a una settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico e dal rientro a scuola tendiamo a preparare i nostri figli con frasi minacciose come: Guarda che la prossima settimana si ricomincia! Guarda che non potrai più dormire fino a tardi! Possiamo invece fare l’opposto e dedicarci ad accogliere, la loro eventuale frustrazione. Ad esempio possiamo avvicinarci al loro sentire e dire: Guarda, lo so che non ne hai affatto voglia, lo capisco. È tutta l’estate che c’è un bel tempo andiamo in piscina e ti puoi svegliare più tardi. Non hai voglia di ricominciare. Quando ci mettiamo nei loro panni si sentono ascoltati e di conseguenza sarà più facile che ci esprimano come si sentono. In questo modo saranno meno nervosi, tristi e sarà più facile per te comprendere come aiutarli in questo passaggio dall’estate al rientro a scuola. Più la loro frustrazione viene fuori, e meno la dovranno accumulare nelle prime settimane per poi sfogarla, ad esempio, quando è ora di iniziare a fare i compiti o svegliarsi al mattino. I figli più si sentono compresi e più riescono a tirar fuori le energie e la loro forza e capacità di adattamento, per sostenere ritmi che magari non sono così vicini alla loro natura o non sono meravigliosi come quelli delle vacanze. Evita un inizio brusco: usa lo “svezzamento” per rientrare a scuola gradualmente Alla ripresa, ricominciare bruscamente sicuramente non è ideale. Possiamo infatti adottare una sorta di svezzamento, esattamente come facciamo con il cibo quando sono piccoli. Quindi cosa possiamo fare nel pratico per rendere meno brusco il ritorno a scuola dopo le vacanze? 2. Non alterare troppo i ritmi durante le vacanze Possiamo evitare, durante il periodo estivo, di alterare troppo i ritmi. Ad esempio, se la sveglia la mattina in genere è intorno alle 6:00-7:00, magari durante l’estate li sveglieremo alle 8:00-8:30 evitando se possibile che dormano fino a mezzogiorno. Diventerà infatti davvero difficile, dopo un’estate piena di sregolatezza, ritornare poi a settembre a dover seguire di nuovo tutte le regole che diventeranno troppo pesanti con l’inizio della scuola. Quindi il consiglio è di cercare di creare un ritmo e buone abitudini: la sveglia non troppo tardi, una programmazione dei compiti o del ripasso (a seconda dell’età), continuare a collaborare in casa se durante l’anno era già un’abitudine, ecc. 3. Mantieni le abitudini delle vacanze nelle prime settimane Allo stesso modo, quando si riprende la scuola, possiamo cercare di mantenere nelle prime settimane delle abitudini tipiche delle vacanze. Ad esempio possiamo andare ancora ogni tanto in piscina o ripetere dei giochi che facevamo con gli amici in cortile quando non c’erano compiti da svolgere. Cose di questo tipo aiutano il bambino ad affrontare questo passaggio in maniera più armonica e meno pesante. 4. Come organizzare i compiti estivi Spesso possono esserci molti compiti e anche per i genitori l’idea di tornare a scuola e a fare i compiti con i propri figli può essere pesante da affrontare. Può essere il periodo delle vacanze un’occasione perché i figli trovino il piacere e la voglia di fare le cose da soli, in autonomia? Vediamo cosa si può fare in base all’età. 👉 Scuola elementare Quando i bambini sono molto piccoli, quindi dai primi anni delle scuole elementari e perché no, anche fino alla fine dei 5 anni di scuola elementare, è ancora difficile per loro essere autonomi completamente. Quindi, paradossalmente, più hanno il supporto e la supervisione di un adulto, più diventeranno autonomi, durante il periodo delle medie o delle scuole superiori. 👉 Da fine scuola elementare/Dalle scuole medie Invece, se siamo verso la fine del ciclo delle elementari o già nelle scuole medie, il periodo dell’estate può diventare un’occasione per lavorare sull’autonomia. Questo grazie al fatto che ci saranno ritmi un pochino più rilassati e non pressanti come durante l’anno scolastico, senza l’ansia del compito in classe o dell’interrogazione. Ovviamente utilizzando anche dei metodi che siano simpatici, divertenti, creativi, si può utilizzare questo periodo sia per fare i compiti che per eventualmente recuperare alcune lacune dell’anno scolastico precedente. I compiti in aiuto alla disciplina Anche il momento dei compiti può essere d’aiuto per ritrovare autonomia e disciplina. Anche se i bambini hanno voglia di essere collaborativi e hanno voglia di imparare spesso la disciplina e la voglia vengono meno quando la modalità in cui compiti vengono strutturati è un po’ lontana dal modo di apprendere del bambino. Spesso i compiti che vengono assegnati ai bambini sono quasi più adatti ad un adulto che è abituato a ripetere in maniera piuttosto monotona lezioni o operazioni. I bambini invece imparerebbero e farebbero i compiti molto più volentieri se questi esercizi fossero fatti in maniera un pochino più interattiva. Per esempio, per quanto riguarda le operazioni e i problemi di matematica, per i bambini è più facile se vengono abbinati ad una situazione concreta, come quella del mercato, del supermercato o del negozio. La lezione di storia o di geografia per i bambini è molto più facile da imparare se viene raccontata loro come una storia che non invece dicendo: “Leggi queste cinque pagine finché non le impari a memoria. Poi ripetimele e vediamo se hai imparato”. Questo per i bambini è molto noioso e allora ecco che diventa importante per esempio approfittare proprio del periodo estivo per aiutare i bambini con questa modalità. E questo aiuta anche molto la loro disciplina e la loro autonomia. Ricomincia anche lo sport: può essere utile per ritrovare la disciplina? Lo sport non dovrebbe essere eccessivo, perché spesso oggi i bambini e ragazzi sono sovraccarichi anche di molte attività. Ma se lo sport scelto è uno sport che appassiona tuo figlio, è fondamentale e aiuta tantissimo: – Sia perché gli permette di esprimersi con il corpo, di muoversi: i bambini hanno tanto bisogno di questo tipo di espressione che spesso la scuola, per vari motivi, non consente. – Sia perché è un ottimo strumento per divertirsi, svagarsi se è una sua passione. La base fondamentale per affrontare l’ansia e lo stress da ritorno a scuola (e che fa tutta la differenza per tuo figlio) Anche i bambini e i ragazzi, come gli adulti, possono ritrovarsi in una condizione di stress mentale che magari in qualche modo condividono con i loro genitori. Cercare allora di mantenere in estate una routine non troppo alterata crea una sorta di continuità. In questo modo il riadattamento alla routine scolastica diventa più facile. Ecco perché dobbiamo poi ricordarci sempre di accoglierli. Non giudichiamoli ed evitiamo di iniziare dicendo frasi come: Ma dai, vedrai che ti piace! Ma guarda che ritrovi tuoi amici… Come ti ho suggerito all’inizio dell’articolo la base fondamentale è sempre l’accoglienza e la comprensione. Se tuo figlio ti dice: Non ho voglia, ho paura di nuovo di dover sostenere le tensioni dei compiti in classe. Ho paura dei troppi compiti…. Lascialo parlare senza giudicarlo ed evita il più possibile di farlo sentire inadeguato o sbagliato. Infatti più tuo figlio si sentirà capito e più sarà sereno e tranquillo nell’esprimere cosa sente. Perché insisto sull’accoglienza? Perché se riesci ad aver cura di questo passaggio tuo figlio sarà più sereno e mettere in pratica tutti gli altri suggerimenti di questo articolo quando sarà ora di rientrare a scuola sarà molto più facile :- ) Naturalmente ci tengo a sottolinearti che se mantenere sane abitudini anche in estate aiuta, ricordiamoci anche sempre che l’estate è anche un momento d’oro per riprendere in mano la nostra vita, ritmi più sani, rallentare, godere delle cose semplici e fare tutte quelle cose che non riusciamo a fare durante l’anno ma che sono a volte più utili e sane di quello che ci aspetta nell’anno “canonico” Puoi ascoltare proprio su quest’ultimo argomento la puntata del podcast: Vacanze: come possiamo far tesoro del tempo con i nostri figli? Se vuoi approfondire il tema dell’inserimento a scuola, puoi anche leggere questi articoli: Come gestire l’Inserimento alla Scuola Primaria Voglio la Mamma! Perché l’inserimento al Nido e alla Scuola dell’infanzia è difficile?
Smettila di piangere! Come calmare le crisi di pianto dei bambini e dei neonati
Le crisi di pianto dei bambini e dei neonati ci mettono a volte in grande difficoltà, o meglio, forse è più corretto scrivere, che a volte ci mandano proprio in tilt perché non riusciamo a calmare e consolare i nostri figli. Che si tratti di un pianto improvviso di notte di un neonato, di un pianto inconsolabile e disperato a 3 anni o di bambini di 6 anni che piangono senza motivo e senza cause apparenti, ci sono sempre dei passi che puoi seguire e che ti possono aiutare a calmare tuo figlio quando piange. Molte mamme spesso mi dicono: “Come faccio a farlo smettere di piangere quando fa i capricci? Quando mio figlio piange non lo sopporto! Perdo subito la pazienza e non so cosa fare” “Quando piange non capisco cosa è successo. Perché quando piange non mi dice che cosa vuole? Piange per mezz’ora ma non dice perché!” Scopriamo insieme in questo articolo: Cosa fare quando i bambini piangono o quando non smettono di piangere Come capire il pianto dei neonati e dei bambini, anche quando piangono sempre Come calmare le crisi di pianto dei neonati o dei bambini a 1 anno, 2 anni, 3 anni e oltre Gestire crisi di pianto se tuo figlio ancora non parla Calmare tuo figlio quando piange ed è in grado di parlare 1° step fondamentale: se parti con l’obiettivo di far smettere di piangere tuo figlio subito hai perso in partenza… In generale, è utilissimo non considerare il pianto dei neonati e dei bambini come lo facevano i nostri genitori o magari i nostri nonni. Innanzi tutto, quando un bambino piange, la prima indicazione è quella di fare il possibile per non allarmarti o andare in crisi. Non partire nemmeno con l’armatura e la lancia in mano pensando: “adesso mi devo impegnare: il mio primo obiettivo deve essere quello di farti smettere!” Per quale motivo il pianto non andrebbe represso? Semplice: con il pianto qualsiasi essere umano esprime un sentimento, un timore, una paura o esprime un bisogno. Questo vale ancora di più per i neonati e per i bambini. Quindi il pianto, che sia il pianto di notte di un neonato a 5 mesi, il pianto improvviso a 2 anni o una crisi di pianto inconsolabile a 4 anni in verità non va represso, ma andrebbe accolto e compreso. Compatibilmente con la tua stanchezza, e quando possibile, sarebbero da evitare tutte quelle situazioni in cui tuo figlio piange e gli metti il ciuccio perché l’importante per te è che smetta il prima possibile. Sono da evitare per esempio frasi con toni duri come: 👉 “Basta, basta adesso!” 👉 “Non piangere!” 👉 “Ora vediamo cosa fare…però non piangere!” 👉 “Ora calmati!” 👉 “Ssssssssst! Non è successo niente” 👉 “Ma le principesse non piangono!” 👉 “Ma sei un ometto!!! Cosa fai? Piangi?” In verità tuo figlio ha bisogno di piangere perché con il pianto non soltanto chiede il nostro aiuto, ma proprio a livello fisiologico si libera di una tensione eccessiva, si svuota da tristezza, dolore, frustrazione, nervosismo… Quindi la cosa più efficace che possiamo fare, rimanendo tranquilli da Aiutanti Magici, è di avvicinarci, abbracciarlo, coccolarlo, prenderlo in braccio oppure ci abbassiamo, lo guardiamo negli occhi e mostrando la nostra empatia possiamo dire per esempio: “Mannaggia amore cosa è successo? Certo, se vuoi piangere, piangi. Non ti preoccupare” E stiamo con lui, dicendogli ad esempio: 👉 “Ma che cosa tanto triste… Oh mannaggia, ti sei arrabbiato tanto amore” 👉 “Certo che ti sei spaventato…mamma mia che scivolone che ti sei fatto dalla sedia!” 👉 “Vieni amore, fammi vedere dove ti sei fatto male” A questo punto noterai che tuo figlio inizia a tranquillizzarsi. Se è in grado di parlare potrà anche dirti che cosa è successo e cosa prova. Calmare crisi di pianto dei neonati o di bambini che non parlano A questo punto dobbiamo fare due distinzioni: 1️⃣ tuo figlio riesce a dirti cos’è successo 2️⃣ non riesce a raccontarti il suo problema perché è piccolo o perché non è ancora in grado di farlo. Se riesce a dirti cosa è successo allora continua a rassicurarlo. Puoi dirgli per esempio: “Non c’è problema. Ci sono qua io e adesso ti aiuto e risolviamo.” E concludi risolvendo la difficoltà. Se non riesce a dirti cosa è successo ecco cosa fare: Se tuo figlio piange ma non sa ancora parlare… In questo caso tuo figlio non ha altri strumenti per farti capire cosa sia successo, se non il pianto, dunque dovrai attivare il tuo intuito e la tua capacità di osservazione. Dovrai imparare ad osservare bene tuo figlio, per capire che cosa può essere successo. Ad esempio nel caso del pianto di un neonato di 3 mesi potrebbe avere dei bisogni fisiologici: forse ha fame, ha sonno, sente caldo o freddo oppure è scomodo o ha bisogno di contatto. O nel caso di un bambino di 1 anno magari si annoia, voleva toccare una cosa e non gliel’hai fatta toccare, voleva arrampicarsi da qualche parte e non lo ha potuto fare. Oppure sta assorbendo un tuo “pianto”. Quando i bambini sono neonati o molto piccoli succede spessissimo: i bambini sono delle spugne assorbenti, assorbono tutto, soprattutto gli stati emotivi della mamma. Mi è capitato molte volte che la mamma si trattenesse, ma in verità dentro era arrabbiata, triste, infelice, scoraggiata, stanca, disperata e il bambino non smetteva di piangere. Quindi una domanda che possiamo farci è: “Io come mi sento in questi giorni? C’è qualcosa che ha creato tensioni in generale in casa? Calmare crisi di pianto se tuo figlio è più grande e può parlare Capita a volte che i nostri figli invece parlino già tranquillamente, ma non essendosi mai abituati ad esprimere le proprie emozioni, non riescono a farlo. Solitamente un bambino diventa in grado di esprimere i suoi sentimenti e comunicarti cosa prova quando è un po’ più grande. Mi è capitato di avere bambini che già a 5 anni o 6 anni, o anche prima, riuscivano a dirmi che cosa fosse successo e come si sentivano: se erano tristi, arrabbiati, piuttosto che delusi. Tendenzialmente, per molti bambini, questa cosa succede più avanti nell’età, e se siamo stati bravi con il nostro esempio a far vedere loro come si gestisce il bagaglio emotivo e se siamo stati degli Aiutanti Magici gestendo noi il loro bagaglio emotivo negli anni precedenti, ecco che quando piangono intorno ai 6 anni, 7 o 8 anni riescono a dirci in maniera precisa quello che stanno provando e di che sentimento si tratti, se sono arrabbiati, con chi, se sono tristi, delusi, annoiati ecc. In questo modo i bambini quando piangono intorno ai 6 anni, 7 o 8 anni riescono a dirci in maniera precisa quello che stanno provando e di che tipo di emozione si tratti, se sono arrabbiati, con chi, se sono tristi, delusi, annoiati ecc. Personalmente non ho mai trovato utili le “lezioni accademiche”, che descrivono le emozioni con le faccine o i colori. Penso siano proprio l’ultima spiaggia quando da essere umano non sappiamo usare i nostri strumenti di esempio, accoglienza, comprensione, soluzione, che sono i più efficaci e immediato in assoluto con i bambini. Al di là di questo, se quindi nostro figlio sa parlare, è già in un’età in cui parla e comunica serenamente con noi i suoi ragionamenti, ma proprio non riesce a esprimere come si sente, anche in quel caso dobbiamo essere noi un po’ intuitivi e aiutarlo con l’esempio mostrandogli come fare. Quindi anche in questo caso intervieni e, se possibile, evita di dirgli ad esempio: di smettere di piangere se piange è una femminuccia che non è più un bambino piccolo non è successo niente tanto da piangere così forte accusarlo o sminuirlo E’ invece molto più utile se ci immedesimiamo, quindi siamo empatici con lui: “Mamma mia tesoro, cos’è successo di così grave?” Quello che fai e dici deve essere qualcosa che senti veramente (non è che reciti perché l’ha suggerito Roberta e vuoi provare a fare come dice lei perché sei disperata😊). Davvero ti identifichi e ti metti nei suoi panni. Davvero sei con lui in quel momento, ti senti vicina a quello che prova e lo vuoi aiutare. Capisci quello che sta provando in quel momento. Stai un attimo lì e lo accogli (per aiutarti prova a ricordare come ti sentivi tu da piccola quando piangevi ed eri triste). Se sente che non abbiamo fretta di farlo smettere di piangere e non siamo arrabbiati con lui, tuo figlio inizierà a rilassarsi, a calmarsi e a smettere di piangere o urlare. A quel punto allora possiamo chiedere cosa sia successo. Se lui non ce lo dice, dobbiamo utilizzare un po’ il nostro intuito di adulto e glielo possiamo suggerire noi. Ad esempio: “Sai cos’è? Secondo me è un po’ di stanchezza” E se lui ci risponde di no: “Va bene, ok, non è stanchezza. Allora intanto ci mettiamo qua io e te e facciamo qualcosa di tranquillo” Oppure: “sai, secondo me cos’è? È che stamattina volevi metterti quella maglia. Abbiamo fatto tutto di corsa. La maglia non era pulita e adesso sei arrabbiato per questa cosa?” Oppure ancora: “E lo so. Volevi arrampicarti lì, fare quel gioco e non l’abbiamo fatto. Purtroppo era proprio pericoloso e non si poteva fare” Pensa a tutto quello che mi viene in mente, tutto quello che potrebbe essere stato: il brutto voto a scuola, ha litigato con un compagno, suo fratello gli ha rotto il gioco, non ha voglia di fare quella cosa adesso, voleva ancora finire di guardare i cartoni, ecc. Altri esempi: “Sei arrabbiata perché volevi continuare a vedere il cartone” “Ti senti tanto triste perché oggi la mamma è stata poco con te: dovevamo andare insieme a fare quella cosa, ma c’è stato un imprevisto e non siamo andati” “Mannaggia, certo che Luca ti ha proprio deluso. Non ti aspettavi che ti prendesse in giro per quella cosa!” Una volta individuato il problema troviamo una soluzione pratica, anche se con l’esperienza vedrai che il vero passo davvero risolutivo è comprenderlo e non accusarlo o ricattarlo. Quali sono i vantaggi se non blocchiamo il pianto? In questo modo abbiamo permesso a nostro figlio di sfogarsi, di liberare quello che aveva dentro e non l’abbiamo giudicato. Non l’abbiamo fatto sentire inadeguato. Abbiamo lasciato che si liberasse di tutte le sue tensioni. Siamo stati per lui degli Aiutanti Magici, quindi estremamente comprensivi e lo abbiamo accolto. E poi siamo stati davvero Aiutanti Magici perché abbiamo concluso con una soluzione. Pensa a come ti senti più leggera dopo aver pianto se hai vissuto una situazione triste o che ti ha ferito emotivamente. Quindi non soltanto abbiamo risolto la difficoltà e lo abbiamo aiutato, ma gli abbiamo dato il vero e unico esempio che conta. In questo modo, pian piano, lui potrà fare la stessa cosa con se stesso e con il tempo apprenderà che: 1️⃣ Piangere non è un problema. 2️⃣ Può esprimere e raccontare a mamma e papà cosa prova, qualsiasi sentimento va benissimo perchè non viene giudicato o accusato 3️⃣ Riuscirà a comprendere se è arrabbiato, triste, deluso ecc.. 4️⃣ Tramite la tua comprensione e l’accoglienza si sentirà meglio e si calmerà 5️⃣ E’ possibile trovare una soluzione e risolvere Perché calma e pazienza oggi sono molto rare Questo è uno degli esempi più importanti che possiamo dare ai bambini e ai ragazzi, perché nella società di oggi c’è invece un grande problema. In generale noi adulti facciamo fatica a gestire il nostro bagaglio interiore, siamo sempre arrabbiati senza capire il perché, perdiamo subito la pazienza, facciamo fatica ad attivarci da soli per trovare delle soluzioni. Spesso non siamo purtroppo autonomi da questo punto di vista. Non sappiamo come mantenere la calma e la lucidità, basta poco ed eruttiamo subito come vulcani e perdiamo il controllo. E questo accade perché da piccoli abbiamo spesso ricevuto esempi di adulti arrabbiati, che non cercavano di comprenderci ma che tendevano a reprimere i nostri sentimenti, tendevano a zittirci con toni duri e sguardi di ghiaccio senza accogliere e comprendere la causa della nostra tristezza o del nostro pianto. Ecco perché oggi probabilmente è una competenza che non hai ancora. Perché non hai potuto osservarla e assorbirla dai tuoi adulti di riferimento quando eri piccolo o piccola. Se invece con tuo figlio procedi nella modalità che hai letto in questo articolo lui imparerà dal tuo esempio. Se poi questi passaggi riusciamo a metterli in pratica anche con noi stessi, per gestire la nostra emotività, allora stiamo a cavallo, perché anche farlo con tuo figlio diventerà moooooolto più semplice. Spero che queste informazioni ti siano utili per aiutarti a calmare le crisi di pianto di tuo figlio, a rassicurarlo e aiutarlo quando piange e per capire la causa del suo pianto o nervosismo in qualsiasi situazione.
Lockdown e Figli: 3 modi per non ri-friggerti nel 2021
Da mesi mi gira e rigira un’ossessione che non mi abbandona e che oggi condivido con te: perché alcune mamme continuano a raccontare che il periodo del lockdown è stato il periodo peggiore della loro vita e che sono arrivate addirittura a non sopportare più i loro i figli mentre… altre continuano a dirmi che per loro non è cambiato nulla, si sono divertiti come matti, ne hanno approfittato per fare ancora di più le cose che facevano prima insieme, ore intere a ridere e giocare ai loro giochi preferiti, fare lavoretti o attività che prima non avevano il tempo di fare…? Come è possibile che per Francesca il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre mentre per Marta è stata una preziosa opportunità per stare ancora meglio con i propri figli e in famiglia? Figli fra quarantena, zona rossa e coprifuoco… Ebbene sì, anche se ti sembrerà molto strano: 👉 per alcune mamme stare chiuse in casa fra con i figli è una fortuna, un modo per cementare ancora di più una relazione che già da prima “funzionava” 👉 per altre è un vero inferno fatto di litigi, capricci, urla, nervosismo, pianti, lamentele, sgridate, ripetere 267 volte le stesse cose… Alcune mi hanno anche confidato che per la prima volta si sono pentite di averli fatti nascere, che se sapevano che sarebbe finita così era meglio non fare figli (o adottarli). Naturalmente non voglio innescare un paragone o un sentimento di profonda delusione se per caso in questo momento ti senti o ti sei sentita proprio quella mamma che invece di difficoltà ne ha avute e ne sta avendo parecchie. Voglio soltanto condividere delle riflessioni che possono rivelarsi preziose per tutti noi. 3 aspetti che quasi tutti ignorano Dopo 28 bambini e ragazzi in affido e tutte le esperienze con migliaia di famiglie vissute negli ultimi 14 anni ho compreso che alla fine a fare la differenza sono 3 aspetti che quasi tutti ignorano. E il lockdown e la chiusura forzata in casa ha confermato definitivamente e all’ennesima potenza queste mie osservazioni e scoperte. Eccole qui. 1.Eruzioni vulcaniche (ovvero l’arte di saper restare calmi) Sapere come gestire se stessi, restare calmi e gestire rabbia/nervosismo che inevitabilmente arrivano durante la giornata si conferma essere l’abilità numero 1 sia per la gestione in generale della tua vita e sia per la gestione della relazione con i tuoi figli. Ti devi sempre immaginare come un vulcano con 10 livelli all’interno, dove il livello 0 è la calma zen assoluta e 10 è l’eruzione disastrosa, quella che fa danni molto seri. 🟠 Ogni volta che arriva un imprevisto… 🟠 Ogni cosa che accade e che ti dà fastidio… 🟠 Ogni volta che qualcuno non fa quello che vorresti… il livello di lava sale al tuo interno. E più la lava si accumula e più diventi nervosa, impaziente, irritabile fino ad arrivare al livello 10 dove perdi il controllo, cominci a urlare, sgridare, punire, fare e dire in automatico quello che forse anche i tuoi genitori dicevano e facevano con te da piccola. La capacità di riconoscere quando la lava sta salendo, di gestirla al tuo interno e avere gli strumenti per raffreddarla sul nascere prima che arrivi al livello 10 è quello che io chiamo “il balsamo per l’anima”. Un balsamo che calma, rassicura, rasserena, ti fa sentire finalmente che hai il controllo di te stessa, aumenta la tua pazienza e la tua sicurezza interiore, che sono ingredienti fondamentali per chi oggi è genitore. Ecco perché il lockdown ha fatto esplodere tante famiglie, è stato un vero cocktail esplosivo di: 1️⃣ Paura del futuro, paura di ammalarsi, paura di restare senza lavoro o peggio perdita effettiva del lavoro 2️⃣ Restare chiusi in casa con i figli per un periodo lunghissimo e magari con tutto il bagaglio dello smart working 3️⃣ Restare chiusi in casa con il proprio marito o moglie per un periodo lunghissimo e con la presenza dei figli che amplificano x 100 tutte le dinamiche In questa situazione straordinaria non sapere come gestire la lava interna della rabbia porta inevitabilmente a litigi, incomprensioni, conflitti con i figli e mariti/mogli. È inevitabile che accada e sarà sempre così se non sai come fare. 2. Il manuale (ovvero il Libretto delle Istruzioni) Fiumi di libri sono stati scritti sul tema infanzia/adolescenza e ancora nel 2021 la maggioranza di questi continua a descrivere situazioni che non esistono, soluzioni inventate o tramandate o copiate che non considerano la natura dei figli di oggi e che difficilmente funzionano e soprattutto difficilmente agiscono sulle cause e danno risultati duraturi nel tempo. I figli di oggi sono 10.000 volte più svegli, intelligenti e veloci di noi, e poi: 1️⃣ Vivono e ricevono input da un mondo veloce che fino a 50 anni fa non esisteva fatto di informazioni, schermi, telefoni, videogiochi, internet, youtube, tablet 2️⃣ Sono sensibili, amorevoli, leggono quello che pensiamo e viviamo dentro di noi, hanno idee straordinarie e un’intelligenza fuori dal comune… …e noi cosa facciamo? Ci impuntiamo e vogliamo relegarli con una educazione obsoleta che hanno usato i nostri genitori con noi o che abbiamo sentito usare in giro e che non rispecchia il modo in cui andrebbero aiutati a crescere, e mica perché ci divertiamo, anzi! Lo facciamo spesso perché non abbiamo alternative, perché nessuno ci ha insegnato a pensare al bambino o al ragazzo in maniera diversa, nessuno ci ha dato delle alternative valide e lungimiranti. Vogliamo che stiano fermi e zitti e congelarli come nostro padre faceva con noi o perché crediamo che sia l’unico modo per farli stare fermi. Vogliamo che siano sottomessi e ubbidienti come magari noi eravamo con i nostri genitori o perché così è più comodo per noi gestirli e avere l’impressione che stiamo facendo un buon lavoro. Nella maggioranza dei casi non succederà, tuo figlio si ribellerà, si arrabbierà, non ti ascolterà (e se ti calmi un attimo, ti liberi da tutti i pregiudizi che hai nei suoi confronti e ti metti nei suoi panni potrebbe aver ragione lui) oppure finirà per chiudersi in se stesso, allontanarsi da te perdendo la fiducia nella vostra relazione. Perché? Perché per ogni fase di crescita esiste il Libretto delle Istruzioni, cioè come tuo figlio funziona “dentro” nella testa e nel cuore. E se il libretto prevede che a 5 anni tu spinga il pulsante verde ma tu continui a spingere quello rosso la vostra relazione non funzionerà mai, i “capricci” ci saranno sempre e continuerà a non ascoltarti E il vero problema non è tuo figlio e non sei neanche tu: semplicemente nessuno ti ha detto quale sia il pulsante giusto da premere, la parola giusta da dire, l’atteggiamento corretto da avere, e soprattutto quello che bisognerebbe evitare per non peggiorare la situazione. Senza la conoscenza di come funziona tuo figlio in ogni fase della sua crescita, viaggi senza bussola e senza cartina, ti smarrisci continuamente, non sai cosa fare, viaggi alla cieca senza una chiara destinazione, perdendo un sacco di tempo e non avendo mai la certezza se stai andando nella giusta direzione. Fai una gran fatica senza ricevere quella soddisfazione che come genitore meriti per tutte le responsabilità che ti stai prendendo sulle spalle. Ecco perchè non è possibile crescere i figli di oggi restando aggrappati al vecchio modello di “genitore”. Oggi tuo figlio ha bisogno di un genitore che sia un vero Aiutante Magico, di un adulto che conosce la sua emotività, che lo osserva, che comprende la causa dei suoi comportamenti, che ha le soluzioni, e che sa sempre cosa fare e dire nel momento giusto, compresi no e regole 3. Il tempo cattivone (ovvero l’arte di saper trovare il tuo maggiordomo) L’ultima abilità è la capacità di gestire il tuo tempo, di organizzarti, di saper scandire i momenti e il ritmo della giornata in base all’età di tuo figlio. E dal 2020 si aggiunge anche la piccola sfumatura di sapere gestire il lavoro da casa mentre i tuoi figli sono… a casa!!! Gestione del tempo e organizzazione significa: 🟠 trovare la pace mentale e la serenità anche nel caos degli imprevisti perché sai come organizzare ogni momento della giornata 🟠 avere la sicurezza di sapere sempre cosa fare e di quali sono le vere priorità 🟠 avere figli più calmi e collaborativi perché (anche se ti sembrerà assurdo) sentono e vedono che hanno un adulto che si muove organizzato e sicuro durante la giornata (aspetto che li fa sentire più sereni) 🟠 trasformare il tempo da tiranno che ti ruba i minuti a un vero maggiordomo che ti serve e ti aiuta a ottenere quello che vuoi, a gestire ogni situazione con calma e pazienza
Come risolvere i conflitti con i nonni
Molti genitori si lamentano dei nonni perchè tendono a essere troppo lassivi con i nipoti. La suocera fa mangiare troppe caramelle (proprio quelle con lo zucchero bianco!), magari non seguono la linea educativa di mamma e papà, danno poche regole, oppure fanno le cose di nascosto! Altre volte permettono troppa televisione o sgridano e puniscono anche quando mamma e papà non lo fanno… Se da un lato i nonni possono diventare un formidabile sostegno per la famiglia, a volte i rapporti con loro diventano roventi e sfociano in conflitti e malintesi (spesso anche dovuti a situazioni del passato ancora irrisolte). Ora stai per scoprire: La verità sull’imprinting e sull’influenza dei nonni che quasi tutti ignorano L’asso nella manica per gestire e risolvere i litigi con i nonni La domanda chiave per non arrabbiarsi (e frenare la voglia di tirare il collo a tuo suocera) Come mediare al meglio nella varie situazioni Come evitare di far sentire in colpa i nonni (e buttare legna sul fuoco del conflitto già acceso) Scopri tutto nel breve video e diventa il miglior esempio di armonia per i tuoi figli (perché alla fine, che tu ci creda o no, che ti piaccia o no, è il tuo esempio quello che loro assorbono). GUARDA IL VIDEO E DIVENTA IL MIGLIOR ESEMPIO DI ARMONIA PER TUO FIGLIO 🙂
Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili (e come puoi risolverli senza urla o sgridate)
Come gestire i capricci dei bambini a 4 anni? Coosa fare o dire con una crisi isterica di un bambino a 1, 2 o 3 anni? E quando sono più grandi a 10 anni? So benissimo che se i capricci di tuo figlio scomparissero migliorerebbe da subito la qualità della tua vita. Ancora meglio se le lotte di potere e i pianti continui terminassero e tu riuscissi sempre a capirlo al volo ed entrare sempre nella sua testa! 🙂 Quanta salute guadagneresti se non dovessi più urlare, minacciare, sgridare e innervosirti per ogni richiesta assurda e fuori luogo? Per esempio quando: non vuole lavare le mani o i denti… non vuole fare la doccia, vuole di tutto al supermercato, scappa se c’è da riordinare… si rifiuta di spegnere la TV? In fondo ogni genitore vorrebbe scoprire cosa scatena e come gestire i capricci tanto temuti (e come si rivolvono senza urla o sgridate). Sei fortunata perché da noi la risoluzione dei capricci dei bambini era la cosa più “leggera” che poteva capitare. Scopriamo insieme come funziona tuo figlio “dentro” e i principi che che ti aiuteranno a comprenderlo meglio. Negli ultimi anni abbiamo avuto la conferma da parte di centinaia di famiglie che con le sole informazioni che stai per scoprire in questo articolo hanno risolto definitivamente tutti i tipi di capricci, alcuni nel giro di qualche settimana altri nell’arco di 2-3 mesi. Sì, hai letto bene, qualsiasi tipo di capriccio di tuo figlio. Perché se si conosce la causa scatenante e se si agisce su di essa, come un laser, tutti i tipi di “capricci” possono essere risolti. Siamo consapevoli che questa affermazione è piuttosto forte. Tuttavia saranno necessari 3 minuti per leggere questo articolo, che può cambiare per sempre la tua visione sui capricci e soprattutto sui bisogni reali di tuo figlio. Vediamo ora insieme: Perchè i bambini fanno capricci Come prevenire i capricci Perchè la domanda: “Quando iniziano i capricci nei bambini?” potrebbe non avere senso Nel gestire i capricci dei bambini meglio ignorare i capricci o assecondare? Ci sono differenze fra i capricci dei bambini a 1 anno o 2 anni rispetto ai bambini capricciosi a 4 anni, 6 o 9 anni? Cosa sono per te i “capricci” dei bambini? Se ti diciamo capricci, a quali comportamenti di tuo figlio li associ? Possiamo immaginare per esempio che probabilmente stai pensando a situazioni di questo tipo: Non vuole andare a scuola Chiede altre caramelle (cioccolata, giocattoli, ecc.) Rifiuta le regole e non ascolta Fa sceneggiate Piange senza motivo Vuole le mie attenzioni di continuo e se non le ottiene inizia a urlare Non vuole fare il bagnetto o non vuole uscire dal bagnetto Si rifiuta di mangiare… Ci spiace darti, forse, una profonda delusione, ma siamo costretti a farlo per riuscire a darti suggerimenti davvero efficaci che siano risolutivi per te ma anche apprezzati dai tuoi figli. Sappiamo che questi atteggiamenti di tuo figlio ti indispongono, ti innervosiscono, non sai come gestirli e, non comprendendone la causa, li puoi considerare spesso dei comportamenti senza senso, delle provocazioni, dei… capricci, appunto. I capricci di tuo figlio in verità non sono questo e prima ti allontanerai dall’idea che siano comportamenti eccentrici, egocentrici, isterici, inspiegabili e fuori luogo, prima ti sarà facile risolverli alla radice. I capricci dei bambini a 2 anni, 5 anni o 8-10 anni non sono capricci. Quelli che sembrano capricci sono sempre, sempre, manifestazioni di un disagio o di un bisogno profondo che tuo figlio ha in quel momento. Ecco perchè provare a gestire i capricci con urla, sgridate e punizioni nel tempo non è efficace e tuo figlio non smette di farli. Ecco perchè i capricci dei bambini (o le crisi isteriche) non vanno ignorati. Facciamo un esempio che riguarda noi adulti. Se ti capita di arrabbiarti, lo fai per partito preso, perché non sai cosa fare o perché hai la sensazione di avere un motivo valido? Quando alzi la voce o ti innervosisci, lo fai per sport o “ti scappa”, c’è qualcosa più forte di te per cui non riesci a fare a meno di comportarti così? Quando hai la sensazione che il tuo compagno o la tua compagna ti trascuri, non ti capisca, credi di avere delle allucinazioni o sei convinto di quello che provi, anche solo per la certezza di sentire emozioni di un certo tipo nel cuore o nella pancia o nella testa? Per la gestione dei capricci di tuo figlio è la stessa cosa. Ogni volta in cui insiste, piange, non ti ascolta, non vuole fare questo o quello, sembra “lagnarsi”, in verità, come accade a te quando ti innervosisci o ti lamenti, ha un motivo per farlo, sente davvero un motivo interiore valido, sempre. L’unica differenza (a favore del bambino) è che tu sei adulto e hai tutte le capacità emotive (volendo…) e cognitive per ascoltarti, accoglierti e risolvere il problema, tuo figlio invece ancora no. Sono abilità che si acquisiscono: 1️⃣ crescendo (se tuo figlio è piccolo, se ha anche già 4-5 anni è naturale che non sappia gestire da solo le sue difficoltà) 2️⃣ imitando gli adulti attorno a noi che lo fanno (se gli adulti intorno a tuo figlio non lo sanno fare, non lo accolgono e non lo aiutano a risolvere il problema quando è in difficoltà, è più difficile che lui possa imparare). Considerare questi atteggiamenti semplici capricci di tuo figlio non fa che peggiorare la situazione perché rischia di farti entrare in reazione (che significa arrabbiarti, innervosirti, spazientirti, insomma andare su tutte le furie)… …e in generale rischia di farti mettere in campo un comportamento e delle soluzioni del tutto inappropriate che con il tempo peggiorano la situazione perché tuo figlio non si sente compreso e PERDE la FIDUCIA nei tuoi confronti. Infatti, tutto quello che fai oggi ha lo scopo di arginare e gestire il capriccio, mentre invece quello che dovresti fare è andare ad accogliere e risolvere il disagio di un bambino (ovvero la causa scatenante). E allora, cosa sono davvero questi comportamenti che noi adulti etichettiamo come “capricciosi” o come crisi isteriche? Vediamo di spiegarlo meglio. Come già ti abbiamo anticipato, dietro ogni gestione di un capriccio c’è un disagio reale e profondo del bambino. In effetti è così, ma cosa vuol dire veramente? Pensaci un attimo: se davvero tuo figlio riuscisse a risolvere tutte le sue questioni da solo, a dirti sempre quello che prova e quali sono i suoi bisogni, credi davvero che inizierebbe a creare con te delle lotte di potere, a impuntarsi, a piangere, a rifiutare le tue regole, a esplodere con crisi di rabbia? E’ molto probabile il contrario. Infatti, quando lui è sereno, tranquillo, quando si sente ascoltato e capito, proprio come faresti tu, non piange, non urla, non si innervoscisce. Se lo fa ha un motivo valido per farlo. I motivi possono essere tanti e diversi tra loro. Hai presente quando per esempio ti chiede una caramella magari quando ha appena finito di mangiare a merenda un bel panino al prosciutto o con la marmellata? Vogliamo proprio partire da questo esempio perché quando entriamo in tema di caramelle e cioccolatini quello che spesso accade è che senza quasi pensarci da parte dell’adulto scatta la classica frase: “Adesso no, non è ora!”. Non siamo certo qui per dirti che bisogna mangiare chili di caramelle a tutte le ore, anzi! Ma adesso non è questo il punto. Quello che invece vogliamo proporti è una semplice riflessione: molto spesso noi adulti, non si sa perché (o ce lo possiamo immaginare…) rispondiamo a priori di no ai bambini, a volte senza un vero e proprio motivo o magari perché siamo solo nervosi per altre situazioni che con nostro figlio non centrano nulla. In questo caso per esempio non è mai capitato anche a te di avere voglia di qualcosa di dolce finito il pasto? Perché noi adulti possiamo dopo il salato aprire l’armadietto e prendere un dolcetto o un cioccolatino e i bambini non possono chiederlo? Questo è solo un esempio, potremmo fartene anche altri, ma l’obiettivo in questo momento è farti riflettere sul punto di vista perché spesso, se ti metti nei panni di tuo figlio e lo prendi in considerazione, scopri di poter dare un nuovo valore alle tue risposte. E scopri che la gestione dei capricci potrebbe non essere così problematica e difficile. Quello che vogliamo sottolineare e suggerirti è che davanti alle richieste di tuo figlio potresti come prima cosa domandarti se è proprio necessario dire di NO per un motivo particolare (tuo figlio sta correndo verso una strada molto trafficata dalle auto e non accenna di fermarsi né di vedere il pericolo)… …o se, pensandoci bene, il tuo eventuale SI’ non ha di fatto alcuna controindicazione particolare, a parte forse eventuali dubbi o incertezze dettate dai condizionamenti come per esempio: “farò bene?”, “ma non si può avere tutto o averle tutte vinte nella vita, a me hanno insegnato così!”, “e se poi continua a chiedere, chiedere, chiedere, che faccio?”, “e se poi da bambino si trasforma in tiranno, io come riprendo il mio potere su di lui?”. In fondo, che sarà mai una caramella? Che sarà mai mettere una maglietta al posto di un’altra? Che sarà mai non finire quello che c’è nel piatto? Sappiamo che in alcuni casi la situazione è più complessa di come la stiamo descrivendo noi ora e per questo abbiamo ancora molto spazio a disposizione per dipanare la matassa. Intanto ci serviva mettere questo punto fermo a favore dell’elasticità, di una sana riflessione sul perché facciamo le cose, sul domandarci se è sempre il caso di limitare e dire di NO o se ogni tanto si può essere più morbidi. Questo può essere un ottimo punto di partenza. Inoltre l’utilizzo del tono duro, delle urla, dei divieti comunicati con rabbia e con imposizione non fanno che umiliare tuo figlio, lo fanno sentire inadeguato e non finisce qui. Infatti le cose vietate sono sempre quelle che vien voglia di fare di più perché il risultato dell’imposizione è lo sviluppo del conflitto con l’autorità che tuo figlio si porterà dietro per tutta la vita (e ti ricordiamo che l’autorità con cui entrerà in conflitto finché non lascia il nido famigliare sarai tu!). Con questo passaggio ti abbiamo in sintesi spiegato una delle cause delle incomprensioni-conflitti fra genitori e figli che poi portano a capricci dei bambini continui crisi di rabbia crisi isteriche dei bambini episodi di aggressività urla crisi di pianto e in generale a tutti i comportamenti che etichettiamo come “capricci” dei figli. L’Anticipo del Bisogno (ovvero si prevengono e risolvono i capricci dei bambini) A proposito di questo, vogliamo indicarti una via semplice, ma allo stesso tempo risolutiva per la gestione dei capricci dei bambini, che nutre anche l’armonia nella relazione con tuo figlio (cosa che invece non fa il metodo “tradizionale”: URLA, PUNISCI, SGRIDA, IMPONI, NON VIZIARLO, COMANDO IO PERCHE’ LUI E’ SOLO UN BAMBINO PICCOLO E NON CAPISCE). Questa via semplice è l’Anticipo del Bisogno. Non si tratta di accettare o non accettare un comportamento sconveniente di tuo figlio. Si tratta di modificare il nostro modo di pensare alla base e di metterci a sua disposizione prendendo in seria considerazione i suoi bisogni, le sue istanze e le motivazioni che lo portano a fare delle richieste, a toccare una cosa che noi non avremmo toccato, ad attraversare la strada senza darci la mano, a non volere un vestito, a non voler uscire, a richiedere insistentemente regali o dolci da mangiare, ecc. L’Anticipo del Bisogno è un modo “a priori” di comportarti che può evitare molti degli atteggiamenti “capricciosi” di tuo figlio. Come gestire i capricci dei bambini: l’Anticipo del Bisogno in pratica Gestire i capricci dei bambini con l’anticipo del bisogno non è prostrarsi al servizio dei figli e dare loro tutto quello che vogliono ancor prima che lo chiedano. Sarebbe deleterio per la crescita affettiva del bambino: avere tutto senza aver sentito interiormente lo stimolo, il desiderio di possedere che attiva tutta una serie di risorse che lo aiutano a sviluppare la volontà, la capacità di andare a prendere quello che desidera, di creare strategie, ecc. In più, il genitore che ha questo tipo di atteggiamento sottomesso rischia di mostrarsi debole, lassivo e di perdere il proprio ruolo agli occhi del figlio. Se il bambino non percepisce il genitore come colui che è in grado di rivestire in modo adeguato il proprio ruolo, perde il senso di sicurezza, si attivano le paure e inizia a mancare la fiducia. L’Anticipo del Bisogno è quella particolare attenzione del genitore che ascolta le richieste emotive del figlio, che le soddisfa qualora il bambino le provi interiormente, che le viva o che le senta come bisogni e desideri ma non sia in grado di esprimerle verbalmente (perché troppo piccolo o perché non abituato a chiedere, a verbalizzare o a esprimere i suoi bisogni). Dopo aver ascoltato o percepito la necessità o la volontà del bambino, l’adulto che mette in pratica l’anticipo del bisogno, senza remore asseconda il bambino dando quanto richiesto. Ti facciamo un esempio di una possibile gestione di un “capriccio”. Potremmo fartene tantissimi. Durante la lunga e intensa esperienza di affido familiare l’anticipo del bisogno era un vero e proprio salva vita. E oggi riceviamo conferme dalle migliaia di famiglie di leggono i nostri libri e applicano queste conoscenze tutti i giorni con i loro bambini. I primi esempi che ci balzano alla mente riguardano il piccolo V. Dal diario di Roberta: la pistola e le bolle di sapone (come prevenire e spegnere crisi di rabbia, capricci e crisi isteriche) Con grande dispiacere di V. bisogna sospendere il gioco quando ci sarebbero stati ancora tanti esperimenti da fare e la voglia di giocare con le bolle sarebbe stata ancora tanta. A V. dispiace molto che l’acqua saponata sia finita e ne vorrebbe ancora. La mattina seguente esco per fare delle compere e rientro con una sorpresa: ben 2 botticini di bolle di sapone! (2 euro spesi). V. è contentissimo e continua a giocare con le bolle finendo i botticini. Il mattino seguente esco nuovamente e rientro con un altro botticino di bolle (1 euro speso). V. è un bambino di 11 anni che vive in un orfanotrofio bielorusso. Quando V. è qui in Italia ogni occasione è buona per me per frequentare la famiglia in modo da “dare una mano” data la mia esperienza e, spesso, trascorro diversi giorni e a volte settimane intere con lui. Ti premetto che le persone attorno a lui hanno sempre trovato che fosse molto difficile da trattare, ovvero il classico bambino definito capriccioso: “Non sta fermo un attimo! Se ci sono altri adulti o bambini con noi, inizia a fare il diavolo a quattro! Non ascolta! Ah, non so come faremo! Certo che ci vuole molta pazienza! Vuole mangiare solo pasticci, si ingozza di caramelle, cicles” (ovvero chewing gum – la famiglia ha origini piemontesi e qui le gomme da masticare si chiamano cicles). La scorsa estate V. ricevette in regalo una pistola spara bolle di sapone. Lui era un appassionato di bolle di sapone… Dopo circa 2 orette le due bombolette di acqua saponata finiscono e la pistola si inceppa e non spara più. V. è sempre felicissimo, ma questa volta mi dice: “Grazie, grazie, ma adesso basta, non comprarne più!”. Se questo esempio non ti basta posso ancora raccontarti quello che ci succede al supermercato il giorno in cui V. arriva dalla Bielorussia. So che potresti pensare che andare al supermercato il primo giorno, con tutti i bisogni insoddisfatti che ha, sarebbe un vero suicidio per il portafoglio e per il suo stomaco (è un bambino che ama – o amava – compensare i vuoti affettivi con i dolciumi). Se mi segui da un po’ o hai letto uno dei miei libri sai che sono un’anticonformista e quando sono sicura di quello che faccio, agisco punto e basta. Quindi, rientrando dall’aereoporto… supermercato! V. mi aiuta a pesare la frutta e la verdura, scegliamo anche tutto quello che a lui piace e quando mi dice basta io aggiungo uno o due frutti in più. Ovviamente prima o poi arriviamo al reparto caramelle e dolciumi al cioccolato. Che fare? Non sono il tipo che fa finta che questo reparto non esista, né cerco di distrarre il bambino perché non lo veda, né mi affanno per passarci attraverso velocemente dicendogli che non abbiamo più tempo. Con grande serenità affondo le ruote del carrello lungo il filare tanto temuto dagli adulti e dico a V. che può prendere le caramelle che più gli piacciono. Già solo in questo modo V. non ha bisogno di riempirsi voracemente le braccia di pacchetti da svuotare nel carrello ma li sceglie accuratamente guardandomi quando un pacco ha attirato la sua attenzione per avere il mio assenso che naturalmente gli concedo. Prende in questo modo 2 o 3 pacchetti e poi arrivo io. Guardo e riguardo le varie forme, gusti e colori e ne tiro fuori qualcuno domandandogli quale vuole ancora. In questo modo a volte ne sceglie ancora uno a volte mi dice che va bene così. In entrambi i casi lo guardo con sguardo ammiccante, torno indietro e prendo ancora un pacchetto o due delle sue preferite e lo metto furtivamente nel carrello. Lui mi guarda, piega la testa da un lato e mi sorride… A questo punto, arrivati davanti alla fila dei giocattoli i suoi bisogni sono già molto appagati (anche perché per tutto il tempo ho sempre interagito con lui senza dargli modo di annoiarsi e senza lasciare scampo a tutti quei pacchi di biscotti, merendine e bibite che contendevano con me la sua attenzione – il mio obiettivo non è manipolarlo perché non veda i biscotti ma divertirmi con lui e non farlo annoiare) e V. quasi non ci fa caso. Mi fermo io, guardo i giochi (tutte piccole cosette di importo fra i 3 e le 20 euro circa) e gli chiedo se c’è qualcosa che possiamo prendere per giocare insieme e lui mi risponde di no, che abbiamo già altre cose a casa e che possiamo usare quelle. Voilà! Le prime volte… Ci tengo a precisarti che le prime volte in cui arrivava in Italia le caramelle non bastavano e “scappavano” anche almeno 2 giochini. Tutti acquisti iniziali che mi permettevano di iniziare a sanare subito un bisogno e un vuoto (ero quasi costretta a farlo con cose materiali per stare inizialmente dietro alla sua abitudine di veder compensati i vuoti affettivi con oggetti o cose da mangiare, come a molti bambini oggi capita) così da avere la strada molto più in discesa nei giorni successivi. A oggi invece, proseguendo in questo modo a piccoli passi, le sue richieste sono pari a zero. Anche lui comunque ha spesso richieste che consideriamo costose e inutili. Per esempio per Natale ha ricevuto due confezioni di giochi Lego: la stazione di polizia e la stazione mobile (lui adora giocare a inseguire ladri e malfattori, vorrebbe fare il poliziotto sugli elicotteri, ecc.). In due soli pomeriggi ha costruito tutti e due i giochi e per sere intere ci ha giocato, poi smontato e rimontato, poi costruito e disfatto divertendosi. Su internet abbiamo poi visto costruzioni simili e lui, trascinato dall’entusiasmo, ne ha chiesti altri. Cosa facciamo? Seguendo l’anticipo del bisogno gli compro tutto quello che chiede? No. Perché quello che conta davvero è il principio che sta dietro l’anticipo del bisogno e anche quando lo metto in pratica non mi dimentico mai del buon senso, dei limiti e della misura. E dunque cosa fare? Quel giorno gli ho risposto così: “ti piace quella super macchina trasformabile? Guarda (indico il cestone pieno di pezzi di Lego), guarda quanti pezzi abbiamo! Scarichiamo le istruzioni per montarla da internet (ci sono davvero) e la costruiamo con tutti questi pezzi che abbiamo nel frattempo”. Così abbiamo fatto, ci siamo impegnati e divertiti e il suo bisogno è stato soddisfatto senza spendere quasi cento euro per quell’affare che aveva appena visto e che tra l’altro non ha più chiesto. In più V. ha imparato che è possibile soddisfarsi con quello che si ha e che il punto non è avere, avere, avere, accumulare, accumulare, accumulare avidamente (come le sue carenze affettive e la sua cultura di estrema povertà lo porterebbero a fare), ma soddisfare i propri bisogni, imparare e divertirsi indipendentemente dagli oggetti a disposizione. Frasi che puoi evitare Nota: ho evitato di dire frasi del tipo: “Non ce lo possiamo permettere, ne abbiamo da poco comprati due, ma sei fuori, con quello che costa, non ho la macchina che fa soldi, non ti sembra di esagerare, chi troppo vuole nulla stringe”. Il risultato sarebbe solo stato solo quello di infierire sulla sua autostima, di trasferirgli queste frasi “non felici” e condizionanti che lui poi avrebbe utilizzato da grande a sua volta. Che c’è di tanto strano nel fare questo? Non sembra una grande novità o un qualcosa di particolarmente speciale! Eppure, i nostri preconcetti, l’educazione che abbiamo ricevuto nell’infanzia ci impediscono spesso di superare questo nostro personale limite mentale (lo abbiamo assorbito dai nostri genitori). È facile farlo, è semplice e veloce vederne i risultati, ma sappiamo che all’inizio può richiederti un piccolo sforzo raggiungere questa elasticità e questa fiducia nelle conseguenze positive. In verità, se osservi il comportarsi di molti adulti, come già ti anticipavamo, molto spesso il no di fronte alla richieste dei bambini la fa da padrone, anche quando non ci sono dei motivi reali. Cosa succede a tuo figlio se lo giudichi (come prevenire i capricci dei bambini) In più, altrettanto spesso, il dare dell’adulto è molto più simile a un concedere, accompagnato da commenti, giudizi e limitazioni: “Adesso non ho tempo, smettila!” “Solo uno!” “Scegli, perché tutti non è possibile” “No, non toccare!” “Fermo! Non correre! Mamma mia, mi fai disperare!” “No, lì no! Vedi che non capisci!” “Ma ti sembra il caso?” “Cosa ci farai mai con tutti questi Lego?!” “Ma guarda che tutte queste caramelle non vanno bene!” “Te lo sei meritato?” “Adesso no, non lo meriti con tutto quello che combini” Queste frasi pronunciate da mamma e papà, che in teoria dovrebbero essere per il bambino fonte di comprensione e di abbondanza, risultano essere per lui un messaggio contraddittorio e deludente: “Ma come? Tu che sei qui proprio per capirmi, aiutarmi e soddisfarmi, mi dici che non è vero che quello che sento ha un riscontro nella realtà. Allora mi devo sentire inadeguato, sono un bambino incapace, perché tutto quello che desidero poi non può avvenire…. Che delusione…”. E’ sempre necessario acquistare nuovi oggetti o giochi per applicare l’anticipo del bisogno? La risposta è no. L’anticipo del bisogno è legato soprattutto al nostro atteggiamento di genitori e non all’oggetto materiale esterno. Infatti puoi applicarlo benissimo con piccoli pensieri e cose che puoi non acquistare ma fare tu, per questo ti suggerisco soprattutto di usare oggetti che non hanno un costo ma che comunicano a tuo figlio che hai pensato a lui, che può essere un disegno fatto da te, una foglia tutta colorata, un piccolo semplice origami, una sorpresa che sai già che apprezzerà e che gli farà piacere, cucinare più spesso un piatto che adora, riflettere se dire un sì un più invece che partire subito con un limite o con un no quando possibile. Siamo arrivati ad un passaggio importante. Inizi a vedere da dove arriva il pessimismo degli adulti di oggi? La sfiducia in se stessi? L’incapacità di provare a realizzare i propri sogni?! Quello che vogliamo suggerirti con l’anticipo del bisogno è di mostrarti più disponibile e accondiscendente, meno sospettoso e meno rigido. Spegnere la Tv con urla e minacce o spegnerla senza capricci? (come prevenire le crisi isteriche dei bambini) Altro esempio per gestire i capricci: se sai che all’ora dei cartoni animati ogni volta è un tira e molla, perché non lasciare qualche minuto in più se sai che tuo figlio lo desidera? Di solito lo scenario è questo: Approccio 1 Colpevolizzante e Tirannico (e sangue che ribolle del genitore) “Alberto spegni e vieni a tavola…. Dai spegni…. Hai sentito? Ti ho detto di spegnere!… Ma ti vuoi muovere, lo fai apposta!?…. Adesso basta! Spengo e domani non la guardi più!”. Il tutto condito dall’aumento del volume della tua voce, della temperatura corporea… …della tensione, della rabbia e anche di incomprensione e senso di inadeguatezza del bambino. E’ giorno dopo giorno si alimenta il conflitto con l’autorità-genitore che poi proseguirà in modo più forte nella fase adolescenziale. Approccio 2 con Anticipo del Bisogno (e calma e tranquillità del genitore) “Amore, tra un po’ è ora di spegnere, è pronta la cena, ma nel frattempo guardala ancora tranquillo”. Dopo 10 minuti: “Amore ti piace questo cartone? … Mi fa piacere…. Guardalo ancora e la prossima volta che arrivo si spegne e andiamo di là”. Il tutto condito da serenità, calma, sorrisi e disponibilità di cuore. C’è differenza rispetto al primo esempio? Che sensazione ti dà nel cuore l’uno piuttosto che l’altro? Da piccolo, sinceramente, cosa avresti preferito che tua madre o tuo padre facessero con te? Aspetta a giudicare questi contenuti perché se già a priori pensi non funziona per la tua situazione. Magari forse non ci hai mai provato davvero o non l’hai fatto per un tempo continuativo. Oppure è probabile che ti sembrano cose troppo belle per essere vere. Se da questi primi esempi che ti stiamo facendo pensi che siamo troppo permissivi e che ce la caviamo anche con i bambini e i ragazzi difficili solo perché concediamo tutto in anticipo, sei fuori strada. Con le esperienze pratiche che stiamo condividendo con te l’obiettivo rimane sempre: far sentire compreso tuo figlio utilizzare il suo linguaggio per trasmettergli fiducia e stima e nel frattempo trasferirgli le corrette abitudini come lavarsi, riordinare, essere gentile Probabilmente, qualcuno un po’ più rigido, a questo punto, non andrebbe avanti nella lettura. Si fermerebbe dicendo: “Questo non può essere vero! Non è possibile! Troppo facile! Troppo difficile! Ma scherziamo, devo fare questa cosa!? E gli altri cosa diranno?…”. Ci può stare! Il cervello umano, di fronte alle cose nuove, tende subito a liquidarle come assurde, impossibili e non efficaci. Quando le legge qualcun altro un po’ più flessibile, curioso e capace di mettersi in gioco, allora… E tutto questo si amplifica quando parliamo dei capricci dei figli. Perchè? Perchè per una vita intera ci hanno fatto credere che i capricci dei bambini siano davvero comportamenti senza senso e inspiegabili!! E se mio figlio di 2 anni chiede sempre la cioccolata? Se sai che a volte passa tutto il pomeriggio a chiederti una briochina dietro l’altra o un pezzo di cioccolato dietro l’altro, cosa potresti dire? E soprattutto come potresti dirlo? Anche in questo caso non è insolito ascoltare frasi del tipo: Approccio 1 Colpevolizzante e Tirannico (e sangue che ribolle del genitore) “Adesso basta!… Ingrassi… Non ti fanno bene, lo sai…! Non hai sentito che ti ho detto di no!… Ti verrà il diabete se continui così!… Smettila di mangiare tutte ste schifezze!…”. Il problema così è risolto? No. Tuo figlio potrebbe sentirsi accusato, inadeguato. Sente un bisogno irrefrenabile che non sa come gestire, non capisce perché ti stai scaldando così tanto. Cosa potresti dire invece? Per esempio per gestire questo “capriccio” di tuo figlio potresti anticipare il bisogno: “Amore vuoi un pezzetto di cioccolata? (Sì)… Tieni, qui ce ne sono due!”. Dopo 10 minuti forse no o forse sì, te ne chiede ancora ma per te sarebbe eccessivo ed ecco come puoi rispondere: Approccio 2 con Anticipo del Bisogno (e calma e tranquillità del genitore) “Lo so amore che ne vorresti ancora, adesso non è possibile, ne mangerai di nuovo due domani… Mannaggia, lo so che ne hai voglia, questa mamma terribile che non te lo vuole dare (mantieni la calma, sorridi serenamente)!” Come vedi il non arrabbiarsi e restare neutrali senza partire subito con NO!, BASTA! ADESSO NO! è fondamentale. E da come hai letto non significa neanche essere permissivi e concedere tutto. Tutt’altro, significa: 1️⃣ essere comprensivi di fronte alle richieste di tuo figlio. 2️⃣ rispondergli con gentilezza senza ricorrere ai toni duri che magari i tuoi genitori hanno usato con te e che utilizzi senza rendertene conto. So benissimo che sembra irreale ma è possibile imparare a restare calmi, non arrabbiarsi e gestire i capricci di tuo figlio con calma e senza urlare, ricattare o punire. Perché un NO o un limite si possono sempre comunicare in tanti modi… anche con la calma. Tutto bello, ma per i “capricci” e le “crisi isteriche” di mio figlio non funziona… Se pensi che per la gestione dei capricci di tuo figlio sia diverso, che: “la fate facile voi, ma dovete trovarvi a casa mia mentre mio figlio urla e si dimena per terra”! “Non può funzionare con tutti, ogni bambino è diverso”. È vero, ogni bambino è diverso nelle sue passioni, nei suoi talenti e debolezze, svilupperà con gli anni un proprio temperamento, un punto di vista… Comunque i bisogni emotivi sono gli stessi per tutti i bambini di questa terra. Ci sono principi come camminare, giocare, parlare e anche le esigenze fisiologiche di coccole e attenzioni dei bambini che sono uguali per tutti. Per esempio la voglia di stare con mamma e papà è universale, l’impulso di imitare quello che fanno i genitori è fisiologico e fa parte della natura di tutti i bambini che siano bianchi, neri, gialli, blu… L’istinto di considerare tutto loro nei primi anni c’è l’hanno tutti i bambini. I bisogni naturali, che i bambini stessi seguono come impulsi istintivi per la loro crescita, sono uguali per tutti. Quello che cambia (oltre ai talenti e al temperamento di ciascuno) è l’atteggiamento e l’approccio dell’adulto che li accompagna nella loro crescita. Qualcuno può anche continuare a credere ancora che le punizioni, le sgridate, i divieti imposti con rabbia siano indispensabili. Ma, per favore, quando suo figlio farà i cosiddetti capricci non prendertela con lui! Puoi gestire i capricci in modo molto più semplice! Perché lui ha sempre un buon motivo per farli, cioè è successo qualcosa che ha creato in lui un disagio emotivo. Ti invitiamo ora a una riflessione: se il metodo “tradizionale”: URLA, PUNISCI, SGRIDA, IMPONI, NON VIZIARLO, COMANDO IO PERCHE’ LUI E’ SOLO UN BAMBINO PICCOLO E NON CAPISCE è così efficace, perché allora il 99% dei genitori ha difficoltà con i figli? Perché i genitori non riescono a farsi capire dai figli e i figli non si sentono capiti dai genitori? Come mai la maggioranza degli adulti è in conflitto con la propria famiglia di origine? Non ti sembra strano? E tu come ti sentivi quando ti giudicavano come un figlio capriccioso e viziato? Quando piangevi e ti dicevano che dovevi smetterla o andavi subito in camera tua o ti prendevi una sberla? Se ci pensi anche tu avevi un motivo da piccolo per essere triste, per non voler fare una determinata cosa, per avere una crisi di pianto. Non lo facevi di proposito e ogni volta che eri triste avevi voglia di fare i capricci. Ecco perchè potrebbero non esistere i bambini isterici a 18 mesi, una bambina capricciosa a 3 anni, i bambini difficili da gestire a 5 anni, i capricci dei bambini a 2 anni o i capricci a 4 anni! Ecco il punto: i bambini seguono biologicamente dei principi fisiologici, hanno dei bisogni emotivi innati e tutti questi fattori rappresentano il loro linguaggio. Solo chi si adegua a questo linguaggio può comprenderli sempre e farli cresce felici e sereni Il risultato sarà come parlare in cinese in Cina e tutti ti capiranno benissimo. Se invece andiamo in Cina e tentiamo di comunicare in Italiano ci saranno incomprensioni (come quelle che si creano con tuo figlio). Noi, invece di parlare la stessa lingua, cosa siamo abituati a fare? Liquidiamo subito la situazione giudicando il bambino e dando per scontato che è solo un capriccio e non ci soffermiamo sul perché… oggi non vuole la pasta con il sugo (magari è arrabbiato perché non trova il suo gioco preferito e non sa come dircelo?) non vuole mettere la maglia verde (magari il giorno prima ha litigato con un amichetto e ora non vuole tornare in classe?) non vuole lavarsi le mani (magari il papà lo ha sgridato in modo un po’ forte per aver fatto cadere un bicchiere e ora è triste?) Dietro questi atteggiamenti bizzarri, isterici e apparentemente incomprensibili dei bambini si nasconde la VERA CAUSA: c’è sempre un NODO EMOTIVO che sta scatenando i COMPORTAMENTI ESTERNI definiti erroneamente “capricciosi”. Mi auguro che queste informazioni ti siano di aiuto per cambiare il tuo punto di vista per gestire i capricci di tuo figlio senza fatica, urla e nervosismo. Guida Bimbiveri sui capricci Vuoi sapere proprio tutto sui capricci? Leggi qui: Capricci dei Bambini: se li ignori si moltiplicano (Guida Bimbiveri)
7 modi per ottenere Rispetto e Fiducia da tuo figlio
Pensiamo che i figli ci debbano rispettare per il semplice fatto che siamo i loro genitori. Perché noi siamo gli adulti, perché ci siamo passati prima di loro e abbiamo già vissuto queste cose. Ci devono rispettare e si devono fidare di noi perché noi parliamo ed è legge quello che diciamo. In verità la fiducia non è uno stato di diritto, ma è un qualcosa che il genitore si deve conquistare. Vediamo insieme cosa puoi fare per guadagnarti la sua fiducia. Come conquistare la fiducia dei figli in 7 passi 1- Rispetta i bisogni di crescita di tuo figlio Anche a costo di andare contro alla tradizione e alla cultura del paese in cui vivi o della famiglia di origine da cui provieni o delle persone che ti hanno cresciuta, rispettare i bisogni vuol dire che, se un bambino ha la necessità di dormire con mamma e papà per i primi tempi o i primi anni di vita, bisogna farlo, anche se ci hanno sempre insegnato che così LO VIZI. Se i bambini hanno bisogno di accoglimento, di contatto fisico, vanno presi in braccio, stretti, avvolti dalle nostre braccia, anche a costo di “viziarli” (tra l’altro i vizi non esistono). I NO vanno detti con fermezza, ma accompagnati anche da empatia e amore. È necessario dimenticarsi che fino all’altro ieri ci hanno insegnato che “ci vuole polso! Devi essere duro. Deve capire, deve smetterla. Lascialo piangere…” Prima ti liberi da questi “credo” e prima tuo figlio imparerà, anzi apprezzerà e si fiderà sempre di più di te. 2- Impara a restare calma Più ti aiuterai a restare calma, a gestire le situazioni guadando il lato positivo e cercando di trovare una soluzione efficace serenamente, e più tuo figlio saprà di potersi fidare di te. Perché più tu sei una persona che riesce a gestire i propri stati d’animo, riesce a gestire la rabbia anche nelle situazioni più difficili, più impari ad essere il suo Aiutante Magico e sei a disposizione per aiutarlo a superare le difficoltà è più “punti” e fiducia guadagnerai nei suoi confronti. 3- Giudizi e umiliazioni non aiutano Non umiliare tuo figlio con punizioni e sgridate, con i paragoni perché credi che sia più opportuno un altro atteggiamento, che dica cose diverse, che sia un bambino diverso e che faccia proprio come quello con cui lo paragoni, magari un compagno, uno che passa per strada, un fratello o anche soltanto il “bambino ideale” che hai in testa… È perfetto così com’è! A nessuno piace essere paragonato! 🙂 4- Lascia che sperimenti le sue idee Per i bambini è importantissimo provare e imparare attraverso la pratica, le esperienze, i tentativi. E se facendo per caso sbaglia, inciampa, si rompe qualcosa, gli puoi dare la possibilità di rimediare, invece di accusarlo, punirlo e sgridarlo come spesso hanno fatto i nostri genitori con noi inibendo il nostro desiderio di sperimentare. Puoi sdrammatizzare dicendo: “AH capperi! È successo un guaio! Come possiamo rimediare?” E poi aiutarlo a risolvere senza farlo sentire sbagliato. L’unico vero antidoto all’errore, lo sai anche tu, non è la sgridata, non è la punizione, ma è semplicemente dare, a bambini e ragazzi, la possibilità di rimediare per imparare dall’errore. Tu come ti sentiresti al suo posto? Per approfondire leggi l’articolo Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 5- Ascoltalo Ascolta le sue motivazioni, quello che prova, sempre, senza giudicarlo, senza sminuirlo, con disponibilità ad accogliere i suoi sentimenti e le sue emozioni, a credere in quello che sta provando, senza dirgli che è sbagliato, senza dirgli che deve essere coraggioso, che non deve fare così e che non deve piangere. Abituati ad accogliere i suoi stati d’animo, qualsiasi essi siano. 6- Dire di no e dare limiti, ma con calma Come genitore sai dire di NO quando è ora e soprattutto sai farlo nel modo corretto, rispettando i bisogni di tuo figlio. Il NO è fermo e non diventa Sì (altrimenti sei incoerente). E pur essendo detto con fermezza e sicurezza tutte le volte in cui è necessario dire no, è un NO sereno che si affianca anche alla nostra capacità di essere empatici con la reazione di nostro figlio e di accogliere il suo dispiacere o il suo stato d’animo del momento. È naturale che un bambino o un ragazzo possa non accettare il tuo No o avere delle resistenze se proprio la voleva fare quella cosa particolare. Chiediti se il No che stai per dire serve e, se poi lo dici, sostienilo e accogli tuo figlio con amore. Puoi scoprire come aiutare tuo figlio a rispettare le regole e i tuoi no leggendo questo articolo: Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no 7- Sfodera la fiducia in te stessa Se credi in te, in quello che pensi, credi in quello che provi, ti accogli e non ti giudichi, dai tu un ottimo esempio che anche lui potrà seguire da subito. Se ti senti un genitore insicuro, puoi approfondire leggendo l’articolo Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Come staccare i bambini dal cellulare, videogiochi e tablet?
Ecco uno dei nostri dilemmi e crucci più grandi: come convinciamo i bambini a staccare da qualsiasi schermo come cellulare, videogiochi e tablet? Come evitiamo la dipendenza dagli schermi? Intanto ti dico subito cosa non fare. So che all’inizio non sempre sarà semplice, ma dato che è importante eliminare il prima possibile questi ingredienti, queste abitudini, se vogliamo riuscire a trasmettere loro la giusta misura con questi strumenti, allora ci conviene farlo come prima cosa: 1️⃣ Evita di arrabbiarti e di perdere la calma 2️⃣ Se parti con l’idea di salire su uno sgabello e iniziare con una lunga filippica sei fritta/o come un panzerotto già in partenza 3️⃣ Se pensi di usare ricatti, punizioni e sgridate corri il rischio che tuo figlio finisca per spegnere i videogiochi soltanto perché ha paura o per evitare la punizione. Non certo perché sta integrando una nuova abitudine o perché ha capito l’importanza. E dato che invece vogliamo educarlo alla giusta misura, è importante che le cose avvengano in un altro modo e che si semini un po’ alla volta in lui la giusta consapevolezza indipendentemente dall’età di tuo figlio 4️⃣ Ricordati che l’obiettivo non è “convincere”, l’obiettivo è mostrare a tuo figlio o a tua figlia delle sane abitudini e aiutarlo ad integrarle nel tempo A proposito di buone abitudini, passo subito ai cavalli di battaglia, agli ingredienti fondamentali che non puoi non considerare se vuoi evitare lotte di potere, musi lunghi e arrabbiature quando è ora di usare questi dispositivi e decidere come e quanto usarli. Primo passo per staccare i bambini dagli schermi del cellulare, dei videogiochi e del tablet: la fiducia tra di voi Questo ingrediente è valido qualsiasi sia l’età di tuo figlio o di tua figlia. Se loro si fidano di te, stanno bene con te, ti vedono proprio come il loro “Aiutante Magico” perché conosci e sei attenta/o ai loro bisogni, sai dare loro del tempo della qualità di cui hanno bisogno, non li paragoni, ecco che non vedono l’ora di ascoltarti. E sanno che quando dici “no” o “basta” bisogna proprio seguirti perché lo fai per il loro bene, così come hai sempre detto di sì tutte le volte in cui è possibile soddisfare le loro richieste (di qualsiasi genere e non solo per la tecnologia). Non siamo due eserciti che devono combattere tra loro o difendersi, non è questione di chi ha ragione e chi no, non è questione di giocare a carcerieri e carcerati. Si tratta piuttosto di sapere che abbiamo bisogno di guidarli e accompagnarli a integrare delle buone e sane abitudini. A proposito di abitudini, passiamo al secondo ingrediente. Secondo: buone e sane abitudini Quando si tratta di regole siamo noi i primi a mettere su i capelli dritti o a farci venire la pelle d’oca. Partiamo di solito già prevenuti e con lo spavento addosso perché pensiamo che inizieranno a fare storie. Temiamo che ci diranno sicuramente che non vogliono spegnere, cominceranno a ricattarci a loro volta, dovremo usare le maniere forti, ecc. È molto più facile se invece iniziamo a vivere le regole come delle semplici, sane e buone abitudini da trasmettere. Come cose che vanno semplicemente fatte così. Come beviamo un bicchiere di acqua quando abbiamo sete, come quando mettiamo a posto i piatti dopo averli lavati, così come sparecchiamo la tavola, ci laviamo i denti dopo aver mangiato, ci infiliamo le scarpe prima di uscire. Anche in questo caso per noi si tratta semplicemente di: 1️⃣ Decidere in base all’età dei nostri figli se vogliamo che usino questi dispositivi oppure no 2️⃣ Se la risposta è sì, quali dispositivi, per quanto tempo e quante volte alla settimana o al mese 3️⃣ Che cosa possono fare con questi dispositivi e cosa no. 4️⃣ In base all’età cosa possono fare da soli e cosa no 5️⃣ E poi dare per scontato che sia così e che vada semplicemente trasmesso loro, vanno solo abituati ad usare i dispositivi così come noi riteniamo più opportuno. Così come decidiamo cosa è giusto mettere in tavola o cosa è giusto leggergli la sera. Terzo: chi ben comincia è a metà dell’opera Anche se sarebbe bellissimo, non sempre queste cose funzionano in automatico. Sì, certo, possiamo “in automatico” staccare la spina della tv o buttare il telefono fuori dalla finestra. Ma se vogliamo che tuo figlio ti ascolti quando chiedi di spegnere la TV o che impari a farlo in autonomia e comprenda cosa è possibile fare con questi strumenti e cosa no, allora dobbiamo essere un po’ come dei bravi contadini. Questi risultati si seminano tempo prima, si coltivano e solo alla fine si raccolgono i frutti 😊 Non è una partita che si gioca il secondo prima dello spegnimento. Se hai già incontrato delle difficoltà in questi momenti, non puoi sperare di non costruire nulla prima di arrivare lì e dirgli: “Spegni… Ti ho detto di spegnere… É ora di spegnere… Dai, che è pronto!… Mi avevi detto che avevi finito… Mi avevi detto che era l’ultima… Guarda che vengo e ti prendo il joystick… guarda che spengo… tolgo la spina e poi domani non giochi più…”. A proposito di videogiochi… la partita così è già persa. Abbiamo già fallito e perso in partenza. Se vogliamo che tutto avvenga serenamente e senza litigare, oltre ai primi due ingredienti che ti ho citato sopra, puoi: 1️⃣ Stare con loro mentre li usano in modo da vedere cosa vogliono farci, cosa li diverte, cosa li interessa 2️⃣ In loro compagnia riesci a vedere quanto durano gli episodi o quanto dura una partita. In questo modo ti è più facile decidere quando spegnere per fare sì che avvenga a fine partita e non dopo 10 minuti quando il cartone non è finito o la partita non si è conclusa 3️⃣ Puoi informarti su cosa c’è in circolazione, approfondire le tue informazioni in modo da sapere cosa proprio non possono fare e cosa invece sì. Puoi essere tu la prima a proporglieli serenamente perché sai che non sono cose pericolose, non contengono messaggi sbagliati 4️⃣ Se stai con loro è più facile che diano la priorità al rapporto con te, a te chi li stai guardando, ti stai divertendo con loro. Questo riduce il rischio che si incantino e si assentino da tutto il resto, correndo il rischio di ricercarli sempre più spesso 5️⃣ Se sono adolescenti e non ti vogliono con loro, puoi comunque informarti, vedere come li usano. E a proposito di sane abitudini, puoi parlarne insieme e definire delle regole che possano andare bene a loro ma che non superino i confini che secondo te sono necessari 6️⃣ Puoi mostrare loro che divertimento e relax non si soddisfano solo davanti alla tv o a un video di youtube o un videogioco. Favorisci altri tipi di attività, divertiti con loro, usa i loro personaggi preferiti per inventarvi delle avventure a cui giocare anche a tv spenta, leggete dei libri su questi personaggi, costruite insieme dei pupazzi che li rappresentino e con cui giocare Quinto: fermezza e accoglienza in egual misura quando è ora di staccare dal cellulare o da qualsiasi schermo Già immagini che se da un lato è utile non arrabbiarsi, dall’altro dovrai usare una buona dose di fermezza. Non è facile spegnere la tv o il tablet quando ci stiamo divertendo un sacco, quando prima ci annoiavamo soltanto, quando non sappiamo proprio cosa fare se spegniamo, quando tutti i nostri amici sono lì sopra, ecc. E se non ce la fanno a farlo da soli, è ovvio che dovremo mettere noi per loro quella cognizione, quella disciplina, quella forza interiore, quella fermezza che è necessaria per dire: “ok, per oggi basta”, “ok, adesso è proprio ora di spegnere” e farlo. Non possiamo sperare di continuare a ripeterlo e ottenere che loro lo facciano in automatico. A volte, appunto, è necessario prendere noi le redini e prendere in mano il telecomando e spegnere o fare la stessa cosa con il tablet o con il pc o con il cellulare. Non significa che dobbiamo farlo con rabbia, ma abbiamo bisogno di farlo con convinzione, con fermezza, anche sorridendo… perché no? All’inizio si lamenteranno, non saranno contenti e allora per far sì che la nostra fermezza funzioni senza creare lotte di potere, allora abbiamo bisogno di accompagnarla alla giusta dose di accoglienza. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo essere dei veri “Aiutanti Magici” e metterci nei loro panni, comprendere il loro dispiacere, il loro disappunto e la loro difficoltà e come anche noi vorremmo qualcuno che ci capisce, ci ascolta e ci accoglie, così facciamo con loro. Quando arriverà il momento di spegnere la TV possiamo dire loro che anche a noi dispiace perché si stavano divertendo un sacco e che spegnere è proprio a volte il momento più brutto, che li capiamo perfettamente. Non pretendere che si stampino subito un sorriso sul volto pronti a dirti “che bello spegnere” e accetta il fatto che restino delusi. Del resto è la stessa cosa che succede anche a noi se dobbiamo smettere di fare qualcosa che ci piace moltissimo. Possiamo aggiungere che domani a merenda ci riguarderemo quella bella puntata o rassicurarli sul fatto che tanto tutte le volte che si può, come al solito, siamo noi i primi a ricordargli che possono accendere. Possiamo avere già tra le mani delle alternative interessanti: i loro giochi preferiti, un gioco da fare insieme, ecc. Sesto: scegli il momento migliore Se possiamo non metterci nei pasticci con le nostre mani è meglio, no? Quindi, quando deciderai i tempi in cui si può giocare al videogioco o dedicarsi alla tv, evita per esempio: I momenti prima dei pasti, altrimenti sarai di fretta e non sempre è così entusiasmante spegnere per venire a mangiare Prima di andare a dormire: per gli stessi motivi e perché tendenzialmente questi strumenti agitano invece di rilassare La mattina prima di uscire per andare a scuola Evita di usarli nei momenti in cui pensi di doverli intrattenere (in auto, al ristorante, mentre devi cucinare, ecc.). In questo modo rischi di creare una abitudine difficile da scardinare e che poi te li chiedano sempre più spesso Settimo: abbondanza (anche quando è ora di staccare i videogiochi) Tranquilla/o… non significa lasciare che stiano attaccati a tv e videogiochi per tutto il tempo che vogliono 😊 Se ci fai caso, è anche vero però che spesso il primo atteggiamento di noi adulti è più simile al “No a priori e più No possibili” “No, no, dopo è troppo… Non te lo sei meritato… No, adesso no… Basta! No!… No, non mi interessa, ho detto no!… Aspetta… Smettila di chiedere…”. E invece sarebbe molto più proficuo un atteggiamento di “abbondanza”. Dare abbondanza non significa che dobbiamo sempre dire di sì a tutto. Nel mio vocabolario, abbondanza significa amore, disponibilità, comprensione, sì tutte le volte in cui è possibile, comprensione e empatia anche quando devo dirti di no. Per esempio nel caso di un cartone animato o di un videogioco che piace, possiamo essere noi i primi a proporlo tutte le volte che lo riteniamo giusto. Possiamo metterci anche noi lì comodi a guardarlo insieme o a farci una partita insieme, rilassati e (monitorando i tempi)… perché no… …essere no i primi a dire “Dai ne facciamo un’altra?!” oppure “Ma no… fanne pure un’altra… c’è tempo”. E se dobbiamo dire di no e essere fermi sul fatto che adesso tutto va spento, possiamo aggiungere: “Che barba… ma aspetta… hai salvato tutto per poter riprendere da qui?… Guarda che me lo sono già segnato: sabato si rigioca eh!...” Oppure: “dato che oggi c’è poco tempo scegline uno corto tra questi… e invece… domenica pomeriggio ci mettiamo qui con una bella merenda e ci guardiamo tutto tutto Madagascar!” Che cosa preferiresti anche tu se per esempio ami fare shopping e volessi andare a comprare qualcosa di nuovo? Preferisci: “Dai.. oggi andiamo. Oggi partiamo. Ci facciamo la nostra bella ora di shopping! Perfetto… wow! Non abbiamo molto da spendere ma vedrai che faremo affari e troveremo proprio quello che cerchiamo!” Oppure: “Solo un’ora però!… Senza spendere troppo perché non hai un grande budget, mi raccomando!… Torniamo presto perché troppo relax è meglio di no… meglio non esagerare… E non voglio sentire lamenti se poi non trovi cosa cerchi, eh!” Io preferire qualcuno che mi accompagna nel primo modo e non nel secondo 😊 anche se il budget e il tempo a disposizione è sempre lo stesso. Per i nostri figli e le nostre figlie funziona allo stesso modo. Se noi mettiamo entusiasmo nel vivere quell’esperienza che dura quel che deve durare senza puntare al ribasso, ma dando un senso di abbondanza, di pienezza, di gioia, rimangono molto più soddisfatti e allora hanno molta più facilità a dire poi: “Va bene, va bene… Spegniamo tanto poi domani mi hai detto che lo rifacciamo… Ci divertiamo di nuovo un sacco insieme. Ok, ci sto”. Aiutandoci con questi ingredienti, diventa molto più facile in quel momento farci ascoltare o spegnere senza conflitti e capricci e fare in modo che si instaurino delle buone abitudini che ci aiutino ad evitare l’abuso di questi strumenti con tutte le conseguenze che conosciamo bene. Se vuoi approfondire il tema delle regole puoi leggere l’articolo Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Come aiutare i bambini a gestire le emozioni (senza reprimerle)
Come possiamo gestire gli stati d’animo dei nostri figli e cosa possiamo fare quando piangono o sono arrabbiati? E soprattutto come possiamo renderli autonomi nel tempo e in grado di gestire da soli le loro emozioni? Mamme e papà spesso si impegnano per cambiare al più presto lo stato d’animo dei figli, per ripristinare una sorta di normalità, come se quando il bambino piange, si arrabbia, è triste o ha paura, non andasse bene, fosse “scomodo”. È normale puntare al benessere dei figli, è importante che stiano bene e che siano allegri, ma dobbiamo tenere conto che non sono dei robot e, in quanto esseri umani vivi, vivono gli stati d’animo come noi, che abbiamo dei giorni in cui siamo tristi, dei giorni in cui qualcosa non va, giorni in cui siamo un po’ sfiduciati, giorni in cui siamo stanchi o siamo delusi… Probabilmente siamo molto preoccupati perché noi per primi abbiamo difficoltà a gestire questi momenti con noi stessi, di solito ci buttiamo giù credendo che essere arrabbiati o tristi o delusi non vada bene. Oppure ci costringiamo a stare su di morale e ci auto-rimproveriamo con il nostro dialogo interiore dicendoci per esempio: “dai!! non è successo niente. Forza, continua a lavorare, continua a fare quell’altro…non ti lamentare sempre!” senza riuscire a gestire questo bagaglio emotivo. Quando i nostri figli vivono le loro emozioni siamo preoccupati per loro perché temiamo che entrino nel nostro stesso vortice. Esprimere i propri sentimenti e le emozioni è naturale e va bene In verità vivere ed esprimere i propri sentimenti, qualsiasi essi siano, esprimere il proprio stato d’animo è assolutamente naturale, assolutamente fisiologico ed è anche normale che non si viva sempre nell’entusiasmo, non si stia sempre nella gioia. Perché fa parte della vita di tutti avere dei momenti di stanchezza, di vivere un momento di frustrazione, delusione, dolore, paura, capita e riguarda anche i bambini. Capita che si arrabbino per un gioco rotto, perché non vogliono andare a scuola, capita che si sentano male perché hanno litigato con un amico, ecc. È all’ordine del giorno che i bambini esprimano il loro stato d’animo e non sempre questo stato corrisponde alla gioia. Voglio darti gli strumenti per gestire al meglio gli stati d’animo dei bambini, senza l’affanno di doverli privare di queste esperienze, cercando di fare di tutto perché non si arrabbino o non siano tristi, fare di tutto perché non provino dolore. Questi “umori” fanno parte della vita. È importante che i genitori non vivano la paura che i figli si trovino nello stesso loro dramma quando non stanno bene. Primo punto fermo è che i bambini sono esseri umani, provano sentimenti, vivono degli stati d’animo che comunicano. Per fortuna i bambini non sono ancora arrivati ad essere come noi adulti che soffochiamo o neghiamo quello che sentiamo dentro. Noi tendiamo a soffocare e a dire a noi stessi: “allora? sei stanco? vai avanti lo stesso a lavorare. Sei triste? Dai, non importa, non è successo niente, tieni duro. Sei arrabbiato? Daiiii smettila. Vai avanti lo stesso” Oppure fingiamo e cerchiamo di non piangere perché crediamo che il pianto sia sinonimo di debolezza. Poi dentro magari abbiamo una bomba atomica che sta per esplodere, eppure andiamo a lavorare, andiamo davanti agli altri con il sorriso posticcio: “Tutto bene! Tutto bene, grazie!” e dentro invece vorremmo spaccare tutto. I bambini, per fortuna, questi filtri non li hanno. Quello che sentono lo manifestano per istinto, poi hanno bisogno di un adulto che accolga e abbracci questo stato d’animo, e che gli dia l’esempio di come è possibile gestire al meglio questo bagaglio emotivo, anche come esempio per quando sarà grande e farà da solo. Come si fa a gestire le emozioni dei bambini? Il punto importante da ricordare: è naturale che i bambini provino degli stati d’animo, qualsiasi tipo di stato d’animo, ed è anche naturale che li esprimano fin da subito, fin da quando nascono. Quando non sanno ancora parlare, lo fanno con un sorriso, lo fanno con l’espressione del viso, pacifica, godereccia, oppure se non stanno bene o c’è un problema, avranno un’altra espressione del viso, esprimeranno altro con la voce, piangendo, urlando o dimenandosi con il corpo. Man mano che crescono e iniziano a parlare lo fanno anche con le parole e con un’altra fisicità: magari danno uno spintone, dicono “mamma cattiva”, cercano di tirarti un calcio sulla gamba, pestano i piedi per terra, urlano, piangono, ripetono delle parolacce che diciamo noi quando siamo nervosi, esprimono insulti che magari sentono da adulti che hanno attorno o fanno le stesse nostre espressioni di quando siamo delusi, tristi e stanchi ed entriamo in una fase di vittimismo. Quindi per fortuna i bambini si esprimono, manifestano ciò che provano dentro, senza reprimersi o trattenersi. Questa è una caratteristica bellissima, che noi ogni tanto perdiamo o dimentichiamo perché ci giudichiamo. È un po’ come se ci costringessimo ad essere sempre perfetti, sempre degli autonomi, quando in verità la perfezione, quella che abbiamo in mente, non esiste, perché fa parte della nostra perfezione anche piangere, essere stanchi, essere delusi, avere paura ed esprimerlo, viverlo… Fa tutto parte del nostro bagaglio di vita, di chi è in viaggio, di chi è in cammino, di chi vive delle esperienze che portano ad avere delle sensazioni. Per i bambini è uguale. Il nostro dovere è evitare di negare loro la possibilità di esprimere i loro sentimenti, di esprimere il loro stato d’animo qualsiasi essi siano. Tuo figlio ha bisogno di esprimere quello che prova e quello che tu puoi fare è dargli la possibilità di esprimersi con il corpo, con le parole, con le sue espressioni. Per approfondire Se vuoi sapere come fare nella pratica, come gestire la rabbia o il pianto dei bambini? Cosa fare quando i bambini sono nervosi? Leggi questi articoli: Rabbia bambini: 4 passi per gestire crisi di Rabbia e crisi Isteriche Smettila di piangere! Come calmare le crisi di pianto dei bambini e dei neonati
I terribili 2 anni non esistono (e neanche i terribili 3)
Le domande delle mamme relative alla fase dei terribili 2 anni (terrible two) sono quasi sempre: 1️⃣ Quando iniziano i terribili 2 anni di mio figlio? 2️⃣ Quanto dura questa fase dei terrible two in cui il mio bambino è diventato ingestibile? 3️⃣ E quando finiscono? Dopo mi devo preparare anche ai terribili 3? Iniziamo con il dire che questa fase definita terribile dei bambini potrebbe non esistere. Infatti i terribili 2 dei bambini sono una grandissima bufala. Posso immaginare che ti sembri un’affermazione assurda perché tutti ti dicono il contrario. Leggi fino in fondo e scoprirai che un motivo più che valido esiste. I “Terrible two” o i “Terrible three” esistono nella mente di un genitore (educatore, nonno o insegnante) che non conosce il “Libretto delle Istruzioni” dei bambini. Cosa significa “Libretto delle Istruzioni”? Significa sapere come “funziona” tuo figlio e come cresce in ogni fase di crescita. Se non conosci il “Libretto delle Istruzioni” è inevitabile che con un bambino tu non sappia cosa fare o cosa dire oppure non sappia perché si comporti in un determinato modo. Di conseguenza le provi un po’ tutte e l’unica cosa che ti resta da pensare quando tuo figlio continua a non ascoltarti è che siano arrivati i famosi terribili 2 anni. Poi arriveranno i Terribili Tre… Chissà, forse si inventeranno presto i terribili 4 anni o magari i terribili 5 anni! In verità non esiste realmente un periodo “terribile” per i bambini a 2, 3, 4 o 5 anni… Potrebbe essere che noi lo definiamo così solo perché non riusciamo a darci determinate spiegazioni? Perché non riusciamo a intervenire e risolvere un momento di difficoltà? È importante invece iniziare a conoscere come siano fatti i bambini in un determinato momento della loro vita, imparare a capire di cosa hanno bisogno, che cosa ci stiano dicendo con il loro comportamento e quali siano le loro vere motivazioni. Se noi, pensando di essere entrati nella fase dei terribili 2 anni mettiamo al primo posto le regole aspettandoci che il bambino ci debba rispettare e obbedire come prima cosa, ci ritroviamo nei pasticci. Bambini che non vogliono dare la mano: cosa faccio se non mi ascolta e vuole attraversare la strada da solo? Per esempio supponiamo che tuo figlio a 2 anni o 3 anni si rifiuti di darti la mano mentre attraversate la strada. Magari dopo un po’ lo farà solo perché abbiamo alzato la voce o abbiamo iniziato a fare la faccia cattiva e lui si è impaurito. Comunque non ti darà la mano spontaneamente con gioia e senza una tua sgridata o una tua alzata di voce o un ricatto. Come troviamo una risposta e una soluzione? Le troviamo iniziando a ragionare e a pensare come farebbe un Aiutante Magico, che metterebbe in secondo piano la regola e il limite (che comunque sono importanti e necessari per i bambini) e in primo piano la motivazione. Se vuoi trovare una soluzione devi porti una domanda. Ad esempio, se tuo figlio sta urlando a squarciagola perché non vuole darti la mano per attraversare la strada, la prima cosa da fare è chiederti: “Perché non vuole darmi la mano?” Le ipotesi sono tante. Magari ti affanni e ti preoccupi di più quando vi trovate in situazioni pericolose per tuo figlio ma forse lui non ti ascolta e rifiuta le tue regole anche in altre situazioni. Allora forse bisogna chiedersi: 👉 “Con quale atteggiamento io comunico le regole a mio figlio?” 👉 “Come gli dico di no?” 👉 “Sarà adatto il modo in cui gli dico di no per la sua età?” 👉 “Può essere che io ogni tanto mi innervosisca e perda la pazienza?” 👉 “Può essere che io sia troppo molle nella relazione e lui ormai è abituato a fare tutto ciò che vuole?” Possibili motivi che portano a pensare ai terribili 2 anni dei bambini Forse nel momento in cui gli dici “no, qui devi darmi la mano” lui si rifiuta perché è abituato a decidere su tutto. Altro motivo: se lo “prendiamo di petto”, utilizziamo da subito un tono duro e cerchiamo di costringerlo sarà difficile che un bambino ci ascolti e ci dia la mano con entusiasmo. Oppure, come capita spessissimo ai bambini in questa età, sta iniziando a trovare la sua autonomia. Ha iniziato a sentire il corpo che può stare dritto in piedi e, nel frattempo, può camminare o addirittura correre! E si sta rendendo conto che la stanza dei bottoni di questa macchina ce l’ha lui. È lui che riesce a far muovere i piedi le braccia, a coordinare i movimenti di tutto il corpo per saltare come una gazzella! Fantastico! Ancor più lo è stare davanti ad una strada, dove il bambino vede la mamma e il papà che guardano a destra e sinistra tante volte e probabilmente pensano: “deve essere una sfida fantastica provare a vedere se riesco a correre fortissimo!” Il motivo potrebbe essere banalmente questo, che fa proprio parte della loro natura di questi anni. La soluzione dello “svezzamento” Allora da Aiutante Magico che cosa dovremmo fare? 1° Passo per non entrare nel vortice dei “terribili 2 anni” In merito all’esempio della strada una volta ipotizzata la motivazione potremmo dare la soddisfazione al bambino di poter camminare tanto e correre al parco, lungo i marciapiedi larghi o in strade poco trafficate. Davanti a una strada o luogo sicuro possiamo dirgli: “Corri! Corri pure! Io ti aspetto qua, tu corri tranquillo fin laggiù e vai avanti e indietro quanto vuoi!” Nel momento in cui deve attraversare la strada con la mamma il bambino sarà molto più rilassato perché non avrà alle spalle minuti o ore di privazione fatti di “Non correre!” “Aspetta, fermati!” “No! è pericoloso, dammi la mano!”. Si sarà sfogato, avrà soddisfatto le sue curiosità, avrà corso e gli verrà più facile dare la mano alla mamma per attraversare quel pezzetto di strada più pericoloso. Puoi approfondire come soddisfare la curiosità del tuo bimbo evitando incidenti leggendo anche Pericoli in casa e bambini: perché toccano le cose pericolose? 2° Passo per non entrare nel vortice dei “terribili 2” Successivamente potremmo passare invece a fargli attraversare la strada senza dare la mano in posti privi di pericoli, come il vialetto di casa, la strada del parco dove passano al massimo pedoni o biciclette. In questo modo potrà fare l’esperienza di attraversare da solo una strada in un posto sicuro. 3° Passo per non entrare nel vortice dei “terribili 2” Si può, a questo punto, giocare ad attraversare la strada, guardando e riguardando insieme per bene se stia arrivando qualcuno. “È pericoloso? Che dici? No aspetta guarda, sta arrivando quella bici: la facciamo passare! Ciao ciclista! Bene, ora davvero non c’è nessuno e possiamo attraversare veloci come un fulmine! Via!!!” E si attraversa insieme a lui ovviamente senza dare la mano. Lo si abitua in questo modo con uno “svezzamento” in luoghi in cui non ci sono pericoli. Al semaforo in pieno centro città attraverserete dicendo: “Qui bisogna tenere la mano al semaforo” e gli terrete la mano saldamente, senza arrabbiarvi. Come nel precedente esempio, anche in questo caso lui penserà: “Beh, in fondo me la fa attraversare un sacco di posti: ok questa volta le do la mano”. 4° Passo per non entrare nel vortice dei “terribili 2” La fase successiva è far attraversare la strada al tuo fianco da solo, senza tenersi per mano, dicendogli dove fermarsi o procedere. Se tra voi e vostro figlio c’è una buona relazione, perché non dovrebbe ascoltarvi? Se hai compreso la sua motivazione e quindi la sua voglia di affrontare questa sfida, tuo figlio si ritroverà a pensare: “Perché non dovrei dargli la mano? Non sono arrabbiato con lei per nessun motivo! perché con me ha una relazione fantastica ed è una mamma fantastica. Certo, se mi chiede di darle la mano le darò la mano”. Se un bimbo così piccolo, con i suoi due anni, ha imparato a coordinarsi, ha scoperto di essere lui il pilota del suo corpo, insieme a tante altre prese di coscienza, bisogna festeggiare, perché è qualcosa di bellissimo sia per lui che per i suoi famigliari. E come vedi questi 4 passaggi ti consentono di “trasferire” una buona abitudine a tuo figlio evitando sgridate e di etichettarlo come un bambino di che si trova nella fase dei terribili 2 anni o 3 anni. Bambini che rifiutano le regole o sembrano ingestibili: i 4 passi per non ritrovarti nelle sabbie mobili Dall’esempio dell’attraversare la strada possiamo riassumere alcuni suggerimenti importanti che valgono anche nelle altre circostanze: 1️⃣ Non partire con l’imposizione forzata delle regole e metti al primo posto la qualità della relazione con tuo figlio 2️⃣ Rispetta il suo bisogno di voler sperimentare tipico dei primi anni dei bambini (più reprimi questa fase più i bambini tendono a essere nervosi) 3️⃣ Trova soluzioni pratiche che consentano a tuo figlio di fare esperienza in sicurezza con la tua presenza anche con situazioni e con oggetti che possono essere pericolosi come attraversare la strada 4️⃣ Quando possibile divertiti con lui e trasforma l’esperienza e l’insegnamento della regola (guarda da entrambi i lati sempre prima di attraversare una strada) in un gioco o comunque in un momento divertente per voi Quale risultato otterrai con questi passi? Per cominciare smetterai di urlare o ricorrere alle minacce per farti ascoltare. Smetterai di pensare alla fase dei terribili 2 anni dei bambini e cercherai invece di comprendere i motivi per cui tuo figlio si comporta in un determinano modo. Infine tuo figlio si sentirà compreso e capito da te, rispettato, e di conseguenza ti ascolterà di più. Puoi trovare altri spunti per comprendere meglio le motivazioni alla base dei comportamenti di tuo figlio leggendo l’articolo: Tuo figlio non ti ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no.