Filosofi VS Highlander – bambini aggressivi perché non capiti

Roberta Cavallo
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A “TU per TU” con le sfide quotidiane
Scopri le soluzioni a queste 3 sfide che mettono a dura prova la pazienza dei genitori: 1- Il genitore CONTESO: come gestire 2 figli quando entrambi chiedono le tue attenzioni 2- I 3 passi da seguire quando tuo figlio URLA senza motivo 3- E se tuo figlio litiga per i giocattoli con gli amichetti?

Sei pronto per la Recita di Natale?
Siamo proprio agli sgoccioli, siamo nel periodo delle festività natalizie e, tra poco tutti noi genitori saremo alle prese con le recite dei nostri figli. Ne approfitto per fare un appello, o forse una sincera e accorata richiesta personale: “Se tuo figlio fa la recita di Natale, tu genitore partecipa alla recita, ma fallo con uno spirito diverso da quello che di solito si respira in giro. Vai con lo stesso spirito con cui il giorno prima sei andato a fare la spesa, cioè con una modalità totalmente disinteressata”. “COSAAA?? COSA VUOL DIRE DISINTERESSATA?” È davvero assurdo guardare genitori e nonni che si sbracciano con i telefonini a discapito del godersi la recita. Perché se riprendi difficilmente ti godi lo spettacolo o quello che tuo figlio sta facendo o le emozioni che sta provando dentro di sè. Quindi foto, video, condivisioni e poi applausi, e poi commenti: “vediamo se è bravo, se si ricorda la parte… vediamo se ce la fa. Che bella figura che fa lì sul palco…. Certo che è una grande soddisfazione”… Puoi scegliere una modalità diversa, puoi scegliere di essere disinteressato. Perché l’unica cosa che conta agli occhi di tuo figlio, per cui devi essere davvero felice, è se, nel momento in cui lui scenderà dal palco, si sarà divertito, se sarà soddisfatto di quello che avrà fatto. Magari avrà imparato una cosa nuova, si sarà sentito appassionato per la parte che ha interpretato, della canzone che ha cantato. Non è necessario stare sulle spine sperando che è stato bravo a fare la marionetta, se si è comportato così bene che la vicina di casa ti farà i complimenti. Se ha ricordato ogni singola parola della parte che ha ripetuto 1607 volte da settimane. NON È QUESTO IL MESSAGGIO DI CUI I NOSTRI BAMBINI HANNO BISOGNO A loro serve un messaggio molto più profondo e molto più utile. Hanno bisogno di sapere che la recita non è importante. Sì, può rappresentare una prova e di prove nella vita ce ne sono tante. La recita è al pari di ciò che può incontrare tutti i giorni della sua vita, anche insieme a te. Se lo porti a comprare pane e lasci fare a lui imparando a fare attenzione al resto, se gli lasci contare i soldi, anche questa è una prova, un po’ come se fossero sul palco. LE VERE PROVE SONO QUELLE DELLA VITA Se poi a tuo figlio piacerà fare l’attore, piacerà esibirsi in teatro, se a lui piacerà fare recitazione o se gli piacerà stare in TV davanti a una telecamera e fare l’attore televisivo, ben venga, perfetto, sarà un suo vero talento, sarà una passione che varrà la gioia coltivare. Se puoi fai in modo che ai tuoi figli non passi il messaggio: “sei bravo se ti ricordi la parte e se mi fai fare bella figura con gli altri…” In verità noi possiamo essere felici di loro sempre. Possiamo avere un’opinione di loro positiva in ogni istante, anche quando sbagliano, anche quando si arrabbiano, anche quando fanno i dispetti, quando ci dicono che siamo cattivi. Cerchiamo sempre la motivazione, soffermiamoci su quella, risolviamo il problema perché i nostri figli non sono mai sbagliati. Quindi se parteciperai alle recite, godi soltanto del fatto che tuo figlio si sia divertito, che possa avere imparato qualcosa di bello, che possa essersi sentito appassionato nel fare qualcosa che lo diverte. Tutto il resto lascialo da parte, è una perdita di tempo e, tra l’altro, non è un messaggio efficace da dare ai bambini.

Come fare per sopravvivere ai CAPRICCI
Smettila di fare i capricci! È la frase cult!… Chi non ha mai detto “Basta! Adesso smettila, non ce la faccio più!” Noi eravamo rodati a un tipo di educazione più autoritaria e più rigida, oggi i bambini non si adattano più. Una volta arrivava la sberla, mi veniva paura, stavo zitto, fine. Oggi i bambini sono cambiati a causa di un semplice discorso evolutivo. I bambini di oggi hanno una sensibilità particolare. I bambini oggi non si adattano. Fino all’ultimo, continuano a dirti il problema o la difficoltà che hanno. Cercano di fartela capire attraverso il capriccio, la lagna, la ribellione e l’opposizione. LE IDIOZIE SULLA CRESCITA DEI BAMBINI: – I CAPRICCI I capricci non sono capricci, non esistono! Noi genitori dobbiamo uscire dal “file mentale, automatico” che il capriccio sia un capriccio, cioè quella cosa che non ha senso fare, che ci fa infuriare e uscire di testa. “Ma perché sono le 8 meno 10, alle 8 chiudono il cancello di scuola e tu sei qua e non ti vuoi mettere le scarpe? Mi stai facendo le storie per una maglietta gialla, perché vuoi quella verde? Che senso ha? Lo fai apposta!” Non è un capriccio! I bambini non possono dirti: “mamma guarda sono stato male per questa cosa, non mi dedichi abbastanza tempo, sono arrabbiato con te perché mi hai messo in punizione, non hai capito quello che io volevo fare, mi arrabbio perché tu e papà litigate, sono triste perché ti sento triste e nervosa, ecc.” Pur di catturare la tua attenzione, usano il canale che più ti fa soffermare su di loro e, sperano, anche sul loro problema. Allora, prima di tutto NON ARRABBIARTI e mettiti nei suoi panni. Guardalo negli occhi, fermati, sdrammatizza: “Davvero queste scarpe no? Mannaggia, ci saranno dei topini dentro? Fammi un po’ vedere… o vuoi che oggi facciamo cambio: io mi metto le tue e tu ti metti le mie?!” Quello che il genitore può fare per uscire dall’impasse è SEMPRE cercare la vera motivazione. Il bambino prende spesso come scusa la scarpa, la maglietta, la verdura che non vuole mangiare, la frutta che non gli piace, ma in verità le motivazioni che fanno scatenare il putiferio sono sempre più profonde. Tendenzialmente una richiesta di attenzione, di quell’attenzione di qualità che noi oggi abbiamo difficoltà a dare. Il primo modo per risolvere i capricci è giocare d’anticipo. Non tanto nel momento di fuoco, che è solo un segnale, è solo la classica goccia che fa traboccare il vaso, ma andando a monte e cercando di capire come nella giornata, nella settimana, puoi dargli più tempo di qualità, puoi evitare di sgridarlo e punirlo, puoi essere più paziente o migliorare il clima familiare. Se come genitore riesci a fare questo passaggio, a modificare la tua routine frenetica per trovare del tempo speciale per lui, più il bambino si rilassa e inizia a viverti come l’AIUTANTE MAGICO. Al posto di dirsi “Devo dire una bugia alla mamma, perché quella cosa non la posso fare” o “Mamma sta arrivando, devo iniziare ad avere paura”, potrà invece sapere che mamma e papà sono lì solo per lui, per sostenerlo e aiutarlo. LE REGOLE Noi siamo convinti che i bambini possano imparare una regola a forza di sentirsela ripetere. E invece quante volte diciamo “gliel’ho detto un milione di volte, eppure niente”. Loro imparano osservando, imitando e assorbendo le abitudini da noi genitori. Questa verità ci fa paura. Ci rende responsabili dell’esempio che diamo, di come ci comportiamo nella nostra vita anche quando siamo senza i bambini. Allo stesso tempo è una fortuna! Perché se tu sei sereno del tuo modo di porti e di comportarti e costruisci una buona relazione con lui, il gioco è fatto. Non esiste un bambino al mondo che non guardi con occhi sognanti mamma, che non la ami, che non la adori e dica “mamma, voglio farlo anch’io”, “papà, voglio venire anche io con te. Voglio provare a guidare anche io la macchina, voglio anch’io svitare il tubo del lavandino”… VASI VUOTI I bambini non sono vasi vuoti, spartiti bianchi da riempire, robot da programmare. Non dovrebbe esistere l’idea: “Ti devo impostare, ti devo dire come ci si comporta, quello che devi fare, quello che non puoi fare, come devi essere” “Se fai così, sei stato bravo”, “Così invece NO” Questo atteggiamento crea ansia e aspettativa da performance in bambini che poi oggi ci sentiamo costretti a etichettare come NON ADEGUATI. Una soluzione che oggi si adotta poco è lasciarli più liberi di fare esperienza. Oggi ne fanno poca perché hanno troppa poca autonomia. A scuola stanno spesso seduti quando invece avrebbero bisogno di imparare facendo più esperienze pratiche e concrete. A casa di nuovo, poche attività proprio perché abbiamo poco tempo. Ma possiamo provare a vedere la problematica da un punto di vista diverso, come una questione di priorità. Non diamo più la possibilità ai bambini di fare esperienze di nessun genere: “Aspetta! Un attimo. Fermati. Piano. Attenzione che ti fai male. No non tempo, poi lo faremo” Quando invece sarebbe più semplice coinvolgere i bambini mentre facciamo tutte le nostre attività: in cucina, in casa, quando facciamo le pulizie… Più il bambino si sente libero di esprimersi, più sa di avere la stima del genitore e più sente di poter avere fiducia in sé stesso.

Tuo figlio odia i compiti e la scuola? Forse ha un buon motivo…
Come si spiega che i bambini e i ragazzi spesso odiano fare i compiti e non chiedono mai che ne vengano dati di più? Perchè non amano stare seduti ad ascoltare l’insegnante e non mettono volontariamente prima la sveglia la mattina per approfondire le lezioni e per arrivare a scuola in anticipo? Nonostante tutta l’organizzazione scolastica con spiegazioni, compiti, interrogazioni e voti come è possibile che non sembrano MAI ABBASTANZA PREPARATI e, passato qualche mese, a volte anche solo qualche settimana, NON RICORDANO più quello che hanno imparato se non qualche piccolo dettaglio o un discorso vago e a grandi linee? I bambini e i ragazzi perdono così in fretta la passione e la curiosità di imparare tanto che arrivati alle scuole superiori sono a volte fortemente demotivati, tristi o ribelli (e quasi sicuramente è successo anche a te). Questo fatto proprio non si spiega. E se proprio vogliamo ridercela un po’, ogni tanto, invece di ringraziarci per il tempo che dedichiamo loro all’interno degli istituti scolastici, ci rispondono con ingratitudine in questo modo: «L.F: giustifica l’assenza del 25/05/1999 con: mi sto preparando con largo anticipo alla fine del mondo»; «L’alunno D.L. giustifica l’assenza con: ha ceduto una diga in Puglia (siamo in Lombardia)»; «Per festeggiare la sufficienza in arte L.S. spara un fumogeno dalla finestra dell’aula»; «C. aizza i compagni a lanciare penne e gomme verso il sottoscritto»; «In classe volano patate e altri ortaggi»; «L’auto della professoressa di storia è bersaglio degli sputi di F.S.»; «L’allievo F. non è sensibile ai miei stimoli culturali»; «La classe dopo ripetuti richiami continua a simulare un insistente terremoto battendo i piedi sul pavimento»; «In classe si inneggia alla rivoluzione»; A volte, invece, gli alunni sembrano disperati e adottano comportamenti preoccupanti: «D.L. abbaia durante la lezione»; «L’alunno T.U. butta il proprio banco e la sedia del suo compagno fuori dalla classe per motivi ignoti»; «L’alunno B.D. peregrina senza meta per la classe»; «L’alunno F.M. ritorna dal bagno dopo 20 minuti dicendo che non lo trovava»; «C. disturba la lezione dando testate al muro»; «R.P. si autoestrae un dente nell’ora di Filosofia»; Altre volte ancora, proprio come i neonati che, per non sentire il troppo disagio, si adattano e cercano di compensare, ecco cosa fanno: «D. dice di andare in bagno: va a fumare e torna con cappuccino e brioches a fare colazione in classe»; «L’alunno M. persevera nel dirigere e nell’allestire cori dall’anda mento REP (i compagni lo seguono impedendo la prosecuzione della lezione)»; «L’alunno M.S. costruisce con impegno la sorpresa trovata dentro il cioccolato, che si è mangiato durante la spiegazione» * Tratto da www.notadisciplinare.it Perché gli insegnanti sono dei Santi Vogliamo spezzare una lancia a favore di tutti gli insegnanti che, quotidianamente, si prodigano con tutto l’impegno possibile per fare e per dare il meglio. Chi ci conosce lo sa: li definiamo spesso angeli e individui che meritano la “santità”, perché cercano tutti i giorni di fare il loro lavoro in condizioni che non solo sono contro Natura per il bambino, ma anche contro la natura dell’insegnante stesso. Quindi, “il fatto” si spiega riconoscendo che ci siamo adattati a un sistema obsoleto e inefficiente che rallenta l’apprendimento, che non considera i ritmi del bambino né le sue tappe di crescita, le sue passioni e i suoi talenti. Se da un lato non abbiamo colpe, dall’altro di certo possiamo e dobbiamo fare il possibile per: Diventare coscienti di tutte le Idiozie che stanno negando alle future generazioni di manifestare la loro genialità; Conoscere quello che la loro natura prevede nell’ambito dell’apprendimento; quali sono le modalità con cui i bambini imparano velocemente e divertendosi; come recuperare tempo indirizzandoci verso le potenzialità di ciascuno; Fare delle scelte secondo coscienza che, una volta applicate, possano portare al cambiamento. Adesso andiamo a vedere quali sono questi schemi e queste false credenze a cui ci adattiamo. I 4 falsi miti svelati sull’Apprendimento “Dimmi e io dimentico. Insegnami e io ricordo. Coinvolgimi e io imparo” Benjamin Franklin 1° Falso Mito Sull’Apprendimento I voti sono un buon metro di giudizio per far comprendere al bambino a che punto è, e per spronarlo a fare meglio. La natura del bambino Dare il voto serve quando vogliamo umiliare l’individuo: non sei in grado di sapere da solo che cos’hai o che cosa ti manca, e te lo devi far dire da un altro. Dare il voto serve quando vogliamo tenere l’individuo schiavo e sottomesso: sono io che ti valuto, sono io che decido per te sulla base di un mio metro di giudizio personale e insindacabile. Dare il voto serve quando vogliamo impedire all’individuo di essere davvero autonomo: da solo non puoi sapere, il tuo senso critico non basta e ti serve sempre qualcuno dall’esterno che ti dica le cose come stanno (e poi ci stupiamo se i giovani di oggi ci sembrano dei “rammolliti”). I voti hanno come conseguenza deleteria il fatto di crescere i rappresentanti delle future generazioni DIPENDENTI, SFIDUCIATI, a caccia del premio o TIMOROSI DELLA PUNIZIONE, schiavi del fare anziché padroni dell’essere. Quello che invece dobbiamo fare è smettere di utilizzare il voto come arma di potere e coltivare nel bambino un proprio senso di valutazione sincero, neutrale e trasparente. Dobbiamo impegnarci affinché ritorni in lui la voglia di imparare per il gusto di conoscere, di maturare, di acquisire competenze sempre più sofisticate per migliorare se stesso, la propria esistenza e quella degli altri. Se provi a metterti nei panni dei ragazzi, scopri che oggi vivono troppo spesso tra una profonda apatia e uno stress elevato, avendo come unico sottofondo la preoccupazione del compito in classe, della valutazione, di sapere e di ricordare nel momento in cui si trovano davanti all’insegnante, di fare bene il compito e di finire, perché altrimenti… Quando invece tutta quest’ansia non c’è, vivono una sorta di noiosa rassegnazione dove prendono a spizzichi e bocconi qualche cosa che arriva dall’adulto, senza essere più in grado di autoalimentare la propria curiosità e la propria capacità innata di imparare da soli. 2° Falso Mito Sull’Apprendimento La modalità accademica e frontale attuale va bene per insegnare. La natura del bambino Ci sforziamo di tenere gruppi di 18, 20, 25 bambini o ragazzi attenti e partecipativi senza riuscirci con quotidiana regolarità, perché usiamo i modi sbagliati per intrattenerli e stimolarli. Non è vero che sono più stanchi il venerdì oppure all’ultima ora. O meglio, è vero che lo sono, ma semplicemente perché hanno accumulato ore (se non una settimana intera) di noia e frustrazione. I bambini non sono fatti per stare fermi immobili a imparare, in ascolto passivo di un individuo che parla, sciorinando tutta una serie di informazioni che poi dovranno ripetere, memorizzare e ricordare per sempre. NOI SIAMO FATTI PER IMPARARE DALL’ESPERIENZA DIRETTA. Impariamo meglio se possiamo muoverci coinvolgendo anche il nostro corpo mentre apprendiamo. Impariamo davvero se possiamo trovare in modo spontaneo le soluzioni, se ci è dato di rispondere ai perché della vita trovando le risposte dentro di noi, senza doverle assimilare preconfezionate e impacchettate. 3° Falso Mito Sull’Apprendimento Bisogna potenziare le debolezze. La natura del bambino I voti avvalorano la frase che hai appena letto. Perché dare i voti se non per sottolineare le carenze di chi il voto lo riceve? Non possiamo nasconderci dietro una foglia, negando che consideriamo un “tre” negativo e che suggeriamo di correre ai ripari. Non possiamo neppure negare che spendiamo soldi in ripetizioni per le materie in cui i nostri figli sono carenti e non, ad esempio, per potenziare gli ambiti in cui sono bravi, nei quali possono esprimere al massimo i loro talenti. È vero che bisogna sapere di tutto un po’, avere delle basi che ci permettano di comunicare con gli altri e di vivere nella società, ma se potessimo fare approfondire le materie che rappresentano le loro passioni, vedremmo più bambini felici nelle scuole. È uno spreco di tempo e di risorse insistere dalle Elementari alle Superiori nel potenziare i temi che non risuonano con la natura degli alunni, per portare allo stesso livello tutte le loro conoscenze e per omologarli ai coetanei. Faremmo invece un’ottima cosa per le future generazioni e per la società tutta se spendessimo più tempo a VALORIZZARE le CAPACITÀ e i TALENTI SPECIFICI di ciascuno. Questo richiede organizzazione, tempo e fatica? Bene, diamoci da fare! Cosa stiamo aspettando? Se invece l’obiezione è la paura che le cose ci scappino di mano, di perdere il controllo sul bambino o sul ragazzo perché noi adulti sappiamo cosa è bene per lui, faremmo meglio a osservare la nostra mancanza di fiducia e risolverla, impegnando le nostre risorse per far sbocciare e splendere i meravigliosi e unici talenti che ciascuno di loro possiede. 4° Falso Mito Sull’Apprendimento I programmi attuali garantiscono un’istruzione adeguata. La natura del bambino Una cosa che ci ha sempre fatto riflettere e, che ancora oggi non capiamo, è la seguente: perché studiamo gli Egizi e i Romani iniziando sempre dallo stesso punto (anche se con gli anni aumentano la complessità e la quantità delle informazioni), alle Elementari, alle Medie e poi alle Superiori? Che pizza! Risposta: è giusto cara Roberta, perché possiamo dimostrarvi che dopo un tot di anni i ragazzi non si ricordano nulla. Meglio non ribattere a questa affermazione, perché se è vero che non ricordano la responsabilità è solo nostra, che non abbiamo saputo appassionarli nel fissare il ricordo vivido nella loro memoria. Se un bambino o un ragazzo non ricorda ciò che ha ascoltato in classe la responsabilità è solo nostra, che non abbiamo saputo APPASSIONARLI e fissare il RICORDO VIVIDO nella loro memoria. Nessuno di noi è uno smemorato, ne è dimostrazione il fatto che ci basta guardare anche una sola volta un film ben fatto, che ci appassiona, per ricordarne per tutta la vita i tratti salienti, le battute principali e la sequenza delle scene. Se solo lo permettessimo, i nostri ragazzi farebbero la stessa cosa con la Storia, la Geografia, le Scienze, la Letteratura ecc. È vero che hanno bisogno delle basi, che il tempo è poco e che sono in tanti ma, anche in questo caso, è un problema di organizzazione e di gestione delle risorse, non certo di capacità dei nostri adulti del futuro. Tutto questo si può ottimizzare per lasciare spazio ad altro e, nel nostro sistema scolastico, c’è troppa POCA PRATICA rispetto alla mole di nozioni teoriche insegnate. E ancora: Perché per esempio nelle Medie o nelle Scuole superiori non si abbonda con lezioni sulla MATURITÀ PERSONALE, su come avviare un’IMPRESA, sulla COMUNICAZIONE, su come SUPERARE I PROPRI TIMORI, sulla gestione della propria AUTONOMIA AFFETTIVA, sui RAPPORTI CON GLI ALTRI, sull’ APPRENDIMENTO veloce, sulle tecniche di visualizzazione, sul come sviluppare un PIANO STRATEGICO per realizzare un proprio sogno ecc.? Perché alle Scuole elementari i bambini non passano la maggior parte del loro tempo a imparare giocando? (scoprirai più avanti che in questa fascia di età apprendono fisiologicamente e spontaneamente in questo modo). A giocare a fare i grandi imparando la teoria da situazioni che simulano la vita di tutti i giorni? (se ti sembrano cose strane devi sapere che in diverse realtà questa modalità di insegnamento è la normalità mentre noi spendiamo ore ed ore per le spiegazioni razionali che da 0 a 7 anni sono incomprensibili e noiose). Come apprendono i bambini da 0 a 21 anni Ti lasciamo qualche spunto di seguito, se hai necessità di approfondire l’argomento abbiamo dedicato un capitolo intero sull’apprendimento e sulle soluzioni pratiche per ogni fascia di età nel best seller “Le 7 Idiozie sulla Crescita dei Bambini“. Tutti attraversiamo differenti fasi di crescita. In ogni fase sviluppiamo determinate competenze necessarie per diventare individui maturi, autonomi e in grado di realizzare le nostre passioni, manifestando così noi stessi e dando anche un contributo agli altri. Se non ne hai mai sentito parlare delle tre fasi della crescita, ti suggeriamo di approfondirle il prima possibile, perché non conoscere i cicli settennali significa non sapere quali siano i bisogni affettivi ed emotivi di tuo figlio dai 0 a 21 anni. Infatti, anche per quanto riguarda l’apprendimento, ogni fase ha le sue caratteristiche e, se le conosciamo e le applichiamo, possiamo superare numerose difficoltà che i bambini e i ragazzi incontrano sul loro cammino. Le fasce di età che vedremo tra poco sono schematiche per necessità di stesura. In verità, le varie fasi dei 3 cicli settennali si susseguono in modo armonico maturando nel tempo, giorno dopo giorno, senza stacchi netti o cambiamenti repentini. Le modalità elettive con cui apprendono i bambini da 0 a 7 anni Sperimentazione Assorbendo in modo incondizionato dall’ambiente Sfruttando la fantasia Sperimentando nella pratica le loro intuizioni Qualche spunto per la pratica da 0 a 7 anni In questi anni il bambino deve giocare, giocare e giocare ancora. Deve poter vivere nel suo mondo di fantasia dove tutto è possibile, perché questo è il modo naturale in cui sviluppare e strutturare un proprio bagaglio di supporto, l’ottimismo e la sfera delle possibilità. Se viene castrato o trattato come un adulto, oppure ridicolizzato, questo bagaglio si alleggerisce a danno degli anni successivi. In più, giocare rappresenta per i bambini l’unico strumento valido per conoscere, per sperimentare e per “fare le prove”, per immedesimarsi e sperimentare la vita di adulto. Le modalità elettive con cui apprendono i bambini da 7 a 14 anni Attraverso le parole delle persone di cui si fidano e di cui hanno stima Iniziando a sviluppare la loro facoltà razionale e logica Riuscendo a comprendere una regola esposta a parole Qualche spunto per la pratica da 7 a 14 anni Permettiamogli loro di imitare le lettere con il corpo e di viverne prima i suoni con filastrocche e canzoni e, solo successivamente, diamogli la possibilità di riprodurre il carattere stilizzato sulla carta con la penna, proprio come nell’esempio precedente della M, della F e della S. Per la Matematica portiamo torte in classe da dividere, oggetti, semi e legumi da suddividere; giochiamo al mercato; cuciniamo utilizzando le dosi degli ingredienti; usciamo a misurare tutto il misurabile (scalini, strade con i passi, altezze ecc.). Per lo studio della Storia facciamo teatrini e scenette con costumi e atti di vita quotidiana. Per esempio, per tutta una settimana o tutto un mese siamo Romani, Egizi, Greci. Le modalità elettive con cui apprendono i ragazzi da 14 a 21 anni Sviluppando un proprio senso critico Mettendo insieme e potenziando tutte le competenze dei tre cicli Qualche spunto per la pratica da 14 a 21 anni In questa fase, aumentando naturalmente le capacità dell’individuo, anche la posta in gioco si alza. Quindi può capitare che un certo numero di formule chimiche si debba per forza ripeterle per ricordarle, così come può succedere per alcuni articoli di Diritto privato. Se al ragazzo è stata data la possibilità di maturare le proprie capacità di apprendimento secondo la sua natura seguendo ad esempio le indicazioni descritte, non farà fatica a integrare questa parte del suo sviluppo mentale e quindi gli sarà naturalmente più semplice “studiare e ripetere a memoria” qualora si dimostri necessario. Comunque, anche per le formule chimiche e per gli articoli di Diritto c’è una via breve per semplificarci la vita e, anche questa volta, la troviamo se partiamo dall’esperienza pratica. Vediamo brevemente qualche soluzione. Per le formule chimiche Si ricordano meglio se, laddove possibile, abbiamo prodotto in prima persona quella sostanza in laboratorio, con tutte le precauzioni del caso, ma pur sempre dal vivo e avendo partecipato attivamente all’esperimento. Altrimenti la formula che dobbiamo imparare resterà sempre anonima e, non trovando prima il suo spazio nel mondo delle sensazioni, non potrà trovare nemmeno quello nei cassetti della mente. Per il Diritto (con il potere delle immagini e delle storie) Che differenza potrebbe esserci se, anziché aprire il tomo alla pagina x, e iniziare a leggere e a ripetere, facessimo così? Il professore ci dice che siamo chiamati a risolvere un caso che da qualche tempo sta affrontando e dice alla classe: “Ragazzi ho una difficoltà e cerco la soluzione. Mio nonno mi ha lasciato in eredità un terreno a cui era molto affezionato. Io non ci ho mai badato più di tanto, perché insegnando ho altro da fare. Ieri ricevo una telefonata dal mio confinante il quale mi dice che il terreno non è mio ma suo. Secondo voi è possibile? (e aspettiamo le risposte dei ragazzi). Lui sostiene che essendo stato incolto per molto tempo ed essendo che lui doveva per forza tagliare l’erba per poter arrivare al suo appezzamento, questo mio terreno è da considerarsi suo di diritto. Secondo voi è possibile? E se così fosse, allora, ragazzi, come è possibile definire il concetto di proprietà? Secondo voi com’è possibile tutelare proprietari e confinanti?”. Il tutto guidandoli e avvicinandoli a quelli che sono i principi del Diritto e, solo alla fine aprire il libro di testo per confrontare gli articoli e impararli a memoria. Per loro sarà molto più facile perché potranno naturalmente associare alla regola il film di immagini che si sono creati immedesimandosi nella storia del professore. Inoltre, sarà anche più facile perché l’insegnante fin da subito nel suo linguaggio avrà utilizzato tutti quei termini che i ragazzi ritroveranno poi nel testo: per loro non saranno delle cose sconosciute da dover infilare in testa, ma concetti già ben chiari che necessitano soltanto di trovare il loro ordine e di essere fissati. TUO FIGLIO NON TI ASCOLTA, FAI I CAPRICCI, TI SFIDA E SI RIBELLA? 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Le 6 lezioni che ho imparato con bambini e ragazzi “difficili”
Ho trascorso cinque anni a stretto contatto con bambini considerati “difficili” collaborando con i servizi sociali di 5 città d’Italia. Oltre ad avermi enormemente arricchita dal punto di vista umano e ad avermi aperto gli occhi su un sacco di false credenze, il tempo trascorso con loro, 24 ore su 24, mi ha donato 6 grandi lezioni che oggi voglio condividere con te. (altro…)

Il regalo che tuo figlio vorrebbe per Natale
Stanno per iniziare le vacanze natalizie. Un lungo periodo con tutti i figli a casa. Avrai un po’ più di tempo a disposizione da passare loro. Magari ci saranno i compiti, qualche visita di cortesia da fare, ma per fortuna avrai a disposizione uno strumento miracoloso, del tempo in più! Per i tuoi figli, quello che conta davvero, è che questo tempo in più sia “tempo di qualità”. Allora, approfitta di questo periodo di vacanza per invertire la rotta. Sono i nostri figli, li adoriamo, li amiamo, li abbiamo fatti con tanto amore, eppure a volte sembra che siano un qualcosa in più. SEMBRA A VOLTE CHE SIANO “SCOMODI”, “IN MEZZO AI PIEDI” Quando tu sei tranquillo e sereno ti fa piacere giocare, quando poi ti sorridono, UAO! quando ti fanno vedere che hanno imparato qualcosa di nuovo FANTASTICO! perché vuol dire che sono dei bambini intelligenti. Ma molte altre volte questo non succede e quindi diventano dei bambini che si sentono rispondere: “NO, adesso non ho tempo” “No, ti prego, dopo, facciamolo dopo. Devo fare questo, questo, questo, questo, questo, e quest’altro, quando avrò finito, se rimarrà del tempo, allora lo faremo. Allora starò con te, allora può darsi che ti possa ascoltare” RIATTIVA IL TEMPO SPECIALE Un’ottima relazione con i propri figli si costruisce proprio a partire dal tempo di qualità. Ecco l’invito che ti faccio per queste vacanze: cerca di eliminare qualsiasi cosa tu possa eliminare. Stai nell’intimità familiare. Visite familiari il meno possibile, pulizie di Pasqua fatte a Natale il meno possibile, anche grandissime uscite per attività straordinarie che non fate mai, va bene, ma fatte con lo spirito dello stare insieme. Cerca di rendere questo tempo un tempo d’oro: Tutte le volte in cui tuo figlio/tua figlia ti chiama perché “voglio raccontarti questo, voglio farti vedere quest’altro” fai in modo che la tua risposta sia un Sì. Guardali negli occhi, stai con i tuoi figli, rallenta il ritmo. Chiudi le notifiche sul telefono, togli le suonerie, evita tutti questi extra e dedicati davvero a un tempo di qualità, semplice. Coccolalo, riguardalo, prenditi degli spazi con calma in modo che tutte le volte che ha bisogno di stare con te, tu possa dire “ti ascolto. Sto finendo un lavoro, è vero, ma ti prego vieni, stai con me” Entra nella modalità: “Ho voglia di guardarti giocare, ho voglia di ascoltarti, ho voglia di guardare quello che fai, di vedere che cosa provi mentre giochi. Ho voglia di coinvolgermi con te, ho voglia di ascoltare le tue storie, ho voglia di coccolarti. Ho voglia di allungare il momento in cui ti sto asciugando i capelli, ho voglia di andare in montagna con te a giocare sulla neve, e intanto di chiacchierare, voglio raccontarti le mie storie, voglio farti divertire” Serve davvero così poco per rendere il tempo prezioso che hai, di vera qualità. E ricorda che è l’unica cosa che davvero serve alla vostra relazione e per far sì che i bambini e ragazzi siano davvero felici. Queste attenzioni e questo tempo speciale contano molto di più di un regalo materiale. Spero che tu riesca a realizzarlo in queste festività ed è davvero possibile, ti basta pochissimo.

Perché la Pedagogia va riscritta?
Molti elementi della nostra educazione sono dei pezzi di antiquariato. Qualcosa è indubbiamente valido per i valori culturali che trasmette, per alcuni valori di tradizione della nostra famiglia che possiamo passare i nostri figli. Ma la maggior parte degli elementi sono delle vere cianfrusaglie. Per esempio siamo convinti che le regole si possano insegnare a forza di No, ripetendo 1.000, 2.000, 3.000 volte le cose. Questa è una cianfrusaglia. Tutti i bambini assimilano realmente le regole imitando i genitori, avendo la voglia di imitarli, di fare quello che fanno mamma e papà (se hanno costruito una buona relazione con i propri figli). O ancora crediamo che i bambini a scuola debbano imparare stando seduti su una sedia, ascoltando la maestra che dice molte cose, leggendo 5 volte la stessa pagina, ripetendola una due tre volte… Non funziona così. I BAMBINI IMPARANO DALLE ESPERIENZE Hanno bisogno di vivere le cose: hanno bisogno di vestirsi da romani quando imparano la storia di Roma, hanno bisogno di vivere come degli spartani quando vogliamo insegnare loro le lotte tra Sparta e Atene. Per imparare la filosofia un ragazzo non ha bisogno di leggersi un tomo, ma ha bisogno di fare della filosofia. Ha bisogno di discutere, di farsi delle domande “Da dove arriviamo? Chi siamo? Che cosa facciamo? Cosa c’è dentro di noi, cosa c’è fuori di noi?” Poi sì, leggerà anche il libro e sicuramente gli permetterà di apprendere delle conoscenze in più, ma sarà solo dopo aver fatto, sperimentato. Questo è quello che veramente funziona con i bambini. Quindi la pedagogia in sé va praticamente riscritta. I bambini di oggi hanno bisogno di elementi completamente diversi da quelli che conosciamo e con i quali siamo cresciuti noi. Abbiamo bisogno di avere la voglia di tornare, noi per primi, allievi e di usare il nostro buon senso di genitore per essere guidati nella lettura del libretto delle istruzioni dei nostri bambini. Questa è la vera chiave per mettere le basi di una relazione efficace con i figli

Da Soli si può!
È possibile riuscire da soli? Sì. Soprattutto oggi, in questi tempi “moderni”, mamma e papà possono essere davvero interscambiabili. Non siamo ancora abituati a farlo, ma è possibile. Una mamma è in grado di dare accoglienza, ma anche la fermezza delle regole. Idem papà: e la stessa cosa può farla anche un papà. Può essere fermo, ma anche accogliente: mettere a letto i bimbi, cantare la ninna nanna… Non è semplice, è vero, ma è possibile. Le complicanze a cui andiamo incontro, possono essere su un piano economico, riguardano il sentirsi soli, l’avere bisogno di sostegno e magari di dover chiedere aiuto ai nonni, amici o parenti. Ci si può sentire in difetto, sentirsi in colpa per quello che è successo (se per esempio abbiamo dovuto affrontare una separazione dolorosa). Si può entrare nel loop di non prendersi spazi per sé, perché sono solo, devo gestire tutto, è colpa mia, non me li merito… Il suggerimento è: non abbiate sensi di colpa, anzi, prendete i vostri spazi, prendete i vostri tempi, perché i bambini, hanno bisogno di figure equilibrate. Una mamma o un papà sereno che si sente a posto, si sente appagato perché riesce a riposarsi, a svagarsi, a riprendere in mano la sua vita nonostante il dolore che ha vissuto, è un riferimento migliore che un genitore frustrato, arrabbiato e ingrigito. In oltre c’è da ricordare che la verità, sempre e comunque, è la scelta migliore (sia che siamo rimasti soli perché ci siamo separati, perché abbiamo scoperto cose spiacevoli del nostro partner, perché abbiamo scelto di crescere un figlio da soli o di farlo da soli o perché il papà o la mamma non ci sono più fisicamente a causa di una malattia o di un incidente). Innanzitutto perché i bambini “sanno” a priori. Quante volte ci capita di dire “ma come fa a saperlo, ma dove l’ha sentito”. I bambini a priori già sanno, perché lo sentono. Se abbiamo difficoltà possiamo affidarci al sostegno di psicologi, ma poi diciamo ai bambini la verità. Quando sono piccoli occorre usare un linguaggio semplice ma in ogni caso non serve aver paura di dire la verità. Non c’è da aver paura nel far vedere il dolore che stiamo provando, anche ai bambini. L’importante è far vedere loro che sappiamo come stare meglio e vogliamo farlo, dando loro un ottimo esempio. Non è necessario aver paura se piangono. Meno male che loro piangono, perché liberano il dolore che sentono. E se mamma o papà li sanno accogliere, tutto va bene. Un bambino che oggi viene messo in contatto con la verità, sarà domani un uomo in grado di gestirla e di dirla. Un bambino che oggi viene messo davanti ad adulti che provano dolore e si rialzano con fiducia e forza di volontà, da adulti sapranno fare altrettanto senza aver paura di essere deboli se piangono, senza avere il terrore delle difficoltà per paura di non saperle affrontare.

5 vantaggi dei videogiochi che non ti aspetti!
Come sopravvivere a TV, Computer, Internet, Social Network, Videogiochi, Tablet e Smartphone evitando Dipendenza, Passività e Scontri con tuo Figlio? I sondaggi rivelano che l’81% dei genitori ha una paura bestiale delle conseguenze negative che la tecnologia può avere sui figli. In particolare le principali paure emerse sono: paura che il figlio diventi dipendente e non riesca più a staccarsi dai monitor e da internet. Paura che acceda a contenuti non adatti, pornografia e pedofilia. Paura che il figlio perda il senso della realtà e che non riesca più a distinguere il mondo reale dal mondo virtuale. Paura che perda interesse per altre attività più salutari come giocare con gli altri coetanei o attività all’aria aperta. Paura che si ammali e che i dispositivi influenzino negativamente la sua salute, il suo cervello, la sua creatività e la sua fantasia. L’aspetto singolare è che nonostante questi timori, il 30% dei bambini va online già a 3-4 anni. Tra i 5 e i 7 anni naviga su internet l’87% dei bambini! E come ben sai fin da subito subiscono un’attrazione fatale verso gli schermi… Ma perché noi adulti facciamo così tanta fatica a comprendere e ad accettare questo naturale innamoramento dei bambini per la tecnologia? 2 MOTIVI PRINCIPALI: Siamo cresciuti con libri di carta, bidoni di inchiostro, tomi di enciclopedie ingombranti e pesanti: è ovvio che stare al passo con tutte le novità tecnologiche degli ultimi anni è stata una grande fatica. Fino al 1982 la parola Internet non esisteva. facebook è nato nel 2004 e youtube nel 2005! Il tuo cervello è meno flessibile rispetto a quello di tuo figlio. I bambini si adattano con estrema facilità ai cambiamenti e alla tecnologia superveloce e riescono a seguire più cose insieme, noi invece siamo dei bradipi e svolgiamo a fatica una sola attività alla volta. La paura non ti aiuterà ad accompagnare tuo figlio a comprendere come usare la tecnologia a proprio vantaggio e per evitarne i rischi e i pericoli, sociali e di salute. Sarebbe utile invece avere a disposizione una linea di conoscenza dei pro e dei contro della tecnologia. Così come tuo figlio ha bisogno che tu gli trasferisca limiti, regole e sane abitudini per la vita in generale, è necessario che lo educhi a un USO CONSAPEVOLE di Computer, TV, Internet, Social Network, Videogiochi, Tablet e Smartphone. Ecco le difficoltà principali in cui si ritrovano oggi i genitori quando devono gestire i dispositivi tecnologici: tendono a proibire l’uso dei video giochi e dei dispositivi digitali ma… le cose vietate sono quelle che tuo figlio tende a fare di più. Soprattutto di nascosto. Proprio come a volte tendevi a fare tu da piccolo. La paura dell’ignoto, dello sconosciuto e delle conseguenze sulla salute formano eserciti di mamme che portano avanti la loro furiosa battaglia anti-tecnologia e anti-videogiochi. E hanno ragione! In fondo nessuno ha mai spiegato loro i veri vantaggi e svantaggi della tecnologia. Hanno un tremenda e giustificata paura che i figli diventino dipendenti dagli schermi e non sanno come prevenire né risolvere questo pericolo. Temono internet e i suoi contenuti non adatti, la pornografia, la violenza e la pedofilia. Non sanno bene come gestire il tempo che i figli trascorrono di fronte agli schermi: se vietano troppo incominciano litigi e capricci, se concedono di più si sentono in colpa e temono conseguenze per la salute. Si preoccupano della quantità di tempo dedicata alla ricezione passiva di immagini, soprattutto della TV, ritenuta molto più passiva rispetto a computer e video giochi. Non sanno come evitare e prevenire alienazione, asocialità e mancanza di comunicazione con i figli. Temono i disturbi dell’apprendimento e la diminuzione di curiosità, fantasia e creatività. Fanno fatica a togliere o limitare i video giochi o il tablet se poi i compagni lo usano. Che si perda la voglia di imparare tramite i libri e attività concrete e materiali. LA VERA VERITÀ Il mondo digitale è qui per restare, sarà sempre più presente nelle nostre vite e con lui devi in qualche modo interagire. Il tuo compito di adulto è comprendere quali sono i vantaggi e gli svantaggi e agire di conseguenza. Vietare o rifiutare rigidamente una situazione non sempre è l’approccio più conveniente e si rischia di non comprendere come trarne vantaggio, soprattutto per tuo figlio che crescerà e lavorerà in un mondo sempre più connesso, digitale, veloce e interattivo! Infatti la tecnologia possiede anche enormi vantaggi. Ti elenco i 5 PRINCIPALI VANTAGGI del mondo digitale usato in modo CONSAPEVOLE, con i giusti limiti e le GIUSTE CONOSCENZE del genitore: Collaborazione Digitale. I bambini tendono a collaborare e cooperare tramite la tecnologia. Mentre noi temiamo l’asocialità e la mancanza di interazione per loro la comunicazione è normale che avvenga anche sul web e tramite i social network. Scambio e Aiuto. I bambini non solo interagiscono, si aiutano e collaborano: di fronte alla tecnologia si supportano, si scambiano consigli ed esperienze e litigano meno!! I Giochi aiutano (tantissimo) l’Apprendimento. I video giochi di strategia e di avventura sono ottimi ed efficaci per l’apprendimento a scuola e a casa (più degli attuali metodi di insegnamento razionali che non considerano le vie più naturali di apprendimento dei bambini). Bisogna solo togliere la paura che siano dannosi, sapere come non creare dipendenza e animare il gruppo di studenti alternando carta e libri con supporti multimediali e interattivi. I Giochi affinano la capacità di Risolvere i Problemi. Il video gioco Minecraft e altri simili di strategia stimolano l’intelligenza digitale (che i bambini hanno già naturalmente), la capacità di risolvere i problemi e di formulare ipotesi. E lo fanno allo stesso modo delle modalità di apprendimento più classiche ma che si basano sulla vera natura del bambino e sulla sua innata capacità di apprendimento (oggi non succede). Sì, queste capacità sono le stesse che i ragazzi useranno nella vita reale e saranno molto più veloci e capaci di noi nel trovare soluzioni alternative ai grandi problemi del mondo!! Per i bambini digitali scrivere con il computer è molto più semplice che scrivere a mano. Se opportunamente guidati i bambini alternano la scrittura (e il disegno) sul computer a quella sulla carta e con i colori con fluidità e naturalezza (e senza giudicarne uno valido e l’altro meno come facciamo noi adulti!). La tecnologia può aiutare tuo figlio a esprimere il suo innato potenziale. Ma solo il tuo SUPPORTO e la tua PRESENZA possono renderla UTILE e PRODUTTIVA ed evitarne tutti gli aspetti negativi. Come genitore puoi portare la tecnologia dalla tua parte per coltivare l’abilità digitale e di apprendimento velocissima che tuo figlio possiede (e che rende a volte la scuola terribilmente noiosa e lenta). L’unica via che ti può “salvare” è sapere come utilizzarla a vostro favore. TUO FIGLIO NON TI ASCOLTA, FAI I CAPRICCI, TI SFIDA E SI RIBELLA? Iscriviti al nuovo Percorso Gratuito per: –Risolvere i capricci senza urla o sgridate -Perché tuo figlio rifiuta le Regole, non accetta i tuoi No, ti sfida e si ribella? -Come spegnere la Rabbia e ritrovare la Calma -Come gestire al meglio il tuo Tempo -Come liberarsi dal Senso di Colpa Vai sul link qui sotto e inserisci la tua email: ▶️CLICCA QUI E ISCRIVITI

Crescere senza CIUCCIO
I bambini possono fare a meno del CIUCCIO Ti sei mai chiesta perché hai comprato il ciuccio? Quando tuo figlio piange, ha bisogno di essere consolato, inizia a mugugnare e lo fa perché ha necessità di comunicarti una difficoltà. E di solito cosa si fa? Invece di soddisfare il suo bisogno (svestirlo un pò se ha caldo, coprirlo sa ha freddo, allattarlo se ha fame, prenderlo in braccio e coccolarlo se c’è stato un rumore) ricorriamo al ciuccio… perché si è sempre fatto così. I VIZI Evitiamo di assecondare il suo bisogno in quel momento e gli mettiamo il ciuccio perché se lo prendi in braccio, se lo coccoli, se sei sempre lì ad accoglierlo e aiutarlo, lo vizi. Il ciuccio in verità è usato così spesso perché di fatto interrompe il pianto del bambino e ci evita un sacco di grattacapi: cos’ha? Come lo calmo? Perché non smette? Gli altri cosa penseranno? La consolazione e le attenzioni possono anche essere fornite dal genitore accogliendo il bambino con le braccia, con le parole, con lo sguardo e soprattutto possiamo convincerci che quando piange non va consolato perché smetta, va capito. E prima o poi, si sa, il ciuccio va lasciato… ed è difficile che il bambino smetta di usarlo subito da solo e senza conseguenze, perché pur non volendo ormai gli abbiamo creato un’abitudine. Ecco 2 indicazioni: 1. SENZA CIUCCIO SI PUÒ Puoi serenamente convincerti che si può crescere senza ciuccio, che da sola sarai in grado di accoglierlo, risolvere le sue difficoltà, soddisfare i suoi bisogni. 2. IL TERRENO È importante prima creare un terreno per facilitare lo svezzamento perché se togli il ciuccio da una parte e dall’altra non fai tu quello che faceva questo pezzo di gomma, allora sì che tuo figlio si dispererà e lo rivorrà a tutti i costi. E quindi: guardalo di più negli occhi; parlagli di più; sii più dolce; prendilo di più in braccio; coccolalo di più; accoglilo, gli chiedi che cosa c’è, lo tranquillizzi dicendogli che va tutto bene. Se tuo figlio non sa ancora parlare, percepisce comunque i tuoi sentimenti. Ti dimenticherai che il ciuccio era indispensabile e anche tuo figlio inizierà a sentirsi appagato dalla nuova qualità della relazione. Inizierà a dimenticarsene e ti accorgerai che avrai imparato a sostituire il ciuccio. Perché come MAMMA sei molto più di un semplice pezzo di gomma!