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Tuo figlio non dorme o si sveglia di notte? Scopri perchè
In questo articolo sfatiamo un po’ di miti sul sonno dei bambini, sul perché fanno fatica ad addormentarsi e rispondiamo a queste 5 domande che preoccupano tanto mamma e papà: 1️⃣ Perché i bambini a volte non dormono? 2️⃣ Perché un bambino non si addormenta da solo? 3️⃣ Come puoi fare la sera per favorire il sonno di tuo figlio? Come aiutare il bambino a fare la nanna? 4️⃣ Perché i bambini piccoli non dormono per tutta la notte ma si risvegliano più volte? E’ normale se il bimbo si sveglia di notte? “Deve dormire da subito nella sua cameretta, altrimenti si vizia e a 20 anni te lo troverai ancora nel lettone!”. Quante volte l’abbiamo sentita? Personalmente, tantissime! C’è chi lo dice convinto e lo sostiene come un dogma. C’è chi lo dice abbassando lo sguardo, incespicando un po’ con le parole e con un po’ di titubanza, perché non ne è tanto sicuro. E magari ha paura di non riuscire a gestire un bimbo nel lettone e soprattutto il passaggio successivo dal lettone alla cameretta. Altri lo dicono forte e chiaro perché lo hanno sperimentato con i propri figli (anche se non ho mai visto nessun “amante del lettone” tenersi aggrappato a quel materasso anche a 20 anni). Falsi miti sul sonno Per esempio, ecco cosa mi è capitato a grandi linee di leggere e di sentire: In fatto di sonno bisogna parlare di educazione al sonno, perché è importante insegnare al bambino a dormire bene. Il bambino deve poter sperimentare le sue capacità di autorilassamento. Solo educandolo correttamente diventerà un adulto in grado di calmarsi in autonomia Bisogna dire al bambino che deve dormire nel suo letto, spiegando le motivazioni. È vero che è bellissimo dormire tra le braccia di mamma e papà. Ma il bambino deve essere educato fin da piccolo al fatto che ce la può fare da solo. Lasciatelo nella sua camera e all’inizio piangerà, urlerà, vi vorrà con lui. Voi rimanete sulla vostra posizione, affacciatevi ma non toccatelo, ditegli che lo amate ma che deve imparare a dormire da solo. Nel giro di pochi giorni sarete una famiglia felice. Quella di dormire nel lettone e del co-sleeping è una abitudine malsana. Se riesci a non cedere alla tentazione di portarlo nel lettone, bene, continua così. Allunga i tempi tra una volta e l’altra in cui ti avvicini al lettino una volta che ha iniziato a piangere. Restando vicino al bambino non lo stai aiutando, portagli piuttosto un po’ di latte o un biscotto. Entro l’anno il bambino deve dormire da solo. Dormire nella stessa stanza di mamma e papà è pericoloso perché il bambino respira l’anidride carbonica che tu emetti, quindi anche la culla deve stare a giusta distanza dal letto. Inoltre dietro il co-sleeping si cela il pericolo del surriscaldamento. Dato che il lettone è tanto desiderato dai bambini deve diventare una cosa che si conquista e al massimo un’eccezione. Se lo addormenti in braccio, non ne vorrà sapere di dormire in altri modi e tu diventerai sua schiava. La prima domanda è: davvero la natura ha considerato il sonno una cosa da imparare? Davvero l’abitudine al sonno può essere considerata una “nozione da apprendere”? Non ti sembra alquanto assurdo e improbabile? Tutti da che mondo è mondo, grandi e piccini, se ci sappiamo ascoltare e ci rendiamo conto di essere stanchi, andiamo a letto e ci addormentiamo. Quando non è così semplice, o abbiamo problemi di insonnia oppure sappiamo che dietro c’è lo zampino di qualche situazione, preoccupazione, arrabbiatura. Per i bambini è ancora più immediato: soprattutto se molto piccoli, vivendo in relazione costante con il presente, li possiamo vedere spesso crollare tra le braccia di mamma e papà oppure sul seggiolone. Anche per loro, se ci sono tensioni, paure o disagi, il momento dell’addormentamento può risultare difficoltoso e anche loro possono avere un sonno disarmonico. Più avanti scoprirai cosa si può fare in questi casi. Ma intanto iniziamo a scardinare qualche falsa credenza. Vediamo cosa davvero la natura dei bambini richiede per il sonno e come funziona davvero il sonno dei bambini. Ritmo sonno veglia: quando risvegli e sonno profondo danzano insieme Tutti i bambini nascono con una concezione dello spazio/tempo molto differente, per fortuna, da quella di noi adulti. Non conoscono l’ora e gli orologi e hanno una idea dello spazio che incorona la mamma come perno. Insomma, se tuo figlio fosse un compasso, avrebbe la sua mamma come sistema fissante. Lui, se fosse la mina, con il passare dei mesi, crescendo, traccerebbe cerchi concentrici di raggio sempre più ampio, distanziandosi e differenziandosi a piccoli passi. Che cos’è allora che determina un bioritmo armonico nel bambino? In lui è vivo fin dal primo momento un ritmo che gestisce la sua crescita e che è in perfetto accordo con i ritmi della natura, che vanno e vengono come delle onde, con dei picchi verso l’alto e dei picchi verso il basso. Questo movimento ondulatorio non appartiene solo alla natura dei bambini ma alla natura tutta. Seguono questo ritmo le stagioni, il giorno e la notte, il sonno e la veglia, le onde del mare, il dondolio del vai e vieni tra le braccia di mamma o di papà quando ci culla, il nostro battito cardiaco. Probabilmente, una volta “arrivato” sulla terra, il battito cardiaco è proprio la prima cosa che il bambino sente, con cui inizia a convivere, da cui si lascia cullare e guidare. È un ritmo che lo rassicura e che scandisce i suoi momenti uterini e continua a guidarlo anche dopo la nascita. Questo movimento ondulatorio non è appannaggio esclusivo del giorno ma accompagna anche le notti del bambino. Dunque, è del tutto normale che più lui è piccino e più la notte sia fatta di sonno e di risvegli che si susseguono l’uno dopo l’altro. A mano a mano che il bambino cresce, i momenti di sonno e di veglia si avvicinano sempre più a quelli dell’adulto. Quindi, come capita di non dormire più di giorno, salvo magari un piccolo sonnellino pomeridiano, ecco che si dorme tutta la notte con il movimento ondulatorio. Questo sarà caratterizzato da un sonno con vari gradi di intensità, ma che non necessariamente comportano un risveglio. Accade, dunque, come durante la giornata, in cui fisiologicamente alterniamo momenti in cui siamo carichi di energia a momenti in cui rallentiamo. Sappiamo che può essere difficile immedesimarsi in quanto descritto, perché oggi i nostri ritmi naturali sono piuttosto alterati. Il bambino alla nascita non ha ancora avuto modo di alterare il suo ritmo ed ecco che di notte si risveglia e si riaddormenta molto frequentemente. A seconda del bambino possiamo assistere a risvegli brevi, dove il nostro cucciolo forse non apre neppure gli occhi. Magari si gira, si rigira, fa qualche movimento, parlotta un pochino e si riaddormenta. In questo ultimo caso mamma e papà possono anche naturalmente non accorgersene, e per questo dicono che il loro bambino dorme filato tutta la notte. Oppure si risveglia richiedendo il seno o chiedendo di essere cullato, consolato e basta una mano, una coccola e il bimbo si riaddormenta facilmente. Non sempre è così. A volte questi risvegli notturni preoccupano mamma e papà perché il bambino sembra agitato e turbato, piange e pare che nulla possa consolarlo. In questo caso riprendere il sonno risulta difficoltoso, da del filo da torcere. Perché succede? Bambini che non vogliono dormire, ritmo e risvegli notturni: ecco 2 motivi per cui non si addormentano facilmente Motivo n° 1 Il ritmo quotidiano non segue il ritmo naturale del bambino Se non conosciamo a fondo i bisogni del bambino, è normale pensare come prima cosa al fatto che mangi, che sia pulito, che non pianga, che cresca bene e trascurare invece il suo bisogno innato di essere a contatto con il ritmo della natura. Questo ritmo è per lui indispensabile per essere rassicurato, per trovare un suo senso di orientamento istintivo. Con esso può rivivere un clima familiare come quello che ricorda l’utero materno e trarne beneficio. Se non badiamo a questo aspetto, per esempio, possiamo non far caso al suo bisogno di riposare dopo aver fatto la poppata, oppure dopo aver corso tutta la mattina al parco. Possiamo credere che sia innocuo trascorrere la serata con la televisione accesa oppure, banalmente, trascorrere l’ora che anticipa il sonno a farci il solletico e a correre. Il ritmo interiore e vitale del bambino viene invece agevolato e non alterato, se quello esteriore legato alla sua quotidianità lo ricalca il più possibile. Ecco che possiamo dunque, a seconda delle età, alternare momenti di sonno e di veglia anche di giorno (quando il bambino è neonato non vale la frase “ma non ha sonno” in quanto segue d’istinto questa ritmicità e, se non accade, è per noi un campanello d’allarme ad indicarci che qualche tensione non lo rende sereno). Possiamo quindi alternare momenti di gioco frenetico a momenti di attività più tranquille, dopo cena possiamo abbassare le luci, abbassare la voce e predisporci per il rito della nanna evitando di “agitare” l’ambiente. Motivo n° 2 I genitori non conoscono come “funziona” il sonno del bambino, si preoccupano e si innervosiscono per i risvegli notturni Senza conoscere il ritmo fisiologico del sonno è normale aspettarsi determinate cose quando invece tuo figlio ne manifesta altre. È possibile che lui, non dormendo di notte, stia manifestando comunque delle parti di se stesso. Noi invece crediamo che la normalità per lui sia dormire tutta la notte. Vorremmo dormire tutta la notte anche noi come prima che lui arrivasse. Pensando che non sia normale, iniziamo a temere per lui, ad agitarci perché non capiamo che cos’ha che non va. Da qui l’incomprensione: iniziamo a cercare di mettere in atto soluzioni per un problema che non c’è. Iniziamo a preoccuparci per i risvegli notturni che sono un problema che non esiste. Diamo la responsabilità al bambino che non dorme 8 ore di fila… Così, invece di accoglierlo in un ambiente armonico possiamo correre il rischio di farlo sentire incompreso, aumentando le sue paure e la sensazione di non poter essere sostenuto e accolto nei suoi bisogni primari. Questo aspetto non va mai sottovalutato perché il bambino non è un adulto e non vive come tale. Noi adulti “sopportiamo” e “ce ne facciamo una ragione” o risolviamo le sfide quando ce le troviamo davanti. Il bambino invece, in quanto tale, non ha ancora la capacità di farlo e sa che la sua sopravvivenza dipende totalmente dalle attenzioni efficaci e dallo stato d’animo dei genitori. Come favorire il sonno nei bambini: la ninna nanna inizia fuori dal letto Non ti preoccupare, non dovrai iniziare a canticchiare “ninna nanna, ninna oohh” già all’imbrunire o mentre mastichi l’ultimo boccone di cena che, di solito, se hai un figlio “piccolo”, si sarà molto probabilmente raffreddato. Niente di tutto questo, ma una cosa sì: dopo l’ultimo boccone di cena e magari anche al primo imbrunire, pensare che di lì a poco o tra qualche ora (dipende dall’età di tuo figlio e dalla stagione) tuo figlio andrà a nanna, può rivelarsi davvero un ottimo inizio. E sai perché? Come ti anticipavamo poco sopra, molto dipende dall’influenza che il ritmo della giornata ha su tuo figlio: se di sera il suo ritmo viene inavvertitamente alterato, sarà per lui più difficile riuscire a scaricare l’energia accumulata durante il giorno. Di conseguenza, pur ninnandolo, pur spegnendo la luce, pur canticchiando tutto il nostro repertorio canoro, rimarrà acceso come una bella lampadina e farà fatica ad addormentarsi. Quindi, l’ideale è che tu possa agevolare e favorire il suo sonno iniziando a rallentare il ritmo, diciamo, a partire dal dopo cena. Per esempio: preferendo giochi tranquilli (disegno, costruzioni, bambole, ecc.) evitando di aumentare l’energia con giochi come nascondino e fare il solletico abbassando le luci evitando il caos (fretta, indecisione, discussioni, nervosismo di mamma e papà, ecc.) Inoltre è ideale dare valore al rito che può coinvolgere il momento della nanna. Anche il rito che si ripete sempre uguale di sera in sera, dà al bambino un riferimento che è per lui sinonimo di sicurezza e che contribuisce a dare valore al suo ritmo interiore. Per rito intendiamo per esempio la fiaba, piuttosto che la canzoncina, oppure il bagno, il pigiama, le coccole e poi la luce spenta: il modo che ogni nucleo familiare trova per agevolare il momento del passaggio armonico dalla veglia al sonno.
Smettila di picchiare tuo figlio! Educare i bambini senza schiaffi
Sono in tanti a considerare necessario (e doveroso) ricorrere a schiaffi ai bambini sul viso, alle sculacciate, a picchiare i bambini sulle mani. Sberle e sculacciate ogni tanto ci scappano e i motivi sono davvero vari. Per esempio tanti di noi sono cresciuti ricevendo magari qualche schiaffo o sculacciata e vivendo con genitori che urlavano ed esplodevano con episodi di rabbia. Per questo motivo si arriva a credere che sia l’unico modo per educare e per farsi ascoltare dai figli. Ma non è così. Ancora oggi i genitori si chiedono quando è necessario dare uno schiaffo a un figlio oppure non riescono a valutare sei gli schiaffi ai bambini sono diseducativi oppure inevitabili. Qualcuno di noi pensa davvero che sia uno strumento educativo efficace. Risolviamo tutti i dubbi con questo articolo, troverai anche degli esempi pratici. Perché i genitori ricorrono agli schiaffi con i bambini? La maggior parte delle volte sberle e sculaccioni scappano perché non riusciamo a farne a meno, non riusciamo a gestire quella tensione forte che ci sale dentro, quella rabbia che ci prende d’impulso, ed ecco che diamo la sberla, la sculacciata. Non si tratta di un gesto ragionato. È un modo istintivo che usiamo per scaricare la nostra tensione, la nostra rabbia. E ci giustifichiamo dicendo che lo facciamo perché non mi ascolta, non riesco a farmi ascoltare, non so che cosa altro fare… Se ti ascolti mentre dai la sculacciata, appena prima che ti venga il senso di colpa, è come se una parte di te si fosse svuotata di un pezzo scomodo, senti quasi un senso di calma. Sberle e sculacciate quindi servono soltanto a chi le dà, perché liberano, sono uno sfogo, si scarica quella tensione data dalla frustrazione della rabbia. Subito dopo inizia il loop del senso di colpa: “Mannaggia cosa ho fatto! Non dovevo farlo, mi dispiace”… Ti chiedo, davvero con il cuore in mano, di considerare che non servono, non sono una soluzione valida per l’educazione dei tuoi figli e non portano nulla di buono nella relazione con i bambini, anzi li danneggiano. Non si fa nemmeno sugli animali, giustamente, non si fa con una pianta e lo facciamo con dei bambini?! Abbiamo gli strumenti per educare e sono anche meno faticosi. Soluzioni per diventare adulti più equilibrati ce ne sono tante, per gestire la relazione con i nostri figli in maniera dignitosa e decisamente più fisiologica per tutti. Dare schiaffi ai bambini, sberle, punire, urlare, svalutare, sminuire, umiliare non è dignitoso: danneggia la sua dignità, ma danneggia anche la nostra dignità di adulti genitori. Non voglio però che tu ti senta in colpa, non è un’accusa. Capisco cha magari anche tu sei cresciuta fra una punizione, una sberla e una sculacciata e giustamente non sai fare diversamente o non lo fai apposta. Capisco che non siamo abituati ad agire con un altro approccio, che non siamo in grado di gestire il nostro bagaglio emotivo perché nessuno ci ha insegnato, è così per tutti. Ma date le soluzioni alternative esistenti, lo possiamo fare per noi e per i nostri figli, possiamo creare insieme una generazione di adulti che non usa più questi strumenti. Ce la possiamo fare, un po’ alla volta. Schiaffi ai bambini: come facciamo a sostituire la sberla e la sculacciata? Innanzitutto è necessario tenere a bada e riuscire a gestire la nostra rabbia. La sculacciata, la punizione e le sberle che diamo a un bambino, sono frutto della nostra rabbia e del nervoso che non riusciamo a controllare. E’ necessario iniziare ad agire a monte, prima di arrivare alla reazione, all’esplosione di rabbia. Ecco due inviti che ti faccio: 1. Gestisci la rabbia. E’ necessario arriva a gestire sempre meglio i tuoi stati emotivi in modo da non arrivare a dover esplodere. 2. Preveniamo la rabbia Un’altra cosa utile è l’invito a riorganizzare la tua quotidianità e la tua routine giornaliera, viaggiare per priorità, perché a volte arriviamo talmente esausti, già sul punto di esplodere dai nostri figli che poi saltiamo in aria per la goccia che fa traboccare il vaso. Nessuno ci ha insegnato a calibrare le nostre energie durante la giornata, a come non stancarci troppo e dobbiamo farlo perché altrimenti quando arriviamo dai bambini, loro diventano dei capri espiatori. Arrabbiarsi non serve a niente e questo incide sulla relazione con i figli. Da Aiutante Magico è necessario avvicinarci ai figli e cercare di comprendere il problema 👉 Per esempio puoi fermarti a riflettere: “Perché mio figlio è aggressivo con me? Mi sta dicendo che non vuole fare una cosa?” “Ha preso un brutto voto a scuola, non ha riordinato dopo che gliel’ho detto dieci volte. Come mai? Come mai è successo questo?” 👉 Oppure ha picchiato sua sorella. Riflessione: è vero che non si fa, ma lui per primo sa che non si fa, allora devo andare ad aiutarlo a sanare questa ferita per cui si sente meno della sorella. Quindi a monte cerco di riuscire a risolvere questa situazione tra di loro. 👉 Altra situazione: ha portato a casa un brutto voto. Allora cosa serve dare uno schiaffo a tuo figlio, sgridarlo e arrabbiarsi? Cerchiamo invece di capire come mai è successo. Cerchiamo la causa e chiediamoci: che cosa non ha capito? È andato in affanno perché gli faceva paura la verifica? O aveva paura di non farla abbastanza bene e il cervello è andato in tilt? Cerchi di capire il motivo e ne parli con tuo figlio. 👉 Altro esempio: tuo figlio ti risponde male, in maniera aggressiva. Riflessione: siccome sai che non è cattivo o maleducato, forse ha una difficoltà? In questo periodo ha accumulato troppo nervoso o è stanco? Sta imitando me perché anch’io quando ho qualche problema mi arrabbio, alzo la voce? Anche in questo caso dare uno schiaffo al bambino risolverebbe la situazione? Non risolve il motivo per cui tuo figlio si comporta in un certo modo. E’ utile invece risolvere la vera causa. Per esempio se oggi ti risponde male perché è stanco, la soluzione potrebbe essere andare a dormire. L’indomani organizzerai meglio la giornata in modo che non si arrivi cotti (e nervosi) alla sera. Se è arrabbiato, aggressivo e risponde male perché è geloso della sorella o perché hai tu un modo sbagliato di dire di no allora è molto più utile andare a risolvere queste cause e intanto non entrare in una lotta di potere con lui. Troviamo la soluzione sia a monte che immediata, cioè non mi arrabbio ora e risolvo il problema che ci ha portato qui, come un vero Aiutante Magico. Quando noi perdiamo la calma, urliamo, comunichiamo ai figli che siamo deboli, fragili Infatti più l’adulto è violento e più è debole, è un adulto che non sa gestire i suoi sentimenti, che si sente fragile o insicuro tanto da credere di doversi arrabbiare o di dover fare la voce grossa per mostrare la sua autorevolezza. Quando urliamo o ci arrabbiamo siamo deboli e in difficoltà, non siamo calmi e fermi, presenti, non diamo l’idea di un adulto da ascoltare, che può essere la sua guida. Se è la prima volta che leggi queste cose so benissimo che puoi considerarle assurde. Ma prova a pensare a questo: secondo te chi è più stabile ed equilibrato: un adulto che esplode di rabbia, perde la pazienza e sa solo urlare e punire sfogando la sua frustrazione sui figli o sugli altri oppure un adulto che di fronte alle difficoltà riesce a mantenere la calma, la lucidità e sa come agire nell’immediato per risolvere la situazione? Fa male a tutti sentirsi dire queste cose, ma da qualche parte dobbiamo partire. Magari i bambini ascoltano e ubbidiscono se li congeliamo con una sberla o una sculacciata: ma lo fanno per paura o perché si fidano di noi? Ma veramente vogliamo che i nostri figli ci ascoltino per paura? Io preferirei che un bambino mi segua perché mi stima, perché ho creato una buona relazione con lui, perché sa che si può fidare e affidare. Non serve generare paura nel bambino, l’esperienza dimostra che non si ottiene niente di buono nella relazione con i figli. Vuoi saperne di più su come evitare schiaffi e sculacciate? Leggi l’articolo: Punizioni Bambini: soluzioni concrete per Educare senza Punire
Capricci per vestirsi: perché i bambini non si vogliono vestire?
La mattina tuo figlio non si fa vestire e fa un sacco di “capricci” per prepararsi? In questo articolo vediamo cosa fare quando i bambini fanno “capricci” per vestirsi, quando tuo figlio non vuole mettere le scarpe o non vuole indossare i pantaloni o una maglia. La situazione peggiora quando i minuti al mattino sono contati e tuo figlio non ascolta e urla perché si rifiuta di vestirsi per andare a scuola o se avete un appuntamento… Le indicazioni che leggerai sono utili anche per comprendere altri “capricci” del mattino, per esempio: se tuo figlio si rifiuta di fare colazione si rifiuta di uscire di casa se vuole restare a letto se arrivano pianti disperati perché dovete lasciarlo con la nonna o la babysitter C’è un motivo se i bambini non vogliono farsi vestire o non si vestono da soli? I bambini hanno sempre un motivo per cui si comportano in un certo modo. Se consideriamo che tutti i bambini del mondo non sono cattivi, sono spontanei, sereni, seguirebbero mamma e papà tranquillamente, le loro regole e le loro indicazioni, dobbiamo sempre domandarci come mai si comportano in un modo differente. Questo “come mai” non riguarda il bambino che: “è rompiscatole”, “che vuole farci arrabbiare”, “che è cattivo”, “è fatto male”… In verità c’è sempre una motivazione valida, che ha un senso, per spiegare il comportamento che hanno. Quindi la mattina non vuole vestirsi per andare a scuola o non vuole mettere le scarpe o i pantaloni? Scopriamo quali possono essere i motivi. Possono essere vari, ecco i principali: Motivo 1: approfittano del momento mattutino. I bambini sanno che bisogna uscire, sanno che papà e mamma devono andare a lavorare e sanno che la scuola chiude, quindi sanno che quel momento è ottimo per attirare la vostra attenzione. Se iniziare a risponderti con dei secchi il loro No!, se puntare i piedi con “io non voglio, non voglio”, innesca questa lotta di potere, sanno che voi vi impegnerete tantissimo a stare lì con loro. Poi sì, probabilmente vi arrabbierete, ma starete lì con loro, mollerete tutto quello che avete da fare in giro, non penserete a fare il caffè, non penserete a vestire voi stessi, non penserete al lavoro. Non penserete a niente: mollerete tutto e andrete lì da vostro figlio perché si vesta e per riuscire a convincerlo. Sembra paradossale, ma quando i bambini hanno la sensazione di non stare abbastanza tempo con noi, di trascorrere un tempo di qualità con noi, approfittano anche di questi momenti per comunicarci tramite i “capricci” per vestirsi o per uscire: “cavoli! almeno così stai con me. Ti prego, anche da arrabbiata ma stai con me. Non voglio che passi poi ancora una giornata, tu adesso mi porti a scuola e io starò di nuovo tutta un’intera altra giornata senza vederti, senza vivere il rapporto con te. E poi quando tornerai a casa sarà la stessa cosa perché tu sarai di fretta. Perché dovrai cucinare, perché smanetterai con il cellulare, perché dovrai rispondere alla zia, perché mi chiederai di lasciarti tranquilla, perché dovrai fare le lavatrici e poi sarà ora di andare a dormire. Mi metterai a letto e la giornata sarà passate di nuovo e io con te quando sono stato? Quando mi sono sentito davvero amato da te? E quando ho giocato con te? Quando ho sentito proprio la nostra relazione stringersi? Quando? Allora allunghiamo questo tempo la mattina e, visto che non so come farlo, lo faccio con questa lotta di potere”. Le vere motivazioni dei “capricci” che fanno i bambini per vestirsi sono sempre a monte. Quindi, in questo caso, dobbiamo cercare di orientare meglio il tempo di qualità, dare priorità alla qualità del tempo che passiamo con loro. Motivo 2: altre volte invece i bambini innescano questa lotta di potere e non si vogliono vestire come una sorta di sfogo. Se per esempio, involontariamente, siamo nervosi con loro, arrabbiati, li rimproveriamo, gli gridiamo contro, alziamo la voce, li strattoniamo, siamo impazienti, allora ecco che alla prima opportunità in cui sanno di darci fastidio perché abbiamo fretta di andare a portarli a scuola o andare al lavoro, allora ecco che cercano di ripagarci con la stessa moneta: “Tu non te ne accorgi mamma, mi tratti in questo modo, allora io non mi vesto, i vestiti non me li metto, questi non li voglio e non voglio andare… Capirai che è lo stesso atteggiamento che hai tu con me o no!?” Anche qua dobbiamo andare a risolvere il vero motivo: dovremmo allora cercare di essere più calmi, più disponibili, fermi quando bisogna esserlo ma senza arrabbiarsi, senza punire e senza essere aggressivi. Motivo 3: i bambini hanno bisogno di sfogare delle tensioni. Succede spesso ai bambini di oggi perché non vivono una quotidianità serena come avrebbero bisogno di vivere. Vivono i nostri ritmi frenetici e le nostre ansie. Di giorno siamo sempre di fretta, non c’è qualcuno che li accolga veramente, che calmi i ritmi, che li rallenti, una persona serena che trasmetta loro: “Ho tutto sotto controllo, stai tranquilla, ci sono io”. Si riempiono come delle pentole a pressione e quando hanno bisogno di esplodere basta la minima cosa. Quando sanno che tu sei lì presente perché devi insistere e li devi vestire, esplodono dicendo “quello non lo voglio mettere!”, ma in verità hanno bisogno di sfogare tutta la tensione nervosa che accumulano. Questa tensione si accumula anche quando la relazione con loro è un pochino troppo rigida. Magari sentono le nostre aspettative su di loro, i giudizi su di loro, il nostro nervosismo. Magari il nostro atteggiamento nei loro confronti è: “fai questo, fai quello. Ti ho detto di comportarti così, ti ho detto di essere così, no, così no”… Una relazione eccessivamente basata sulla rigidità produce questa tensione. Paradossalmente la stessa cosa la produce una relazione troppo molle, quando il bambino non ha delle regole, quando non ha una sana fermezza, quando non ci sono dei genitori che sanno decidere per lui che sanno prendere le situazioni in mano. Allora i bambini rimangono senza degli argini in cui navigare e questo crea di nuovo molto nervosismo, che sfogano anche in momenti come quello del mattino e del vestirsi. È fondamentale risolvere la motivazione nel tempo, a monte occorre lavorare sulla vera causa, durante il giorno, durante le settimane, per cambiare toni e modo o ritmi, ovvero la causa vera delle loro esplosioni. Come fare se il tuo bambino fai i “capricci” per vestirsi al mattino? Nel frattempo, sul momento, l’ideale è non arrabbiarsi. Occorre mantenere la calma e per facilitarci il lavoro potrebbe essere necessario svegliarsi prima, anche se è un po’ faticoso, avere già tutto fatto e preparato prima di svegliarli ed essere lì con loro, disponibile, avere la calma per non arrabbiarsi e seguire i loro ritmi. Non avere l’orologio che ci pressa perché dobbiamo correre al lavoro o portare nostro figlio a un appuntamento e poterci prendere un momento di calma, respirare, non innervosirci, tanto abbiamo tutto il tempo a disposizione è un’ottima base di partenza e per prevenire il nostro nervosismo. Se tua figlia dice: “Io questo vestito non me lo voglio mettere!” ci giochiamo un po’, cerchiamo di sdrammatizzare e possiamo dire: “Davvero non vuoi mettere? Come mai? Forse perché mi sono sbagliata, questa non è una gonnellina, questo è un cappuccio o cappello? Allora aspetta, me lo metto io, mi metto il cappuccio, il cappello…” Se loro vedono che non c’è presa, che non possono farci arrabbiare, che restiamo sereni e addirittura scherziamo allora a quel punto si rasserenano. Oppure per il pantalone possiamo dire scherzandoci su: “allora me lo infilo io questo pantalone… ma non mi passa, mannaggia ho il piede che è grande come la tua gamba! Caspita! Che facciamo allora?” Se siete veramente zen e non siete giudicanti la lotta di potere si spegnerà molto prima sul nascere. Cosa potrebbe non funzionare se tuo figlio non vuole vestirsi al mattino 1. Il nostro vulcano interiore La cosa che a volte succede, ahimè, è che dentro di noi abbiamo un doppio dialogo contrastante: magari pensiamo “ok facciamo come dice Roberta” e diciamo: “Amore ma questa non è una gonnellina, è un cappellino, allora guarda se lo mette mamma”. dentro di noi pensiamo: “Porca Miseria, ti spicci a mettere questa gonna che devo andare a lavorare? Ma tutte le mattine sempre la stessa storia? Ma con me con tutto quello che faccio per te, tutti i sacrifici che facciamo… Basta!’” Se questo in verità è quello che pensiamo, al di là delle parole che diciamo, non funzionerà, perché i bambini hanno bisogno di sentire che in quel momento soprattutto ci interessa accogliere la loro emotività e risolvere il loro disagio. E non avrai bisogno di ore. E’ necessario essere veramente con loro e per loro, avere tempo per loro. È un suggerimento importante ed è ciò che va fatto. Ci vorrà allenamento, sicuro, ma va fatto, perché tutti noi possiamo acquisire questa calma. Ecco perché il primo suggerimento utile resta fare le cose in anticipo e svegliarsi un po’ prima al mattino in modo da ridurre la nostra pressione e per avere minuti preziosi in più per gestire questi imprevisti. 2. Esplicitare il motivo che ha scatenato il “capriccio” per vestirsi Può essere utile poi esplicitare ai vostri bambini il vero motivo per cui si sentono o si comportano così. Possiamo per esempio dire: “Amore, secondo me non è mica la gonnellina. Secondo me è che non hai proprio voglia di andare a scuola (o dalla nonna), vuoi stare a casa con la mamma… Amore mio, lo so che sei ancora arrabbiata perché ieri sera mamma si è arrabbiata. Non ti abbiamo fatto vedere il cartone (o Luca ti ha rotto il gioco), vero? Sei ancora arrabbiata per questo, siamo andati a dormire, niente coccole e sei ancora arrabbiata per quella cosa.” Se i bambini sentono che voi lo sapete, che siete disposti ad aiutarli, si tranquillizzano, perché loro cercano il vostro aiuto. Che vi risponda di Sì o che vi dica No, se sai qual è la causa e vai a colpo sicuro, abbracci la tua bimba, la accogli, il risultato è che si veste senza più parlare o arrabbiarsi. Personalmente non sono mai arrivata a dover vestire un bambino in macchina, perché se i passaggi prima sono fatti con il cuore non si arrivata a tanto. Certo, bisogna però mantenere la calma 😊. So che non è semplice ma è possibile. Come prevenire le lotte di potere quando tuo figlio rifiuta i vestiti che proponi Un altro aspetto è che, se i vostri bambini nei primi anni sono abituati a decidere tutto, è difficile che all’inizio accettino che voi vogliate per loro quei vestiti, questi orari, questo cibo a pranzo o questo a colazione. Se siete abituati a fare loro le domande: “Cosa vuoi? Vuoi mettere questi pantaloni? Vuoi mettere quello? Andiamo al parco, andiamo dalla nonna, aspettiamo ad andare dalla nonna? Ti cambio il pannolino? O non lo cambiamo? Vuoi mangiare adesso? Cosa facciamo?” Se si abituano a decidere, per loro sarà difficile accettare le vostre regole, anche se ne hanno un bisogno estremo. Infatti senza regole i bambini sono nervosi, hanno bisogno di dritte. Ecco perché è importante badare a questo aspetto, tornare a quella fermezza sana, saggia che noi possiamo costruire dentro, che manifestiamo senza arrabbiarci, senza durezza ma in maniera diretta e serena. Per riassumere: se i nostri figli fanno i “capricci” per vestirsi la mattina, non vogliono indossare i pantaloni o si rifiutano di fare colazione dobbiamo andare alle cause, alle motivazioni. E sul momento è importante non arrabbiarci, sdrammatizzare e poi accogliere, svelare, mettere in chiaro quello che loro stanno provando, come mai sono arrabbiati, come mai si stanno comportando in questo modo, e poi accoglierli. Spero che queste soluzioni ti siano utili per tutte le volte in cui tuo figlio o tua figlia fanno i “capricci” per vestirsi o non vogliono indossare una maglia o un pantalone. Se vuoi approfondire come comprendere e gestire i capricci di tuo figlio puoi leggere qui l’articolo I capricci non esistono: la Guida completa di Bimbiveri
Spannolinamento notturno: 10 passi per togliere il pannolino di notte
Sappiamo tutti che i tempi dello spannolinamento diurno non corrispondono a quelli dello spannolinamento notturno. E quindi capita che, quando festeggiamo perché finalmente nostro figlio non usa più il pannolino di giorno e sta diventando sempre più autonomo, iniziamo a preoccuparci per la notte: E per la notte adesso come faccio? Continuerà a fare la pipì senza rendersene conto? Quante volte dovrò svegliarlo perché non si bagni o non inzuppi le lenzuola? Finirà presto tutto questo? E un sacco di altri dubbi e paure… Per soffiarle via, vediamo insieme qualche suggerimento e qualche punto fermo che possa aiutarti a vivere anche questo secondo passaggio nella maniera più armonica possibile. Qualche punto fermo per uno spannolinamento notturno senza stress 1️⃣ È naturale che arrivi prima l’autonomia diurna rispetto a quella notturna. 2️⃣ Anche qui, non si tratta di qualcosa che potrai “insegnare” o “raccomandare” a tuo figlio. Infatti si tratta di una maturazione fisiologica che avverrà nel tempo e quindi la pazienza e l’attesa necessaria che tutto avvenga da sé sono i migliori strumenti di cui potrai equipaggiarti 3️⃣ Dovrà entrare in campo la regina “Pazienza” 4️⃣ Dovranno uscire dal campo le scomode sorellastre “Aspettative” So che questi 2 pilastri non ti sono sufficienti. Per questo affrontiamo adesso i principali aspetti concreti con i relativi suggerimenti che potranno esserti molto utili come linee guida da seguire nel momento in cui dovrai cimentarti nella pratica dello spannolinamento notturno. Come già avrai capito non si tratta di poter impostare un orologio biologico o di poter scegliere una data precisa. Non succederà che da una notte precisa in poi toglieremo per sempre il pannolino. Non succederà nemmeno che nostro figlio sarà magicamente autonomo, non bagnerà le lenzuola, andrà in bagno da solo senza interrompere il tuo sonno e poi tornerà a letto riaddormentandosi con facilità senza richiedere il tuo intervento. Non solo questa è fantasia, ma è naturale che avvenga piuttosto il contrario. Semplicemente perché non è questa la natura del bambino che, a differenza di quanto noi vorremmo, fa le cose per gradi e lentamente e a piccoli passi fa maturare il bambino e la fisiologia del suo corpo. 10 passi per togliere il pannolino di notte: E quindi: 1️⃣ Dopo aver tolto il pannolino di giorno, continua ad usarlo la notte. 2️⃣ Controlla il pannolino la mattina e riconosci come un buon momento di passaggio quello in cui trovi il pannolino quasi sempre asciutto o poco bagnato. 3️⃣ Evita di creare stress attorno a questo momento. Evita quindi di spiegare a tuo figlio perché dovrebbe smettere di fare la pipì di notte, o accorgersi dello stimolo e chiamarti, evita di dirgli che adesso è grande, ecc. 4️⃣ Soddisfa la sete di tuo figlio anche di sera ricordandoti di non esagerare (la sera) con cibi troppo salati o asciutti (che fanno venire molta sete). Non eccedere inoltre con bevande gassate o dolcificate, preferisci l’acqua e nella giusta quantità. 5️⃣ Per sicurezza, puoi portarlo a fare la pipì prima di dormire anche più di una volta (sempre senza assillarlo e senza stress). 6️⃣ Evita di svegliare tuo figlio di notte puntando l’orologio. In questo modo non stai favorendo la sua naturale maturazione e armonizzazione che, anche se più lenta e scostante rispetto a quello che tu immagini o vorresti, è pur sempre la più perfetta. 7️⃣ Quando arrivi al punto n.2 puoi passare alla mutandina (mutandina “vera” e non pannolino a mutandina). Se temi che il letto possa comunque bagnarsi ogni tanto (cosa del tutto normale che potrà succedere) puoi aiutarti con il punto 8 8️⃣ Dato che: non è detto che tu sia così disponibile e contenta di svegliarti di notte per cambiarlo dobbiamo evitare di far passare il messaggio di essere scontenti o disturbati dal fatto che nostro figlio ha fatto la pipì nel letto non possiamo neppure farlo sentire inadeguato ti suggerisco di rendere il momento dello spannolinamento notturno più semplice per te in questo modo: 👉 tieni sempre a portata di mano indumenti puliti per il cambio e se non vuoi andare in bagno anche salviette e asciugamani 👉 prepara il letto con doppie lenzuola in modo da ridurre i tempi di cambio. A partire dal basso disponi: materasso – coprimaterasso – lenzuolo – coprimaterasso – traversa plastificata – lenzuolo. Ti basterà togliere i primi tre strati per ritrovare già tutto asciutto e posizionato. 👉 Tieni anche a portata di mano un lenzuolo e una federa del cuscino puliti e una coperta pulita e asciutta. Sai bene che la pipì che scappa di notte raggiunge a volte punti impensabili che vanno anche oltre le leggi della fisica! 9️⃣ A costo di qualche lavatrice in più, non tornare indietro e una volta tolto il pannolino di notte non rimetterlo. Anche se ti sembra che la cosa stia andando un po’ per le lunghe. 🔟 Te lo ricordo: è indispensabile evitare di mettergli fretta, di colpevolizzarlo, di mostrarti scocciata o dispiaciuta… È una fase della vita che fa parte dell’esistenza di tuo figlio e non va condannata, anche se per te è preferibile non essere svegliata di notte. Ogni cosa ha il suo tempo e chi sceglie di essere genitore lo deve in qualche modo mettere in conto. Perchè lo spannolinamento è difficile? Capisco che il momento di eliminare il pannolino generi non solo preoccupazioni ma ansia, nervosismi e impazienza. Mi auguro che questo articolo ti rassicuri e ti fornisca nuovi spunti per alimentare il tuo istinto innato e la tua capacità di osservazione: sarà loro ad aiutarti a mettere in campo risorse davvero efficaci in queste fasi di passaggio di tuo figlio. Per approfondire il tema dello spannolinamento puoi leggere: Perchè lo spannolinamento è difficile? 5 step per iniziare senza problemi.
Punizioni Bambini: soluzioni concrete per Educare senza Punire
Sulle punizioni ai figli, che si tratti di punizioni a bambini di 4 anni o di un adolescente ci sono un sacco di dubbi che girano nella testa dei genitori. Da un lato ci sono i sostenitori delle punizioni, dei musi duri e toni di ghiaccio che vogliono sapere: Che punizioni dare ai bambini? Quanto deve durare un castigo? Quando punire i figli? Quando si può iniziare a sgridare un bambino e dare la punizione? Quali sono le punizioni educative in adolescenza? Dall’altra sponda abbiamo mamme e papà che invece mettono in dubbio la valenza educativa delle punizioni per i bambini e i ragazzi e si chiedono: E’ possibile educare senza punire? Come farsi ascoltare senza urlare, punire e ricorrere ai ricatti? Stai per scoprire che esistono le soluzioni per risolvere la causa che ha portato tuo figlio o tua figlia a comportarsi in un certo modo e… …che la punizione non è necessaria per educare, anzi, devi sapere che non solo è la via più faticosa per te ma crea nel tempo anche una distanza fra te e i tuoi figli. E se le punizioni per i bambini e i ragazzi non fossero educative? Si parte dal principio secondo il quale se hai sbagliato io ti posso punire facendoti soffrire… Ti chiudo al buio in una stanza, ti metto nella sedia della riflessione, ti umilio davanti ai compagni, ti faccio fare una figuraccia, ti tolgo i cartoni, ti tolgo il videogioco, ti tolgo il tuo gioco preferito, ti tolgo il pomeriggio con il tuo amichetto… Si presuppone che con queste conseguenze il bambino o il ragazzo capisca che così non si deve comportare, perché altrimenti non ottiene qualcosa a cui tiene o si sentirà umiliato, ecc… Un giorno hanno deciso di provare a usare questo sistema con gli animali: tu vuoi andare a prendere il mangiare, se fai quel percorso suoni il campanello, fai la giravolta, alzi la gamba, fai la pipì allora hai il premietto e hai la pappa buona, altrimenti se fai il percorso al contrario, giri dall’altra parte, fai la pipì con l’altra gamba prendi la scossa… niente pappa e vediamo se così ti convinco a fare quello che dico io. È un po’ la filosofia che risiede nella nostra testa quando decidiamo consapevolmente che la punizione è giusta, quindi la usiamo come metodo educativo. In verità questo discorso si equipara alle sberle… non servono e l’esperienza lo conferma. Ma veramente pensiamo che i figli di oggi siano così insensibili, sottomessi, poco intelligenti, per cui possa funzionare un approccio basato sulle punizioni, sulle privazioni e sulla paura? Il problema è che la punizione non è assolutamente educativa. So che magari stai pensando: “Non è vero, quando lo punisco sta buono e fa quello che dico io, quindi funziona…” Forse tuo figlio si sottometterà anche in quel momento, ti dirà anche di sì, accetterà anche l’umiliazione, ma fa quello che vuoi tu per paura… Bisogna sapere che tutte queste soluzioni lo fanno rinsecchire, lo fanno sentire sminuito, svalutato, non crederà più in se stesso, oltre il fatto che con il tempo smetterà di credere in te, di fidarsi, comincerà a mentire, a non ascoltare… Se noi vogliamo il suo bene, la sua crescita nella maniera più fisiologica possibile, possiamo scegliere di non usare le punizioni con i figli, dato che le alternative oggi le abbiamo. Ecco perché amo moltissimo l’idea dell’Aiutante Magico. Abbiamo fatto nascere i nostri figli, abbiamo scelto di curarci di loro e ora dobbiamo accompagnarli come delle guide fedeli, degli Aiutanti Magici, perché a volte bisogna fare delle magie per de-condizionarci da tutta la vecchia cultura sull’educazione dei bambini che ci è propinata dalle generazioni che ci hanno cresciuto. Come educare i figli senza ricorrere alle punizioni Cosa possiamo fare per non punire e riuscire comunque a educare e far capire ai figli che cosa si può fare e cosa non si può fare? Quando un bambino ha un certo atteggiamento o fa un errore qualsiasi, ecco quali sono le azioni da fare, sempre le solite: non ci arrabbiamo, andiamo in aiuto, cerchiamo di capire cos’è successo. Riflettiamo un attimo: > Qual è il motivo per cui è successa questa cosa? > Sei arrabbiato? Sei stanco? Senti che nessuno ti sta guardando in questo momento? > Stai richiedendo attenzione? Sei geloso? > Non sei capace, non hai più voglia, non hai capito qual è il motivo? Io ti aiuto! Esempio 1 evitare la punizione ai bambini: picchia la sorella Tuo figlio ha picchiato la sorella e noi tuoniamo: “Basta per una settimana non guardi i cartoni!!” Purtroppo ti puoi arrabbiare quanto vuoi ma serve a niente. Perché non risolvi la causa con una sgridata e una punizione. E’ molto più utile chiedersi: come mai ha picchiato la sorella? Forse bisogna migliorare il tempo di qualità che trascorro con lui? E’ necessario tornare a farlo sentire amato? Allora cerco in questo mese di avere questo obiettivo, mi organizzo per far sì che il nostro tempo prezioso insieme aumenti di quantità e qualità. Quindi lo guarderai di più negli occhi, gli darai attenzioni esclusive, cercherai sempre di dare attenzioni mentre guardi anche la sorella. Avrai tutte le accortezze per risolvere piano piano la causa. Nel frattempo, sul momento, quando intervieni perché ha appena picchiato la sorella puoi abbassarti e dire: “Cos’è successo amore? Mamma mia, che sberla che le hai tirato! Devi essere proprio bene ben arrabbiato. E lo so che sai che non si picchia … Adesso le chiediamo scusa. “Lo so che eri tanto arrabbiato. La prossima volta vieni da me e me lo dici perché ti ha preso il gioco… Adesso risolviamo la situazione del gioco e poi la prossima volta non ti preoccupare, vieni da me, mi chiedi aiuto” La prossima volta, o magari dopo due o tre arriverà a chiamare “mamma vieni perché mi ha fatto questo” e si comincia così, pian piano. Ecco che è necessario educare e non punire. (Per saperne di più su come risolvere i litigi fra i tuoi figli puoi leggere: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli.) I bambini non sono cattivi e non sono nemmeno aggressivi di natura, i bambini fanno così perché reagiscono, come reagiremmo anche noi se non avessimo imparato a gestire il nostro bagaglio emotivo… È possibile evitare le punizioni per i figli che non studiano o hanno preso un brutto voto a scuola? Vediamo le possibili soluzioni con il prossimo esempio. Esempio 2 per educare senza punire: ha preso un brutto voto a scuola Invece di tuonare con un: “Allora basta, adesso per una settimana non usi il tablet!” proviamo a ragionare da fuori, estraniamoci come se fossimo un extraterrestre e chiediamoci: “Ma a cosa serve se gli urlo? Ha preso un brutto voto a scuola perché si è agitato? Ha preso un brutto voto a scuola perché ha paura delle verifiche? Forse ha preso un brutto voto a scuola perché non ha studiato o perché non ha capito? Sta vivendo un periodo in cui è più nervoso? Cosa è cambiato da quando ha smesso di prendere buoni voti?” Allora per evitare la punizione a un bambino o a un ragazzo entriamo nella modalità dell’Aiutante Magico e possiamo chiedere: “Cosa è successo? Avevi studiato ma non abbastanza? Cosa posso fare per aiutarti a recuperare questa lacuna in matematica? Che cos’è che non ha capito? È difficile il ragionamento? Allora ti aiuto io, troviamo insieme un sistema per capire meglio il ragionamento…” Magari è una questione di agitazione? Magari non crede abbastanza in sé stesso… allora dovrò fare tutta una serie di azioni per farlo sentire più sicuro. Ovviamente questi sono solo esempi che potrai adattare in base all’età di tuo figlio. Per educare senza punizioni mira alla causa… Come vedi mentre le soluzioni cercano di mirare alla causa e sul perché nostro figlio è in difficoltà la punizione invece serve soltanto per creare una distanza tra noi e i nostri figli. Le soluzioni ci sono, anche se richiedono un pochino di attenzione per essere messe in pratica e diventare automatiche, vale veramente la gioia di mettersi in gioco. E io sono qui per aiutarti a farlo 😉
Ritorno a scuola: 4 step per evitare ansia, tristezza e nervosismo
Se hai dubbi su come organizzare il rientro a scuola devi sapere che ci sono diverse soluzioni per aiutare tuo figlio a superare il “trauma” del ritorno sui banchi. Vediamo come prepararsi per il rientro a scuola evitando ansia e tristezza, come si fa a riprendere il ritmo, come possiamo gestire al meglio i compiti, come affrontare le settimane prima e i primi giorni dopo l’inizio della scuola. Figli con l’ansia da ritorno a scuola? Iniziamo con il primo passo: 1. Accogli come si sentono per evitare nervosismo e tristezza Spesso, arrivati alla fine delle vacanze, a una settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico e dal rientro a scuola tendiamo a preparare i nostri figli con frasi minacciose come: Guarda che la prossima settimana si ricomincia! Guarda che non potrai più dormire fino a tardi! Possiamo invece fare l’opposto e dedicarci ad accogliere, la loro eventuale frustrazione. Ad esempio possiamo avvicinarci al loro sentire e dire: Guarda, lo so che non ne hai affatto voglia, lo capisco. È tutta l’estate che c’è un bel tempo andiamo in piscina e ti puoi svegliare più tardi. Non hai voglia di ricominciare. Quando ci mettiamo nei loro panni si sentono ascoltati e di conseguenza sarà più facile che ci esprimano come si sentono. In questo modo saranno meno nervosi, tristi e sarà più facile per te comprendere come aiutarli in questo passaggio dall’estate al rientro a scuola. Più la loro frustrazione viene fuori, e meno la dovranno accumulare nelle prime settimane per poi sfogarla, ad esempio, quando è ora di iniziare a fare i compiti o svegliarsi al mattino. I figli più si sentono compresi e più riescono a tirar fuori le energie e la loro forza e capacità di adattamento, per sostenere ritmi che magari non sono così vicini alla loro natura o non sono meravigliosi come quelli delle vacanze. Evita un inizio brusco: usa lo “svezzamento” per rientrare a scuola gradualmente Alla ripresa, ricominciare bruscamente sicuramente non è ideale. Possiamo infatti adottare una sorta di svezzamento, esattamente come facciamo con il cibo quando sono piccoli. Quindi cosa possiamo fare nel pratico per rendere meno brusco il ritorno a scuola dopo le vacanze? 2. Non alterare troppo i ritmi durante le vacanze Possiamo evitare, durante il periodo estivo, di alterare troppo i ritmi. Ad esempio, se la sveglia la mattina in genere è intorno alle 6:00-7:00, magari durante l’estate li sveglieremo alle 8:00-8:30 evitando se possibile che dormano fino a mezzogiorno. Diventerà infatti davvero difficile, dopo un’estate piena di sregolatezza, ritornare poi a settembre a dover seguire di nuovo tutte le regole che diventeranno troppo pesanti con l’inizio della scuola. Quindi il consiglio è di cercare di creare un ritmo e buone abitudini: la sveglia non troppo tardi, una programmazione dei compiti o del ripasso (a seconda dell’età), continuare a collaborare in casa se durante l’anno era già un’abitudine, ecc. 3. Mantieni le abitudini delle vacanze nelle prime settimane Allo stesso modo, quando si riprende la scuola, possiamo cercare di mantenere nelle prime settimane delle abitudini tipiche delle vacanze. Ad esempio possiamo andare ancora ogni tanto in piscina o ripetere dei giochi che facevamo con gli amici in cortile quando non c’erano compiti da svolgere. Cose di questo tipo aiutano il bambino ad affrontare questo passaggio in maniera più armonica e meno pesante. 4. Come organizzare i compiti estivi Spesso possono esserci molti compiti e anche per i genitori l’idea di tornare a scuola e a fare i compiti con i propri figli può essere pesante da affrontare. Può essere il periodo delle vacanze un’occasione perché i figli trovino il piacere e la voglia di fare le cose da soli, in autonomia? Vediamo cosa si può fare in base all’età. 👉 Scuola elementare Quando i bambini sono molto piccoli, quindi dai primi anni delle scuole elementari e perché no, anche fino alla fine dei 5 anni di scuola elementare, è ancora difficile per loro essere autonomi completamente. Quindi, paradossalmente, più hanno il supporto e la supervisione di un adulto, più diventeranno autonomi, durante il periodo delle medie o delle scuole superiori. 👉 Da fine scuola elementare/Dalle scuole medie Invece, se siamo verso la fine del ciclo delle elementari o già nelle scuole medie, il periodo dell’estate può diventare un’occasione per lavorare sull’autonomia. Questo grazie al fatto che ci saranno ritmi un pochino più rilassati e non pressanti come durante l’anno scolastico, senza l’ansia del compito in classe o dell’interrogazione. Ovviamente utilizzando anche dei metodi che siano simpatici, divertenti, creativi, si può utilizzare questo periodo sia per fare i compiti che per eventualmente recuperare alcune lacune dell’anno scolastico precedente. I compiti in aiuto alla disciplina Anche il momento dei compiti può essere d’aiuto per ritrovare autonomia e disciplina. Anche se i bambini hanno voglia di essere collaborativi e hanno voglia di imparare spesso la disciplina e la voglia vengono meno quando la modalità in cui compiti vengono strutturati è un po’ lontana dal modo di apprendere del bambino. Spesso i compiti che vengono assegnati ai bambini sono quasi più adatti ad un adulto che è abituato a ripetere in maniera piuttosto monotona lezioni o operazioni. I bambini invece imparerebbero e farebbero i compiti molto più volentieri se questi esercizi fossero fatti in maniera un pochino più interattiva. Per esempio, per quanto riguarda le operazioni e i problemi di matematica, per i bambini è più facile se vengono abbinati ad una situazione concreta, come quella del mercato, del supermercato o del negozio. La lezione di storia o di geografia per i bambini è molto più facile da imparare se viene raccontata loro come una storia che non invece dicendo: “Leggi queste cinque pagine finché non le impari a memoria. Poi ripetimele e vediamo se hai imparato”. Questo per i bambini è molto noioso e allora ecco che diventa importante per esempio approfittare proprio del periodo estivo per aiutare i bambini con questa modalità. E questo aiuta anche molto la loro disciplina e la loro autonomia. Ricomincia anche lo sport: può essere utile per ritrovare la disciplina? Lo sport non dovrebbe essere eccessivo, perché spesso oggi i bambini e ragazzi sono sovraccarichi anche di molte attività. Ma se lo sport scelto è uno sport che appassiona tuo figlio, è fondamentale e aiuta tantissimo: – Sia perché gli permette di esprimersi con il corpo, di muoversi: i bambini hanno tanto bisogno di questo tipo di espressione che spesso la scuola, per vari motivi, non consente. – Sia perché è un ottimo strumento per divertirsi, svagarsi se è una sua passione. La base fondamentale per affrontare l’ansia e lo stress da ritorno a scuola (e che fa tutta la differenza per tuo figlio) Anche i bambini e i ragazzi, come gli adulti, possono ritrovarsi in una condizione di stress mentale che magari in qualche modo condividono con i loro genitori. Cercare allora di mantenere in estate una routine non troppo alterata crea una sorta di continuità. In questo modo il riadattamento alla routine scolastica diventa più facile. Ecco perché dobbiamo poi ricordarci sempre di accoglierli. Non giudichiamoli ed evitiamo di iniziare dicendo frasi come: Ma dai, vedrai che ti piace! Ma guarda che ritrovi tuoi amici… Come ti ho suggerito all’inizio dell’articolo la base fondamentale è sempre l’accoglienza e la comprensione. Se tuo figlio ti dice: Non ho voglia, ho paura di nuovo di dover sostenere le tensioni dei compiti in classe. Ho paura dei troppi compiti…. Lascialo parlare senza giudicarlo ed evita il più possibile di farlo sentire inadeguato o sbagliato. Infatti più tuo figlio si sentirà capito e più sarà sereno e tranquillo nell’esprimere cosa sente. Perché insisto sull’accoglienza? Perché se riesci ad aver cura di questo passaggio tuo figlio sarà più sereno e mettere in pratica tutti gli altri suggerimenti di questo articolo quando sarà ora di rientrare a scuola sarà molto più facile :- ) Naturalmente ci tengo a sottolinearti che se mantenere sane abitudini anche in estate aiuta, ricordiamoci anche sempre che l’estate è anche un momento d’oro per riprendere in mano la nostra vita, ritmi più sani, rallentare, godere delle cose semplici e fare tutte quelle cose che non riusciamo a fare durante l’anno ma che sono a volte più utili e sane di quello che ci aspetta nell’anno “canonico” Puoi ascoltare proprio su quest’ultimo argomento la puntata del podcast: Vacanze: come possiamo far tesoro del tempo con i nostri figli? Se vuoi approfondire il tema dell’inserimento a scuola, puoi anche leggere questi articoli: Come gestire l’Inserimento alla Scuola Primaria Voglio la Mamma! Perché l’inserimento al Nido e alla Scuola dell’infanzia è difficile?
Ti senti sbagliata e incapace? E invece sei perfetta così come sei.
Non sono enormi, difficili o stratosferiche le cose che possono fare la differenza nella relazione con i nostri figli. La differenza la fanno alcune piccole cose che tutti possiamo fare. In questo video ti spiego come alleggerire “lo zaino” pesante che ci teniamo sulle spalle, colmo di tutto ciò che non serve, e come invece arricchire il cesto che teniamo davanti, tra le braccia, con ciò che ci è più utile per migliorare e rafforzare il rapporto con i figli. Ti sarà utile per tutte le volte in cui pensi di te stessa: “Non mi sento brava!” “Mi sento imbranata!” “Ogni cosa che faccio è sbagliata!”
Smettila di essere Aggressivo! 5 motivi che scatenano l’aggressività dei bambini con i genitori e a scuola
A volte i bambini picchiano la mamma, lanciano oggetti, mordono, tirano calci, urlano, sono aggressivi a scuola verso compagni, insegnanti, verso le cose… Prima di capire COSA fare, è fondamentale capire PERCHÈ i bambini arrivano a essere aggressivi a casa, a scuola o con gli amichetti. Ci sono molti motivi che sviluppano tensione, rabbia e aggressività e forse molti di questi non te li aspetti nemmeno. Capita che ci siano genitori che mi dicono: “io sono dolcissimo con mio figlio, non faccio nulla di estremo, cerco di prenderlo per le buone. In casa nessuno picchia, nessuno alza le mani, eppure lui…” Spesso i bambini quando sono molto piccoli e cominciano a picchiare, a tirar calci o a innervosirsi hanno l’esempio di adulti di riferimento che, senza rendersene conto, alzano la voce, spaventano: “Basta! Ti ho detto smettila. No eh! Dammi sta roba. Basta adesso!” “No fermo! Smettila!” Oppure sbattono le porte quando sono arrabbiati, strattonano le cose, sbattono le ante degli armadietti, ecc. Risposte di questo tipo, banali e comuni, bastano per generare nel bambino tensioni e paure che necessariamente ha bisogno di scaricare all’esterno. Soprattutto nella prima infanzia quando i bambini non hanno ancora dimestichezza con le proprie emozioni e con la capacità di verbalizzarle o farsi aiutare da un adulto a gestirle. Possono esprimersi solo con quello che conoscono, il pianto e il corpo. Nel momento di gioia, tranquillità e serenità abbracciano, sorridono, ballano, ma quando il corpo è carico di tensione allora picchiano, urlano e tirano calci. Bambini che rompono tutto, graffiano, picchiano i genitori: ecco 5 motivi che scatenano l’aggressività 1. Si arrabbia perché non sa ancora esprimere il suo problema La tensione si accumula anche quando i genitori non se ne rendono conto. A volte i bambini semplicemente sono contrariati, si irritano per un atteggiamento di qualche altro bambino, magari gli viene sottratto un gioco che stanno usando o non vogliono giocare con un amichetto insistente… magari sono stati presi in giro o papà e mamma non l’hanno capito, insistono perché non faccia qualcosa che lo incuriosisce molto… Il bambino si irrita, è piccolo, non sa ancora esprimere il suo problema a parole, la sua difficoltà e chiedere aiuto, lo fa col corpo, lo fa con quella che noi chiamiamo “aggressività”. 2. I bambini diventano aggressivi per la tensione che accumulano Un altro motivo è l’accumulo di tensione “specchio”. Anche se sembra un concetto marziano, davvero i bambini assorbono dall’ambiente circostante. Se mamma e papà sono in tensione, sono stressati, si lamentano, se si trattengono ma sbatterebbero volentieri tutto se solo potessero… Se cercano di essere una maschera di porcellana bella sorridente, ma dentro bollono, sono una pentola a pressione che sta per scoppiare, il bambino lo sente e assorbe questa tensione che necessariamente, prima o poi, deve sfogare. È sufficiente qualsiasi evento, anche quello più inaspettato, per farlo saltare con un capriccio, un calcio o un morso. 3. Il bambino diventa aggressivo perché difende il suo spazio Altre volte i bambini hanno bisogno di difendere il loro territorio. Tengono molto ai loro giochi, tengono molto a mamma e papà, tengono molto ai loro spazi che per loro sono una sicurezza, una garanzia del mondo con il quale possono interagire, del fatto che loro esistono, che possono interagire toccando, sperimentando… Nel momento in cui sentono vacillare il predominio su questo territorio perché qualcuno gli prende il gioco, perché papà o mamma dicono “Basta! Adesso tutte queste cose non le tocchi più” hanno bisogno di difendersi o di esprimere la delusione. Se noi genitori non sappiamo mediare e gestire al meglio la situazione includendo anche l’emotività di nostro figlio, è molto probabile che lui reagisca con l’aggressività. 4. Non ha limiti Una causa paradossale dell’aggressività nei bambini è la mancanza di confini. Quando un bambino sente di avere di fronte un genitore insicuro, un genitore che non sa scegliere, magari fragile, va in confusione. I bambini hanno bisogno di tanto, tanto amore ma, allo stesso tempo, hanno anche bisogno di fermezza, di sentire di avere davanti un genitore che sa decidere, che sa dire di no in modo adeguato. Oggi la maggior parte degli adulti è fragile. Non sappiamo prendere delle decisioni, non sappiamo dire NO senza rabbia, senza urlare con equilibrio e fermezza, non sappiamo non cambiare idea. Spesso mamma e papà delegano la decisione al bambino in merito a scelte della quotidianità che sono di competenza dell’adulto: “Andiamo adesso? Andiamo dopo? Vuoi mangiare? Cambiamo il pannolino? I compiti, boh? Li facciamo adesso? Forse preferisci andare prima di là, forse… ma… non lo so…” Questa forma di insicurezza è una grande fonte di stress per i bambini. Loro hanno bisogno di sentire tutta la forza interiore del genitore. Se manca si sentono destabilizzati, impauriti e spesso reagiscono proprio con l’aggressività. 5. Bambini aggressivi a scuola e con altri bambini Capita spesso di assistere a bambini che diventano aggressivi o aumentano la loro aggressività quando inizia la scuola dell’infanzia. Devono stare otto ore attenti, seduti, concentrati, ad ascoltare senza avere la possibilità di esprimersi, a fare esercizi magari noiosi e ripetitivi. I bambini, ad un certo punto, sentono di dover esplodere, di doversi ribellare. E lo fanno manifestando un comportamento aggressivo. 4 soluzioni per l’aggressività e la rabbia dei bambini Che cosa fare? Prima di tutto osserva la tua quotidianità, osserva la tua interiorità, osserva il rapporto che hai con tuo figlio. Magari la motivazione è una di quelle elencate sopra. 1. Osserva il tuo atteggiamento Non te ne rendi conto e forse accumuli stress, tensione, con tuo figlio sei molto dolce ma dentro sei un vulcano che sta per eruttare e tuo figlio lo sente. A volte non te ne accorgi e sei stanca, frustrata, non ce la fai più, sei alla fine della giornata, ti scappa la pazienza o ti scappa la piccola sberla, lo strattoni dalla maglietta anche se non volevi farlo. Hai un atteggiamento duro, scontroso, ti arrabbi, alzi la voce… tutto questo serve ad alimentare le frustrazioni di tuo figlio. Cerca di mantenere la CALMA prima di tutto. Come? Distraiti, prenditi degli spazi per te, dedicati qualche minuto nella giornata, ricomincia da qualcosa che ti piace, ma fai il possibile per ricaricare le batterie e per riposarti. Non possiamo essere calmi e pazienti con i nostri figli se non ci riposiamo e non pensiamo anche a noi e al nostro benessere. Ogni mamma sa benissimo per esperienza che nei giorni in cui è più serena e riposata riesce a gestire meglio qualsiasi situazione con i figli, “capricci” compresi! 2. Attenzione al ritmo Osserva la giornata, la settimana e fai attenzione ai ritmi troppo frenetici. I genitori che non sanno gestire al meglio l’organizzazione familiare e vanno continuamente in confusione, dimenticano le cose, si lamentano, sono nel caos perenne, passano involontariamente questo stress ai figli. Trova il modo di rendere fluida la scaletta delle cose da fare, degli impegni di ognuno, fai sì che il ritmo rispetti i tempi di tutti i familiari. Anche il ritmo della giornata è le cose da fare sono riferimenti importantissimi per il bambino, perché gli danno serenità e tranquillità. In questa nuova organizzazione è necessario far attenzione a un buon tempo per coltivare la relazione con tuo figlio: ascoltarlo, accoglierlo, dargli il tempo per sperimentare e sostenerlo, raccontare, dargli il tempo di sbagliare e rimediare, il tempo per le coccole, il tempo per gestire i tuoi no e i suoi no. Quando succede qualcosa o fa un capriccio cerca di non partire subito con “NO smettila!”, cerca di comprendere cos’è successo. Guardalo negli occhi, prenditi del tempo per giocare con lui in modo che si senta rassicurato, accolto e considerato. 3. La qualità dell’ascolto Quando ascolti tuo figlio, quando sei disponibile, quando riesci a essere ferma senza delegare le scelte, focalizzati sui suoi bisogni, concentrati su di LUI. Prova prima a ragionare sui mille NO che ti partono per qualsiasi cosa: “Non andare lì. Aspetta! Adesso no. Dobbiamo farlo dopo, sempre dopo, e continuamente dopo” Prova a pensare se di quei mille no qualcuno puoi non dirlo. Magari scopri che solo 200 sono NO utili e gli altri sono solo freni. I bambini diventano aggressivi quando sentono limitata la loro creatività, la possibilità di esprimersi, la possibilità di essere se stessi. Allora cercare di dosare questo atteggiamento, di fargli capire che anche se il tuo è un No, hai comunque compreso molto bene la sua motivazione, sei con lui, sei empatico… Questo lo rassicura tantissimo e lo aiuta a gestire meglio la sua interiorità. 4. Il contenitore fisico Le punizioni e le sgridate alla lunga con tuo figlio non funzionano. I bambini aggressivi puniti o sgridati possono solo peggiorare il loro stato d’animo. Il contenitore fisico è la vera alternativa. L’abbraccio, la coccola, la stretta amorevole, il tocco, il contatto visivo, la carezza, la calma interiore che tu genitore puoi trasmettere a tuo figlio sono perle. Ora che hai queste soluzioni non ti resta che mettere in pratica. So benissimo che non è sempre semplice all’inizio, ci vuole tempo, ma la buona notizia è che la perseveranza fa miracoli! Da ricordare: l’aggressività dei bambini è una “ribellione” che ha bisogno di essere sfogata e accolta Come hai già letto un bambino che morde, alza le mani ai genitori o lancia gli oggetti è un bambino che ha bisogno di liberarsi di uno stato d’animo “scomodo”. C’è qualcosa che vuole comunicare, una difficoltà che non riesce a risolvere, delle emozioni forti che non riesce a scaricare se non con il corpo o verbalmente. Non ha imparato un’altra modalità e quindi si esprime con quelli che noi definiamo atteggiamenti aggressivi. I bambini hanno bisogno di sentirsi compresi nei loro bisogni. Non hanno bisogno di essere attaccati a loro volta. Ti faccio l’esempio del fuoco e dell’acqua. Se davanti a un bambino aggressivo (il fuoco) mettiamo altro fuoco otteniamo semplicemente un fuoco più grande, se mettiamo della benzina anche, anzi peggio. Se noi, vicino a questo fuoco, mettiamo dell’acqua neutrale, limpida e pulita il fuoco non può fare altro che spegnersi. Ti suggerisco di ricordare questa metafora proprio nei momenti in cui dovrai affrontare un episodio di aggressività di tuo figlio. I bambini aggressivi spesso si ribellano a qualcosa che sta loro molto stretto Non solo regole e limiti (che ovviamente sono necessari), ma anche qualche No detto malamente, magari un atteggiamento repressivo dell’adulto, un modello educativo molto rigido fatto di troppe punizioni, troppi no, troppe sgridate, troppe alzate di voce, troppi “Stai fermo! Quello non farlo, lì non andare” La parola aggressività è un’etichetta, ma nella realtà è solo la manifestazione di un bisogno. È sempre un segnale di una richiesta di aiuto da parte dei bambini. Forse stiamo sottoponendo nostro figlio alla frequentazione di un ambiente, scolastico, familiare o altro, che non gli permette di manifestare sé stesso. Infatti per natura i bambini non sono né ribelli, né aggressivi. Sicuramente c’è il bambino che ama di più muoversi, correre, il bambino che ha un tono di voce più alto, il bambino che ama mettere in disordine, differente rispetto a un bambino che fa le cose con più calma, più lentamente, magari non ha bisogno di mettere tutto in disordine per giocare, magari crea in un altro modo, in un modo che noi definiamo più tranquillo, più sereno. Si tratta semplicemente di nature differenti, di talenti differenti. Quando assistiamo all’aggressività, alla rabbia, all’ira, allo sfogo, abbiamo sempre uno stato d’animo non espresso, qualcosa che in un bimbo non è stato compreso, una ribellione che ha bisogno di essere sfogata e accolta. Spero che questa visione ti aiuti a comprendere sempre meglio il Libretto delle istruzioni di tuo figlio e come puoi aiutarlo nei suoi momenti di difficoltà in cui ha bisogno di te. Ha bisogno di un Aiutante Magico. Quindi, di sicuro non dobbiamo favorire le risposte aggressive o fare finta di nulla perché esprimono un bisogno, ma è utile, oltre alla fermezza necessaria in questi momenti, osservare la motivazione, risolverla a monte e ricordarci di accogliere il loro disagio invece di giudicarli. Per approfondire la causa dei comportamenti di tuo figlio puoi leggere: Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili?.
Smettila di Urlare! Come calmare bambini Nervosi e Agitati
Molti genitori sono in difficoltà perché non riescono a calmare i figli quando sono nervosi o agitati, non sanno cosa fare quando il figlio è irrequieto, quando urla e non ascolta. In questo articolo ho riassunto 4 passi che seguo sempre e che ti aiuteranno a: Gestire il nervosismo dei bambini e dei ragazzi Sapere come calmare i bambini nervosi e agitati Come comportarsi con un bambino irrequieto e come contenere un bambino vivace Come facciamo ad aiutare nostro figlio e a dargli l’esempio di come si gestisce il proprio bagaglio dei sentimenti che prova? Per cominciare, l’accoglienza e l’esempio sono i 2 elementi che permetteranno a tuo figlio, da adulto (quando avrà la capacità di osservarsi e di auto-gestirsi), di essere in grado da solo di ascoltare e accogliere i suoi sentimenti senza che sfocino in rabbia senza sentirsi sbagliato o giudicato. Vediamo insieme di cosa si tratta. 4 step per calmare bambini nervosi e agitati a 1 anno, 2 anni, 3 anni, 4 anni… fino a 99 anni 😊 Ecco i 4 passi che puoi adattare in base all’età di tuo figlio: 1. Intervenire da Aiutante Magico ti aiuta (molto) a calmare tuo figlio Quando tuo figlio è nervoso o piange la prima cosa da fare è intervenire senza farlo sentire sbagliato, sia che abbia un momento di paura, un momento di tristezza, un momento di gelosia per il fratello, rabbia perché non vuole andare a scuola, nervoso perché gli abbiamo detto No per un altro gelato, è diventato irrequieto perchè non può avere un nuovo gioco subito, stanchezza, qualsiasi cosa… Interveniamo, stiamo con lui proprio da Aiutanti Magici trasmettendogli con la nostra presenza il messaggio: “Arrivo! Ci sono io, non c’è nulla di sbagliato in quello che stai provando, va tutto benissimo, non c’è nulla che tu non possa esprimere” Esempio: tuo figlio si arrabbia e piange perché non può andare dal suo amico a giocare. Come un vero aiutante magico arrivo e potrei dire: “Caspita!! Cos’è successo?” Magari tuo figlio risponde: “Sono triste perché mi hai detto che oggi pomeriggio non posso andare a giocare da Luca” Tu potresti calmarlo con: “Mannaggia! Lo so non possiamo andare a giocare da Luca. E’ una cosa bruttissima. Volevi stare tutto il pomeriggio a giocare” Il dialogo di accoglienza dovrebbe essere sincero, non deve essere imitato, finto, forzato; non funziona se ormai presa anche tu dalla rabbia pensi “lo faccio soltanto perché l’ha detto Roberta, perché così non stai a lamentarti tutto il pomeriggio”! Quindi deve essere veramente sentito, davvero come se fossimo il suo Aiutante Magico che vuole aiutarlo in quel momento. Prova a pensare come ti sentiresti tu se, dopo aver sognato di andare via per il weekend, il volo viene cancellato… di sicuro non la prendi bene. Per i bambini e i ragazzi è la stessa cosa. Immedesimarsi nella loro frustrazione, nel loro disagio ci aiuta ad essere sinceri e a capire davvero la loro reazione emotiva, anche se si sta arrabbiando, piange o ha una crisi di nervosismo e si agita. Indubbiamente è vero che le manifestazioni dei figli sono molto più eclatanti delle nostre perché sono bambini o ragazzi, ma vanno comprese e accolte se vogliamo imparare a gestire e calmare la rabbia e il nervoso dei nostri figli. Quindi accoglienza significa: intervieni in maniera neutrale, senza giudicare e accogli qualsiasi suo stato d’animo. Con calma e senza sgridare o urlare. Accogliere significa capire quello che sta provando, immedesimarsi e fargli sapere che sai quello che sta vivendo, proprio dicendogli che hai capito ed è normale essere tristi o arrabbiati perché non può fare una cosa che gli piace tanto. Se si tratta di un bambino nervoso o di un bambino agitato di 1 anno, 2 anni o 3 anni sarà diverso il modo e il tono, sarà in braccio e lo stringerai a te parlandogli dolcemente. Intervieni guardandolo negli occhi, senza giudicare, da Aiutante Magico, ascolta cosa sta provando e lo capisci, gli fai sentire che sei con lui e dalla sua parte con il cuore perché è proprio una cosa triste. 2. Evita il più possibile di sminuire il suo stato d’animo È molto importante imparare a evitare di banalizzare la situazione e sminuire tuo figlio, oppure cercando subito di trovare una soluzione per placare il problema e solo per farlo smettere. Ad esempio: “ti prometto che la prossima settimana andiamo” e tu sai già che non succederà. I figli, prima di tutto, che abbiano 2 anni o 6 anni hanno sempre bisogno dell’accoglienza di qualcuno che si metta nei loro panni, in modo che loro possano sentirsi capiti e compresi, per esempio: “La mamma ha capito. Ha capito come sto! Ha capito come mi sento. Sono in un paese amico, sono in un porto sicuro. Qualcuno ha capito cosa sto provando dentro”. Arrivare a far percepire questo ai nostri figli è importantissimo per risolvere e calmare nervosismo, agitazione, pianti, tristezza, frustrazione per quando non possono fare quello che vogliono. Per esempio è utile evitare di dire: “Non è niente. Asciugati le lacrime. I bambini belli non piangono, non fare la femminuccia” “Basta scenate. Non ti riconosco. Basta! Ho fatto quello che potevo, ti ho detto che potevamo andare da Luca, la mamma mi ha telefonato che dovevano andare via, cosa faccio? Mica posso andare a prendere Luca e riportarlo a casa. Dai, su, basta!!” “Dai, non è successo niente. Poi andiamo la prossima settimana, adesso vieni che andiamo a giocare, dai giochiamo io e te. Vuoi un gelato? Ti do una caramella eh… Fai un sorriso a mamma, sai che non mi piace quella faccia brutta quando piangi…” È normale che come genitori andiamo subito nel panico perché vogliamo subito risolvere, trovare una soluzione, placare e quindi facciamo come magari hanno fatto con noi: “Sù non è niente, dai! Ora smettila” L’accoglienza e la comprensione, a differenza di quello che ci hanno sempre inculcato, non creerà dei problemi di crescita nei bambini, anzi più li accogli e fai vedere loro come trovare soluzioni, più diventeranno delle persone equilibrate, nel senso che imparano ad ascoltare quello che provano, a gestire le loro emozioni e le situazioni in cui si arrabbiano. Infatti il coraggio e la forza d’animo di un bambino e di un ragazzo non viene fuori se lo sproni con toni duri, freddi e con rabbia come siamo stati abituati noi. Il risultato lo puoi infatti vedere negli adulti di oggi e delle passate generazioni: pieni di paure, arrabbiati con i genitori di origine, incapaci di gestire le loro emozioni e perennemente nervosi e insoddisfatti. Al contrario la forza d’animo, la determinazione, il coraggio dei figli si coltivano facendogli superare delle sfide, facendogli fare delle prove. E per i bambini e ragazzi le sfide sono l’affrontare cose quotidiane, insieme a te, mettendocela tutta: da quando banalmente ti aiutano a fare la pizza dall’inizio alla fine facendo una fatica nera, a quando fanno un puzzle da soli facendo una fatica nera, a quando imparano a scrivere la prima frase facendo una fatica nera. Queste sono le loro sfide… quando iniziano ad andare sulla bicicletta senza rotelle facendo una fatica pazzesca… quando da adolescenti fanno i primi lavoretti con il papà o con il nonno. La spiegazione del perché quella cosa non è avvenuta, del perché gli hai detto di No, del perché l’amichetto ha risposto male va sempre posticipata e lasciata come ultimo passo. 3° step per calmare bambini e ragazzi nervosi e agitati: trova una soluzione pratica Nel caso dell’esempio di andare a giocare da Luca potresti dire: “guarda, mannaggia, oggi non si può, che rabbia. È terribile, che notizia, proprio ora che pensavamo di giocare insieme e lei ha dovuto andare via, uffa” (in questo modo hai messo in pratica l’accoglienza, non hai sminuito, gli hai fatto capire che comprendi la situazione). Possibile soluzione: “ok dato che tu ci tenevi tanto a giocare con lui, fammi telefonare alla mamma e vediamo quando possiamo riorganizzare per andare da lui”. E quindi tra mamme ci si organizza trovando una reale e concreta alternativa (e lo facciamo davvero… non “poi chiamo e vediamo”… prendi la cosa davvero sul serio 😊). 4. La spiegazione arriva solo come quarto passaggio Quando hai bisogno di calmare un bambino nervoso, vivace di 4 anni o 5 anni o più che si chiede il perché (prima non è necessario spiegare il perché nel dettaglio), allora puoi spiegare: “La mamma di Luca doveva andare a fare una commissione e oggi non è possibile andare a casa a giocare con loro. Ma domani pomeriggio potete giocare insieme. Ora troviamo altri giochi che puoi fare”. Dopo l’accoglienza, con calma si trova una soluzione, ecco un altro esempio: “Dato che non possiamo andare da Luca fino a domani facciamoci venire in mente qualche bella idea. Che cosa possiamo fare? Cosa possiamo costruire? Possiamo cucinare qualcosa? Pensiamoci insieme”. Ma a quel punto non c’è più necessità di essere rassicurati, a tuo figlio fa piacere sapere il perché, ma non è più la necessità primaria. Svista che non calma tuo figlio e lo fa arrabbiare ancora di più Un grande svista involontaria che commettiamo tutti, perché non siamo abituati a farlo, è far diventare primo o secondo il quarto passaggio, partire subito con la spiegazione razionale ricorrendo a tanti “Perché… Perché… Perché… per cercare di convincere tuo figlio a calmarsi. Invece i primi 2 passi sono molto importanti e non dovrebbero essere saltati, non bisognerebbe sostituire l’accoglienza del sentimento, l’accoglienza dello stato d’animo cercando di farlo smettere subito. Ecco perché tuo figlio diventa irrequieto, nervoso, si agita, esplode con episodi di rabbia, nervosismo o crisi di pianto: meno di sente compreso/accolto con il passo 1 e 2 è più andrà avanti a non ascoltarti e non si calmerà. Solo seguendo la giusta sequenza tuo figlio imparerà a gestire il suo bagaglio motivo, in questo modo impara ad ascoltare i suoi sentimenti, ad accoglierli, a trovare delle soluzioni al di là della spiegazione. So bene che per noi adulti è difficile e non siamo abituati, infatti dovremmo iniziare a far così innanzitutto con noi. Il problema è che nessuno ha avuto questo comportamento con noi quando eravamo piccoli e quindi per la maggior parte di noi adulti è una nuova abilità da Aiutante Magico da apprendere. Quindi è normale che all’inizio possa sembrare una soluzione difficile da mettere in pratica. Ci siamo passati tutti! Ma con la pratica tutto si può imparare. Riepilogo per calmare figli nervosi, agitati, irrequieti, vivaci, “capricciosi” e che non ascoltano 1️⃣ Sii il suo Aiutante Magico Anche se siamo abituati a esplodere con sgridate e sguardi di ghiaccio quando tuo figlio è arrabbiato o nervoso intervieni, guardalo negli occhi e ascolta il suo stato d’animo, ascolta quello che ha da dirti. Anche se dovesse lamentarsi per cinque minuti o piangere, non avere fretta di spegnere il pianto, non avere fretta di dirgli “Basta! Smettila, fammi un sorriso”. Stai con lui e ascoltalo. Se piange o fa i capricci va bene, stai con lui con il cuore, hai capito quello che sta provando e glielo dici, glielo fai sentire con un abbraccio o con uno sguardo o con la comunicazione verbale. 2️⃣ Non sminuire Se per esempio tuo figlio ha rovinato i capelli di una bambola a tua figlia puoi dire: “Noo!! è proprio una cosa triste. Veramente ti ha rotto la bambola? Fammi vedere? Mmmmm… ha tagliato proprio tutti i capelli, come facciamo senza i capelli della bambola? Adesso dobbiamo risolvere… allora dei capelli nuovi non possiamo attaccarli… peccato” 3️⃣ Soluzione Potrebbe essere: “Allora, facciamo così, la prossima settimana devo tornare nel negozio e ne prendo un’altra simile che abbia i capelli così, intanto se vuoi continuare a giocare troviamo il modo di allungare i capelli per fare la coda e le trecce…” Oppure: “Allora, facciamo così… ho la soluzione per ripristinare l’acconciatura… vieni ti faccio vedere… prendiamo questi fili di lana e possiamo portarla dal parrucchiere per fare delle bellissime extensions… lo so che non è la stessa cosa… ma almeno si ritroverà con i capelli lunghi come prima e potrai continuare a pettinarglieli e legarli…” 4️⃣ Eventualmente fornisci una spiegazione: “Non l’ha fatto apposta. Era arrabbiato perché tu prima hai dato un calcio alla sua macchina e ora lui ha rovinato i capelli” A questo punto, la spiegazione diventa superflua grazie ai passi 1, 2 e 3 e tuo figlio potrebbe essersi già calmato. Ovviamente in questo articolo ti ho riportato 2 esempi che puoi adattare alla tua situazione e in base all’età di tuo figlio. La cosa importante è non arrivare subito con l’aspettativa che capisca e si calmi all’istante, ma di dargli la possibilità di vivere il suo disagio e accoglierlo. In questo modo tuo figlio si sente veramente ascoltato, se ovviamente tu sei sincera mentre lo dici, lo senti veramente, è come se tu gli dessi un contenitore in cui esprimere la sua frustrazione e la sua rabbia. Questi passi ti aiuteranno moltissimo a diminuire l’impeto delle crisi di nervoso e la manifestazione del malcontento e della tristezza. Mi auguro che questi 4 passi da Aiutante Magico ti siano utili per tutte le situazioni in cui i tuoi figli diventano nervosi, si arrabbiano o non ti ascoltano. Hanno già aiutato tantissime mamme e papà e vedrai con un po’ di pratica riuscirai a farlo anche tu.
Mi sento in colpa dopo una sgridata: come rimedio?
È successo anche a te almeno una volta di sentirti in colpa? So bene che i sensi di colpa arrivano a volte dopo che alziamo la voce con i nostri figli, dopo averli puniti o rimproverati, dopo esserci arrabbiati con loro, dopo avergli detto malamente un no che in fondo in fondo poteva essere un sì ma eravamo di corsa… … o quando non abbiamo tempo di stare con loro quanto vorremmo, quando abbiamo la sensazione di trascurarli o di non dare loro abbastanza. Come possiamo sopravvivere ai sensi di colpa? Come possiamo evitare di rimuginare e distruggerci dentro perché ci sentiamo in colpa? Forse si può riavvolgere il nastro e tornare indietro? Ci piacerebbe ma non so dirti come si fa e non credo che per ora sia possibile 😊 Però se vuoi un rimedio efficace ce l’ho, a me è servito tanto e serve tanto tuttora. Lo condivido volentieri anche con te, nella speranza che possa affrancarti dai giudizi e dalle colpe che a volte siamo così bravi a riservarci. E parlo anche di giudizi che ci riserviamo perché non solo a volte sentiamo questo senso di disagio e appunto “di colpa” che ogni tanto ci pervade, ci travolge come un’onda e non sappiamo come scansarci, come farcelo scivolare via da dosso… … ma anche scattano i giudizi, come se avessimo lì sulla spalla un giudice cattivo sempre pronto a criticarci, a dirci che abbiamo sbagliato, a dirci che non siamo capaci, che avremmo dovuto fare diversamente e meglio. Hai presente? Ma sai bene anche tu che questo “giudice” non ci serve affatto… Abbiamo anche noi bisogno piuttosto di un “Aiutante Magico” anche in questi momenti 😊 Il nostro aiutante magico che cosa ci direbbe? Secondo me si metterebbe lì con calma, seduto sul divano vicino a noi e poi ci direbbe: “Tranquilla/o… siamo umani… siamo umani… a volte sbagliamo ed è naturale che succeda… Se non si sbaglia non si impara. Siamo in cammino come i bambini quando crescono e pian piano imparano un sacco di cose e prima di impararle del tutto a volte o spesso sbagliano, fanno errori e questi errori servono proprio per capire con certezza cosa o come non fare”. Ma si può sbagliare anche due volte di fila? Certo che sì! Come un bambino che sta imparando a camminare e non sta subito dritto dopo la prima caduta, così come lo studente ha bisogno di ripetere più volte lo svolgimento di espressioni complesse prima di integrare il procedimento, così anche noi non sempre “impariamo la lezione” subito la prima volta, subito dopo la prima “svista”… o il primo senso di colpa. Eppure non è più il tempo di far leva sul nostro senso di colpa, rendere ancora più pesante quel macigno che ti schiaccia, che ti toglie l’appetito, ti toglie il sonno, ti umilia. È ora di vivere il senso di colpa come un “Aiutante Magico”. Sì, hai letto bene, come possiamo vivere i sensi di colpa come perfetti aiutanti magici? Che ne dici se iniziamo a vivere il “senso DI colpa” come “senso DELLA colpa”? Mi spiego meglio… Sono poche letterine che cambiano, ma fanno una differenza enorme, perché quando iniziamo a sentirci in colpa, invece di farci travolgere dal senso di disagio e dal giudizio nei nostri confronti, possiamo osservare piuttosto il senso della responsabilità che noi abbiamo verso quella determinata azione. Come posso “leggere” quello che è successo? C’è qualcosa di diverso che posso fare la prossima volta? Cosa posso imparare? Cosa vuole dirmi questa cosa che è appena successa e che forse non dovevo fare, non dovevo dire o dovevo fare diversamente? È successo. E meno male che è successo, perché così, in maniera ancora più forte, in maniera ancora più ampia, ancora più attenta io posso rendermi sempre più conto di cosa evitare la volta prossima. Esempio: mi sono arrabbiata, ho alzato la voce, e adesso mi sento tremendamente in colpa… Se per esempio mi sono arrabbiata con mio figlio, ho alzato la voce, gli ho detto malamente di andarsene di là da solo perché mi ha proprio fatto arrabbiare perché deve smetterla di dirmi di no e adesso mi sento tremendamente in colpa perché mi rendo conto che potevo agire diversamente… …invece di cominciare ad accusarmi, sentire il peso del disagio come un macigno, invece di dirmi che sono una cattiva madre o un cattivo padre, che cosa posso fare? Ecco i passi: 1) Mi fermo Mi fermo un secondo, faccio un bel respiro profondo, e posso dirmi per esempio: “Sì, è vero, ho esagerato, non è servito a nulla e potevo fare diversamente… non sono riuscita/o a fermarmi un attimo prima e provare a pensare a come potevo reagire” 2) Cosa posso fare la prossima volta di diverso? “Ok, questa volta è andata e in effetti non voglio più che succeda. Cosa posso fare la prossima volta di diverso?” 3) Ripercorrere quello che è successo Adesso (o appena avrai un attimo di tempo) prova con calma a ripercorrere quello che è successo. Senza rimproverarti puoi valutare che cosa fare la prossima volta invece di arrabbiarti. In questo caso per esempio puoi ricordarti di fermarti prima di esplodere (anche se all’inizio è dura), valutare come mai continua a dirti di no, comprendere il suo punto di vista e mettere in campo un po’ di fermezza se serve. E infine puoi valutare cosa modificare nella vostra relazione perché inizi a diventare più collaborativo quando serve 4) Allenati a reagire diversamente Servirà un po’ di allenamento, ma se lo fai diventare un obiettivo importante per te, allora puoi farci attenzione, concentrarti e tutte le volte che senti salire la rabbia puoi fermarti un attimo, accogliere come ti senti e ricordarti che puoi imparare a reagire diversamente e evitare di “sentirti in colpa” Si tratta di abbracciare la nostra responsabilità: cascasse il mondo da domani questo diventa il mio obiettivo principale per il prossimo mese. Puoi appuntarti quali sono le modifiche necessarie che puoi apportare alla vostra relazione e cosa può aiutarti per non arrabbiarti e ogni giorno provarci, un pezzettino alla volta, con calma, con convinzione e senza giudicarti. In questo modo il senso di colpa diventa davvero “senso della colpa”. Diventa un buon Aiutante Magico che ti aiuta a migliorare le cose. Diventa il segnale prezioso di una bussola che ti indica la strada migliore per te e per voi e come percorrerla. Se vuoi, puoi anche approfondire con questo articolo: Ti senti sbagliata e incapace? E invece sei perfetta così come sei.
Non è una colpa odiare la sorella: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle?
Ogni genitore vorrebbe che le gelosie e i litigi tra fratelli e/o sorelle non avvenissero mai! Siamo abituati per cultura, e lo vorremmo anche, che i nostri figli si amassero, che andassero d’accordo e giocassero insieme. E invece ci ritroviamo spesso con fratelli o sorelle che si picchiano, fratelli che si odiano, continui litigi e tirate di capelli tra sorelle, gelosia tra sorelle che non si sopportano e non giocano insieme, quando sono un po’ più grandi fratelli e sorelle che non si parlano e si ignorano… Di solito partiamo con questa tiritera: “mamma mia, non pensavo fosse così difficile avere due figli. Non ho tempo abbastanza per dedicarmi ad entrambi. Vorrei stare di più con loro, fare di più… Almeno che loro si facciano compagnia! O che almeno non mi facciamo impazzire quando arrivo a casa, con tutto quello che ho da fare” Cosa possiamo fare quindi se i nostri figli sono gelosi e non vanno d’accordo (e magari se le danno anche di santa ragione)? Vediamo insieme in questo articolo: Come affrontare e gestire la gelosia del primogenito? Come mai i fratelli e le sorelle arrivano a odiarsi? Quali sono le cause? Perché i fratelli litigano e sono gelosi uno dell’altro? Come comportarsi in pratica con i figli che litigano e che sono gelosi? Come prevenire l’aggressività fra fratelli Soluzione 1 per gelosia del primogenito: entriamo nella testa di tuo figlio… Ecco un altro modo di vedere, opposto a tutto ciò che abbiamo imparato o sentito dire… mettiamoci nei panni del primogenito! Questa è la cosa migliore che possiamo fare, immergerci nei naturali pensieri che frullano nella mente del nostro primo figlio o prima figlia. Lui o lei era nel suo mondo dorato, con una mamma e un papà, et voilà, arriva la sorellina (o fratellino). La cosa che principalmente pensa è: “evidentemente non sono bastato” “perché farne ancora una, se c’ero già io? Forse non vado abbastanza bene” I bambini vivono per essere amati da mamma e papà e per raggiungere questo loro obiettivo naturale, all’inizio, sarebbero disposti a fare di tutto pur di soddisfarli. Quindi nel primo figlio la prima cosa che scatta è: “io non sono bastato”, “se mamma ti coccola, sorride prima a te, ti prende sempre in braccio, allora vuol davvero dire che veramente tu hai più di me, tu vali più di me” E di conseguenza può arrivare a non accettare il fratellino o sorellina. Questo pensiero si accentua soprattutto se sono piccoli, nei primi 4-5 anni. L’altro pensiero che lo turba è il dover condividere mamma e papà: “perché mamma deve fare le coccole anche a te? Se per tutto questo tempo è stata MIA mamma e lui è stato MIO papà, perché ti devono prendere in braccio? Loro due sono miei, sono una mia proprietà!” Ed ecco che proprio non ce la fa, è un impulso irrefrenabile, un bisogno che non riesce a controllare: comincia a dar fastidio alla sorellina/al fratellino, non vuole che tocchi i suoi giochi, non lo vorrebbe in casa, lo picchia o comincia a essere geloso… Questo atteggiamento, che noi genitori non sopportiamo e non comprendiamo o definiamo “capricci”, in verità aiuta il primogenito a sfogare quello che sente dentro. Le parole non bastano, sono troppo piccoli per capirlo, non ce la fanno, e il disagio che provano è troppo forte. Servono i fatti! E ora vediamo anche come farlo in pratica. Soluzione 2 per gelosia fra fratelli e sorelle: non pretendere che i tuoi figli vadano per forza d’accordo Il primo modo più efficace per venire incontro ai sentimenti feriti dei nostri figli è quello di non pretendere che vadano per forza d’accordo. So che può sembrarti forte quello che scrivo, ma se non si parte da questo punto essenziale non possiamo passare al passo successivo, ovvero quello di lasciare che ciascuno dei nostri figli possa sentirsi figlio unico. Anche se noi diamo a entrambi o comunque a tutti i nostri figli in generale (se sono più di due) lo stesso amore, le stesse attenzioni, anche se abbiamo lo stesso riguardo, è possibile che loro non percepiscano la stessa cosa. E poi non saremmo forse del tutto sinceri se negassimo il fatto che magari uno dei nostri figli in particolare ci fa da specchio più dell’altro. Forse ha dei modi che, non sappiamo perché, ci irritano di più e quindi facciamo più fatica a gestirli e a tollerarli. Soluzione 3: risolvi i litigi con il tempo esclusivo per i figli Un suggerimento, in assoluto il più efficace, è riorganizzarsi per dedicare del tempo esclusivo e di qualità al primogenito da solo con te. Più si dedica tempo a questa coccola, più nostro figlio si rilassa, più torna a sentirsi amato (anche se tu ovviamente lo ami sempre e comunque). La sua esigenza è capire dall’atteggiamento di mamma e papà, e non dalle parole, che è amato come prima, più di prima e allo stesso identico modo. Non sarebbe sufficiente neanche rassicurarlo con “ma certo che ti voglio bene quanto a lei, anzi, anche sempre di più”, le parole non hanno l’effetto delle azioni. È necessario dimostrarlo con tue azioni concrete. Per esempio: Prendetelo con voi, o magari una volta da solo con mamma e una con papà, portatelo due ore a giocare insieme nel parco o a mangiare un gelato. Oppure papà prende la sorellina e mamma può stare a casa con lui tutto un pomeriggio o tutta una giornata a giocare, a stare insieme. Ecco che il tuo primogenito comincia a rilassarsi e fare il piano di attenzioni, a ricordare quel tempo dorato in cui c’era solo lui. Fa il pieno di attenzioni, di cure speciali di mamma o di papà, qualcosa solo per lui, proprio quello di cui ha sentito la mancanza. Più noi genitori capiamo l’importanza di rassicurare i bambini attraverso il tempo e le azioni, più loro hanno delle risorse interiori per tollerare la presenza della sorella e del fratello. Naturalmente questo non significa che i nostri figli debbano per forza rimanere figli unici e non significa neppure che alla nascita del fratellino o della sorellina le cose debbano per forza andare male e sia necessario correre ai ripari. 5 aspetti importanti da ricordare per prevenire gelosie e litigi fra fratelli Tutto questo significa soltanto che è importante: 1️⃣ sapere che il primogenito non lo fa apposta ad essere contrario all’arrivo del fratellino o della sorellina 2️⃣ imparare a comprendere il suo disagio e accoglierlo senza giudicarlo 3️⃣ comprendere che questa possibile reazione è del tutto naturale 4️⃣ sapere che con conferme concrete, passando ai fatti, potremo essere molto più rassicuranti di mille parole 5️⃣ ricordarci che le soluzioni più efficaci per prevenire gelosie, litigi e aggressività fra i figli sono il tempo di qualità, confermargli quanto amore e attenzioni abbiamo per loro prima che le chiedano, sapere che abbiamo le forze e le capacità per occuparci benissimo di entrambi senza che ne patiscano Sviste e “assurdità” che non fanno parte del mondo dei bambini e che peggiorano le liti e le gelosie Ci hanno abituati a vedere la fraternità in maniera distorta e questi che seguono ne sono degli esempi che non ti aiutano a gestire la situazione: 1️⃣ “Arriva il fratellino, finalmente non sarai più solo!” 2️⃣ Convincetelo dell’assoluto vantaggio che un fratellino può dargli, ha solo bisogno di tempo per adattarsi 3️⃣ Lasciate che il primogenito possa prendersi cura del secondo così che si instauri un buon rapporto 4️⃣ È nel litigio che nasce il confronto, litigando affermano la loro personalità e si preparano per le relazioni future e a instaurare relazioni positive 5️⃣ I bambini sono in grado di risolvere il conflitto da sé 6️⃣ Prendete le difese solo se avete assistito dall’inizio e sapete di chi è la responsabilità 7️⃣ “Io vado di là, voi parlatene e trovate una soluzione” 8️⃣ Se la competizione viene vissuta come confronto positivo, può rivelarsi costruttiva 9️⃣ Le liti tra fratelli disturbano tutta la famiglia e magari anche i vicini. Il vostro compito non deve essere quello di impedirgli di litigare, quanto quello di evitare che mettano a soqquadro la casa, oltre che evitare di farsi male. 🔟 Intervenite magari quando si saranno calmati Che cosa ci chiede invece il Libretto delle Istruzioni? Ci chiede innanzitutto di rispettare il suo bisogno di unicità e di comprendere il suo disagio profondo senza fermarci all’apparenza. Ecco un riepilogo di cosa possiamo fare, dunque, per metterci dalla sua parte ed essere efficaci nel nostro ruolo di genitori di più figli: Facciamo sentire ciascuno dei nostri figli come figlio unico: dedichiamo del tempo esclusivo per entrambi sia con mamma che con papà. In questo modo potranno fare il pieno di attenzioni di cui hanno bisogno soprattutto nei primi anni. In caso di liti, consoliamo gli afflitti ma dedichiamo la nostra immediata attenzione a chi il conflitto lo ha innescato, perché è lui che in verità si è sentito ferito. Se così non fosse stato, non avrebbe dovuto scaricare la sua frustrazione generando la litigata. PEr i dettagli leggi qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli Osserviamoci e facciamo di tutto per essere neutrali nei loro confronti. Evitiamo i paragoni. Evitiamo di pretendere che seguano l’uno le orme dell’altro o che abbiano gli stessi interessi. Riferiamoci a loro chiamandoli con il proprio nome anziché “bambini fate questo”, “bimbi si esce”, ecc. Vuoi scoprire passo passo nella pratica cosa fare per risolvere i litigi e gelosie fra fratelli o sorelle? Leggi la guida completa qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli