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Spannolinamento difficile? 5 step per togliere il pannolino
Lo spannolinamento e tutte le fasi per togliere il tanto amato pannolino è un tema che mi sta molto a cuore. Non solo perché tante mamme e tanti papà mi scrivono chiedendomi la formula magica per lo spannolinamento. Ma soprattutto perché mi spiace molto che i genitori si debbano sentire così “inadeguati” nell’affrontare questo evento del tutto naturale nella vita. In questo caso ci complichiamo la vita e rendiamo difficile qualcosa che di fatto sarebbe una delle cose più semplici da vivere. Proprio così, hai letto bene: togliere il pannolino potrebbe essere una vera e propria passeggiata! Perché lo spannolinamento non è una passeggiata ma una faticosa e estenuante maratona? Sappiamo benissimo che in tantissime situazioni è tutto il contrario. Togliere il pannolino a nostro figlio per passare definitivamente al water e alla mutandina diventa una vera e propria odissea: capricci, paure, punizioni, ricatti, sgridate, frustrazioni, episodi di stitichezza, rifiuti e chi più ne ha più ne metta. A questo guaio credo che abbiano contribuito negli anni (e forse nei secoli) alcuni incidenti di percorso che tutt’ora tengono banco. Per esempio: Da secoli la crescita di un bambino è passata dall’essere osservata e accompagnata all’essere studiata, cosa che ha generato una eccessiva teorizzazione dell’infanzia Ai genitori è stato tolto il diritto di essere e di fare i genitori facendo credere loro di non avere innato tutto ciò che serve, di non poter fare a meno di qualcuno più esperto di loro (che a volte ti fa sentire un incapace). L’impossibilità di vivere a nostra volta un’infanzia adeguata ci fa essere oggi adulti non completamente autonomi. A causa di ciò siamo una generazione di adulti spesso fragili, abbiamo difficoltà ad assumerci le nostre responsabilità, fatichiamo a essere disciplinati e organizzati. E facciamo fatica, sempre per questo motivo, ad avere la giusta dose di pazienza e di calma, ingredienti fondamentali per lo spannolinamento. È urgente (e non solo per lo spannolinamento) liberarci da questa schiavitù per ritrovare un equilibrio. E quindi vengo subito al punto principale su cui voglio porre l’accento, il perno attorno al quale ruoteranno tutte le prossime riflessioni. Dobbiamo restituire a questi passaggi di vita come lo spannolinamento la naturalità e la spontaneità che meritano. Dobbiamo ricordare che non sono momenti particolari, speciali o delicati ma sono semplici passaggi. Un bambino, così come non fatica a imparare a bere dal bicchiere, altrettanto non fatica a fare la pipì e la cacca nel water. È chiaro che negli anni ci abbiamo messo del nostro per rendere questi momenti tra i più complicati in assoluto. Dovremo quindi fare qualche passo indietro e tornare a rivolgerci alla semplicità. Ma facciamo una cosa alla volta. 5 concetti base da cui partire per lo spannolinamento I punti fermi che ci permettono di comprendere meglio questa fase della vita di tutti noi, che devono iniziare a togliere le insicurezze e i dubbi iniziali sono i seguenti: 1️⃣ I bambini arrivano naturalmente e gradatamente a controllare da soli gli sfinteri e a riconoscere il senso di avere voglia di fare la pipì o la cacca e di tenerla per il tempo necessario di arrivare al bagno per poi rilasciare gli sfinteri. 2️⃣ Questo è un fatto naturale, fisiologico e accade. Accade, nonostante noi. 3️⃣ I genitori sono perfettamente in grado di osservare il loro figlio e riconoscere nel tempo tutti quei grandi e piccoli segnali che confermano il suo raggiungere l’autonomia 4️⃣ I genitori sono perfettamente in grado di lasciarsi imitare e i bambini sono perfettamente in grado (e desiderosi) di imitare e assorbire tutte le abitudini di mamma e papà, comprese quelle che riguardano il fare la pipì o la cacca. 5️⃣ Lo spannolinamento e il passaggio verso questo tipo di autonomia non contengono elementi che dovrebbero spaventarci o preoccuparci. Né dovrebbero obbligarci ad armarci per affrontare un lungo periodo di frustrazione e di lotte contro un bambino che, a detta di molti adulti: “non vuole farla fuori dal pannolino”, “non lo vuole proprio lasciare”, “ha paura”, “piange se non glielo rimetto”, ecc. Eh sì, secondo il punto cinque, anche questa volta pare che nei bambini ci sia qualcosa che non va, anche questa volta non vogliono collaborare e crescere senza darci troppi grattacapi. In verità non è così. Tutti i bambini del mondo hanno voglia di crescere, di lasciar andare quello che non serve più per abbracciare nuove abitudini in sintonia con il loro corpo che cresce. I bambini sono anche collaborativi e non hanno di certo intenzione né di fermare un processo naturale né di provocare a te genitore dello stress o del dolore. Se nella pratica osserviamo che non è così, non dobbiamo accusare un bambino “sbagliato” o poco collaborativo. Dobbiamo invece osservare tutto il contorno e capire che cosa c’è (o c’è stato) lì che non funziona (o non ha funzionato). Scopriamo ora le soluzioni che ti serviranno per garantirti uno spannolinamento più sereno e indolore possibile! C’è un momento ideale per togliere il pannolino ed evitare uno spannolinamento difficile? Forse c’è. Di solito si indica come periodo ideale quello che va dai 18 ai 30 mesi. Questo periodo deve anche tener conto dei tempi del bambino, del fatto che spesso in questo caso le femmine sono più precoci dei maschi, della differenza iniziale tra il giorno e la notte, ecc. Tutto questo è vero, ma quello che voglio fare adesso con te è darti alcuni strumenti fondamentali che fanno leva sul tuo istinto e sulla capacità di osservare tuo figlio. Questi strumenti valgono più di ogni informazione esterna che puoi ricevere da altri, anche se credi che ne sappiano più di te. Potrai utilizzarli per vivere la fase dello spannolinamento nel migliore dei modi e far sì che anche per tuo figlio sia altrettanto. 2 passi fondamentali per dire addio al pannolino Se c’è un tempo giusto per il bambino di accorgersi e di diventare sempre più consapevole del funzionamento del proprio corpo, se c’è un tempo giusto in cui naturalmente sente lo stimolo della pipì e della cacca, lo dice e la fa in bagno, è anche vero che aspettare che tutto avvenga senza il nostro sostegno o aspettare che squilli la sirena del fatidico mese di settembre e dell’ingresso alla scuola materna, può essere rischioso. Azzardato non tanto per lui quanto per noi che rischiamo di accorgerci all’ultimo che forse è arrivato il momento di iniziare a togliere il pannolino… puro panico!!! 👉 “Cosa faccio?!” “Come faccio!?” 👉 “Da dove comincio!?” “Sarà giusto così!?” 👉 “Ti prego collabora altrimenti non ne usciamo!?” “Come te lo insegno?!” 👉 “Perché non impari!?” “Mi fai arrabbiare!?” 👉 “E se c’è qualcosa che non va?!” Se aspettiamo l’ultimo momento rischiamo di entrare in affanno, di farci cogliere impreparati. O, peggio ancora, rischiamo di cedere alla falsa convinzione che i bambini debbano imparare e che noi genitori dobbiamo insegnare loro a stare senza pannolino, a farla nel water, ad avvisare quando scappa, ecc. Nulla di più lontano dalla verità. Se vuoi che questa fase della vita scorra liscia come una saponetta, è necessario adottare una serie di grandi e piccoli accorgimenti che ti permettano di iniziare in tempo utile ad entrare nell’ottica di quanto questa fase richiede. Sono accorgimenti che ti permetteranno di restituire naturalità e spontaneità a questi momenti senza crederli per forza speciali o difficili. Ti consentiranno di evitare la fretta e l’affanno, di dosare la giusta quantità di gioco e soprattutto di dare potere al valore dell’imitazione e di accentuare il carattere di normalità che questo momento ha il diritto di avere. Addentriamoci adesso nel cuore del nostro spannolinamento e vediamo insieme quali sono questi suggerimenti. Come vedrai, fanno capo innanzitutto al buon senso e alle tue innate capacità di cogliere i passi che tuo figlio sta compiendo lungo il suo cammino di crescita. Fase n° 1: osserva tuo figlio Troppo spesso guardiamo i nostri figli con l’aria e l’intenzione di chi li vuole controllare: “forse sta per cadere!” “chissà se sta per combinarne una…” “senza dubbio si sta facendo male…” “così potrebbe rompere qualcosa!” “…vediamo se mi sta dicendo una bugia” “guardiamo se hai i pidocchi” “guardiamo se sta tornando l’allergia” Raramente ci dedichiamo a osservare i nostri figli per il puro e semplice gusto di conoscerli. Troppo poco ci voltiamo a osservarli con curiosità per scoprire con gioia cosa possono pensare in quel momento, cosa stanno provando, cosa stanno cercando di costruire, realizzare o scoprire. Presi dalle abitudini ci dimentichiamo di cogliere quell’attimo in cui incastrano un dado in un foro, in cui scoprono le distanze e le profondità, in cui gioiscono nell’abbracciare con amore il loro bambolotto. Ci dimentichiamo che tutto questo esiste e soprattutto non sappiamo che questo tipo di osservazione è la risposta a tutti i nostri problemi (anche quelli relativi al togliere il pannolino). Sì, perché questa è la via che ti permette di conoscere davvero tuo figlio da un lato, e dall’altro di non avere come filtri le solite aspettative, i soliti giudizi, la fretta, la superficialità. Per poter cogliere tutti i migliori frutti della tua osservazione dovrai fare attenzione a: Ridurre le tue aspettative: tuo figlio (o tua figlia) non ha obblighi, sta imparando e lo fa imitando te, esplorando, sperimentando, sbagliando e riprovando. Non ci sono performance da portare a termine, non ci sono vinti né vincitori, non ci sono obblighi nell’imparare o tempi da rispettare. Osserva senza aspettarti nessun risultato. Ridurre il più possibile (o eliminare) i giudizi: tuo figlio non è mai più o meno bravo di un altro, non è migliore o peggiore dell’ideale di bambino perfetto che tu hai in testa. Tuo figlio è semplicemente se stesso e vuole soltanto scoprire il mondo e scoprire se stesso, i suoi talenti e le sue capacità. Se lo giudichi si inibisce, si svaluta, si frena. Se lo osservi senza giudizio, sei certa che tutto quello che fa è spontaneo, privo di filtri o condizionamenti. Trovare equilibrio tra l’essere e il fare: non è vero che se stai cucinando o stendendo non puoi osservare con qualità tuo figlio. Se sposti l’attenzione da tutte quelle azioni abitudinarie che fai tutti i giorni, puoi tranquillamente avere nel frattempo un sacco di sguardi di qualità rivolti a tuo figlio. Quindi abituati a rivolgere le tue attenzioni a lui anche mentre fai altro. Vedrai che se ci provi davvero, è molto semplice. Se torniamo a concentrarci sull’addio al pannolino, come possiamo far fruttare al meglio questa osservazione di qualità? Quali sono gli aspetti e i cambiamenti che sarà per te molto utile osservare? Per esempio potrai notare fin dai primi mesi di vita di tuo figlio (anche a partire dalle prime settimane) che: 👉 Il suo richiamo attraverso movimenti del corpo, mugolii, espressioni del viso (e pianto se per caso non te ne accorgi per tempo) è differente a seconda che abbia fame, che si senta a disagio nel pannolino sporco o bagnato, che abbia caldo, che voglia essere spostato perché qualcosa lo infastidisce, che si stia annoiando, che si senta solo e smarrito, che qualcosa lo abbia infastidito. 👉 Con il tempo inizia a rendersi conto che quando fa la pipì o la cacca qualcosa sta avvenendo nel suo corpo. Credo che un neonato non sappia ancora controllare i suoi sfinteri ma non credo alla storiella che non si accorga degli stimoli e di ciò che sta accadendo al suo corpo. Infatti puoi osservare che il suo viso diventa più rosso, che da l’impressione di sforzarsi, fa una smorfia, sembra più rilassato, ecc. Tutto questo ti sarà davvero molto utile nei mesi successivi quando davvero il pannolino potrà essere dimenticato perché ti aiuterà a non arrivare impreparata. Avrai avuto settimane e mesi di tempo per creare un dialogo di sguardi utili a conoscervi meglio e anche a rassicurarti. Perché se sai come lui ti comunica (anche non a parole) come vive il momento dell’evacuazione, vivrai lo spannolinamento e il passaggio alla mutandina molto più rilassata. Infatti avrai osservato che per tuo figlio non si tratta affatto di un fattore estraneo, che forse davvero lui non ha nulla da imparare e tu non hai nulla a insegnare. Semplicemente il vostro dialogo potrà proseguire e basterà aggiungere la consapevolezza che adesso volete passare alla fase successiva, quella che non prevede il pannolino perché non ce n’è più bisogno. In quest’ultima fase in particolare, come vedremo tra poco, potrai osservare nel tempo la sua curiosità nel vedere cosa fai mentre sei in bagno. Noterai la sua volontà di seguirti in bagno e di fare quello fai tu, la voglia di prendere in mano anche i suoi vestiti, giocarci e vedere come fai quando ti vesti e ti svesti. Questi sono grandi e piccoli elementi da osservare perché ti rendono molto più consapevole: 1️⃣ dell’intelligenza innata di tuo figlio 2️⃣ della sua capacità eccezionale di imitarti 3️⃣ del suo desiderio profondo di fare come fai tu e ti danno la certezza di aver sempre comunicato (anche se non a parole) con tuo figlio e che nulla potrà interrompere questo dialogo profondo che sarà alla base dei prossimi passi per togliere definitivamente il pannolino. Fase n° 2: non aspettare il momento giusto Mi sono dilungata sull’osservazione (anche se può sembrarti un dettaglio del tutto trascurabile) perché ritengo che sia un passaggio fondamentale, un ingrediente essenziale se vuoi togliere il pannolino senza tante difficoltà. E non ti basterà iniziare a osservare tuo figlio o tua figlia con questi occhi all’inizio dell’estate che precedere la materna o quando tua madre e tua suocera ti guardano con le solite occhiate per dirti: “Ma non sarebbe ora di toglierlo questo pannolino!?”. Eh sì, bisogna iniziare per tempo e con grande anticipo se non vuoi impazzire dopo. Se credi che il momento giusto per avviare lo spannolinamento sia l’estate o il mese di giugno (a settembre inizia la scuola materna)… se credi che il momento giusto sia quando te lo dice lui o quando non hai più voglia di cambiare pannolini, stai sbagliando. 7 passi per prevenire uno spannolinamento difficile Ecco i passi da compiere (oltre all’osservazione coltivata fin dalla nascita di cui abbiamo già parlato) per non essere colti all’improvviso e impreparati dalla fase dell’addio al pannolino: 1️⃣ Non chiuderti in bagno e lascia che tuo figlio venga con te e ti veda. Lo so che forse almeno in quei momenti speri di poter rimanere da sola/o, ma chi ben comincia è a metà dell’opera Lasciare che tuo figlio partecipi anche a questi momenti fa sì che non tema nel tempo l’assenza del pannolino. Aumenterà il suo desiderio di fare come te. Quindi di sperimentare il water, l’alzarsi e abbassarsi i vestitini, la voglia di non indossare il pannolino e di sentirsi sicuro anche senza. 2️⃣ Trova il modo di lasciarlo spesso senza pannolino, anche d’inverno. Approfitta dei momenti in cui siete a casa insieme. Se è molto piccolo e non hai ancora ben chiari i suoi ritmi di evacuazione, puoi approfittare del momento del cambio per lasciarlo libero dal pannolino più a lungo. Per esempio puoi evitare di cambiarlo sul fasciatoio e preferire il lettone o il tappeto così da non rischiare cadute rovinose. Inoltre così puoi godere anche tu di questo momento, vederlo sgambettare, rigirarsi sorridere in libertà. Nel frattempo anche lui prende confidenza con questo stato del suo corpo, lo scopre, lo sente. 3️⃣ Quando cresce e ormai non rischi che appena fatta la pipì (o la cacca) la rifaccia dopo qualche secondo, lascialo libero senza pannolino, nudo o con la mutandina o completamente vestito. Se si bagna o si sporca, nessun problema: lo laverai con amore e insieme sorriderete per queste nuove esperienze senza pannolino. Queste esperienze possono costellare la vita tua e quella di tuo figlio fin dall’inizio e per tutto il tempo necessario finché il pannolino verrà abbandonato per sempre. 4️⃣ In estate puoi aumentare di gran lunga i momenti senza pannolino perché non fa freddo, perché tutto asciuga prima, perché puoi lavarlo senza pericolo del raffreddore più volte al giorno. Nonostante questo, dato che l’anno è lungo, ti suggerisco di non limitarti e di approfittare anche dei periodi più freddi, in casa, per spogliarlo dal pannolino e lasciarlo vestito con la mutandina. 5️⃣ Non esitare se ti viene l’ispirazione di tenerlo e appoggiarlo al water e dirgli che anche lui può farla lì e tu lo tieni, proprio come fanno mamma e papà. Giocate a fare i grandi come mamma e papà. Se lui o lei è in bagno con te e ti guarda, diglielo: “Ho finito, tiro l’acqua, mi lavo le mani e adesso lo fai anche tu”… E quindi, prendilo, tira giù i pantaloni, sgancia e abbassa il pannolino e: “Vieni, evviva, anche tu come la mamma!… Pssssss… guarda un po’ questo bimbetto/questa bimbetta quanta pipì sta facendo…. Come scende…. Adesso puliamo e tiriamo l’acqua…. Vuoi tirarla tu? Vieni che te la faccio tirare…”. Chiaramente puoi trovare tu tutte le parole che ritieni opportune e sperimentare questa scoperta anche se in quel momento non farà davvero la pipì o la cacca. 6️⃣ Anche per lo spannolinamento vale il principio dello svezzamento, come per il cibo. Se inizi in questo modo potrai andare aumentando il numero di queste occasioni per poi arrivare a: intensificarle tra i 18 mesi e i 2 anni per poi proseguire a mano a mano che anche tuo figlio cresce (parla di più e si fa capire molto meglio da te, ti fa notare cose che ricorda molto bene non solo con gli sguardi ma anche con le parole, è sempre più autonomo sia nel gioco che nello scoprire il mondo intorno a sé, sempre di più vuole stare con te, imitarti e imparare a fare le cose come le fai tu) aumentare sempre di più i momenti senza pannolino iniziare a dare per scontato l’utilizzo del water con il tuo aiuto (e se lo ritieni opportuno il riduttore) oppure il vasino da solo. 7️⃣ Ricorda che lui vuole farsi vedere mentre ti imita, sia perché ne prova gioia e sia perché vuole farti vedere cosa sta imparando. Non ha bisogno di lodi o gratificazioni. Ha bisogno di un genitore che che gioisca con lui, che abbia voglia di stare a guardarlo con lo stesso entusiasmo che lui o lei sta vivendo mentre scopre e fa proprie queste nuove esperienze. Quindi mettici la cura che questi momenti meritano. Con naturalezza, senza viverlo ogni volta come se fosse un evento eccezionale, ma con presenza e empatia. Arriva la seconda missione… Quando il pannolino di giorno sarà ormai un lontano ricordo inizierà la fase successiva, ovvero togliere il pannolino di notte. Ho racchiuso i principali passi da seguire in questo articolo: Spannolinamento notturno: 10 passi per togliere il pannolino di notte.
Basta Ciuccio! 4 step per togliere il ciuccio senza traumi
Come togliere il ciuccio (di giorno e di notte) e sapere quando farlo è uno degli argomenti più richiesti dai genitori. Ecco perchè in questo articolo trovi i 4 passi completi per eliminare il ciuccio di giorno e di notte rispettando i bisogni di tuo figlio 🙂 Le indicazioni sono valide se tuo figlio ha 1 anno, 18 mesi, 2 anni, 3 o più anni. C’è chi sostiene l’utilizzo del ciuccio sempre e comunque ed è convinta che senza ciuccio non si possa gestire un bambino piccolo. Ci sono mamme che invece sostengono che senza ciuccio i figli si gestiscono benissimo e di conseguenza non si sono mai ritrovate a dover capire come e quando toglierlo. Sì, hai letto bene sopra, anche se sembra per molti una tappa quasi obbligatoria e scontata, ci sono mamme che non hanno mai utilizzato il ciuccio. Oltre alla scelta iniziale di usare o meno il ciuccio poi ci sono diversi dubbi e dilemmi che ogni mamma si trova a dover risolvere, per esempio in molte vorrebbero sapere: Quando togliere il ciuccio? Esiste un’età giusta e più corretta per eliminarlo? Ci sono modi più corretti per togliere il ciuccio senza traumi e senza crisi? Quanto dura la crisi di astinenza da ciuccio? E come si risolve? Quanto ci mette un bimbo ad abituarsi senza ciuccio? In quanto tempo lo dimenticherà e non lo chiederà più? Ci sono modi per addormentare i bambini senza ciuccio? Perché i bambini vogliono il ciuccio e continuano a chiederlo? E poi ci sono anche altri elementi che ci confondono, per esempio tutti i modi possibili che trovi in giro e che a volte aumentano solo l’ansia su come si dovrebbe togliere il ciuccio: dal tagliarlo/romperlo al farlo sparire improvvisamente dalla casa, dal dargli un sapore cattivo in modo da convincere il bambino a non usarlo più al fare finta di perderlo. Per fortuna esistono suggerimenti che prendono in considerazione lo stato d’animo di tuo figlio, che non prevedono di prenderlo in giro e soprattutto che aiutano a tranquillizzare te, il vero ago della bilancia in ogni relazione mamma-bambino. In questo articolo troverai i suggerimenti: 1️⃣ per preparare te stessa e il tuo bambino ad affrontare questo delicato passo se sei agli inizi della tua maternità 2️⃣ per sapere cosa fare passo passo se tuo figlio è già un pochino più grande e pensi sia arrivato il momento di togliere l’amato ciuccio 3️⃣ come gestire le reazioni di tuo figlio nella fase di passaggio mentre togli il ciuccio Ovviamente le informazioni di questo articolo sono presentate solo a scopo informativo. Chiedi sempre il parere del tuo medico/specialista riguardo qualsiasi indicazione specifica sulla tua situazione. Per qualsiasi dubbio o domanda è sempre necessario contattare il proprio pediatra di fiducia. Partiamo dal principio: se devi ancora diventare mamma o sei agli inizi ecco cosa devi sapere sul ciuccio Se devi ancora diventare mamma o papà o se sei proprio agli inizi della tua avventura di genitore puoi prendere in considerazione l’alternativa di fare a meno del ciuccio. So che ti sembra un suggerimento un po’ strano, eppure anche se il ciuccio per molti è ritenuto una tappa quasi obbligata devi sapere che ci sono tantissime mamme che non hanno mai usato il ciuccio con i figli. Ti scrivo queste parole non perché, per partito preso, io ho deciso che non volevo usare il ciuccio con i bambini. Sei perfettamente in grado di risolvere qualsiasi difficoltà tuo figlio abbia in qualsiasi momento Il motivo è che, osservando la natura dei bambini e osservando anche la dinamica del ciuccio, quindi cercando di capire come mai esistesse questo strumento, sono arrivata alla conclusione che tutto quello che di fatto fa il ciuccio lo possiamo fare noi. Oltre all’allattamento, ci sono le nostre braccia ad accoglierlo, contenerlo e consolarlo quando sta piangendo e a rassicurarlo quando ha paura. Quando sta piangendo ci sono le nostre parole e il tono della nostra voce, il nostro cuore per accoglierlo e calmarlo (oltre che le nostre azioni concrete che possono risolvere i motivi per cui piange). Ha le nostre coccole che lo accompagnano al sonno e lo fanno addormentare. Se piange perché ha fame possiamo dargli da mangiare. Quando piange perché ha caldo possiamo svestirlo, se ha freddo possiamo coprirlo di più. Se piange perché c’è stato un rumore forte, o perché è arrabbiato, o va consolato per qualche motivo, lo possiamo fare noi con la relazione che abbiamo con lui. Non abbiamo bisogno di usare il ciuccio per tamponare o spegnere il pianto, che non è altro che la manifestazione di un’esigenza o di un problema che sente di avere in quel momento. Quindi, se sei agli inizi e pensi di poter considerare il fatto che il ciuccio non sia così utile, puoi tranquillamente farne a meno e puntare invece molto sulla relazione che hai con lui. Sii consapevole del fatto che hai tutte le carte in regola per dare a tuo figlio tutto quello di cui ha bisogno e che sei perfettamente in grado di risolvere qualsiasi difficoltà lui abbia in qualsiasi momento. Se già lo utilizzi ecco la guida completa: come togliere il ciuccio, di giorno e di notte, in 4 passi (+ come gestire le “crisi”) Se invece utilizzi il ciuccio da mesi o anni e magari ti stai chiedendo quale sia il momento migliore per toglierlo, o se sei nella fase in cui ti stai dicendo “forse è ora di iniziare a togliere il ciuccio perché ho paura che poi diventi troppo tardi” ecco come puoi fare. Quand’è il momento migliore per togliere il ciuccio? Proprio rispetto a tutto quello che ti ho detto finora, il momento migliore è quando vuoi e, magari, appena puoi. Perché? Perché più i bambini crescono e più fortificano le abitudini che hanno iniziato ad apprendere. I bambini sono molto legati alle loro abitudini e il fatto di costruirle dentro di loro li aiuta a trovare dei punti di riferimento. Pensa ad esempio alla routine della mattina che si ripete sempre uguale: sveglia, pipì, lavarsi, vestirsi, colazione, lavarsi i denti, uscire. Quando magari la routine per qualche motivo cambia, ad esempio scendete subito a fare colazione senza che tu l’abbia vestito prima, ti guarda stranito come per dire “ma no, dobbiamo prima vestirci, abbiamo sempre fatto così!”. La routine e le abitudini che si ripetono giorno pressoché uguali dopo giorno sono una sicurezza per i bambini e li aiutano ad imparare. Ma che cosa c’entra questo con il ciuccio? Perché così come man mano che i bimbi crescono e diventano più consapevoli di queste abitudini, tanto da seguirle spesso in autonomia, la stessa cosa vale per il ciuccio: in automatico lo cercano e, mano a mano che crescono, se lo mettono anche da soli. L’abitudine si sta fortificando e il bambino pensa: “Per consolarmi, per rilassarmi, per confortarmi mamma e papà mi hanno sempre dato il ciuccio. Questo significa che è quello il modo che usano gli adulti per consolare, coccolare e rassicurare i bambini. Ed è ormai da tempo che io ho imparato a consolarmi e confortarmi in questo modo, non conosco altro. E se conosco altro, comunque è questo il modo con cui mi sono sempre consolato, l’unico che mi rassicura. Dunque, nel momento in cui i bambini crescono, questa abitudine si fortifica e diventano sempre più consapevoli degli strumenti che usano e a seconda dell’uso sarà sempre un po’ più complicato disabituarli ad usare questo strumento di conforto e di coccola. Un paragone, anche se un po’ estremo, è ciò che succede ad un adulto fumatore. È facile smettere di fumare se lo fai da una settimana, ma è più difficile se lo fai da 5 anni. E’ più facile smettere di fumare se fumi giusto una sigaretta dopo pranzo mentre è più difficile se ne fumi 20 al giorno. Per i bambini è la stessa cosa: prima lo facciamo e più è possibile farlo in maniera veloce e anche più serena per il bambino. Cosa faccio in pratica quando decido che è arrivato il momento di togliere il ciuccio? Dopo queste premesse, che cosa puoi fare quando decidi che probabilmente è arrivato il momento di fare a meno del ciuccio? Le soluzioni che, dal mio punto di vista, funzionano di più sono diverse e non sono dirette. . Ti anticipo che è possibile tenere in considerazione e rispettare i bisogni emotivi di tuo figlio, evitare l’eliminazione del ciuccio improvvisa, evitare un “trauma” da ciuccio, prevenire reazioni di nervosismo dopo aver tolto il ciuccio o dire bugie ai figli del tipo: “ora me lo dai, non esiste più, lo mettiamo via, piangerai lacrime di sangue…non importa prima o poi ti passa” ti convinco la prima volta con un regalo (…e poi?) ti dico che serve ad altri bambini, che sei grande, che non ne hai più bisogno, adesso basta… Puoi invece mettere in campo per il tempo necessario una serie di soluzioni che ti spiego ora passo per passo. Il 1° passo per togliere il ciuccio: devi essere convinta Quando arriva il momento di togliere il ciuccio a qualsiasi età, 1 anno, 18 mesi, 2 anni, 3 e oltre, i nostri figli sono ancora nella prima fase di crescita, quella in cui “assorbono” da noi adulti, e sono particolarmente sensibili al nostro stato d’animo. Dunque il nostro stato d’animo di mamme influisce tantissimo su di loro, sul loro comportamento, sulle loro risposte. Sarà allora importantissimo e di grande aiuto, se tu per prima sei fermamente convinta che: 1️⃣ È il momento giusto per farlo 2️⃣ Sei consapevole e sicura di avere la capacità come mamma di aiutare tuo figlio ad attraversare questa evoluzione e questa fase di crescita Perché te lo dico? Perché spesso succede invece che noi per prime ci sentiamo insicure e ci facciamo assalire da dubbi come: “ho paura di non farcela se non riuscirò a convincerlo” “mi fa pena, mi dispiace! È abituato da tanto tempo…” “io non sono sicura di avere la forza e la capacità di consolarlo” “io non so cosa fare quando ha paura, io non so cosa fare quando si mette a piangere a squarciagola” “Mi ricordo quando i miei mi privavano di qualcosa e io ci rimanevo malissimo… non voglio fargli del male, non voglio che lui si arrabbi con me” “Non voglio che mi viva come una madre degenere, io ho bisogno del suo amore, non voglio che sia scontento di me” “faccio fatica a dire di no…” Se viviamo tutta questa incertezza, allora vale la gioia aspettare un attimo, fermarci e piuttosto fare qualcosa su di noi. 2° passo elimina-ciuccio: prepara il terreno (individua e soddisfa i bisogni che rimangono scoperti togliendo il ciuccio) Prima di passare alla fase dell’eliminazione del ciuccio di giorno e di notte, inizia ad entrare nell’ottica che, quando toglierai il ciuccio, rimarranno dentro tuo figlio alcuni bisogni “scoperti”. Cosa farà ad esempio senza il ciuccio per: consolarsi rassicurarsi tranquillizzarsi non sentire la noia uscire dallo sconforto calmare la paura Allora il suggerimento è: mentre il ciuccio c’è ancora inizia a preparare un buon terreno. Quindi preparati, con la mente e con il cuore ad essere tu la persona che sa consolare un bambino, che sa prendersi cura di suo figlio, che sa accoglierlo, sa coccolarlo quando piange, che non si spaventa se cade, che lo aiuta nei momenti di difficoltà. Come prima cosa puoi iniziare ad osservarlo meglio. Nota ad esempio quando si sta annoiando, piuttosto intervieni facendo subito qualcosa insieme, facendolo ridere, giocando insieme. Cogli dal suo sguardo quando comincia ad essere stanco, quando ha fame, quando è un po’ sconfortato. Osserva se, quando gli hai detto di no per qualcosa, eri più nervosa e gli hai trasmesso questa tensione: se ti tranquillizzi, sarà anche lui più tranquillo. Se succede una scaramuccia con la sorella, puoi accoglierlo prendendolo in braccio. Inizia ad entrare nell’ottica che per ogni problema c’è una tua risposta che sei in grado di dare, che puoi dare col tuo comportamento, con una tua azione, col tuo sguardo, le tue parole, le tue coccole, il tuo amore, le tue soluzioni. Puoi farlo tu. Puoi farlo anche se si tratta di metterlo a dormire in un orario in cui di solito non dorme se è stanco. Magari si tratta di prenderlo in braccio e coccolarlo un’oretta prima di cena perché ormai si sta stancando, sta diventando capriccioso. Si tratta di cambiare gioco 2 o 3 volte in più in un’ora perché noti che si annoia facilmente e poi comincia a fare i capricci. Magari ti accorgi che si lamenta perché ha fame e piuttosto gli puoi dare da mangiare una volta in più. Non hai bisogno di tamponare con il ciuccio una sua manifestazione emotiva. Questo è il gioco forza: perché se ti prendi qualche giorno, qualche settimana per abituarti con calma ad essere tu la soluzione alle sue difficoltà, allora il terreno sarà preparato. Quando poi, pian piano, un po’ alla volta, toglieremo il ciuccio, tu non cadrai giù senza paracadute, perché avrai preparato questo terreno in cui la soluzione sei tu.. 3° passo: inizia a non dargli subito il ciuccio A questo punto, dopo esserti e allenata per qualche giorno o qualche settimana, prova a cominciare a non dargli subito il ciuccio appena inizia a piangere. Mettilo in un posto non in vista. Potresti essere tu la prima a dimenticarlo in un cassetto fino a sera. Inizia per esempio a darglielo soltanto più per dormire. Prima di dargli il ciuccio per farlo addormentare puoi raccontargli una storia, cantargli una canzone, cullarlo, accarezzarlo. Siamo agli inizi, quindi a questo punto, se non riesce ad addormentarsi subito, puoi anche dargli il ciuccio. Intanto avrai però già fatto un sacco di cose prima di darglielo e, invece di fare come è successo fino al giorno prima, il tempo sarà stato più allungato. Puoi fare la stessa cosa ad esempio quando si sta annoiando, quando è più stanco, quando piange per qualche motivo: puoi aspettare a dargli il ciuccio e intervenire tu con questa modalità che stai già coltivando da qualche settimana. 4° passo per togliere il ciuccio: gestiamo le reazioni di tuo figlio 👉 Se tuo figlio è molto piccolo (entro l’anno/anno e mezzo) Come già ho spiegato, naturalmente l’età incide molto sulla reazione che avrà il tuo bambino. Se tuo figlio è molto piccolo, entro l’anno, l’anno e mezzo, allora davvero incide tantissimo il tuo stato d’animo. Se tu per prima inizi a dimenticartelo in un cassetto e lui vede che la consolazione, il conforto, l’accoglienza, il calore arrivano da te, si abituerà molto più facilmente. Questo avviene perché lui sta assorbendo da te il messaggio che tu senti dentro: “Ci sono io. L’unica cosa che conosco sono le mie azioni. Le mie braccia, la mia voce, il mio calore: è ciò che ti serve in questo momento.” Se tu diminuisci mentalmente dentro di te il valore che dai al ciuccio, lui lo percepirà. Sentirà che adesso la sicurezza arriva da questo tuo stato d’animo e si abituerà molto più facilmente. Anche lui lo richiederà meno e non sarà così drammatico dimenticarlo sempre più spesso. 👉 Se tuo figlio è un pochino più grande Quando i nostri figli sono un pochino più grandi, ormai si sono abituati e lo usano autonomamente, ci può essere qualche difficoltà in più. In questi casi spesso lo chiedono proprio, piangono, stanno male, urlano “mamma dammi il ciuccio!” e vogliono il ciuccio perché ormai si sono abituati così. Avrai allora bisogno di più tempo e di mettere in pratica queste soluzioni più a lungo. Quindi non ti preoccupare se questa fase dovesse durare un po’ di mesi: va benissimo. Meglio fare con calma e nella maniera migliore che avere fretta, pretendere tutto subito e finire per trovarsi con un bambino che pensa “no, me lo vuoi portare via, io lo voglio! Te lo chiederò sempre più spesso perché sento che me lo stai portando via!” Con calma, ti abitui io dentro di te, superi le tue resistenze, prepari il tuo terreno. Continui a darglielo e poi cominci a dimenticartelo. La prima cosa che farai sarà arrivare ed esserci tu: per consolarlo, coccolarlo, farlo addormentare prenderlo in braccio, accoglierlo ecc, fino all’ultimo, quando gli darai il ciuccio. Lo farai abituandoti a sentirti sicura e costruendo dentro di te la certezza che questa cosa la puoi fare. Sei tu che con autorevolezza gestisci la situazione. Una volta che avremo creato questo terreno e nostro figlio si sarà abituato a questa nostra modalità, glielo daremo in maniera sempre meno frequente, proprio solo nei momenti più critici. Ad esempio glielo potrai dare quando si sta per addormentare perché è abituato così. Quando proprio esplode per qualche “capriccio”, tu non sai più che pesci pigliare e ti stai innervosendo, per esempio possiamo dargli il ciuccio. Sarà magari una volta nella giornata, non capiterà più come prima, in cui lo aveva sempre. A quel punto potremo allora cominciare a salutare il ciuccio, a dirgli innanzi tutto che ci sei tu, che adesso non serve, che lo hai dimenticato nella borsa. Ma lascialo davvero nella borsa, lascialo davvero in macchina, perché servirà anche a te per non avere la scusa di averlo a portata. Infatti all’inizio cosa potrebbe succedere? Lui farà un po’ di resistenza, perché è abituato ed è normale che sia così. Un po’ come noi adulti davanti ad un “questa sigaretta non la puoi fumare” “no questo tiramisù lo lasciamo in frigo, lo mangi domani”. In questi casi succede che magari vai un po’ in tensione, hai paura di non farcela a consolarlo e finisci col pensare anche tu “va be’, gli do il ciuccio, la prossima volta vediamo”. Se invece davvero lo dimentichi in macchina ci sei soltanto tu. Sarai tu che dovrai accogliere senza l’aiuto del ciuccio, questo pianto anche importante, questa frustrazione di tuo figlio. E ce la farai. Magari durerà un pochino di più. Forse ci metterai 20 minuti, o mezzoretta ma ce la fai. Lo puoi fare davvero. Del resto, come accogliamo una grande frustrazione di nostro figlio che ha 7/8 anni e non ha più voglia di studiare, o quando dobbiamo spegnere la televisione o quando non può fare un’altea partita a un video gioco. Anche in questo caso la frustrazione è enorme, magari lui è arrabbiatissimo. Cosa facciamo, gli diamo il ciuccio? No! Risolviamo con le nostre forze. Risolviamo all’interno della relazione. Ecco il modo di pensare è lo stesso. Puoi tranquillamente fare a meno del ciuccio anche se il pianto e la frustrazione sono un pianto e una frustrazione importanti. Che cosa gli dico se incontro resistenze? Mi è capitato di sentire racconti di alcune mamme che mi hanno detto: “Guarda Roberta, preparando il terreno così, essendo convinta io, sembra quasi davvero che se lo dimentichi. Ho fatto questa sorta di svezzamento un po’ alla volta, ad un certo punto gli ho detto “il ciuccio adesso lo diamo alla fatina dei ciucci che in cambio che può farlo andare insieme a tutti i suoi amici ciucci nell’isola dei ciucci. Mi ha detto che in cambio ti porta un regalino, quella cosa a cui tenevi tanto”. Lui, tranquillo, non me lo ha più chiesto. E tanto se succede qualcosa ci sono io, se mi dice “ciuccio!” io gli dico che lo abbiamo dato alla fatina, lo coccolo finché ne ha bisogno, risolvendo i bisogni e i suoi stati d’animo e non ho problemi.” Altre volte i nostri figli fanno un po’ più di resistenza e c’è un po’ più di difficoltà. Le prime volte avranno più nostalgia del ciuccio, i pianti e le frustrazioni saranno un po’ più importanti, e ciò non significherà che tu abbia sbagliato qualcosa. Ogni situazione è diversa. Anche in questo caso, con sicurezza, continua ad accogliere il pianto, ferma sulla tua decisione. Storia per togliere il ciuccio: quando il nostro amico prende la parola e rassicura tuo figlio Lo consoli, lo accogli, sei sensibile al suo dispiacere e dici a tuo figlio: “mi dispiace tanto che tu stia male così e lo so, prima c’era il ciuccio, ma non importa perché adesso ci sono io, puoi piangere tranquillo, anche se hai nostalgia del ciuccio. Anche io ogni tanto sono triste, quando papà magari va a lavorare via per due o tre giorni, io sento nostalgia di papà e il mio cuoricino piange, anche a me scende la lacrimuccia, perché sento proprio questa nostalgia. Mi chiedo: ma come faccio senza papino alla sera, che non dorme con me, e non possiamo mangiare insieme, non parliamo insieme? Lo so, ci vuole un pochino per abituarsi. Allora sai cosa facciamo? Adesso diamo un pensierino al ciuccio, gli diciamo “ciao ciuccio, come stai lì nel mondo della fatina? Con tutti i tuoi amici ciucci?” Sentiamo un po’ che cosa dice? Io lo sento nel cuoricino: “sto bene, sto bene! Mi dispiace Luca che stai così male! Io qua mi sto divertendo tanto con tutti i miei amici ciucci! E col gioco che ti ha dato la fatica ti stai divertendo? Lo sai che l’ho scelto io per te? Andiamo a prendere un po’ questo giochino?!” E magari con la connessione del giochino e del ciuccio, con le tue parole sicure, calme, amorevoli e balsamiche lo tranquillizzi come in qualsiasi altra situazione e per qualsiasi altro “capriccio”. Quindi se ci saranno delle resistenze iniziali è naturale che ci siano e le potrai affrontare come qualsiasi altra situazione. Se vuoi approfondire come affrontare le reazioni e i “capricci” dei bimbi, puoi leggere questo articolo: Guida completa per i Capricci dei Bambini (se li ignori si moltiplicano)
Bambini che lanciano oggetti e urlano: ecco cosa fare
Cosa fare quando un bambino a casa lancia gli oggetti, urla, picchia e alza le mani? Per quale motivo si comporta in modo aggressivo con te o con un altro bambino? Spesso i bambini iniziano da piccoli ad avere questo tipo di reazioni fisiche ed esplosive e ad essere maneschi. In questo articolo ti spiego il perché e come può comportarsi un genitore in queste situazioni. Perché mio figlio lancia gli oggetti, urla sempre o mi picchia? In genere i bambini iniziano a reagire lanciando le cose, picchiando, urlando o rompendo oggetti quando sono piccoli, ad esempio anche intorno all’anno e mezzo. Il motivo è che non hanno ancora la capacità di comunicarci cosa sentono, quali emozioni stanno provando. Naturalmente sarebbe bello e semplice se loro ci dicessero: “Tranquilla, voglio dirti solo che sono in crisi. Siediti. Siediti sul divano serena e tranquilla. Ti ho preparato anche una tisana. Ti devo dire che sono incavolato nero. Avrei voglia di spaccare tutto in questa casa. Perché non stai mai con me? Ho bisogno di stare più tempo con te. E poi odio mia sorella. Vorrei eliminarla dalla nostra famiglia e non posso farla fuori.” I bambini, ovviamente, non hanno la capacità di esprimere il loro stato d’animo in questo modo perché sono ancora troppo piccoli. Cosa fanno allora? Si esprimono fisicamente: piangendo, urlando, picchiando, facendo quelli che noi chiamiamo “capricci”, ma che non sono capricci. Si esprimono anche lanciando le cose: la prima cosa che trovano la lanciano. Perché? Perché non essendo ancora grandi, non sono in grado di razionalizzare come noi. Noi adulti quando sentiamo che stiamo per esplodere cosa facciamo? Ci fermiamo, ci ascoltiamo, ci parliamo e ci chiediamo per quale motivo stiamo per esplodere. Cerchiamo di accoglierci, farci un attimo le coccole e troviamo una soluzione. Gestiamo il nostro bagaglio emotivo per non esplodere. Spesso non siamo in grado di fare tutto questo nemmeno noi, figuriamoci un bambino piccolo. I bambini cosa sentono? I bambini sentono un tumulto dentro, un qualcosa dentro che li ha fatti arrabbiare o che li ha impauriti. La loro “pentola a pressione” diventa sempre più sotto pressione: questo insieme di sensazioni cresce e sale sempre più finché scoppiano. E allora ecco che rompono, lanciano gli oggetti, urlano o comunque possono diventare aggressivi. Oppure davanti ad un nostro no, magari detto in maniera un po’ brusca, loro non riescono a fermarsi e a dirci con calma: “perché mi stai dicendo di no? Guarda che io vorrei fare quella cosa perché…” Non avendo ancora una capacità di dialogo così fine ce lo fanno capire con il comportamento, con la rabbia, sfogandosi in questo modo. Non stanno facendo i maleducati, hanno solo il bisogno di esprimersi, di dirci quello che sta succedendo e lo fanno nell’unico modo che per ora conoscono. Hanno bisogno, piano piano nel tempo, di trovare e di assorbire un’alternativa dal nostro esempio. Allora in questi casi che cosa possiamo fare in pratica? Come comportarsi con un bambino che lancia le cose, alza le mani o urla Durante questi momenti di aggressività, rabbia ed esplosione, tentare di spiegare che non si fa serve a poco. Come prima cosa possiamo sicuramente intervenire con fermezza. Se hanno un oggetto pericoloso in mano o se stanno rompendo qualcosa non è necessario stare ad aspettare che si facciano male o lo rompano. Interveniamo: che sia per tirarlo indietro e allontanarlo, che sia per prendere l’oggetto dalle sue mani o che sia per tenergli le braccia in maniera sicura e ferma. Possiamo agire fisicamente con fermezza senza essere arrabbiati e dire ad esempio, mentre lo stiamo tenendo: “Amore Mannaggia cosa è successo! Sei arrabbiatissimo e questo non si può lanciare!” Magari lui nel frattempo si sta dimenando e sei riuscita ad abbracciarlo o a tenerlo perché non si faccia male. Molto diverso è intervenire in questo modo mentre dentro siamo arrabbiati, magari stringerlo e dire con tono duro: “Basta! Ho detto basta!!! Non devi fare così! Quante volte ti ho detto che non devi tirare quella roba! Ti fai male! Ma non vedi che ti fai male?!” In entrambi i casi fermiamo il bambino fisicamente prima che lanci un oggetto o un gioco, ma con il secondo modo si spaventerà, non si sentirà capito e avrà paura della nostra reazione. Nel primo caso invece magari si ribellerà, ma noi saremo sicuri, fermi, tranquilli e continueremo a tenerlo. Se lui dovrà ancora sfogarsi ed esplodere allora esploderà oppure vedendoci calmi si calmerà subito anche lui. Se vuoi approfondire l’argomento puoi anche leggere questo articolo: Smettila di Urlare! Come calmare bambini Nervosi e Agitati È esploso, ha picchiato me o la sorella: capire le motivazioni di tuo figlio Quando i bambini sono piccoli è difficile che ci dicano a parole che cos’hanno, cosa provano. Possiamo però allenare la nostra capacità di osservazione, diventare un po’ dei piccoli Sherlock Holmes e affinare il nostro intuito. Possiamo ad esempio osservare e farci un po’ di domande come: “ok, allora quando fa così si è arrabbiato con la sorella” “Forse è stanco? Ha fame? Si sta annoiando?” “Non sono stata con lui. E già due volte che mi gira intorno e tre volte che gli dico che non ho tempo. Oggi sono nervosa e me lo aspetto che tra un po’ esploderà anche lui” Un bambino potrebbe non capire tutte le nostre parole, ma al cuore gli arriverà quello che vogliamo dirgli, il nostro discorso, il nostro dialogo interiore. Un bambino sente se viene capito, compreso. Anche se i bambini sono piccoli, quando in modo sinceramente dispiaciuto gli diciamo “amore… mannaggia, la mamma oggi non è stata con te”, loro sentono che abbiamo capito. È quel linguaggio tra adulto e bambino, tra genitore e figlio, tra mamma e bimbo, che fa sì che loro sentano che li stiamo ascoltando e non li stiamo rimproverando. Magari piangerà dieci o venti minuti oppure si fermerà subito, ma l’importante è che noi possiamo essere fermi nel dire ciò che non si fa ma anche pronti a comunicare: “capisco perché l’hai fatto, te lo dico e troviamo una soluzione”. Inizialmente sarà necessario agire in questo modo cinquanta, cento volte o fino a quando ce ne sarà bisogno. Gradualmente si abituerà a chiamarvi, a non dover per forza esplodere lanciando oggetti o mordendo e picchiando, anche grazie al fatto che, allenandoci, noi riusciremo ad arrivare un po’ in anticipo, cioè intuire qual è la difficoltà e risolvere prima che la situazione degeneri. Ad esempio vi sarà magari già capitato di notare quando vostro figlio è stanco e vi sarete detti: “se non lo porto a dormire tra dieci minuti qua esplode il maremoto! Perché ha già cominciato a lagnarsi un po’, ad andare di là e ha tirato due volte un calcio a sua sorella… ha fatto un dispetto, lo vedo dagli occhi: è stanco. Se adesso non lo porto a dormire esplode e poi fino a mezzanotte non riuscirò a farlo dormire perché sarà una crisi dietro l’altra”. Gelosia: mio figlio ha picchiato la sorella! A volte capita che siano i più piccoli ad arrabbiarsi con i fratelli più grandi, ma la maggior parte delle volte sono i più grandi che ce l’hanno con i piccoli e che li vedono un po’ come degli intrusi. Noi chiamiamo questa reazione “gelosia” ma, in verità, il loro è un sentimento più che giustificato e spesso i primogeniti si sentono un po’ espropriati del loro territorio. E non è perché sono egoisti, ma perché questo territorio per i nostri figli è fatto dell’amore di mamma e papà e delle loro sicurezze. Ecco che allora si ritrovano a pensare: “Finché c’ero solo io, avevo tutto l’amore e tutte le attenzioni per me. Adesso che è arrivato un altro, o un’altra (o un altro ancora) questo terreno si ridurrà? Dovrò dividerlo per due, o per tre? Ma poi perché ne hanno voluto un altro? Io forse non andavo bene? Forse non sono bastato. Allora lei è meglio di me, certo che io sono arrabbiato con lei. Tutte le volte che la guardo penso che lei sia migliore di me.” È un fattore naturale, i bambini vivono queste sensazioni. Non possiamo spiegare o chieder loro di non farlo. Ciò che possiamo fare è dimostrare attraverso la relazione e la qualità del tempo che passiamo con loro che non è così. A volte non basta neanche dire “Io ti voglio bene, vi voglio bene allo stesso modo”. I figli hanno bisogno di vederlo nella pratica. È grazie a questo che i bambini saranno meno aggressivi, che arriveranno a non lanciare oggetti o eviteranno di urlare e arrabbiarsi, se questo è il vero motivo. Ecco qui sotto qualche altro esempio. È arrivato il momento di cambiare il pannolino alla piccola o di tenerla in braccio Ad esempio, ti stai alzando per andare a cambiare il pannolino alla piccola mentre il grande sta giocando. Un conto è dire: “Ma sì, ci metto un attimo, io voglio bene anche a te” un altro conto è dimostrare che ti ricordi di lui, guardarlo negli occhi e prima che mostri dispiacere dirgli per esempio: “Amore, io vado di là a cambiare il pannolino, se non vuoi stare qui da solo, vieni anche tu di là nel frattempo, prendi i due pupazzetti così continuiamo a giocare…” Oppure: “Devo cambiare tua sorella… ma mica voglio perdermi la costruzione di questo bellissimo castello!… Vado un attimo di là a prendere il cambio e torno… la cambio mentre sono qui con te così non mi perdo nemmeno un pezzettino di questa opera d’arte!” Oppure ancora hai in braccio la sorella più piccola, magari ti siedi perché non riesci a tenerli tutti e due in braccio e puoi dire: “Vuoi venire in braccio anche tu? Guarda che c’è lo spazio! Vieni in un braccio anche tu! Certo che posso prendere anche te. Mi devo solo sedere e posso prendere anche te”. Magari se non lo aveste fatto ve lo avrebbero chiesto e si sarebbero arrabbiati. Ma se lo anticipi loro avranno la certezza, potranno pensare “allora ti sei ricordata anche di me! Allora sì che mi vuoi bene! No, continuo a giocare. Non ho bisogno che prendi in braccio anche me” Hanno dunque bisogno di conferme nella pratica. Litigi tra fratelli: il grande ha picchiato la piccola Quando litigano dico sempre di intervenire e di non sgridare nessuno, di non cercare il colpevole. Infatti cercare il colpevole non serve perché spesso “il colpevole”, cioè chi ha iniziato, è il più ferito dei due, perché è quello che a monte si è sentito minacciato. Quando una piange e l’altro l’ha colpita andrò da tutti e due, mi avvicinerò a quella che piange per consolarla, ma allo stesso tempo chiederò all’altro: “mamma mia amore! per tirarle così forte i capelli deve avertela fatta grossa. Mannaggia questa sorellina che stava proprio giocando lì dove volevi giocare tu e lei si è messa in mezzo. Lo so che ogni tanto ti dà fastidio e non la supporti” Se vuoi approfondire cosa fare in caso di gelosie e litigi tra fratelli, puoi leggere anche l’articolo: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli Per fare un paragone, che senso avrebbe sgridare noi adulti perché mangiamo troppi dolci? Se il vero problema è che compensiamo con i dolci un bisogno affettivo, stanchezza o frustrazione, non sarebbe meglio avere qualcuno che ci aiuti a risolvere questa frustrazione, dato che magari i dolci fanno male? Per un bambino è uguale. Siccome non si picchia, non si morde, non si lanciano oggetti e ci sono altri modi per esprimersi da imparare nel tempo, non serve il rimprovero, ma avrà bisogno di vedere come si fa. E allora gli farò vedere come si fa, accoglierò entrambi, non lo colpevolizzerò perché so qual è il problema e quindi a monte ci lavorerò, dando del tempo di qualità, dandogli quello che gli serve per riprendersi le sue sicurezze e risolvendo. Nella pratica, se il problema era che la piccola si è messa dove voleva giocare il grande, vedrò se riesco a spostare lei, se no si troverà un’alternativa insieme, medierò tra loro due e vedrò cosa si può fare per risolvere. Il bambino si abituerà a capire che non lo state rimproverando, non si sentirà sgridato ma capito e dopo un po’ di volte che farete così avrà la certezza del fatto che è avvenuto un cambiamento. A quel punto potrete dirgli: “Vedi, quando succede così, prima di arrabbiarti vieni da me. Quando senti che comincia a venirti il nervoso, vieni da mamma o da papà e ce lo dici. Noi risolviamo. Arrivo prima che scoppino le scintille. Non ce n’è bisogno, basta che tu venga da me e me lo dici.” Inizieranno a venirvi a chiamare perché hanno capito che non siete un pericolo, ma che siete un aiuto, siete il loro aiutante magico. Inizialmente verrà a dirvelo, poi, man mano che crescerà negli anni, imparerà a fare lui quello che avete fatto voi. Imparerà a fare un bel respiro, a calmarsi, a parlare con se stesso e trovare una soluzione. Questo passaggio non avviene subito ma avviene con gli anni, però in questo modo si possono mettere da subito le basi per non avere ogni momento un litigio esplosivo da gestire. Gli esempi di questo articolo ti saranno utili per evitare con il tempo che tuo figlio lanci gli oggetti, arrivi ad urlare o diventare aggressivo con te o con la sorella, il fratello o altri bambini. Se vuoi approfondire il tema della gestione delle emozioni dei tuoi figli, puoi leggere questo articolo: Come aiutare i bambini a gestire le emozioni (senza reprimerle)
Come risolvere i conflitti con i nonni
Molti genitori si lamentano dei nonni perchè tendono a essere troppo lassivi con i nipoti. La suocera fa mangiare troppe caramelle (proprio quelle con lo zucchero bianco!), magari non seguono la linea educativa di mamma e papà, danno poche regole, oppure fanno le cose di nascosto! Altre volte permettono troppa televisione o sgridano e puniscono anche quando mamma e papà non lo fanno… Se da un lato i nonni possono diventare un formidabile sostegno per la famiglia, a volte i rapporti con loro diventano roventi e sfociano in conflitti e malintesi (spesso anche dovuti a situazioni del passato ancora irrisolte). Ora stai per scoprire: La verità sull’imprinting e sull’influenza dei nonni che quasi tutti ignorano L’asso nella manica per gestire e risolvere i litigi con i nonni La domanda chiave per non arrabbiarsi (e frenare la voglia di tirare il collo a tuo suocera) Come mediare al meglio nella varie situazioni Come evitare di far sentire in colpa i nonni (e buttare legna sul fuoco del conflitto già acceso) Scopri tutto nel breve video e diventa il miglior esempio di armonia per i tuoi figli (perché alla fine, che tu ci creda o no, che ti piaccia o no, è il tuo esempio quello che loro assorbono). GUARDA IL VIDEO E DIVENTA IL MIGLIOR ESEMPIO DI ARMONIA PER TUO FIGLIO 🙂
Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Perchè a volte tuo figlio non ascolta mentre altre volte collabora e accetta le tue regole? Perché nonostante tutti i tuoi sforzi fai fatica a farti ascoltare e si ribella? Per leggere questo articolo è necessaria una buona dose di apertura mentale e la sospensione per qualche minuto del tuo giudizio! Infatti stai per scoprire: 1️⃣ Perché i bambini e i ragazzi rispondono male ai genitori, non ascoltano, non accettano i no e rifiutano le regole. 2️⃣ Approfondiremo quali sono i nostri atteggiamenti che involontariamente non rispettano il “Libretto delle Istruzioni” e che potrebbero causare ribellione, “capricci” e litigi. 3️⃣ I 5 principi d’oro che possono aiutare tuo figlio a rispettare le regole, ottenendo più collaborazione e armonia in famiglia. Iniziamo! “Fai il bravo! Comportati bene!” “Speriamo sia educato” “No, guarda che così non mi piaci” “Se mangi tutto ti do la caramella” “Solo più 5 minuti…” “Ascoltami!” “Vieni subito qui!” “Ti devi lavare i denti …” “Ti ho detto no!” “Così non si fa!” “Lì non devi andare!” “Ringrazia e chiedi per piacere” Ti suonano familiari queste frasi? Chissà quante volte le hai sentite per strada, in casa di amici oppure ti stai accorgendo mentre leggi che a volte fanno parte anche del tuo linguaggio e della relazione che hai con i tuoi figli. Perché sentiamo troppo poco spesso o diciamo troppo poco invece frasi come queste? 1️⃣ “Divertiti!” 2️⃣ “Sei felice?” 3️⃣ “Come ti senti?” 4️⃣ “Speriamo che riesca a essere se stesso e speriamo di riuscire ad aiutarlo in questo” 5️⃣ “Speriamo che impari ad ascoltarsi e speriamo di riuscire noi a sentire sempre i suoi bisogni” 6️⃣ “Non hai più voglia di finire quello che c’è nel piatto? Secondo te come mai?” 7️⃣ “Che cosa è successo, amore?” In più, se i bambini avessero una capacità razionale già sviluppata e un’ottima proprietà di linguaggio, probabilmente ci direbbero (e spesso lo fanno): “Mamma, basta urlare!” “Perché mi sgridi? Non l’ho fatto apposta. Se lo avessi saputo avrei evitato io stesso di mettermi nei pasticci” “Perché mi accusi? L’ho fatto perché mi sono sentito in pericolo, perché avevo bisogno di sfogarmi” “Papà, puoi parlarmi con più calma?” “Perché non riesci a stare davvero con me? Perché pensi sempre ad altro?” “Ma chi è questo qui a cui vuoi tanto che somigli tutte le volte in cui mi dici che non va bene quello che faccio o quello che dico o quello che esprimo?” Perché noi adulti recitiamo le battute che hai letto poco fa, anche se queste alla fin fine potrebbero peggiorare la relazione con i figli? Soprattutto considerando il fatto che sono anche una fonte enorme di stress per entrambi, figli e genitori: il rapporto si irrigidisce, viene meno la fiducia, tuo figlio non ti ascolta e aumentano le tensioni. Nonostante questo, lo facciamo comunque, perché è quello che direttamente (esperti, riviste, tv, libri, ecc.) o indirettamente (come riflesso incondizionato dell’educazione dei nostri genitori) abbiamo imparato e assorbito dall’ambiente. Oltre a questo, ci sono tre motivazioni profonde per cui agiamo in questo modo. Se ci osserviamo, vuoi o non vuoi, vengono fuori. Perché mio figlio non ascolta? Vediamo ora le 3 motivazioni che portano i genitori a imporre le regole: 👉 Vogliamo insegnare ai nostri figli le regole per stare al mondo e crediamo che questo sia il modo più giusto (o meglio, spesso è l’unico che conosciamo) per allevarli. 👉 Vogliamo che gli altri pensino bene di noi e avere figli che vadano bene a scuola, che siano dei bambolotti che dove li metti stanno, che dicano sempre grazie, prego e per piacere così che le persone pensino bene di noi, sono garanzie in più affinché lo facciano. A volte utilizziamo i figli e i loro risultati per compiacerci, gratificarci e per dirci che almeno qualcosa di buono lo abbiamo fatto. 👉 Vogliamo avere meno problemi possibili da gestire. Dato che abbiamo a volte serie difficoltà a gestire gli imprevisti, i problemi non sono sfide ma macigni che ci stressano. Abbiamo paura di sbagliare, ci sentiamo inadeguati e sogniamo perennemente quell’eldorado di felicità e non-sforzo dove tutto è perfetto. Se ce lo avessero fatto vivere nell’infanzia non andremmo a cercarlo ora in maniera così compulsiva. Anzi, probabilmente non avrebbe mai smesso di far parte del nostro mondo interiore, indipendentemente dagli eventi esterni. Per non sentire tutto questo, speriamo che meno imprevisti possibili arrivino a costellare le nostre giornate. Approfondiamo questi ultimi tre punti. Non ce lo chiediamo mai, ma crediamo che almeno una volta nella vita queste domande ce le possiamo fare: Perché vogliamo che i bambini imparino “le regole”? Quali regole e secondo chi? Potrebbero forse farne a meno? In verità vogliamo che i bambini imparino delle regole perché crediamo che quello sia l’unico modo per riuscire ad ottenere da loro un comportamento adeguato, soprattutto per quando saranno adulti e si dovranno confrontare con il mondo esterno e con altri individui. Temiamo che possano non aver appreso tutte le strategie che permetteranno loro di sopravvivere in questo mondo che consideriamo spesso pericoloso, ingiusto e difficile. Percepiamo l’esterno e la vita come terreni di battaglia e in più ci fanno credere che, a meno che non si tratti di un colpo di fortuna, siamo troppo deboli per affrontarlo, quindi meglio rassegnarci. Altre volte invece, sempre per condizionamento, crediamo che l’omologazione sia la via più facile. Dunque riteniamo che le regole possano abituare il bambino a diventare quell’essere intiepidito, insipido e che davvero “dove lo metti sta”, augurandoci così che abbia meno problemi possibili. Perché, si sa, la ribellione può rivelarsi scomoda e dare tanti problemi. Peccato che sovente confondiamo il “capriccio” del bambino o la ribellione di un ragazzo con il suo tentativo di essere se stesso a discapito dell’omologazione. Figli che si ribellano ai genitori: perché se cerchi di omologarli ottieni ribellione e perdita di fiducia Tutti i bambini e i ragazzi sanno di essere nati per essere se stessi, per conoscersi e per manifestare i loro talenti. Se noi tentiamo in tutti i modi di omologarli con rabbia, durezza e sguardi di ghiaccio ad uno schema o a un “si è sempre fatto così” probabilmente ottieniamo due cose. Conseguenza n° 1: la ribellione Il bambini e i ragazzi continuano a mettere in atto tentativi a volte ribelli per cercare fino all’ultimo di dirci che: 1️⃣ avrebbero bisogno di un nostro atteggiamento diverso 2️⃣ vogliono essere omologati alle nostre credenze ma vogliono essere sostenuti affinché possano essere se stessi. Conseguenza n° 2: la perdita della fiducia Se cerchiamo di omologarlo ad un prestampato che abbiamo nella nostra testa per il solo fatto che crediamo che sia giusto o perché anche noi ci adattiamo a modelli esterni o precedenti, lui percepisce di non valere, di non essere quello che tu vuoi da lui. Dato che la seconda cosa fondamentale che ogni bambino desidera è quella di essere amato incondizionatamente da mamma e papà, mette sotto le scarpe se stesso a favore del tuo amore per lui. Facendo questo, rinuncia a conoscersi e a manifestarsi (cosa che lo porterà ad essere infelice, sfiduciato e arrabbiato) e perde fiducia e stima in mamma e papà perché dovrebbero proteggerlo e sostenerlo nel suo intento e non lo stanno facendo. Anzi, lo giudicano, lo vogliono uguale a un qualcosa che lui non è. Viviamo impregnati di una cultura che porta ancora con sé il retaggio di un sistema di regime dove le stesse norme applicate in una caserma si riteneva fossero idonee anche per l’ambiente famigliare: con le ristrettezze e con la forza si potevano ottenere uomini forti, donne sottomesse, potere, fama e gloria. Ahimè un disegno di questo tipo, come non porta a un miglioramento nel mondo, non porta a nulla neppure nel mondo interiore di tuo figlio. A causa di questo modello crediamo che i bambini siano vasi vuoti da riempire di modi di fare, di regole, di buoni comportamenti. Crediamo che premi e punizioni servano per raddrizzarli, che i complimenti gli tirino su il morale e gli rafforzino lo spirito. Siamo convinti che le restrizioni siano l’unico strumento che abbiamo per fargli capire chi comanda e perché, forse, attraverso il patimento impareranno la lezione. I bambini e i ragazzi non vogliono appartenere a modelli ma vogliono essere se stessi, rispettando i principi naturali di vita e di condivisione che appartengono all’uomo e alle altre specie viventi. Se non rispettano noi e il nostro modello, per cui ci appaiono come dei trasgressori, potrebbe essere che quanto noi proponiamo non è nelle loro corde naturali? Potrebbe essere che fanno tutti i tentavi possibili, con il linguaggio verbale e non verbale e con gli strumenti che hanno a disposizione per farcelo capire e per darci la possibilità di essere anche noi diversi e più vicini alla nostra natura di genitori? La famiglia e tutti gli ambienti in cui un figlio cresce non devono essere ambienti militareschi e neppure ambienti democratici (anche questo oggi va molto di moda…). L’ambiente in cui il bambino si esprime è semplicemente “naturale”: per essere efficace a breve e a lungo termine deve poter rispettare i principi del loro Libretto delle Istruzioni che fanno crescere il bambino senza sforzo e sentendosi amato e fanno sì che anche noi lo educhiamo senza sforzo, con gioia e gratitudine. La crescita del bambino e l’armonia del rapporto con i propri genitori dovrebbe avvenire naturalmente e senza sforzo. Ognuno conosce il proprio ruolo, sa cosa fare, quando farlo e come farlo, senza dover ricorrere a stratagemmi, manipolazioni, giudizi, premi, punizioni, ricatti, compravendite di amore (“se fai così non ti voglio più bene”). Troppo spesso confondiamo questi metodi con l’”Educazione”. Questi metodi fanno parte dell’istruzione, ovvero di un tentativo di inserire all’interno del bambino, codici, schemi, regole, morale del giusto e dello sbagliato. Educare è invece tirar fuori quello che il bambino ha già naturalmente dentro di sé e senza sforzo. Sai perché diciamo “senza sforzo”? Perché se iniziamo con pazienza a osservare il bambino, ci accorgiamo che è lui con la sua trasparenza, la sua innocenza e la sua consapevolezza a farci capire quello di cui ha bisogno per diventare un adulto felice. Noi adulti abbiamo perso l’abitudine di stare davvero con i bambini, di sentirli, di guardarli negli occhi e di osservarli. La loro perfezione, la loro lucidità e la loro coerenza ci spiazzano, a volte ci mettono in difficoltà e quindi preferiamo soprassedere o restare sulla superficie. Anche se iniziamo ad osservarli, dobbiamo poi ancora fare i conti con questi “benedetti” condizionamenti che utilizziamo ormai in maniera automatica. Non rispetta l’autorità, risponde male, non accetta i miei no: i 5 falsi miti svelati A proposito di regole e di condizionamenti ora vediamo quello che ahimè rafforza una modalità educativa militaresca e omologante, anziché favorire la libera espressione dei bambini e dei ragazzi e la loro manifestazione. 1° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: il rinforzo positivo Educare con il rinforzo positivo: quando un bambino si sente elogiato e gratificato per ciò che sta facendo, inizia a credere di più in se stesso. Riflessione Il rinforzo positivo ha lo stesso valore della punizione, della critica e del giudizio. Si trova dalla parte opposta, ma è allo stesso livello. Infatti, possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che sgridare e punire i bambini non sia efficace, ma non ci chiediamo che cosa accade nel bambino davanti al rinforzo positivo e all’elogio. Tuo figlio deve sentirsi amato per quello che è, qualsiasi cosa faccia o dica. Se quello che fa a noi non piace è un problema del bambino oppure nostro? Nostro. Ci sono vie mono faticose e più efficaci del lodare o criticare perché speriamo che così impari le buone maniere o perché così la prossima volta eviterà un comportamento scorretto che abbiamo criticato o ripeterà un comportamento che noi riteniamo corretto e che abbiamo elogiato. Rinforzare positivamente un comportamento vuol fargli capire (anche se le nostre intenzioni sono diverse, questo è quello che gli trasmettiamo) che così ci piace, se si comporta diversamente no, che così lo preferiamo e lo amiamo di più. Si innesca un meccanismo a spirale discendente per cui il bambino e il ragazzo restano in perenne tensione per controllare i loro istinti e i loro atteggiamenti perché, se seguono le loro motivazioni e il loro istinto, l’amore di mamma e papà potrebbe diminuire. È necessario imparare a fidarci di più dei figli perché non sono prototipi da stampaggio, non sono cd da masterizzare, sono bambini, sono ragazzi. Per certe cose siamo molto più mammiferi di quello che crediamo. Come mamma leonessa non ha bisogno di insegnare, spiegare, indirizzare, lodare, punire i suoi cuccioli perché imparino a seguirla evitando i pericoli, a diventare autonomi, a cacciare, così noi potremmo limitarci a dare un buon esempio e lasciare che il bambino lo imiti e lo assorba. 2° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: i vizi… A differenza della mamma lei, mia nonna, non doveva occuparsi della mia educazione ma doveva solo viziarmi. Riflessione Ascoltando questa frase mi sono chiesta: perché educare, coccolare e dare abbondanza devono essere visti come incompatibili? Perché vediamo le coccole e l’abbondanza come vizio e come concessione? Perché l’educare deve implicare restrizioni e sacrifici per il bambino? Se vogliamo davvero andare verso uno stile educativo che rispetti tuo figlio dobbiamo lasciar perdere tutti questi modi di pensare e allontanarci dalla credenza che sia dannoso dare al bambino un senso di abbondanza (e non intendiamo con questo riempire la cameretta di giocattoli…). L’educazione si impara imitando e non imponendo o restringendo, quindi, tanto vale essere “abbondanti” in coccole, attenzioni e dettagli. In questo modo, non solo soddisfiamo i bisogni del bambino, ma gli diamo anche un senso di abbondanza che lo accompagnerà per tutta la vita e che gli impedirà di sentirsi vuoto, sfiduciato, privo di risorse e con un percorso in salita dove la vita è ingiusta e c’è sempre qualcuno pronto a deluderci o a fregarci. La vita non è così. È così lo schema educativo che abbiamo assorbito e subito e che inconsciamente ribaltiamo sulla nostra vita di adulti. Un bambino cresciuto nell’abbondanza di amore e nel soddisfacimento di tutti i suoi bisogni affettivi cresce con molti meno limiti a fargli da intralcio per la sua realizzazione. 3° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: bisogna farli ragionare… Dal primo anno i bambini hanno bisogno di spiegazioni per capire cosa bisogna e non bisogna fare. Riflessione Dal primo anno i bambini, a meno che debbano andare in trincea o alla scalata del Kilimangiaro, hanno bisogno di amore, attenzioni e coccole. I bambini non hanno bisogno di capire razionalmente, hanno bisogno di vedere, sperimentare e imitare. Sono troppo piccoli per poter comprendere un discorso razionale fatto di pro e di contro, di cause e conseguenze, di diritti e doveri, e soprattutto di spiegazioni. Quante volte pensiamo o diciamo: “Eppure sai quante volte gliel’ho detto?” “Te l’ho già spiegato il perché!” “Ma non capisci?” Ecco il punto di vista di tuo figlio: “Cara mamma e caro papà, sarebbe più semplice per voi, e a me piacerebbe di più, se quando non ho voglia di fare i compiti o faccio i capricci per non lavarmi i denti, prima di tutto mi veniste vicino e vi ricordaste che ho un motivo per cui faccio così. Non ve lo so spiegare bene e allora lo manifesto come posso”. “Se mi chiedete con calma e dolcemente come mai e vi rendete disponibili ad aiutarmi e a risolvere la mia difficoltà o il mio bisogno, io sono il bambino più felice del mondo. Smetto di avere paura e di sentirmi a disagio, so che mi posso fidare di voi e so che mi basta seguirvi. Insomma, mamma e papà, so benissimo come si lavano i denti, è da quando sono nato che mi portate con voi e che vi guardo, di solito lo facciamo sempre insieme! E per i compiti, che voi mi diciate di sforzarmi, mi serve a ben poco! Ho un disagio dentro che non riesco a superare da solo, altrimenti vi pare che perderei tutto questo tempo? Se non mi annoiassi e volessi farli da solo a quest’ora li avrei già finiti e sarei fuori a giocare!” 4° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: ignoralo se dice parolacce… Mio figlio dice le parolacce: se non trova alternative alle parolacce sgridatelo e ignoratelo. Riflessione Perché un bambino dice parolacce? Forse le ha sentite dire e semplicemente le ripete perché funziona per imitazione. Oppure sa che non si fa e vuole attirare la nostra attenzione (ha provato in mille altri modi e “con le buone” ma non c’è stato nulla da fare). Forse si sente un debole o un insicuro: chi dice parolacce gli sembra più forte e quindi fa anche lui così. Se non comprendiamo la motivazione e non andiamo a fondo non serve a nulla sgridarlo o ignorarlo. Nel primo caso continuerà a farlo perché pur sgridandolo almeno abbiamo iniziato a considerarlo. Nel secondo caso anche, perché volendo le nostre attenzioni rincarerà la dose o cercherà altri atteggiamenti distruttivi per segnalarci la sua presenza e il suo bisogno di attenzioni. 5° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: il disordine… Mio figlio è disordinato, non pulisce, si rifiuta di riordinare! Riflessione Se invece vuoi che tuo figlio “impari” a fare le pulizie perché hai paura che diventi sporco e disordinato puoi partire da subito con un’altra motivazione nel cuore. Infatti, grazie al buon esempio e al gioco puoi far amare a tuo figlio tutte quelle esperienze che fanno parte della vita quotidiana: lavarsi, apparecchiare, sparecchiare, riordinare la stanza, ecc.. Il bambino impara giocando: prima lasciati imitare mentre fai le cose con gioia (se anche tu le vivi come un peso, come pensi che potrà viverle lui?), poi fate le cose insieme, giocando! Per esempio, invece di dover pulire la stanza potete andare a risistemare per bene la barca dei pirati con tanto di bandana in testa. Invece di dover apparecchiare la tavola potete preparare un ottimo servizio per i principi e per le principesse che vengono a palazzo per la festa. Oppure allestire un banchetto per i samurai che tornano affamati dalla battaglia. In questo modo tutti i bambini si divertono e imparano. Attenzione! Se l’adulto lo fa con un secondo fine e quindi manipolando (facciamo finta di giocare così ti porto dove voglio io) non funziona. Funziona se siamo sinceramente convinti che questa sia la cosa più naturale per il bambino e se anche noi ci stiamo divertendo. Per approfondire questo argomento puoi leggere: Figli disordinati: come insegnare l’ordine con la tecnica dello svezzamento Come insegnare le regole senza urla, sgridate e senza ripetere le cose 100 volte! Anche se oggi tuo figlio rifiuta le tue regole e i tuoi limiti ci sono 5 principi d’oro che possono aiutarti a ottenere più collaborazione e armonia in famiglia. Sono gli stessi principi utili anche con bambini oppositivi e provocatori, bambini che non rispettano l’autorità o bambini ritenuti “difficili da gestire”. Sono principi semplici che vengono spesso trascurati e che invece ti suggerisco di valorizzare nella vostra vita familiare perché ti consentiranno di allinearti con i bisogni emotivi di tuo figlio ed eviterai inutili imposizioni e litigi. 1️⃣ Vivere in un clima rilassato aiuta Muoverti con calma, sorridere, mostrarti paziente e disponibile, evitare litigate, cercare un gioco insieme e con calma riordinare il resto, aiuta i bambini a rasserenarsi. Bambini più sereni, che percepiscono rilassatezza e sicurezza intorno a loro, spontaneamente hanno più voglia di ascoltarti, di seguire le tue indicazioni. 2️⃣ La qualità del tempo che trascorri con tuo figlio Se gli dedichi del tempo di altissima qualità (meno di quanto credi) tuo figlio si sentirà appagato affettivamente e non avrai bisogno di insistere, premiare, punire, perché sarà lui per primo a volerti aiutare. 3️⃣ Funzionano le buone abitudini condivise e non il “devi fare così” I bambini rispettano le regole che diventano per tutta la famiglia delle buone abitudini che tutti condividono e che sono parte integrante dei ritmi quotidiani e del modo di essere di mamma e papà. Al contrario le imposizioni fatte con toni duri tendono a creare trasgressione, soprattutto con i bambini di oggi. 4️⃣ Apprendere l’arte di saper dire di NO Non avere paura di dire di no e di dare limiti, evita però le prese di posizione esplicitate con rabbia, le sgridate e gli “sguardi di ghiaccio”. Sii ferma ma mantieni un sorriso sincero. Infatti i no e le regole si possono “trasferire” anche con calma e in un clima sereno (contrariamente a come spesso siamo stati abituati noi nella nostra infanzia con ricatti, punizioni, urla e minacce). Al contrario metodi educativi basati su minacce e paura tendono a peggiorare la situazione se tuo figlio è oppositivo e non ti ascolta. 5️⃣ I tuoi figli vivono e imparano giocando e nella gioia Nulla può essere appreso o eseguito da loro con modi militareschi o autoritari. Se vuoi che “impari le regole”, le dovrete mettere in pratica insieme giocando e divertendovi (soprattutto nei primi 5-6 anni). Per esempio, si può raccontare e “vivere” la storia di un supereroe ogni volta che si lavano i denti, come Spider-man che salta da un dente all’altro sparando la sua ragnatela. Oppure la stanza diventa magicamente una nave di pirati da pulire, completa di cannoni, vestiti per la ciurma e spade! I bambini comprendono principalmente il linguaggio del gioco, ecco perché come genitori è necessario diventare anche i loro animatori. Tu ti divertirai di più, aumenterà la qualità della vostra relazione, tuo figlio collaborerà e apprenderà le sane abitudini come lavarsi, pulire gli ambienti, prendersi cura del proprio corpo… divertendosi. E, infine, ecco una riflessione molto contro-intuitiva e di vitale importanza: i bambini hanno voglia di cooperare e di essere solidali con mamma e papà, mentre si oppongono quando sentono che la loro natura amorevole e la loro emotività non viene rispettata. Approfondimento Se vuoi comprendere meglio come gestire il nervosismo di tuo figlio e i comportamenti “capricciosi” leggi qui: Capricci dei Bambini da 1 a 10 anni (come gestirli e prevenirli)
Capricci Bambini 1 anno, 2 anni, 3 anni (come gestirli?)
Aiuto: sono alle prese con i capricci del mio bambino di 2 anni ed è ingestibile. Aiutami a risolvere i capricci di mio figlio di 3 anni! Ha solo 18 mesi e fa già troppi “capricci”! Non so più cosa fare! Cosa faccio quando i miei bambini sono capricciosi e disubbidienti?” Quando si tratta di “capricci” dei bambini a 1 anno o a 3 anni la richiesta delle mamme è sempre la stessa: “aiutami a gestire e calmare i “capricci” di mio figlio, subito!” Ecco perché ora voglio indicarti 3 linee guida fondamentali per comprendere la causa di qualsiasi tipo di comportamento etichettato come “capriccio”. Scopriamole insieme. Indicazione N°1 per calmare i “capricci” dei bambini: il nodo emotivo Non ha importanza se oggi tuo figlio fa i capricci a 18 mesi, 1 anno, 3 anni o 4 anni. I “capricci” dei bambini a qualsiasi età non sono degli strumenti diabolici che si inventa per farti perdere tempo all’ultimo minuto o per farti andare su tutte le furie. Se davvero vuoi spegnere il fuoco dei comportamenti etichettati come “capricci” ci sono alcune cose che è importante sapere: la prima è che non sono un fuoco che va spento. Lo so che questo aspetto è davvero assurdo la prima volta che lo leggi. Eppure è davvero importante sapere che tuo figlio quando piange, quando ti implora, quando urla, quando fa quella cosa che definiamo come “lagna” ha un “problema” emotivo, che per lui è serio davvero. In verità quando un bambino fa “i capricci” li fa perché ha una difficoltà ma non sa come dirtelo, non nel senso che vuole mentirti o nascondertelo, nel senso che al momento non ha altri strumenti per dirtelo diversamente o per aiutarsi da solo. Quanto attirano la tua attenzione con il “capriccio” ricordati che hanno sempre un motivo vero da risolvere. Poi la manifestazione cambia in base all’età, per esempio i “capricci” dei bambini a 2 anni magari si manifesteranno con pianto e urla, i “capricci” dei bambini a 6 anni saranno accompagnati anche da rifiuto delle regole, episodi di nervosismo o brutte parole. Ecco ora vediamo con una nuova lente, a cui non avresti mai pensato, ma che hai bisogno di considerare da subito: tornare a considerare la dignità di tuo figlio. La dignità dei bambini Tuo figlio quando ti segnala un problema, ha una sua dignità. Significa che non ha bisogno di essere maltrattato, sgridato o preso a sberle soltanto perché ci dà fastidio e non sappiamo come gestire la situazione. Lui ti sta comunicando una difficoltà, quindi come genitore o insegnante, hai il dovere assoluto di andare lì vicino, guardarlo negli occhi e trasformarti nel suo Aiutante Magico. Sei lì per aiutarlo, lui ha bisogno di te, ha bisogno della tua calma; vai in soccorso, aiutalo, per esempio dicendo: 👉 “Qual è il problema? Mannaggia, ma quanto è difficile questa cosa per te?” 👉 “Questa mattina la maglia gialla proprio non ti piace… mi sa che è più sonno e voglia di coccole… mi spiace che sei così triste stamattina… Oppure sai benissimo che questi sono momenti in cui sta vuotando in sacco. Magari tuo figlio è “pieno” di qualcosa che è successo il giorno prima o due giorni prima. Ha accumulato tensione, rabbia o tristezza che pian piano hanno creato una pentola a pressione. Proprio come succede a noi adulti. Molto spesso i bambini fanno questi “capricci” perché vogliono attirare la nostra attenzione Sono stanchi, nervosi, non si sentono capiti e l’aiuto giusto che si aspettano è: 👉 “Cavoli! mamma ieri non è stata con te tutto il giorno e stamattina ti ha pure messo fretta per arrivare in orario. Dobbiamo arrivare in orario, è vero, però amore capisco che per te è così difficile, dobbiamo stare un po’ insieme. Vieni che ti abbraccio, vieni che ti do un bacio.” Se inizi a ragionare che essere genitore vuol dire anche diventare il suo Aiutante Magico, quindi davvero metterti a sua disposizione senza paura che non impari le regole e che non diventi un bambino educato, allora sei a buon punto e tutto diventa più semplice. I bambini nascono già positivi e pieni di fantastici ingredienti, solo con il tuo atteggiamento da imitare e la tua giusta disponibilità d’animo, possono crescere sereni e sviluppare tutto il bello di cui sono già ricchi. SII IL SUO AIUTANTE MAGICO: Impara a restituirgli la dignità che merita quando ti segnala una difficoltà attraverso il capriccio, perché non ha un’altra modalità di farlo. Vai e aiutalo, vai alla motivazione e accoglilo, sempre. E poi trova le soluzioni pratiche. Indicazione N° 2: la motivazione valida per gestire i “capricci” dei bambini a 1 anno, 2 anni, 3 anni I bambini di oggi hanno una sensibilità particolare e non si adattano e sottomettono facilmente. Fino all’ultimo continuano a comunicarti con il comportamento che noi etichettiamo come “capriccioso” o disubbidiente il problema o la difficoltà che sentono e che provano. Cercano di fartelo capire attraverso il “capriccio”, la lagna, la ribellione e l’opposizione. I “capricci” dei bambini a qualsiasi età, 2 anni o a 4 anni non sono mai capricci incomprensibili, infatti… non esistono! Noi genitori abbiamo bisogno di uscire dal “file mentale automatico” che il “capriccio” sia un capriccio, cioè quella cosa che non ha senso fare, che ci fa infuriare e uscire di testa, per esempio: “Ma perché sono le 8 meno 10, alle 8 chiudono il cancello di scuola e tu sei qua e non ti vuoi mettere le scarpe? Mi stai facendo le storie per una maglietta gialla, perché vuoi proprio quella verde? Che senso ha? Lo fai apposta! Sei testardo!” La verità è che non è un “capriccio”! I bambini che abbiano 18 mesi o 3 anni infatti non possono dirti: “mamma guarda sono stato male per questa cosa, sono triste perché ho perso il mio gioco preferito” “non mi dedichi abbastanza tempo” “sono arrabbiato con te perché mi hai messo in punizione” “non hai capito quello che io volevo fare” “mi arrabbio perché tu e papà litigate” “sono triste perché ti sento triste e nervosa…” Facciamo fatica noi adulti a riconoscere ed esprimere i nostri sentimenti, figuriamoci un bambino di 4 anni! Pur di catturare la tua attenzione, usano il canale che più ti fa soffermare su di loro e, sperano, anche sul loro problema. Allora, prima di tutto non arrabbiarti e mettiti nei suoi panni. Guardalo negli occhi, fermati, sdrammatizza: 👉 “Davvero queste scarpe no? Mannaggia, ci saranno dei topini dentro? Fammi un po’ vedere… o vuoi che oggi facciamo cambio: io mi metto le tue e tu ti metti le mie?!” Quello che il genitore può fare per uscire dall’impasse è sempre cercare la vera motivazione Tuo figlio utilizza spesso come scusa la scarpa, la maglietta, la verdura che non vuole mangiare, la frutta che non gli piace, ma in verità le motivazioni che fanno scatenare il putiferio sono quasi sempre più profonde. Il primo modo per risolvere i “capricci” dei bambini è giocare d’anticipo. Non tanto nel momento di fuoco, che è solo un segnale, è solo la classica goccia che fa traboccare il vaso, ma andando a monte e cercando di capire: 1️⃣ come nella giornata, nella settimana, puoi dargli più tempo di qualità 2️⃣ se ci sono situazioni in cui puoi giocare di anticipo e puoi evitare di sgridarlo e punirlo 3️⃣ come puoi essere più calma o migliorare il clima familiare. Se come genitore riesci a fare questo passaggio, a modificare la tua routine frenetica per trovare del tempo speciale per lui, più tuo figlio si rilassa e inizia a viverti come l’AIUTANTE MAGICO emeglio è. Al posto di percepirti come una persona da cui nascondersi o pensare: 👉 “Devo dire una bugia alla mamma, perché quella cosa non la posso fare” oppure 👉 “Mamma sta arrivando, devo iniziare ad avere paura” potrà invece sapere che mamma e papà sono lì solo per lui, per sostenerlo e aiutarlo. Indicazione N° 3 per comprendere i “capricci” dei bambini: le regole C’è un aspetto che nella relazione genitore e figli fa scattare lotte, incomprensioni, urla e… “capricci”. Spesso ci porta a considerare i bambini come maleducati e disobbedienti! Si tratta del momento in cui vogliamo dare delle regole, trasmettere delle sane abitudini… che puntualmente i figli non ascoltano! Il problema da dove arriva? Noi siamo convinti che i bambini possano imparare una regola a forza di sentirsela ripetere. Quante volte diciamo “gliel’ho detto un milione di volte, eppure niente!”. La verità è che loro imparano osservando, imitando le abitudini da noi genitori o comunque dai loro adulti di riferimento Questa verità a volte ci fa paura. Ci rende responsabili dell’esempio che diamo, di come ci comportiamo nella nostra vita anche quando siamo senza i bambini. Ma allo stesso tempo è una grandissima fortuna! Perché se tu sei sereno del tuo modo di comportarti e costruisci una buona relazione con lui, il gioco è fatto. Non esiste un bambino al mondo che non guardi con occhi sognanti mamma e papà, che non li ami, che non li adori e dica: “mamma, voglio farlo anch’io”, “papà, voglio venire anche io con te. Voglio provare a guidare anche io la macchina, voglio anch’io svitare il tubo del lavandino”… Quindi una valida soluzione per prevenire i “capricci” e i litigi è comprendere come insegnare le regole a tuo figlio nella calma ed evitando di ripetere le stesse cose 120 volte. Tu resterai più calma e non perderai la pazienza e tuo figlio si fiderà di più di te perché si sentirà capito e ascoltato. Di conseguenza gli episodi in cui tu non lo capisci e lui si arrabbia con te saranno sempre meno frequenti. E con l’esperienza scoprirai che si tratti di “capricci” del tuo bambino a 18 mesi o capricci a 2 anni o a 3 anni scoprirai che la chiave è sempre considerare la sua vera motivazione. Mi auguro che queste 3 indicazioni ti siano di aiuto per comprendere sempre meglio il Libretto delle Istruzioni di tuo figlio.
Come staccare i bambini dal cellulare, videogiochi e tablet?
Ecco uno dei nostri dilemmi e crucci più grandi: come convinciamo i bambini a staccare da qualsiasi schermo come cellulare, videogiochi e tablet? Come evitiamo la dipendenza dagli schermi? Intanto ti dico subito cosa non fare. So che all’inizio non sempre sarà semplice, ma dato che è importante eliminare il prima possibile questi ingredienti, queste abitudini, se vogliamo riuscire a trasmettere loro la giusta misura con questi strumenti, allora ci conviene farlo come prima cosa: 1️⃣ Evita di arrabbiarti e di perdere la calma 2️⃣ Se parti con l’idea di salire su uno sgabello e iniziare con una lunga filippica sei fritta/o come un panzerotto già in partenza 3️⃣ Se pensi di usare ricatti, punizioni e sgridate corri il rischio che tuo figlio finisca per spegnere i videogiochi soltanto perché ha paura o per evitare la punizione. Non certo perché sta integrando una nuova abitudine o perché ha capito l’importanza. E dato che invece vogliamo educarlo alla giusta misura, è importante che le cose avvengano in un altro modo e che si semini un po’ alla volta in lui la giusta consapevolezza indipendentemente dall’età di tuo figlio 4️⃣ Ricordati che l’obiettivo non è “convincere”, l’obiettivo è mostrare a tuo figlio o a tua figlia delle sane abitudini e aiutarlo ad integrarle nel tempo A proposito di buone abitudini, passo subito ai cavalli di battaglia, agli ingredienti fondamentali che non puoi non considerare se vuoi evitare lotte di potere, musi lunghi e arrabbiature quando è ora di usare questi dispositivi e decidere come e quanto usarli. Primo passo per staccare i bambini dagli schermi del cellulare, dei videogiochi e del tablet: la fiducia tra di voi Questo ingrediente è valido qualsiasi sia l’età di tuo figlio o di tua figlia. Se loro si fidano di te, stanno bene con te, ti vedono proprio come il loro “Aiutante Magico” perché conosci e sei attenta/o ai loro bisogni, sai dare loro del tempo della qualità di cui hanno bisogno, non li paragoni, ecco che non vedono l’ora di ascoltarti. E sanno che quando dici “no” o “basta” bisogna proprio seguirti perché lo fai per il loro bene, così come hai sempre detto di sì tutte le volte in cui è possibile soddisfare le loro richieste (di qualsiasi genere e non solo per la tecnologia). Non siamo due eserciti che devono combattere tra loro o difendersi, non è questione di chi ha ragione e chi no, non è questione di giocare a carcerieri e carcerati. Si tratta piuttosto di sapere che abbiamo bisogno di guidarli e accompagnarli a integrare delle buone e sane abitudini. A proposito di abitudini, passiamo al secondo ingrediente. Secondo: buone e sane abitudini Quando si tratta di regole siamo noi i primi a mettere su i capelli dritti o a farci venire la pelle d’oca. Partiamo di solito già prevenuti e con lo spavento addosso perché pensiamo che inizieranno a fare storie. Temiamo che ci diranno sicuramente che non vogliono spegnere, cominceranno a ricattarci a loro volta, dovremo usare le maniere forti, ecc. È molto più facile se invece iniziamo a vivere le regole come delle semplici, sane e buone abitudini da trasmettere. Come cose che vanno semplicemente fatte così. Come beviamo un bicchiere di acqua quando abbiamo sete, come quando mettiamo a posto i piatti dopo averli lavati, così come sparecchiamo la tavola, ci laviamo i denti dopo aver mangiato, ci infiliamo le scarpe prima di uscire. Anche in questo caso per noi si tratta semplicemente di: 1️⃣ Decidere in base all’età dei nostri figli se vogliamo che usino questi dispositivi oppure no 2️⃣ Se la risposta è sì, quali dispositivi, per quanto tempo e quante volte alla settimana o al mese 3️⃣ Che cosa possono fare con questi dispositivi e cosa no. 4️⃣ In base all’età cosa possono fare da soli e cosa no 5️⃣ E poi dare per scontato che sia così e che vada semplicemente trasmesso loro, vanno solo abituati ad usare i dispositivi così come noi riteniamo più opportuno. Così come decidiamo cosa è giusto mettere in tavola o cosa è giusto leggergli la sera. Terzo: chi ben comincia è a metà dell’opera Anche se sarebbe bellissimo, non sempre queste cose funzionano in automatico. Sì, certo, possiamo “in automatico” staccare la spina della tv o buttare il telefono fuori dalla finestra. Ma se vogliamo che tuo figlio ti ascolti quando chiedi di spegnere la TV o che impari a farlo in autonomia e comprenda cosa è possibile fare con questi strumenti e cosa no, allora dobbiamo essere un po’ come dei bravi contadini. Questi risultati si seminano tempo prima, si coltivano e solo alla fine si raccolgono i frutti 😊 Non è una partita che si gioca il secondo prima dello spegnimento. Se hai già incontrato delle difficoltà in questi momenti, non puoi sperare di non costruire nulla prima di arrivare lì e dirgli: “Spegni… Ti ho detto di spegnere… É ora di spegnere… Dai, che è pronto!… Mi avevi detto che avevi finito… Mi avevi detto che era l’ultima… Guarda che vengo e ti prendo il joystick… guarda che spengo… tolgo la spina e poi domani non giochi più…”. A proposito di videogiochi… la partita così è già persa. Abbiamo già fallito e perso in partenza. Se vogliamo che tutto avvenga serenamente e senza litigare, oltre ai primi due ingredienti che ti ho citato sopra, puoi: 1️⃣ Stare con loro mentre li usano in modo da vedere cosa vogliono farci, cosa li diverte, cosa li interessa 2️⃣ In loro compagnia riesci a vedere quanto durano gli episodi o quanto dura una partita. In questo modo ti è più facile decidere quando spegnere per fare sì che avvenga a fine partita e non dopo 10 minuti quando il cartone non è finito o la partita non si è conclusa 3️⃣ Puoi informarti su cosa c’è in circolazione, approfondire le tue informazioni in modo da sapere cosa proprio non possono fare e cosa invece sì. Puoi essere tu la prima a proporglieli serenamente perché sai che non sono cose pericolose, non contengono messaggi sbagliati 4️⃣ Se stai con loro è più facile che diano la priorità al rapporto con te, a te chi li stai guardando, ti stai divertendo con loro. Questo riduce il rischio che si incantino e si assentino da tutto il resto, correndo il rischio di ricercarli sempre più spesso 5️⃣ Se sono adolescenti e non ti vogliono con loro, puoi comunque informarti, vedere come li usano. E a proposito di sane abitudini, puoi parlarne insieme e definire delle regole che possano andare bene a loro ma che non superino i confini che secondo te sono necessari 6️⃣ Puoi mostrare loro che divertimento e relax non si soddisfano solo davanti alla tv o a un video di youtube o un videogioco. Favorisci altri tipi di attività, divertiti con loro, usa i loro personaggi preferiti per inventarvi delle avventure a cui giocare anche a tv spenta, leggete dei libri su questi personaggi, costruite insieme dei pupazzi che li rappresentino e con cui giocare Quinto: fermezza e accoglienza in egual misura quando è ora di staccare dal cellulare o da qualsiasi schermo Già immagini che se da un lato è utile non arrabbiarsi, dall’altro dovrai usare una buona dose di fermezza. Non è facile spegnere la tv o il tablet quando ci stiamo divertendo un sacco, quando prima ci annoiavamo soltanto, quando non sappiamo proprio cosa fare se spegniamo, quando tutti i nostri amici sono lì sopra, ecc. E se non ce la fanno a farlo da soli, è ovvio che dovremo mettere noi per loro quella cognizione, quella disciplina, quella forza interiore, quella fermezza che è necessaria per dire: “ok, per oggi basta”, “ok, adesso è proprio ora di spegnere” e farlo. Non possiamo sperare di continuare a ripeterlo e ottenere che loro lo facciano in automatico. A volte, appunto, è necessario prendere noi le redini e prendere in mano il telecomando e spegnere o fare la stessa cosa con il tablet o con il pc o con il cellulare. Non significa che dobbiamo farlo con rabbia, ma abbiamo bisogno di farlo con convinzione, con fermezza, anche sorridendo… perché no? All’inizio si lamenteranno, non saranno contenti e allora per far sì che la nostra fermezza funzioni senza creare lotte di potere, allora abbiamo bisogno di accompagnarla alla giusta dose di accoglienza. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo essere dei veri “Aiutanti Magici” e metterci nei loro panni, comprendere il loro dispiacere, il loro disappunto e la loro difficoltà e come anche noi vorremmo qualcuno che ci capisce, ci ascolta e ci accoglie, così facciamo con loro. Quando arriverà il momento di spegnere la TV possiamo dire loro che anche a noi dispiace perché si stavano divertendo un sacco e che spegnere è proprio a volte il momento più brutto, che li capiamo perfettamente. Non pretendere che si stampino subito un sorriso sul volto pronti a dirti “che bello spegnere” e accetta il fatto che restino delusi. Del resto è la stessa cosa che succede anche a noi se dobbiamo smettere di fare qualcosa che ci piace moltissimo. Possiamo aggiungere che domani a merenda ci riguarderemo quella bella puntata o rassicurarli sul fatto che tanto tutte le volte che si può, come al solito, siamo noi i primi a ricordargli che possono accendere. Possiamo avere già tra le mani delle alternative interessanti: i loro giochi preferiti, un gioco da fare insieme, ecc. Sesto: scegli il momento migliore Se possiamo non metterci nei pasticci con le nostre mani è meglio, no? Quindi, quando deciderai i tempi in cui si può giocare al videogioco o dedicarsi alla tv, evita per esempio: I momenti prima dei pasti, altrimenti sarai di fretta e non sempre è così entusiasmante spegnere per venire a mangiare Prima di andare a dormire: per gli stessi motivi e perché tendenzialmente questi strumenti agitano invece di rilassare La mattina prima di uscire per andare a scuola Evita di usarli nei momenti in cui pensi di doverli intrattenere (in auto, al ristorante, mentre devi cucinare, ecc.). In questo modo rischi di creare una abitudine difficile da scardinare e che poi te li chiedano sempre più spesso Settimo: abbondanza (anche quando è ora di staccare i videogiochi) Tranquilla/o… non significa lasciare che stiano attaccati a tv e videogiochi per tutto il tempo che vogliono 😊 Se ci fai caso, è anche vero però che spesso il primo atteggiamento di noi adulti è più simile al “No a priori e più No possibili” “No, no, dopo è troppo… Non te lo sei meritato… No, adesso no… Basta! No!… No, non mi interessa, ho detto no!… Aspetta… Smettila di chiedere…”. E invece sarebbe molto più proficuo un atteggiamento di “abbondanza”. Dare abbondanza non significa che dobbiamo sempre dire di sì a tutto. Nel mio vocabolario, abbondanza significa amore, disponibilità, comprensione, sì tutte le volte in cui è possibile, comprensione e empatia anche quando devo dirti di no. Per esempio nel caso di un cartone animato o di un videogioco che piace, possiamo essere noi i primi a proporlo tutte le volte che lo riteniamo giusto. Possiamo metterci anche noi lì comodi a guardarlo insieme o a farci una partita insieme, rilassati e (monitorando i tempi)… perché no… …essere no i primi a dire “Dai ne facciamo un’altra?!” oppure “Ma no… fanne pure un’altra… c’è tempo”. E se dobbiamo dire di no e essere fermi sul fatto che adesso tutto va spento, possiamo aggiungere: “Che barba… ma aspetta… hai salvato tutto per poter riprendere da qui?… Guarda che me lo sono già segnato: sabato si rigioca eh!...” Oppure: “dato che oggi c’è poco tempo scegline uno corto tra questi… e invece… domenica pomeriggio ci mettiamo qui con una bella merenda e ci guardiamo tutto tutto Madagascar!” Che cosa preferiresti anche tu se per esempio ami fare shopping e volessi andare a comprare qualcosa di nuovo? Preferisci: “Dai.. oggi andiamo. Oggi partiamo. Ci facciamo la nostra bella ora di shopping! Perfetto… wow! Non abbiamo molto da spendere ma vedrai che faremo affari e troveremo proprio quello che cerchiamo!” Oppure: “Solo un’ora però!… Senza spendere troppo perché non hai un grande budget, mi raccomando!… Torniamo presto perché troppo relax è meglio di no… meglio non esagerare… E non voglio sentire lamenti se poi non trovi cosa cerchi, eh!” Io preferire qualcuno che mi accompagna nel primo modo e non nel secondo 😊 anche se il budget e il tempo a disposizione è sempre lo stesso. Per i nostri figli e le nostre figlie funziona allo stesso modo. Se noi mettiamo entusiasmo nel vivere quell’esperienza che dura quel che deve durare senza puntare al ribasso, ma dando un senso di abbondanza, di pienezza, di gioia, rimangono molto più soddisfatti e allora hanno molta più facilità a dire poi: “Va bene, va bene… Spegniamo tanto poi domani mi hai detto che lo rifacciamo… Ci divertiamo di nuovo un sacco insieme. Ok, ci sto”. Aiutandoci con questi ingredienti, diventa molto più facile in quel momento farci ascoltare o spegnere senza conflitti e capricci e fare in modo che si instaurino delle buone abitudini che ci aiutino ad evitare l’abuso di questi strumenti con tutte le conseguenze che conosciamo bene. Se vuoi approfondire il tema delle regole puoi leggere l’articolo Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Le 6 lezioni che ho imparato con bambini e ragazzi “difficili”
Ho trascorso cinque anni a stretto contatto con bambini e ragazzi considerati “difficili”. Oltre ad avermi arricchita dal punto di vista umano e ad avermi aperto gli occhi su un sacco di false credenze, il tempo trascorso con loro, 24 ore su 24, mi ha donato 6 grandi lezioni. 1. I figli considerati “difficili” non sono bambini e ragazzi difficili Difficili sono le situazioni e le circostanze che hanno vissuto. I bambini e i ragazzi che hanno alle spalle eventi spiacevoli manifestano spesso atteggiamenti violenti, scontrosi, oppure si estraniano, si isolano, tanto da sembrare “disadattati” o bambini/ragazzi “particolari”. Nel momento in cui l’adulto inizia a guadagnarsi la loro fiducia, a comprenderli e ad applicare le leggi che la natura prevede per la loro crescita, sempre (a breve o a lungo termine, a seconda della situazione) il bambino/ragazzo molla i meccanismi difensivi per lasciare spazio alla sua vera natura, dolce, docile e generosa. Quando ho potuto liberamente intervenire su di un bambino con difficoltà emotive ho sempre assistito al manifestarsi di questo processo regressivo e a un ritorno alla serenità. 2. L’amore senza se e senza ma vince tutto Quello che ogni bambino e ragazzo chiede è di essere amato incondizionatamente e di essere amato per quello che è. Raramente noi adulti soddisfiamo davvero questo loro bisogno: senza rendercene conto li manipoliamo, vogliamo da loro quello che piace o fa comodo a noi, secondo la scusa di “educarli bene”. Questo succede a causa dei modelli che noi stessi assorbiamo dal nostro ambiente familiare, che a sua volta ha appreso dai nostri nonni e così via… nessuno ha colpe! 🙂 Alcuni atteggiamenti di noi adulti sopra citati a lungo andare non funzionano, soprattutto di questi tempi e con i bambini sensibili che nascono oggi. Non possiamo più trovare scuse e questi nostri preziosi maestri ci chiedono di crescere, di diventare grandi, di abbandonare le corazze emotive e l’ego per lasciare libero respiro alla nostra autenticità. L’unica ricetta vincente è proprio l’AMORE, quello puro e disinteressato che non vuole e non ha bisogno di nulla in cambio. Dovendolo mostrare a loro, i nostri cuccioli ci danno la possibilità di allenarci e di diventare esperti verso quell’unica forza che può davvero accompagnarci alla realizzazione, alla salute e alla felicità. Se vuoi sapere come aumentare la qualità del tempo che trascorrete insieme puoi leggere Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 3. Figlio difficile o impossibile? Se vai in reazione e ti arrabbi sei finito Qualsiasi cosa cerchi di mettere in campo quando sei preda della reazione e della rabbia non funziona e il bambino perde fiducia in te. Dalla tua reazione il bambino deduce che lui non va bene e che tu non gli credi. 1️⃣ La reazione non è mai causata da quello che ha fatto il bambino, ma da una tua frustrazione: non sono riuscita a fargli fare quello che voglio, mi rovina i piani, sono nervosa e ora ci si mette pure lui, è tutto suo padre, non sono capace di farmi ascoltare… 2️⃣ La reazione spaventa il bambino che non comprende il perché di questo atteggiamento esagerato (se ha sbagliato, non lo ha fatto apposta, altrimenti non lo avrebbe fatto). In più minaccia notevolmente la sua autostima e la stima nei confronti di noi adulti. Infatti come avrai già notato la rabbia, l’impazienza, il nervosismo non aiutano a migliorare il rapporto di fiducia reciproco e impedisce al bambino di trovare sempre il suo porto sicuro rappresentato dalla comprensione di mamma e papà. 4. La buona organizzazione quotidiana è un asso nella manica vincente anche con “figli difficili da gestire” Essere ben organizzati permette di guadagnare un sacco di tempo durante la giornata che può essere dedicato a momenti di qualità con i propri figli. Inoltre per il bambino vivere in un ambiente e in un tempo ordinati e armonici è sinonimo di sicurezza, pace e tranquillità. 5. Con il gioco, la comprensione e la pazienza si vincono tutte le resistenze Per avere la stima del bambino e dell’adolescente e garantirgli il meglio a livello di educazione e di qualità di vita dobbiamo agire secondo i suoi bisogni, secondo modalità a lui comprensibili e secondo quello che lui si aspetta veramente da noi. Per esempio tuo figlio apprende con il gioco, quindi non puoi sperare di insegnargli delle regole in altro modo se non con il gioco, il divertimento. Allo stesso modo il suo mondo è fatto di serenità, gioia. Una delle sviste che involontariamente spesso commettiamo è pensare di doverlo svezzare fin da subito nei confronti delle difficoltà della vita (che sono solo nella nostra testa…). La stessa cosa vale per l’adolescente. Forse con lui non giocheremo più ai pirati o a fare le mammine, ma comunque possiamo entrare nel suo mondo. Possiamo comprendere le sue motivazioni, accettare la sua visione delle cose e aiutarlo a manifestare la realtà che lui desidera. Se anche noi adottiamo pazienza e comprensione, possiamo ottenere sempre il meglio da lui ed elevare la qualità della nostra vita. 6. Come comportarsi con figli difficili? La fiducia dei bambini e dei ragazzi te la devi conquistare I bambini e i ragazzi non ci devono nulla: tutto quello che facciamo per loro deve essere a titolo amorevolmente gratuito. Tutto quello che ricevono lo renderanno poi ai loro figli: “è una ruota che gira”. Anche se noi adulti siamo apparentemente in posizione privilegiata adatta a dare regole a dare o a privare, in verità non è così. I bambini sono in posizione privilegiata perché sono puri, perfetti e con un enorme potenziale in via di sviluppo, sensibili alle corde fuori nota. Ecco che per avere con loro un rapporto eccellente dobbiamo ogni giorno accordarci ai loro toni e meritare i loro sorrisi, la loro stima.
Come svegliare i bambini al mattino per andare a scuola
Svegliare tuo figlio la mattina per andare a scuola è sempre una guerra? È troppo lento per fare colazione, prepararsi e non ascolta? Se la mattina per tirare giù dal letto tuo figlio sono necessarie le cannonate non sei da sola! E se non ha voglia di alzarsi, fa storie e vorrebbe guardare ancora un po’ i cartoni sei la benvenuta a bordo! Se il tuo problema è che si sveglia tardi e non riuscite ad arrivare spesso in orario a scuola ti capisco benissimo. Io stessa per anni mi sono ritrovata a svegliare 3-4 o anche 5 bambini di età diverse per fargli fare colazione, portarli a scuola, il tutto possibilmente senza guerre, lotte infinite, senza doverli chiamare più volte mentre i minuti passavano inesorabili. Ecco qui un po’ di indicazioni direttamente dal campo di battaglia. Una mamma chiede: Ho due figli e tutte le mattine è un casino. Per assecondare i nostri tempi si devono svegliare alle sei e mezza, dobbiamo andare tutti a lavorare presto, c’è la scuola. Eppure è una lotta! Non vogliono alzarsi, fanno la lotta a chi deve entrare prima in bagno, non hanno voglia di lavarsi e vestirsi quando è ora di finire colazione. Spegnere la tv e i cartoni è di nuovo una guerra, non si riesce mai ad avere una mattinata tranquilla. Come posso fare? Il mattino rappresenta proprio la partenza della giornata e, se vogliamo, è possibile riuscire a rendere questo momento più armonico. Per farlo è importante ottimizzare i tempi e nello stesso tempo farlo in modo piacevole, sia per noi che per i nostri figli, rispettando anche i loro bisogni. 6 modi per svegliare al mattino i figli, arrivare in tempo a scuola evitando rabbia, lotte infinite e sgridate 1. Svegliati e cerca di mantenere la calma! So che è difficile perché hai i minuti contati e già tu per prima non hai voglia di alzarti la mattina… Posso garantirti che la calma è la prima cosa fondamentale per tutti. Perché se tuo figlio o i tuoi figli ti vedono serena, percepiscono che la situazione è sotto controllo e per loro sarà tutto molto più facile. È lo è ancora di più se tuo figlio è un dormiglione ed è lento per prepararsi al mattino. Per mantenere la calma, oltre a fare qualche respiro profondo, puoi andare a cercare nel profondo il vero perché, cosa scatena la tua rabbia, cercare di capire che cosa ti dà fastidio, perché ti infastidisce così tanto il fatto che non si vogliano svegliare o se sono lenti a prepararsi al mattino. Puoi chiederti: “Ok, ma perché mi infastidisco così tanto? Forse perché odio ripetere tante volte le cose? O è perché io per prima odio essere di fretta? Magari è perché penso a tutti i genitori che ce la fanno e mi arrabbio perché io non ce la faccio?” Tra queste domande (o domande simili, queste sono solo un esempio) cerca di individuare la motivazione che per te è quella valida, la vera causa. Questo ti aiuterà ad avere una risorsa per poter agire sul motivo, in modo da riuscire a essere più tranquilla e serena sempre, al mattino e durante la giornata. 2. Organizzazione ferrea Anche se ti sembra già di svegliarti molto presto, metti la sveglia ancora dieci minuti prima e prendi quei dieci minuti solo per te, per stare un po’ nel letto, in modo da fare le cose ancora più con calma, o per fare colazione tranquilla. Posso garantirti che quei minuti che togli al sonno in verità sono fondamentali per essere più serena e organizzata. Saranno dei minuti preziosi per poter fare le cose con la calma che richiedono e ne avrai un beneficio durante il giorno, anziché uno svantaggio. Ti aiuteranno per svegliare i bambini al mattino per andare a scuola in orario ed evitare crisi. 3. Se possibile evita lunghe spiegazioni al mattino Quando vai a svegliare i tuoi figli e loro ovviamente non vogliono alzarsi e vogliono ancora dormire, quello che ti suggerisco di fare innanzitutto è di evitare le spiegazioni. Evita di spiegare e fare lunghe filippiche perché potresti peggiorare la situazione irritandoli sempre di più. Evita frasi del tipo: “Eh ho capito, però ti devi alzare!” “Tutte le mattine la stessa storia!” “A scuola bisogna andare, papà deve andare a lavorare , mamma deve andare… e fai il piacere, devi capire!” “Guarda che un domani nella vita…” Evita tutte queste cose soprattutto con i bambini piccoli perché sono asfissianti e tuo figlio non ne ha bisogno perché quello che gli serve è sentirsi capito da un lato e aiutato dall’altro laddove lui non riesce, non ha bisogno di morali. E non funzionano nemmeno con un adolescente, perché nei momenti del risveglio capacità di ragionare ce n’è veramente poca: sanno già benissimo da soli che a un certo punto dovranno alzarsi e correre, con un megafono che glielo ricorda se la prendono ancora di più con noi. Stai arrivando dal pianeta di Morfeo e veramente quei “perché ti devi alzare” non ti interessano. Hai soltanto bisogno di qualcuno che sia comprensivo verso il fatto che “non mi voglio svegliare!”. Tu, al mattino, preferiresti il noiosissimo BI BIP BI BIP della sveglia oppure che arrivasse da te la fata madrina di Cenerentola con la sua bacchetta magica e ti dicesse: “è ora di andare a lavorare. Oooh lo so che non hai voglia tesoro mio. Cucciola! Ti capisco. Allora aspetta, ti lascio ancora cinque minuti, poi ti faccio qualche coccola. Vado a preparare la tua bella colazione fumante, i tuoi biscotti preferiti, la tua frutta preferita, tu stai qui tranquilla”. Poi dopo cinque minuti la fata madrina torna e ti dice: “Allora ci siamo! Oooh lo so che è proprio dura. Non preoccuparti, io ti aiuto. Sposto le coperte, piano, piano, ti accompagno, ti faccio scendere io. Guarda, qua ci sono le ciabatte”. Non sarebbe bellissimo? Assolutamente! ! E direi anche utilissimo se al mattino facciamo particolarmente fatica a ingranare! Per i tuoi figli è uguale! Quindi se vuoi salvarti la pelle alla mattina, ti suggerisco di fare la fata madrina e di andare a svegliarli accogliendo a priori il loro disappunto. Forse sarà necessario accogliere prima te, con o senza fata madrina, ma poi accogli la loro. Vai da loro e puoi dire: “Mamma mia!! questa sveglia che ha suonato, questi bimbi che non si vogliono alzare. Amore, avete ragione. Allora state ancora un attimo qua. Io accendo la lucina, alzo un po’ la tapparella, vado di là e preparo colazione. Voi dormite ancora un pochino, state ancora un po’ lì a rigirarvi, piano piano, aprite gli occhi…” Intanto vai a fare qualcosa di là e torni dopo qualche minuto: “Allora ci siamo? No, non ci siamo. Capperi!! qua ci vuole una gru, aspetta, vieni che ti tiro su io…” E li aiuti ad alzarsi a costo di prenderli, di aiutarli fisicamente, accompagnarli in bagno, dargli una mano a vestirli… Se pensi che diventeranno viziati e non impareranno da soli, stai sbagliando, perché loro possono imparare in momenti più sereni: al pomeriggio e alla sera quando bisogna vestirsi e mettere il pigiama, d’estate, nel fine settimana, ci sono tanti altri momenti. Non correranno, non correrete, non correrai questo rischio. Naturalmente questi suggerimenti ti servono solo all’inizio o in casi estremi, quando appunto il momento dei preparativi mattutini è davvero una lotta e dobbiamo fare il possibile perché le cose vengano fatte senza perdere troppo tempo e senza peggiorare le cose. Ma, appunto, anche se in futuro impareranno o questo periodo sarà superato, in quel momento se hanno bisogno di aiuto l’ideale è aiutarli. Sentendosi compresi in questo modo, eviteranno subito di fare una lotta, di mettersi sulla difensiva dicendo “ma non ho voglia, ma non hai capito, sei una mamma cattiva”. Eviterai tutti questi problemi e conflitti al mattino. Inoltra ricorda sempre che minacce e toni duri tendono a creare conflitti sempre più grandi e, in genere, non risolvono le situazioni. Con un tono morbido e gentile sarà più semplice svegliare tuo figlio senza farlo arrabbiare e garantire un sereno buongiorno a tutta la famiglia. 4. Il tuo sorriso al mattino favorisce il risveglio di tutta la truppa Forse lo sai già senza che te lo ricordi io: se voi vi svegliate all’ultimo minuto di corsa, arrabbiati perché dovete andare a lavorare, arrabbiati perché tutte le mattine è sempre la stessa storia, ovviamente sai benissimo che questo non aiuta il risveglio di tutti. Dunque questi suggerimenti adottali prima di tutto con te stessa, perché ti aiuteranno ad alzarti con il piede giusto, a essere un po’ più solare, un po’ più positiva, un po’ più tranquilla. Perché i tuoi figli, respirando quest’aria, avranno più voglia di alzarsi e al loro risveglio potranno vedere e parlare con persone sorridenti, con persone solari, tranquille, che hanno voglia di cominciare la giornata. A lavorare bisogna andare comunque, tanto vale cercare il modo di sorridere a partire dal mattino perché altrimenti con i figli diventa tutto molto difficile. 5. Mio figlio è sempre attaccato al cellulare, Tv e cartoni Ammetto che dover lottare al mattino alle sette, sette e mezza, un quarto alle sette con la televisione o gli schermi è una battaglia persa in anticipo, perché la televisione o il telefono, da questo punto di vista, sono molto potenti. Ti suggerisco di importi in maniera autorevole, non autoritaria, ma di importi ed evitare se possibile di accendere la televisione e gli schermi la mattina. È ovvio che i tuoi figli non vorranno e faranno storie. Cerca allora di accogliere la loro frustrazione e comprendere mentre dovrai comunque essere ferma sul no. Puoi dire: “io vi capisco, lo so che i cartoni vi piacciono. Anche a mamma piacciono i film. Anche a mamma e papà piacciono le notizie. Da questa mattina si fa così. Per venirvi incontro – evita di dire “se volete” – per venirvi incontro li guardiamo un pochino di più alla sera, li guardiamo un pochino di più al pomeriggio, ma al mattino non si accende”. Ovvio che loro faranno le loro rimostranze, ma se accoglierai il loro disappunto, se tu darai modo di far vedere che stai accogliendo, li stai capendo, non li stai accusando, loro lo capiranno. Poi l’ideale, se possibile, è che tu possa fare colazione e interagire con loro, altrimenti diventa ancora più noioso e la voglia di televisione aumenta. Quando avevo i bambini in affido familiare, spesso erano almeno cinque i bambini, di età diverse, che in una volta dovevo svegliare e portare a scuola, a cui far fare colazione e da vestire, dalle medie alle elementari, alla scuola materna. Dovevo organizzarmi, dovevo svegliarmi molto prima, ma il riuscire a fare tutto con calma e soprattutto accogliendo il loro malumore senza pretendere che si stampassero per forza un sorriso addosso e non facessero polemiche è quello che mi ha tanto aiutato. Andare da loro e capirli, sapere che per loro era difficile, scherzare, comprendere come si sentivano, aiutarli: solo così non avevo difficoltà. I ragazzi e i bambini hanno iniziato ad apprezzare questa modalità, hanno visto che se anche ci provavano perché magari volevano farmi arrabbiare, in verità non ci riuscivano, quindi magari utilizzavano altri modi, ma al mattino si riusciva ad andare a scuola per tempo e in maniera serena. Se vuoi approfondire come fare per risolvere i capricci e le reazioni dei tuoi figli senza urla e sgridate, puoi leggere questo articolo: Guida completa per i Capricci dei Bambini (se li ignori si moltiplicano) 6. Come prevenire gli imprevisti con la qualità della relazione durante la settimana Un ultimo suggerimento importantissimo è: tieni a bada la vostra giornata, la vostra settimana. Se i tuoi figli hanno la sensazione di non ricevere abbastanza attenzione di qualità durante la settimana, durante la serata o durante la giornata, al mattino, quando sanno che tu hai fretta e che sei costretta a occuparti di loro perché altrimenti perdi tempo, inizieranno tutta una serie di azioni per riuscire a dirti che hanno bisogno di te, cercheranno, senza cattiveria, di farti perdere tempo perché hanno bisogno di attirare le attenzioni. Se tu gli darai più attenzioni di qualità durante la settimana o la sera non avranno bisogno di essere assillanti al mattino quando è ora di correre e di scattare. Buona sveglia! Se vuoi approfondire come dare a tuo figlio attenzioni di qualità, puoi leggere qui l’articolo Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo
Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli
Sei alle prese ogni giorno con 2 o più figli che litigano sempre? Se li lasci un momento da soli tuo figlio picchia la sorella o esplodono gelosie, si azzuffano e si fanno male? In questo articolo ti descriverò passo passo come comportarti mentre i tuoi figli si scontrano, urlano e diventano aggressivi. Quando due bambini litigano e uno è tuo figlio e l’altro no, può sembrare più semplice perché, di fatto, accadono tendenzialmente 2 cose: 👉 Scena n°1 Ti metti dalla parte di tuo figlio: lo accogli, lasci che l’altro bambino sia gestito dall’adulto che è con lui e finisce lì (“a ciascuno il suo…”) 👉 Scena n°2 Rimproveri tuo figlio: per perbenismo ti metti dalla parte dell’altro bambino facendo la figura del genitore altruista. Succede la maggior parte delle volte anche se è la soluzione più sbagliata… Tuo figlio rimane mortificato, tu hai fatto bella figura con il genitore dell’altro bambino e finisce lì. Ma come gestire i litigi quando i bambini sono entrambi i tuoi? Come fai a prendere le parti di entrambi i tuoi figli? Come si fa a garantire ad entrambi gli stessi diritti in qualità, la stessa comprensione e lo stesso sostegno? Per di più nello stesso momento? Come si fa a togliere il gioco a uno per darlo all’altro? È un’ingiustizia… Sono tutti e due tuoi figli! Avere figli che si picchiano, sono aggressivi, sono gelosi e che litigano è un classico in quasi tutte le famiglie. Sono eventi quotidiani che che esasperano entrambe le parti e che peggiorano l’umore in famiglia. Vediamo adesso cosa puoi fare da oggi per risolvere i conflitti velocemente e per far sì che nel tempo non se ne creino di nuovi. I miei figli litigano: 3 punti fermi da conoscere Per prima cosa voglio marchiare a fuoco, imprimere nella roccia 3 punti fermi: 1️⃣ È naturale che due fratelli o sorelle litighino tra di loro e che si contendano le attenzioni di mamma e papà 2️⃣ Non è una questione vitale il dover amare per forza il proprio fratello (o sorella)e il doverci andare d’accordo per forza. È un peso, una responsabilità, troppo grande soprattutto per i bambini piccoli 3️⃣ Più i bambini vengono trattati come figli unici e meglio stanno e più riescono a giocare, passare del tempo, collaborare con i propri fratelli (questo passo è la base di partenza se i tuoi figli litigano sempre) Questo non vuol dire che non bisogna fare il secondo, il terzo, il quarto figlio. Vuol dire che bisogna sapere a cosa si va incontro e agire di conseguenza dando a ciascun figlio le dovute attenzioni. È più difficile? Sì è sicuramente più difficile ma non impossibile. L’importante è metterlo in conto fin da subito: quando decidiamo di allargare la famiglia evitando di considerare una certezza che giocheranno insieme e non ci saranno gelosie da risolvere. Se non si conoscono queste dinamiche fin da subito è normale sentirsi frustrati perché non si sanno gestire più bambini nello stesso tempo e si finisce per delegare la responsabilità a loro: “sono terribili, non mi ascoltano, non ci sono più i bambini di una volta, ma a chi assomigli!” Fratelli che si picchiano: come gestire il litigio iniziato quando non c’eri Vediamo adesso quello che puoi fare quando la battaglia sanguinosa è già iniziata mentre tu eri in un’altra stanza. Di solito succede che inizi a sentire delle lagne, delle urla, il rumore di una manata che finisce su una guancia, il rumore di giochi che si spiaccicano per terra, “ahi!”, “smettila!”, “adesso chiamo la mamma!”, ecc. Tu alzi rassegnata gli occhi al cielo, lasci perdere quello che stai facendo e corri da loro, sbuffi, metti i pugni sui fianchi, li guardi di storto, e chiedi cosa è successo e chi ha cominciato… Ognuno di loro dice la sua, tu dici “poverino” a chi le ha prese e “sgridi” chi ha causato il pasticcio, gli dici che non si fa, magari lo metti in castigo o gli dai una sberla, preso dal nervosismo ritiri i giocattoli e li separi uno da una parte e uno dall’altra. Fino a quando? Chi può dirlo… a volte la pace dura per tutto il pomeriggio, per tutta la sera, a volte invece solo il tempo di tornare a fare quello che stavi facendo prima di essere interrotto. E si ricomincia da capo. Ecco il primo suggerimento che, lo so, potrebbe farti trasalire, o farti venire la febbre, o farti alzare di scatto oppure anche farti imprecare contro di me perché sono una pazza. Ti chiedo di aspettare un attimo prima di giudicare e di prendere in considerazione l’utilità delle soluzioni, anche se queste vanno contro corrente. Quando due fratelli litigano tra di loro, evita di pensare che il tuo intervento possa essere superfluo, soprattutto nel momento in cui la situazione sta degenerando e il carico emotivo sta diventando per loro eccessivo (uno di loro piange, alza le mani, butta le cose per terra, urla, chiede l’aiuto di un adulto, ecc.). 4 passi per risolvere (e 1 per prevenire) se i tuoi figli litigano sempre Passo 1: sei i tuoi figli litigano e si azzuffano renditi disponibile Quando i tuoi figli litigano intervieni, mettiti a disposizione, prendi tu in mano la situazione perché, se fossero davvero in grado di gestire la situazione, il loro territorio e le loro cose, la loro emotività e nello stesso tempo anche il rapporto con l’altro, non arriverebbero a tanto. Se ci arrivano è perché non hanno ancora la maturità per farlo. Passo 2: Trova tu la soluzione Prendendo in mano la situazione è importante che sia tu a fornire la soluzione ideale per entrambi, che sia tu a mostrarti risoluto, non arrabbiato, equilibrato, sicuro di quello che stai facendo, senza ledere l’emotività di nessuno. Così i tuoi figli si sentiranno finalmente rassicurati. Di solito in questi casi è bene comprendere le ragioni di entrambi (lo vediamo tra poco) e poi trovare per esempio un gioco che possa fare l’uno da solo e un altro gioco che possa fare l’altro da solo (almeno finché non si calmano le acque). Oppure farti aiutare a risistemare il campo di battaglia e poi farli venire con te e fare qualcosa tutti insieme (il fatto che ci sia un adulto a mediare tra i loro bisogni, a dare a entrambi le giuste attenzioni, a gestire i tempi e i modi del gioco è il primo strumento utilissimo affinché non si creino lotte di potere tra fratelli). Passo 3 – Comprendi le ragioni di entrambi quando i tuoi figli litigano Questo è il suggerimento più importante e quello più contro corrente quando i figli litigano un giorno sì e l’altro anche! Quando accorri sul campo di battaglia è naturale che tu possa e voglia soccorrere chi dei due “le ha prese”, chi sta piangendo a squarcia gola, chi si è visto il giocattolo essere miseramente distrutto dal nemico, chi si ritrova senza una ciocca di capelli. È quindi naturale che tu ti possa abbassare sulle ginocchia e mettere una mano sulla schiena al bambino “ferito”, avvicinarlo a te, porgergli un fazzoletto e cercare di consolarlo. Questo è naturale, ci viene spontaneo ed è bene farlo. Ma c’è un pezzettino in più che tutti dimentichiamo. L’altro contendente dov’è? Cosa sta vivendo? Cosa ha vissuto prima di sentirsi spinto a rompere il gioco del fratello? Di solito, accecati dal senso di ingiustizia, premiamo la vittima e rinneghiamo e puniamo l’assalitore. Ma siamo proprio certi che quest’azione funzioni e che risolva il litigio fra fratelli o sorelle? Ecco perché insiste sempre sulla motivazione profonda del bambino. Bene, anche nel caso delle liti tra fratelli la situazione non cambia. Infatti se il figlio “cattivo” (ai tuoi occhi di giudice imparziale), quello che alla fine ha picchiato, rotto, fatto del male, offeso, non avesse avuto un motivo valido e profondo per agire così, credi davvero che si sarebbe accanito con tanta foga contro un suo simile? Posso garantirti che la risposta è no. Il bambino è un “animale” pacifico che reagisce solo se provocato o solo se non riesce a contenere le emozioni che lo stanno annegando. Quando i bambini picchiano un altro bambino, gli fanno un dispetto o altro, lo fanno per difendersi, per liberare una forte emozione (come fai tu, lo abbiamo visto, quando lo punisci o alzi la voce, quando invece alla tua età dovresti aver imparato a essere più neutrale), perché si sono sentiti offesi, violati, perché hanno visto il loro territorio minacciato, perché hanno avuto paura, perché si sono sentiti prevaricati, ecc… Quindi se davvero vuoi risolvere nel migliore dei modi il conflitto che si è acceso tra i tuoi figli: Passo 4 – Rivolgiti con amore a chi ha scatenato la lite, accogliendo le sue ragioni, perché è lui il più ferito Puoi consolare la vittima ma sentiti obbligato a sostenere chi dei due ha acceso la lite, chi, in teoria, dovrebbe essere “sgridato o punito”. Avvicinati a lui, guardalo negli occhi e con tono amorevole puoi dirgli per esempio: “Amore, che cosa è successo! Mannaggia, deve proprio averti fatto arrabbiare tanto se sei arrivato a tirargli uno schiaffone!” “Dimmi cosa è successo, ti capisco, forse non hai proprio potuto farne a meno… io sono qui per aiutarti, per risolvere la situazione… adesso ti aiuto, non ti preoccupare”. Inutile perdere tempo in filippiche perché tanto i bambini sanno già che “non si fa”, sanno che gli altri non si picchiano, sanno che non si dicono parolacce, sanno che anche i giochi si rispettano. Soltanto che, se al loro volta non si sentono rispettati, se si sentono feriti e perdono il controllo della situazione. Capita (anche a loro) esattamente quello che succede a te quando perdi la pazienza, quando inizi ad urlare, quando li punisci, quando li ricatti, quando ti arrabbi, ecc. Cosa fai? Ti metti in punizione e vorresti una sberla da qualcuno? Ti dici che sei un bambino cattivo? Grazie! Lo sai benissimo che non si fa! Capisci l’empasse e vai avanti dicendoti che sai che non dovevi farlo ma ti è scappato, come se non potessi farne a meno. L’esatta fotocopia di quello che sta provando tuo figlio. Anche per lui dovrebbero valere le stesse regole e quindi comprensione, amore, azioni di soccorso e soluzione. E non dimenticare che: i tuoi figli restano comunque figli unici. Non pretendere che giochino insieme per forza, non dare per scontato che vadano d’accordo, che si guardino l’uno con l’altro. Non è detto che l’uno sia nato per non far sentire solo l’altro, anzi. Forse anche tu hai fratelli o sorelle e non sempre siete andati d’accordo, chissà quante volte non ti è venuto spontaneo considerarlo come una cellula dei tuoi stessi genitori, come un intruso, come un pezzo in più, anche se oggi siete adulti e tutto va bene. Passo 5 – Tempo esclusivo per i figli: quando litigano abbi cura di riservare momenti esclusivi Il tempo esclusivo è il modo migliore per ridurre nel tempo le lotte e i litigi. È fondamentale riservare durante la giornata o durante la settimana dei momenti esclusivi che ciascuno di loro possa trascorrere da solo con mamma o con papà oppure anche con un altro adulto (nonni, tata, vicina di casa, amici, ecc.). Ti faccio qualche esempio pratico: mentre uno è con mamma a cucinare, l’altro è con papà a giocare o a fare la doccia, mentre uno è casa con mamma l’altro è dalla nonna (e poi si farà cambio il giorno o la settimana successiva), mentre uno e a nuoto, l’altro è con papà, mentre uno dorme l’altro gioca con mamma, ecc. Più momenti intensi esclusivi vivono e più sentono appagati (riempiendo il loro bicchiere emotivo di attenzioni e coccole che non devono spartire con il fratello/sorella), riuscendo a sostenere molto meglio i momenti da trascorrere insieme ai fratelli (anzi, spesso si creano poi spontaneamente situazioni in cui vogliono giocare serenamente insieme e trovano anche da soli le soluzioni ai piccoli conflitti). Ecco come uscire fuori dal vortice dei figli che litigano 🙂 Se vuoi approfondire come aumentare la qualità del tempo leggi qui: Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo Mio figlio non condivide i giochi: è un bambino egoista? Averti suggerito come risolvere le liti tra i fratelli, ci dà la possibilità di aprire una parentesi per parlarti di tutte quelle situazioni in cui tuo figlio non vuole prestare i suoi giochi agli amichetti o in cui inizia a dire che tutto è suo. Bene, voglio anche in questo caso rassicurarti sul fatto che tuo figlio non è un egoista. È naturale che viva la sua sana fase di egocentrismo e che possa esprimere quello che sente. Anche in questo caso ti suggerisco di comprenderlo dicendogli che sai che il gioco è suo e che lui ha ragione a essere arrabbiato per un qualcosa che gli è stato per esempio tolto di mano. Solitamente anche solo questo passaggio è sufficiente per calmarlo. Se ci sono gli adulti di riferimento per “l’altro contendente” puoi: delegare a loro la gestione del loro figli e tu restituire il giocattolo al legittimo proprietario. Quando si tratta di giochi comuni come lo scivolo al parco oppure i giocattoli della scuola materna (che sono di fatto di tutti), ti suggerisco: 1. di mediare con pazienza e dolcezza 2. e soprattutto dare sempre uno spazio prioritario ad accogliere il sentimento del bambino per esempio dicendo “sì, hai ragione a volerlo tutto per te…” Da ricordare per risolvere i litigi fra i tuoi figli La maggioranza dei genitori cerca a tutti i costi di far andare d’accordo i figli, in modo che giochino insieme e che si vogliano bene. Se i tuoi figli litigano abbiamo visto perchè bisogna uscire il prima possibile da questo effetto valanga che spesso peggiora solo i litigi e le gelosie fra fratelli e sorelle. Quindi da oggi: 👉ricordati di non pretendere che i tuoi figli vadano per forza d’accordo e che giochino insieme! 👉puoi intervenire per sedare il conflitto agendo direttamente sulla causa che ha scatenato il litigio e senza causare ulteriori malumori (i 4 passi di questo articolo). 👉riserva momenti esclusivi per i tuoi figli quando possibile. 👉i figli egosti… non esistono! Non è una colpa odiare la sorella: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle? Scopri qui tutti i dettagli delle cause che portano i tuoi figli a essere gelosi e a litigare in questo articolo: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle?
Punizioni Bambini: soluzioni concrete per Educare senza Punire
Sulle punizioni ai figli, che si tratti di punizioni a bambini di 4 anni o di un adolescente ci sono un sacco di dubbi che girano nella testa dei genitori. Da un lato ci sono i sostenitori delle punizioni, dei musi duri e toni di ghiaccio che vogliono sapere: Che punizioni dare ai bambini? Quanto deve durare un castigo? Quando punire i figli? Quando si può iniziare a sgridare un bambino e dare la punizione? Quali sono le punizioni educative in adolescenza? Dall’altra sponda abbiamo mamme e papà che invece mettono in dubbio la valenza educativa delle punizioni per i bambini e i ragazzi e si chiedono: E’ possibile educare senza punire? Come farsi ascoltare senza urlare, punire e ricorrere ai ricatti? Stai per scoprire che esistono le soluzioni per risolvere la causa che ha portato tuo figlio o tua figlia a comportarsi in un certo modo e… …che la punizione non è necessaria per educare, anzi, devi sapere che non solo è la via più faticosa per te ma crea nel tempo anche una distanza fra te e i tuoi figli. E se le punizioni per i bambini e i ragazzi non fossero educative? Si parte dal principio secondo il quale se hai sbagliato io ti posso punire facendoti soffrire… Ti chiudo al buio in una stanza, ti metto nella sedia della riflessione, ti umilio davanti ai compagni, ti faccio fare una figuraccia, ti tolgo i cartoni, ti tolgo il videogioco, ti tolgo il tuo gioco preferito, ti tolgo il pomeriggio con il tuo amichetto… Si presuppone che con queste conseguenze il bambino o il ragazzo capisca che così non si deve comportare, perché altrimenti non ottiene qualcosa a cui tiene o si sentirà umiliato, ecc… Un giorno hanno deciso di provare a usare questo sistema con gli animali: tu vuoi andare a prendere il mangiare, se fai quel percorso suoni il campanello, fai la giravolta, alzi la gamba, fai la pipì allora hai il premietto e hai la pappa buona, altrimenti se fai il percorso al contrario, giri dall’altra parte, fai la pipì con l’altra gamba prendi la scossa… niente pappa e vediamo se così ti convinco a fare quello che dico io. È un po’ la filosofia che risiede nella nostra testa quando decidiamo consapevolmente che la punizione è giusta, quindi la usiamo come metodo educativo. In verità questo discorso si equipara alle sberle… non servono e l’esperienza lo conferma. Ma veramente pensiamo che i figli di oggi siano così insensibili, sottomessi, poco intelligenti, per cui possa funzionare un approccio basato sulle punizioni, sulle privazioni e sulla paura? Il problema è che la punizione non è assolutamente educativa. So che magari stai pensando: “Non è vero, quando lo punisco sta buono e fa quello che dico io, quindi funziona…” Forse tuo figlio si sottometterà anche in quel momento, ti dirà anche di sì, accetterà anche l’umiliazione, ma fa quello che vuoi tu per paura… Bisogna sapere che tutte queste soluzioni lo fanno rinsecchire, lo fanno sentire sminuito, svalutato, non crederà più in se stesso, oltre il fatto che con il tempo smetterà di credere in te, di fidarsi, comincerà a mentire, a non ascoltare… Se noi vogliamo il suo bene, la sua crescita nella maniera più fisiologica possibile, possiamo scegliere di non usare le punizioni con i figli, dato che le alternative oggi le abbiamo. Ecco perché amo moltissimo l’idea dell’Aiutante Magico. Abbiamo fatto nascere i nostri figli, abbiamo scelto di curarci di loro e ora dobbiamo accompagnarli come delle guide fedeli, degli Aiutanti Magici, perché a volte bisogna fare delle magie per de-condizionarci da tutta la vecchia cultura sull’educazione dei bambini che ci è propinata dalle generazioni che ci hanno cresciuto. Come educare i figli senza ricorrere alle punizioni Cosa possiamo fare per non punire e riuscire comunque a educare e far capire ai figli che cosa si può fare e cosa non si può fare? Quando un bambino ha un certo atteggiamento o fa un errore qualsiasi, ecco quali sono le azioni da fare, sempre le solite: non ci arrabbiamo, andiamo in aiuto, cerchiamo di capire cos’è successo. Riflettiamo un attimo: > Qual è il motivo per cui è successa questa cosa? > Sei arrabbiato? Sei stanco? Senti che nessuno ti sta guardando in questo momento? > Stai richiedendo attenzione? Sei geloso? > Non sei capace, non hai più voglia, non hai capito qual è il motivo? Io ti aiuto! Esempio 1 evitare la punizione ai bambini: picchia la sorella Tuo figlio ha picchiato la sorella e noi tuoniamo: “Basta per una settimana non guardi i cartoni!!” Purtroppo ti puoi arrabbiare quanto vuoi ma serve a niente. Perché non risolvi la causa con una sgridata e una punizione. E’ molto più utile chiedersi: come mai ha picchiato la sorella? Forse bisogna migliorare il tempo di qualità che trascorro con lui? E’ necessario tornare a farlo sentire amato? Allora cerco in questo mese di avere questo obiettivo, mi organizzo per far sì che il nostro tempo prezioso insieme aumenti di quantità e qualità. Quindi lo guarderai di più negli occhi, gli darai attenzioni esclusive, cercherai sempre di dare attenzioni mentre guardi anche la sorella. Avrai tutte le accortezze per risolvere piano piano la causa. Nel frattempo, sul momento, quando intervieni perché ha appena picchiato la sorella puoi abbassarti e dire: “Cos’è successo amore? Mamma mia, che sberla che le hai tirato! Devi essere proprio bene ben arrabbiato. E lo so che sai che non si picchia … Adesso le chiediamo scusa. “Lo so che eri tanto arrabbiato. La prossima volta vieni da me e me lo dici perché ti ha preso il gioco… Adesso risolviamo la situazione del gioco e poi la prossima volta non ti preoccupare, vieni da me, mi chiedi aiuto” La prossima volta, o magari dopo due o tre arriverà a chiamare “mamma vieni perché mi ha fatto questo” e si comincia così, pian piano. Ecco che è necessario educare e non punire. (Per saperne di più su come risolvere i litigi fra i tuoi figli puoi leggere: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli.) I bambini non sono cattivi e non sono nemmeno aggressivi di natura, i bambini fanno così perché reagiscono, come reagiremmo anche noi se non avessimo imparato a gestire il nostro bagaglio emotivo… È possibile evitare le punizioni per i figli che non studiano o hanno preso un brutto voto a scuola? Vediamo le possibili soluzioni con il prossimo esempio. Esempio 2 per educare senza punire: ha preso un brutto voto a scuola Invece di tuonare con un: “Allora basta, adesso per una settimana non usi il tablet!” proviamo a ragionare da fuori, estraniamoci come se fossimo un extraterrestre e chiediamoci: “Ma a cosa serve se gli urlo? Ha preso un brutto voto a scuola perché si è agitato? Ha preso un brutto voto a scuola perché ha paura delle verifiche? Forse ha preso un brutto voto a scuola perché non ha studiato o perché non ha capito? Sta vivendo un periodo in cui è più nervoso? Cosa è cambiato da quando ha smesso di prendere buoni voti?” Allora per evitare la punizione a un bambino o a un ragazzo entriamo nella modalità dell’Aiutante Magico e possiamo chiedere: “Cosa è successo? Avevi studiato ma non abbastanza? Cosa posso fare per aiutarti a recuperare questa lacuna in matematica? Che cos’è che non ha capito? È difficile il ragionamento? Allora ti aiuto io, troviamo insieme un sistema per capire meglio il ragionamento…” Magari è una questione di agitazione? Magari non crede abbastanza in sé stesso… allora dovrò fare tutta una serie di azioni per farlo sentire più sicuro. Ovviamente questi sono solo esempi che potrai adattare in base all’età di tuo figlio. Per educare senza punizioni mira alla causa… Come vedi mentre le soluzioni cercano di mirare alla causa e sul perché nostro figlio è in difficoltà la punizione invece serve soltanto per creare una distanza tra noi e i nostri figli. Le soluzioni ci sono, anche se richiedono un pochino di attenzione per essere messe in pratica e diventare automatiche, vale veramente la gioia di mettersi in gioco. E io sono qui per aiutarti a farlo 😉