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La mattina tuo figlio non si fa vestire e fa un sacco di “capricci” per prepararsi? In questo articolo vediamo cosa fare quando i bambini fanno “capricci” per vestirsi, quando tuo figlio non vuole mettere le scarpe o non vuole indossare i pantaloni o una maglia. La situazione peggiora quando i minuti al mattino sono contati e tuo figlio non ascolta e urla perché si rifiuta di vestirsi per andare a scuola o se avete un appuntamento… Le indicazioni che leggerai sono utili anche per comprendere altri “capricci” del mattino, per esempio: se tuo figlio si rifiuta di fare colazione si rifiuta di uscire di casa se vuole restare a letto se arrivano pianti disperati perché dovete lasciarlo con la nonna o la babysitter C’è un motivo se i bambini non vogliono farsi vestire o non si vestono da soli? I bambini hanno sempre un motivo per cui si comportano in un certo modo. Se consideriamo che tutti i bambini del mondo non sono cattivi, sono spontanei, sereni, seguirebbero mamma e papà tranquillamente, le loro regole e le loro indicazioni, dobbiamo sempre domandarci come mai si comportano in un modo differente. Questo “come mai” non riguarda il bambino che: “è rompiscatole”, “che vuole farci arrabbiare”, “che è cattivo”, “è fatto male”… In verità c’è sempre una motivazione valida, che ha un senso, per spiegare il comportamento che hanno. Quindi la mattina non vuole vestirsi per andare a scuola o non vuole mettere le scarpe o i pantaloni? Scopriamo quali possono essere i motivi. Possono essere vari, ecco i principali: Motivo 1: approfittano del momento mattutino. I bambini sanno che bisogna uscire, sanno che papà e mamma devono andare a lavorare e sanno che la scuola chiude, quindi sanno che quel momento è ottimo per attirare la vostra attenzione. Se iniziare a risponderti con dei secchi il loro No!, se puntare i piedi con “io non voglio, non voglio”, innesca questa lotta di potere, sanno che voi vi impegnerete tantissimo a stare lì con loro. Poi sì, probabilmente vi arrabbierete, ma starete lì con loro, mollerete tutto quello che avete da fare in giro, non penserete a fare il caffè, non penserete a vestire voi stessi, non penserete al lavoro. Non penserete a niente: mollerete tutto e andrete lì da vostro figlio perché si vesta e per riuscire a convincerlo. Sembra paradossale, ma quando i bambini hanno la sensazione di non stare abbastanza tempo con noi, di trascorrere un tempo di qualità con noi, approfittano anche di questi momenti per comunicarci tramite i “capricci” per vestirsi o per uscire: “cavoli! almeno così stai con me. Ti prego, anche da arrabbiata ma stai con me. Non voglio che passi poi ancora una giornata, tu adesso mi porti a scuola e io starò di nuovo tutta un’intera altra giornata senza vederti, senza vivere il rapporto con te. E poi quando tornerai a casa sarà la stessa cosa perché tu sarai di fretta. Perché dovrai cucinare, perché smanetterai con il cellulare, perché dovrai rispondere alla zia, perché mi chiederai di lasciarti tranquilla, perché dovrai fare le lavatrici e poi sarà ora di andare a dormire. Mi metterai a letto e la giornata sarà passate di nuovo e io con te quando sono stato? Quando mi sono sentito davvero amato da te? E quando ho giocato con te? Quando ho sentito proprio la nostra relazione stringersi? Quando? Allora allunghiamo questo tempo la mattina e, visto che non so come farlo, lo faccio con questa lotta di potere”. Le vere motivazioni dei “capricci” che fanno i bambini per vestirsi sono sempre a monte. Quindi, in questo caso, dobbiamo cercare di orientare meglio il tempo di qualità, dare priorità alla qualità del tempo che passiamo con loro. Motivo 2: altre volte invece i bambini innescano questa lotta di potere e non si vogliono vestire come una sorta di sfogo. Se per esempio, involontariamente, siamo nervosi con loro, arrabbiati, li rimproveriamo, gli gridiamo contro, alziamo la voce, li strattoniamo, siamo impazienti, allora ecco che alla prima opportunità in cui sanno di darci fastidio perché abbiamo fretta di andare a portarli a scuola o andare al lavoro, allora ecco che cercano di ripagarci con la stessa moneta: “Tu non te ne accorgi mamma, mi tratti in questo modo, allora io non mi vesto, i vestiti non me li metto, questi non li voglio e non voglio andare… Capirai che è lo stesso atteggiamento che hai tu con me o no!?” Anche qua dobbiamo andare a risolvere il vero motivo: dovremmo allora cercare di essere più calmi, più disponibili, fermi quando bisogna esserlo ma senza arrabbiarsi, senza punire e senza essere aggressivi. Motivo 3: i bambini hanno bisogno di sfogare delle tensioni. Succede spesso ai bambini di oggi perché non vivono una quotidianità serena come avrebbero bisogno di vivere. Vivono i nostri ritmi frenetici e le nostre ansie. Di giorno siamo sempre di fretta, non c’è qualcuno che li accolga veramente, che calmi i ritmi, che li rallenti, una persona serena che trasmetta loro: “Ho tutto sotto controllo, stai tranquilla, ci sono io”. Si riempiono come delle pentole a pressione e quando hanno bisogno di esplodere basta la minima cosa. Quando sanno che tu sei lì presente perché devi insistere e li devi vestire, esplodono dicendo “quello non lo voglio mettere!”, ma in verità hanno bisogno di sfogare tutta la tensione nervosa che accumulano. Questa tensione si accumula anche quando la relazione con loro è un pochino troppo rigida. Magari sentono le nostre aspettative su di loro, i giudizi su di loro, il nostro nervosismo. Magari il nostro atteggiamento nei loro confronti è: “fai questo, fai quello. Ti ho detto di comportarti così, ti ho detto di essere così, no, così no”… Una relazione eccessivamente basata sulla rigidità produce questa tensione. Paradossalmente la stessa cosa la produce una relazione troppo molle, quando il bambino non ha delle regole, quando non ha una sana fermezza, quando non ci sono dei genitori che sanno decidere per lui che sanno prendere le situazioni in mano. Allora i bambini rimangono senza degli argini in cui navigare e questo crea di nuovo molto nervosismo, che sfogano anche in momenti come quello del mattino e del vestirsi. È fondamentale risolvere la motivazione nel tempo, a monte occorre lavorare sulla vera causa, durante il giorno, durante le settimane, per cambiare toni e modo o ritmi, ovvero la causa vera delle loro esplosioni. Come fare se il tuo bambino fai i “capricci” per vestirsi al mattino? Nel frattempo, sul momento, l’ideale è non arrabbiarsi. Occorre mantenere la calma e per facilitarci il lavoro potrebbe essere necessario svegliarsi prima, anche se è un po’ faticoso, avere già tutto fatto e preparato prima di svegliarli ed essere lì con loro, disponibile, avere la calma per non arrabbiarsi e seguire i loro ritmi. Non avere l’orologio che ci pressa perché dobbiamo correre al lavoro o portare nostro figlio a un appuntamento e poterci prendere un momento di calma, respirare, non innervosirci, tanto abbiamo tutto il tempo a disposizione è un’ottima base di partenza e per prevenire il nostro nervosismo. Se tua figlia dice: “Io questo vestito non me lo voglio mettere!” ci giochiamo un po’, cerchiamo di sdrammatizzare e possiamo dire: “Davvero non vuoi mettere? Come mai? Forse perché mi sono sbagliata, questa non è una gonnellina, questo è un cappuccio o cappello? Allora aspetta, me lo metto io, mi metto il cappuccio, il cappello…” Se loro vedono che non c’è presa, che non possono farci arrabbiare, che restiamo sereni e addirittura scherziamo allora a quel punto si rasserenano. Oppure per il pantalone possiamo dire scherzandoci su: “allora me lo infilo io questo pantalone… ma non mi passa, mannaggia ho il piede che è grande come la tua gamba! Caspita! Che facciamo allora?” Se siete veramente zen e non siete giudicanti la lotta di potere si spegnerà molto prima sul nascere. Cosa potrebbe non funzionare se tuo figlio non vuole vestirsi al mattino 1. Il nostro vulcano interiore La cosa che a volte succede, ahimè, è che dentro di noi abbiamo un doppio dialogo contrastante: magari pensiamo “ok facciamo come dice Roberta” e diciamo: “Amore ma questa non è una gonnellina, è un cappellino, allora guarda se lo mette mamma”. dentro di noi pensiamo: “Porca Miseria, ti spicci a mettere questa gonna che devo andare a lavorare? Ma tutte le mattine sempre la stessa storia? Ma con me con tutto quello che faccio per te, tutti i sacrifici che facciamo… Basta!’” Se questo in verità è quello che pensiamo, al di là delle parole che diciamo, non funzionerà, perché i bambini hanno bisogno di sentire che in quel momento soprattutto ci interessa accogliere la loro emotività e risolvere il loro disagio. E non avrai bisogno di ore. E’ necessario essere veramente con loro e per loro, avere tempo per loro. È un suggerimento importante ed è ciò che va fatto. Ci vorrà allenamento, sicuro, ma va fatto, perché tutti noi possiamo acquisire questa calma. Ecco perché il primo suggerimento utile resta fare le cose in anticipo e svegliarsi un po’ prima al mattino in modo da ridurre la nostra pressione e per avere minuti preziosi in più per gestire questi imprevisti. 2. Esplicitare il motivo che ha scatenato il “capriccio” per vestirsi Può essere utile poi esplicitare ai vostri bambini il vero motivo per cui si sentono o si comportano così. Possiamo per esempio dire: “Amore, secondo me non è mica la gonnellina. Secondo me è che non hai proprio voglia di andare a scuola (o dalla nonna), vuoi stare a casa con la mamma… Amore mio, lo so che sei ancora arrabbiata perché ieri sera mamma si è arrabbiata. Non ti abbiamo fatto vedere il cartone (o Luca ti ha rotto il gioco), vero? Sei ancora arrabbiata per questo, siamo andati a dormire, niente coccole e sei ancora arrabbiata per quella cosa.” Se i bambini sentono che voi lo sapete, che siete disposti ad aiutarli, si tranquillizzano, perché loro cercano il vostro aiuto. Che vi risponda di Sì o che vi dica No, se sai qual è la causa e vai a colpo sicuro, abbracci la tua bimba, la accogli, il risultato è che si veste senza più parlare o arrabbiarsi. Personalmente non sono mai arrivata a dover vestire un bambino in macchina, perché se i passaggi prima sono fatti con il cuore non si arrivata a tanto. Certo, bisogna però mantenere la calma 😊. So che non è semplice ma è possibile. Come prevenire le lotte di potere quando tuo figlio rifiuta i vestiti che proponi Un altro aspetto è che, se i vostri bambini nei primi anni sono abituati a decidere tutto, è difficile che all’inizio accettino che voi vogliate per loro quei vestiti, questi orari, questo cibo a pranzo o questo a colazione. Se siete abituati a fare loro le domande: “Cosa vuoi? Vuoi mettere questi pantaloni? Vuoi mettere quello? Andiamo al parco, andiamo dalla nonna, aspettiamo ad andare dalla nonna? Ti cambio il pannolino? O non lo cambiamo? Vuoi mangiare adesso? Cosa facciamo?” Se si abituano a decidere, per loro sarà difficile accettare le vostre regole, anche se ne hanno un bisogno estremo. Infatti senza regole i bambini sono nervosi, hanno bisogno di dritte. Ecco perché è importante badare a questo aspetto, tornare a quella fermezza sana, saggia che noi possiamo costruire dentro, che manifestiamo senza arrabbiarci, senza durezza ma in maniera diretta e serena. Per riassumere: se i nostri figli fanno i “capricci” per vestirsi la mattina, non vogliono indossare i pantaloni o si rifiutano di fare colazione dobbiamo andare alle cause, alle motivazioni. E sul momento è importante non arrabbiarci, sdrammatizzare e poi accogliere, svelare, mettere in chiaro quello che loro stanno provando, come mai sono arrabbiati, come mai si stanno comportando in questo modo, e poi accoglierli. Spero che queste soluzioni ti siano utili per tutte le volte in cui tuo figlio o tua figlia fanno i “capricci” per vestirsi o non vogliono indossare una maglia o un pantalone. Se vuoi approfondire come comprendere e gestire i capricci di tuo figlio puoi leggere qui l’articolo I capricci non esistono: la Guida completa di Bimbiveri
Ho trascorso cinque anni a stretto contatto con bambini e ragazzi considerati “difficili”. Oltre ad avermi arricchita dal punto di vista umano e ad avermi aperto gli occhi su un sacco di false credenze, il tempo trascorso con loro, 24 ore su 24, mi ha donato 6 grandi lezioni. 1. I figli considerati “difficili” non sono bambini e ragazzi difficili Difficili sono le situazioni e le circostanze che hanno vissuto. I bambini e i ragazzi che hanno alle spalle eventi spiacevoli manifestano spesso atteggiamenti violenti, scontrosi, oppure si estraniano, si isolano, tanto da sembrare “disadattati” o bambini/ragazzi “particolari”. Nel momento in cui l’adulto inizia a guadagnarsi la loro fiducia, a comprenderli e ad applicare le leggi che la natura prevede per la loro crescita, sempre (a breve o a lungo termine, a seconda della situazione) il bambino/ragazzo molla i meccanismi difensivi per lasciare spazio alla sua vera natura, dolce, docile e generosa. Quando ho potuto liberamente intervenire su di un bambino con difficoltà emotive ho sempre assistito al manifestarsi di questo processo regressivo e a un ritorno alla serenità. 2. L’amore senza se e senza ma vince tutto Quello che ogni bambino e ragazzo chiede è di essere amato incondizionatamente e di essere amato per quello che è. Raramente noi adulti soddisfiamo davvero questo loro bisogno: senza rendercene conto li manipoliamo, vogliamo da loro quello che piace o fa comodo a noi, secondo la scusa di “educarli bene”. Questo succede a causa dei modelli che noi stessi assorbiamo dal nostro ambiente familiare, che a sua volta ha appreso dai nostri nonni e così via… nessuno ha colpe! 🙂 Alcuni atteggiamenti di noi adulti sopra citati a lungo andare non funzionano, soprattutto di questi tempi e con i bambini sensibili che nascono oggi. Non possiamo più trovare scuse e questi nostri preziosi maestri ci chiedono di crescere, di diventare grandi, di abbandonare le corazze emotive e l’ego per lasciare libero respiro alla nostra autenticità. L’unica ricetta vincente è proprio l’AMORE, quello puro e disinteressato che non vuole e non ha bisogno di nulla in cambio. Dovendolo mostrare a loro, i nostri cuccioli ci danno la possibilità di allenarci e di diventare esperti verso quell’unica forza che può davvero accompagnarci alla realizzazione, alla salute e alla felicità. Se vuoi sapere come aumentare la qualità del tempo che trascorrete insieme puoi leggere Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 3. Figlio difficile o impossibile? Se vai in reazione e ti arrabbi sei finito Qualsiasi cosa cerchi di mettere in campo quando sei preda della reazione e della rabbia non funziona e il bambino perde fiducia in te. Dalla tua reazione il bambino deduce che lui non va bene e che tu non gli credi. 1️⃣ La reazione non è mai causata da quello che ha fatto il bambino, ma da una tua frustrazione: non sono riuscita a fargli fare quello che voglio, mi rovina i piani, sono nervosa e ora ci si mette pure lui, è tutto suo padre, non sono capace di farmi ascoltare… 2️⃣ La reazione spaventa il bambino che non comprende il perché di questo atteggiamento esagerato (se ha sbagliato, non lo ha fatto apposta, altrimenti non lo avrebbe fatto). In più minaccia notevolmente la sua autostima e la stima nei confronti di noi adulti. Infatti come avrai già notato la rabbia, l’impazienza, il nervosismo non aiutano a migliorare il rapporto di fiducia reciproco e impedisce al bambino di trovare sempre il suo porto sicuro rappresentato dalla comprensione di mamma e papà. 4. La buona organizzazione quotidiana è un asso nella manica vincente anche con “figli difficili da gestire” Essere ben organizzati permette di guadagnare un sacco di tempo durante la giornata che può essere dedicato a momenti di qualità con i propri figli. Inoltre per il bambino vivere in un ambiente e in un tempo ordinati e armonici è sinonimo di sicurezza, pace e tranquillità. 5. Con il gioco, la comprensione e la pazienza si vincono tutte le resistenze Per avere la stima del bambino e dell’adolescente e garantirgli il meglio a livello di educazione e di qualità di vita dobbiamo agire secondo i suoi bisogni, secondo modalità a lui comprensibili e secondo quello che lui si aspetta veramente da noi. Per esempio tuo figlio apprende con il gioco, quindi non puoi sperare di insegnargli delle regole in altro modo se non con il gioco, il divertimento. Allo stesso modo il suo mondo è fatto di serenità, gioia. Una delle sviste che involontariamente spesso commettiamo è pensare di doverlo svezzare fin da subito nei confronti delle difficoltà della vita (che sono solo nella nostra testa…). La stessa cosa vale per l’adolescente. Forse con lui non giocheremo più ai pirati o a fare le mammine, ma comunque possiamo entrare nel suo mondo. Possiamo comprendere le sue motivazioni, accettare la sua visione delle cose e aiutarlo a manifestare la realtà che lui desidera. Se anche noi adottiamo pazienza e comprensione, possiamo ottenere sempre il meglio da lui ed elevare la qualità della nostra vita. 6. Come comportarsi con figli difficili? La fiducia dei bambini e dei ragazzi te la devi conquistare I bambini e i ragazzi non ci devono nulla: tutto quello che facciamo per loro deve essere a titolo amorevolmente gratuito. Tutto quello che ricevono lo renderanno poi ai loro figli: “è una ruota che gira”. Anche se noi adulti siamo apparentemente in posizione privilegiata adatta a dare regole a dare o a privare, in verità non è così. I bambini sono in posizione privilegiata perché sono puri, perfetti e con un enorme potenziale in via di sviluppo, sensibili alle corde fuori nota. Ecco che per avere con loro un rapporto eccellente dobbiamo ogni giorno accordarci ai loro toni e meritare i loro sorrisi, la loro stima.
Cosa puoi fare per limitare o eliminare per sempre tirate di capelli e litigi continui fra i tuoi figli? Che cosa prova emotivamente tuo figlio quando gli rubano i giocattoli? Questo video ti farà mettere nei suoi panni e dopo averlo visto non banalizzerai più il suo senso del possesso e le volte in cui dice È MIO! Lo faremo con la storia dello “scippo” della borsa al parco. Fatti anche tu due risate come le 200 persone che erano presenti in sala: GUARDA IL VIDEO
Come gestire le crisi di rabbia dei bambini e le crisi isteriche che esplodono perché gli dici di No a un gelato o quando chiedono un nuovo gioco? Cosa puoi fare nelle situazioni in cui sei costretta a dire di No a tuo figlio e lui si arrabbia tantissimo, ha una “crisi isterica”, una crisi di nervi o uno scatto di ira? Il problema più grande è che in queste situazioni la nostra pazienza si esaurisce in fretta e finiamo noi stessi per essere colpiti dal vortice del nervosismo, della rabbia, delle urla e delle sgridate. Alla fine perdiamo tutti: tuo figlio viene sgridato o punito, non si sente capito, tu ti arrabbi e perdi la lucidità necessaria per aiutarlo e per trovare una soluzione. Scopri in questo articolo: Come si fa a contenere la rabbia e gli scatti di ira dei bambini Come gestire le crisi isteriche e crisi di nervi, indipendentemente che tuo figlio abbia 1 anno, 5 anni, 10 anni o sia più grande Come comportarsi quando un bambino urla, non ascolta, alza le mani ed è nervoso Perché tuo figlio esplode con una “crisi isterica” o una crisi di rabbia? Innanzitutto dobbiamo riavvolgere un attimo il nastro e farci sempre la nostra solita domanda per quanto riguarda le motivazioni. La prima domanda è sempre: Perché i bambini si arrabbiano e si innervosiscono? Perché tuo figlio arriva ad avere crisi di rabbia o una crisi isterica o di pianto? I bambini e i ragazzi non fanno mai le cose a caso. La motivazione è la nostra legge aurea, perché se troviamo la motivazione abbiamo anche la soluzione. Proviamo a fare delle ipotesi: 1. Più noi cediamo e cambiamo idea e più si arrabbia Magari tuo figlio o tua figlia si arrabbia perché sa che più si arrabbia più noi cediamo. Perché è sempre successo così, sa che se ci porta all’esasperazione noi cediamo. È chiaro che la soluzione in questo caso è imparare a mantenere la calma quando diciamo di No e a non cedere, perché così saprà che quel tipo di atteggiamento è inutile, che usarlo non serve a nulla. Che quando gli dici di No sei sicura e non cambi idea. 2. Diciamo di no (e diamo un limite) in modo duro e senza accogliere/comprendere la sua situazione Un altro caso è quando tuo figlio si arrabbia e si innervosisce perché magari gli diciamo di No ma lo facciamo senza tutte quelle “mosse” da Aiutante Magico che sono dei veri salva-vita con i figli, quindi: senza metterci nei suoi panni senza accogliere il suo stato d’animo con calma e senza considerare il suo bisogno evitando di dirgli con empatia per esempio che ci dispiace come se del resto stesse succedendo a noi Non fornire una soluzione immediata o che metterete in campo nei prossimi giorni o quando sarà possibile Nel caso del gelato per esempio è utile accogliere la sua frustrazione, ascoltare i motivi per cui proprio vorrebbe mangiare un gelato, rassicurarlo sul fatto che domani potrà comunque mangiarne un altro anche se oggi non è proprio possibile. Nel caso del gioco nuovo, ipotizzando che è un acquisto che è possibile effettuare, possiamo rassicurarlo che tra un tot di tempo quel gioco potrà averlo molto volentieri e allora subito pianifichiamo e ci organizziamo come fare per comprarlo. Se invece quel gioco non si può proprio comprare, perché non lo riteniamo adatto alla sua età o in generale non lo riteniamo un gioco ideali per i bambini o per lui, allora possiamo accogliere la sua frustrazione. Possiamo quindi dirgli che ci dispiace tanto, possiamo raccontargli perché secondo noi non è un gioco da avere. Possiamo infine rassicurarlo perché, sapendo alla fine cosa vorrebbe fare o ottenere da quel gioco, possiamo dargli tutta una serie di soluzioni e alternative per ottenere lo stesso divertimento o più o meno le stesse cose anche con altro di altrettanto entusiasmante. Tutti questi passaggi, anche se sembra strano, posso essere fatti senza sgridare, minacciare o urlare da parte nostra. Infatti, anche se nessuno lo ha mai fatto con noi quando eravamo piccoli e quindi non siamo abituati, è possibile dire di No, trasferire regole e limiti ai figli con calma da parte nostra. Possiamo farlo senza dover ripetere le cose 100 volte, senza lotte di potere, “capricci” con scatti di ira, episodi di rabbia o pianti. 3. I bambini esplodono con crisi di rabbia perchè sono sempre tutti No (e i Sì sono un miraggio) Altra situazione: tuo figlio esplode con una crisi di rabbia perché magari di solito sono sempre tutti No. E noi abbiamo quel tipo di atteggiamento per cui è un No a priori sempre perché magari pensiamo: “non deve rompere perché non ho tempo di mettermi lì ad aspettare” “Gli dico No perché altrimenti lo vizio” “Gli dico No perché se non impara a diventare grande, perché ha bisogno di batoste che poi nella vita riceverà.” Visto che è No per tutto, all’ennesimo No ricevuto esplode con una piazzata pazzesca, si arrabbia tantissimo e ha una crisi di pianto. Allora è chiaro che se vogliamo veramente risolvere dobbiamo trovare l’equilibrio, magari costruire prima un po’ di abbondanza dentro di noi e valutare quali Sì e quali No possiamo dire. In questo caso la lezione per noi è imparare a essere un po’ più flessibili. In questo modo potrai evitare che davanti al No si creino ogni volta queste lotte di potere e crisi isteriche. 4. Il vero motivo della richiesta che fa esplodere la crisi di rabbia Altra possibilità: possiamo osservare se per tuo figlio è davvero importantissimo avere quel gioco o quel gelato che ha chiesto e per cui si è arrabbiato. Perché magari non si tratta del gelato o del gioco, si tratta di quello che quel gelato o quel gioco compensano dentro di lui. Magari il dolce del gelato gli tampona un po’ quel bisogno di amore, quel bisogno di dolcezza, quel bisogno di appagamento che non sente riempito in un altro modo. Oppure avere il gioco lo fa sentire come gli altri, quindi innalza il suo senso di autostima. Oppure ancora avere il gioco lo fa sentire importante e come i suoi amici. Allora in questi casi in verità non vuole il gioco, desidera ciò che rappresenta per lui il gioco o il gelato. Se noi comprendiamo questa motivazione, si aprono i cieli perché possiamo andare a riempire questo vuoto che lui sente. Possiamo soddisfare questo bisogno agendo sulla sua autostima e magari anche sulla nostra, se ha assorbito un po’ di svalutazione da noi. 4 soluzioni per gestire le crisi di rabbia, crisi di nervi e crisi isteriche di tuo figlio Ecco qui i passaggi principali che puoi seguire: A. Il perché Come prima cosa domandiamoci perché si sta arrabbiando, quindi andiamo a sondare la motivazione, il perché è diventato nervoso e si sta agitando (se non riesci a farlo in quel momento, puoi anche farlo successivamente ma ricordatene il prima possibile perché è la vera chiave). B. Fermezza In quel momento se gli abbiamo detto di No dobbiamo rimanere fermi sul No. Eventualmente dopo valuteremo meglio la cosa con calma e ci domanderemo se davvero doveva essere un no o poteva essere un Sì. Ci possiamo man mano fare un elenco a priori dei Sì e dei No che vogliamo dire per non trovarci a dover improvvisare quando ci chiedono qualcosa. Quindi la prossima volta magari valuteremo meglio, ma se adesso abbiamo detto di no, rimane un no. Perché non possiamo dare l’idea che siamo quelli che fanno la bandiera e cambiamo idea a seconda di come cambia il vento. Dobbiamo mostrare fermezza. C. Accoglienza Nel frattempo accogliamo la sua frustrazione, usiamo le nostre capacità di accoglienza, lo ascoltiamo, ci mettiamo nei suoi panni ci dispiace davvero e gli diciamo che è giusto che sia arrabbiato, per esempio: “È vero, è una cosa tristissima che quando vuoi una cosa non puoi ottenerla subito”. D. Soluzione Troviamo insieme una soluzione e intanto andiamo avanti per la strada o, se siamo in casa, andiamo avanti a fare le cose che dobbiamo fare. E. E se non si calma? Se non si calma subito o se magari all’inizio continua a essere arrabbiato o riprova e insiste perché sa che, tutte le volte in cui ha insistito, poi noi abbiamo ceduto. È quindi necessario mantenere la calma, restare fermi sul No senza esplodere a nostra volta con rabbia e nervoso e soprattutto mettendoci dalla sua parte. Sii serena e non sarà neppure il caso di metterti lì a convincerlo a tutti i costi per farlo calmare, non avere fretta, resta ferma sul No, mantieni la calma, sii comprensiva. Di solito si calmano in breve tempo se usi questa modalità. Se dovesse insistere accoglilo con calma, di tanto in tanto, senza avere la fretta che si calmi a tutti i costi subito. La chiave per gestire le crisi di rabbia di tuo figlio è sempre accogliere il suo stato d’animo e agire da Aiutante Magico restando calma, evitando ricatti/punizioni che nel tempo non aiutano a creare una relazione di fiducia. In questo modo tuo figlio si sentirà compreso e troveremo delle soluzioni, anche se l’oggetto del desiderio non è possibile ottenerlo subito. Ultimo aspetto importante: ricordati di osservare eventuali motivazioni di fondo che magari in superficie non sono così evidenti ma sono le vere cause che fanno scattare queste sue esplosioni di rabbia e di pianto.
Cosa succede ai conflitti quando i nostri figli e le nostre figlie crescono e diventano preadolescenti e adolescenti? Perché l’adolescenza è considerata un periodo difficile? Che fine fanno i capricci? Spariscono?… Magari!… Se chiediamo ai loro genitori di solito ci dicono che non spariscono affatto… anzi… peggiorano! Quando peggiorano, rischiano di trasformarsi in “mostri” ancora più terribili… le chiamiamo “lotte di potere” e ci danno grande affanno e preoccupazione. Se le cose non sono andate come speravamo, una volta cresciuti i nostri figli diventano ancora più strafottenti, sfrontati, si isolano, mentono, non si fidano di noi. Sembrano sprezzanti verso gli altri e il mondo intero, tormentati e spesso anche “maleducati”. Non siamo più davanti a un bambino che piange, o che vuole essere preso in braccio perché non vuole andare all’asilo, o perché non vuole mangiare. Non vediamo più un bambino che urla e strilla perché vuole un altro gelato. O ad una bambina che ci dice quanto siamo cattive perché non vogliamo prenderle la bambola che c’è in vetrina, ecc. Ci troviamo davanti un/una undicenne, dodicenne, tredicenne, quattordicenne, quindicenne o sedicenne e oltre che ci dice: “No, io questa roba oggi non la faccio” “Fattelo tu!” “Finiscila di rompere!” “Ma chi sei tu per dirmi cosa devo fare!” “Ti odio!” “Non avete mai fatto niente per me!” “Non capisci niente!” “Ma che vuoi?!… Vattene!” “Non ho bisogno di te” “Mi fate tutti schifo…” “E perché mai avrei dovuto dirtelo?!” “Faccio quello che mi pare… hai capito?!” Tutto questo ci fa molta più paura perché stanno crescendo, lo scenario che ci si prospetta davanti non è dei più rosei e pensiamo ad esempio: cosa succederà se va avanti così non è possibile ricucire le ho provate tutte senza successo potrebbe fare così anche fuori casa e chissà gli altri cosa penseranno potrebbe entrare in cattive compagnie potrebbe fare cose sconsiderate per punirci, ecc. C’è la nostra rabbia: per quanto si cerchi di portare pazienza, vederli così e assistere a certe loro risposte ci fa venire un diavolo per capello. Non è ammissibile ricevere questo trattamento dopo tutto quello che facciamo e abbiamo fatto per loro… sono davvero degli ingrati! Ma ci sono anche i nostri sensi di colpa: dove posso aver sbagliato? forse avrei dovuto stare di più con lui? forse saranno stati i troppi rimproveri? forse non gli ho dato la qualità di cui aveva bisogno? forse non ho mai capito quanto soffriva per la presenza del fratello? avrei dovuto fare di più, me ne sarei potuta accorgere prima, ecc. E poi c’è lo spazio del dolore: è doloroso vedere anni spesi ad amarli e sperare di avere con loro un rapporto meraviglioso e vederli crescere felici, sereni, soddisfatti e invece dover assistere a così tanta rabbia e incomprensione. So benissimo che se hai un figlio di questa età le preoccupazioni sono davvero tante e i dubbi ancora di più. Sono qui apposta per aiutarti a scioglierli e per farti vedere un po’ di luce al fondo del tunnel. Perché c’è una cosa importantissima che devi sapere: per quanto siano arrabbiati, per quanto facciano la voce grossa, per quanto sembrino strafottenti, per quanto cerchino di mostrarsi “già adulti” e autonomi, hanno in verità un grande bisogno di essere aiutati, sostenuti, capiti. Puoi osservarlo anche da te. Quante volte capita che con noi abbiano un cattivo rapporto, non vogliano mai un confronto o un suggerimento, siano scontrosi, con il muso sempre lungo e poi invece con altri adulti che conoscono al di fuori di casa (un insegnante, una zia, un nonno, l’allenatore sportivo, la mamma di un compagno, ecc…) si mostrino invece decisamente più docili, educati, con loro cercano un confronto, accettano i loro consigli, ridono e scherzano, apprezzano il tempo trascorso insieme, si fidano e si affidano? Ecco, la bella notizia che voglio darti prima che tu prosegua con la lettura e che anche se ci sono conflitti con i tuoi figli che stanno crescendo, anche se non sono più piccolini, puoi tornare a essere tu il loro “Aiutante Magico”. Puoi un po’ alla volta ricucire gli strappi e tornare ad avere con loro una relazione serena, di stima e di fiducia. Tutto quello che ti racconterò in questo articolo ha proprio questo scopo: Aiutarti a capire davvero cosa c’è dietro i comportamenti dei nostri figli quando non sono più bambini Cosa sono in verità le lotte di potere in preadolescenza e adolescenza Come interagire con loro in questi momenti Come recuperare la relazione anche se ci sono conflitti adolescenziali, incomprensioni e litigi ogni giorno Inizio a darti qualche strumento pratico per affrontare queste lotte di potere e litigate in adolescenza e poi ti dirò anche perché tutto quello che sto per dirti potrebbe non funzionare. Conflitti adolescenziali: lo “svitol” che scioglie le crisi Se è già da un po’ di tempo che assisti alla sua irrequietezza, ai suoi umori che cambiano, alle sue risposte sfrontate, alla sua rabbia, alla sua aggressività, ai suoi silenzi e pensi di averle provate già praticamente tutte ma senza risultato, credo ci siano alcune cose che devi sapere. Dopo un po’ di tempo è naturale che insieme alla nostra preoccupazione e alla nostra rabbia, si aggiunga anche una buona dose di frustrazione e delusione perché niente sembra funzionare. Crediamo di dover trovare quella soluzione in più che non abbiamo ancora testato e invece posso garantirti che la prima cosa da fare in questi casi è… fare meno. Ci sono degli ingredienti che vanno tolti il prima possibile e questi ingredienti sono: 1️⃣ La rabbia: arrabbiarci e iniziare anche noi ad urlare e inveire, non fa altro che mostrare loro la nostra debolezza e la nostra fragilità. Inoltre conferma loro che non sappiamo che altro fare se non urlare. 2️⃣ I giudizi: etichettarli come “maleducati, impossibili, ingrati, preoccupanti” non fa altro che cristallizzare tutto e bloccare qualsiasi possibilità di progresso. Senza queste etichette possiamo invece iniziare a dare un bel colpo di spugna e guardare ogni giorno noi e loro con occhi nuovi, cercando di filtrare e far emergere le possibilità, il bello e il buono che c’è in loro, le risorse utili da parte nostra e loro per poter iniziare a cambiare e ricostruire. 3️⃣ Le aspettative: inutile continuare a pensare a come le cose dovrebbero essere, rimpiangere perché così non sono, frustrarci perché il figlio o la figlia che abbiamo davanti non è uguale al bambino ideale che abbiamo in testa. Molto meglio basarci sulla realtà, su quello che abbiamo davanti realmente. Non parla? Bene, vediamo come posso rispettare il suo silenzio e nello stesso tempo fare qualcosa per riavvicinarmi. Urla ed è aggressivo con noi? Bene, posso provare a prendere in considerazione il suo dolore e il suo disagio e provare a intervenire diversamente anche se serve fermezza? Sì, insomma, come prima cosa serve un po’ di “svitol”. E cos’è che fa da “svitol” in questi casi? Io di solito lo chiamo effetto acqua. Sì perché mai come in questi momenti e davanti a queste difficoltà serve essere come l’acqua. L’acqua sa dove passare, scorre decisa eppure sempre dolce, non graffia eppure sa plasmare anche la roccia più dura, con pazienza, determinazione e costanza. Anche noi avremo bisogno di sfoderare queste doti e vedrai come in poco tempo i primi cambiamenti inizieranno a mostrarsi. I 3 ingredienti sciogli nodi nei conflitti adolescenziali Oltre a queste premesse che ti servono per preparare un buon terreno, per evitare che la tensione nell’aria si tagli con il coltello, che il muro tra voi sia troppo alto e spesso, ci sono poi di sicuro delle cose che potranno aiutarti nella pratica proprio quando queste lotte di potere ancora si accendono. Anche se può sembrarti strano, queste soluzioni sono molto simili paradossalmente a quelle che utilizziamo anche quando i nostri figli e le nostre figlie sono più piccoli/e… e funzionano! 😊 Primo: comprendi il suo punto di vista Per quanto possa sembrarti distante da come vivi e pensi tu alla tua età e dalla tua posizione, per quanto sia difficile a volte essere neutrali, occorre invece sfoderare le nostre doti di empatia e provare a infilarci nei loro panni: 👉 Se fossi tu quel bambino (perché poi alla fine sono ancora davvero un po’ bambini rispetto alla piena maturità dell’adulto…) che sta urlando con rabbia, cosa penseresti di te? Ti diresti che sei cattivo o ti chiederesti perché nessuno ti capisce e ti aiuta? Ti diresti che dovresti smetterla? o ti diresti che sei costretto ad urlare quello che hai dentro perché non senti ascolto e comprensione intorno a te? 👉 Se fossi quel bambino, giudicheresti la tua rabbia? o diresti che è del tutto lecita considerando i motivi che ti spingono ad avercela con i tuoi? 👉 Se fossi tu quel bambino, se conoscendo più o meno i motivi che lo spingono a comportarsi in questo modo, che adulto vorresti al tuo fianco? Cosa potrebbe o dovrebbe fare per te questo adulto? Di solito le risposte sono diverse, nuove, lontano da quello che finora abbiamo messo in pratica. Ti invito a prendere in considerazione queste risposte sincere perché sono utilissime e servono ad indicarti la via, la nuova direzione. Se ti metti dalla sua parte infatti ti sarà molto più facile sapere cosa fare e in particolare saprai meglio come accoglierlo (il nostro secondo ingrediente) Secondo: accogli i suoi sentimenti La cosa migliore che puoi fare in questi momenti è: Intervieni con calma Aspetta un attimo prima di arrabbiarti Aspetta un attimo prima di dire la tua, prima di partire con una lunga filippica o un rimprovero E piuttosto: accoglilo. Cosa vuol dire accoglierlo? Vuol dire avvicinarci in qualità di “Aiutante Magico” e mostrarci comprensivi rispetto a quello che sta provando in quel momento e alle sue motivazioni. È vero, non dovrebbe reagire così. È vero, è sbagliato urlare, dire parolacce ed essere aggressivi… glielo spiegheremo con il tempo e gli daremo alternative ma nel frattempo possiamo dire per esempio: “Mannaggia. Hai tutta questa rabbia e tutto questo nervoso. Eh, ci credo. Guarda, fermiamo tutto. Dimmi cosa sta succedendo” “è vero… la tua reazione non è delle migliori ma capisco bene tutta questa rabbia… è bruttissimo desiderare tanto questa cosa e sentire questo muro da parte nostra… fermati un attimo, ti spiego e vediamo che alternative ci sono…” “mi spiace molto che tu sia così arrabbiato, ti capisco benissimo, con tua sorella sempre tra i piedi non riesci mai ad avere un attimo di libertà e hai sempre la sensazione che teniamo le sue parti e non le tue, che non la rimproveriamo abbastanza…” Forse stai pensando che dovrebbero già essere in grado a questa età di saper gestire quello che provano dentro e non esplodere o sapere come ci si comporta con gli altri. Eppure non sempre è così e se ci pensi spesso e volentieri non è così nemmeno per noi adulti. Se non lo sanno fare e si arrabbiano con noi è perché questi strumenti ancora non li hanno integrati, non hanno mai imparato a farlo. Quindi bisogna ricominciare da capo, partire da zero e fargli vedere come si fa mettendoci dalla loro parte. Dunque cerchiamo di evitare la classica lotta di potere, dove il genitore pretende di essere in una posizione giusta e di poter dire al figlio: “io sono qui e ho ragione e tu fai quello che dico io. Tu sei lì e non hai ragione, non sei grado di ascoltarmi e fai solo delle storie”. Possiamo invece metterci nei panni di nostro figlio, chiederci perché sia così arrabbiato o frustrato, o come mai ci stia rispondendo con un “No” così eclatante. Forse ci tiene davvero tanto a fare quella cosa e possiamo chiedergli di parlarne prendendo in considerazione il suo stato d’animo. Ad esempio: “Parliamone: Dimmi qual è il problema…ok, non hai voglia di aiutare papà a svuotare la cantina” Possiamo capire come lo fa sentire questa cosa, possiamo prendere in considerazione il suo stato d’animo ed esplicitarlo: “Terribile, stavi giocando e adesso bisogna andare a svuotare la cantina. Una vera pizza! Certo…Smontare la cantina con papà…Assurdo. È bruttissimo, lo so amore”. Ascoltiamo la sua motivazione e accogliamo il suo disappunto: “Hai ragione. Ma chi avrebbe voglia?! Soltanto che va fatto. Dobbiamo farlo per forza. Adesso insieme troviamo una soluzione”. A questa età la soluzione potete anche trovarla insieme: “Dammi delle alternative. Quando potresti riprendere la partita? Potremmo chiedere a papà se magari si può posticipare un quarto d’ora. Così intanto puoi finire questo livello del videogioco? Troviamo una soluzione insieme.” Terzo: le redini di ferro Se da un lato ancora di più in questi anni diventa fondamentale essere accoglienti e fare l’effetto acqua, dall’altro lato diventa altrettanto vitale sfoderare tutta la fermezza necessaria. Sempre a proposito di acqua, è un po’ come quando usiamo la metafora degli argini. Per quanto questi giovani ragazzi e ragazze ci sembrino dei fiumi in piena bisognosi di tanta libertà e autonomia, se lasciati totalmente a briglia sciolta rischiano di perdersi ancora di più e di sentirsi ancora più smarriti. Proprio come l’acqua senza argini si disperde o fa disastri. Quindi, hanno bisogno di un adulto (meglio ancora se siamo noi genitori) che possa guidarli. Che sappia dire per loro i no che non sanno dire o dirsi, essere fermi su quella disciplina che ancora non hanno integrato. La fermezza a noi adulti spesso fa paura, abbiamo paura di non saperla reggere. Temiamo che aumenti l’intensità dei conflitti, che ci mostri come cattivi, ma dimentichiamo che la vera fermezza non è rigidità, non è rabbia, non è intolleranza. Possiamo essere fermi e dire di no anche senza arrabbiarci, anche con il sorriso. E l’accoglienza ci aiuta molto a equilibrare la dose di fermezza necessaria e farla accettare agli occhi dei nostri figli. Crisi adolescenziali: 2 elementi che quasi tutti ignorano Come ti dicevo all’inizio, potrebbe succedere però che tutto questo non ti dia i risultati sperati. Anche se metterai in pratica filo e per segno questi 3 ingredienti, se non dovessero funzionare ti suggerisco vivamente di prendere in considerazione questi due motivi principali che ti ho già citato ma che vale la gioia di ripetere… talmente sono importanti! Se tuo figlio (o tua figlia) adolescente / preadolescente ti aggredisce verbalmente, ti manca di rispetto o non rispetta le regole in casa è utile di prendere in considerazione 2 motivi principali che posso scatenare i temuti conflitti adolescenziali. 1. I giudizi e le aspettative È necessario che tuo figlio non si senta giudicato o attaccato. Se tu non sei neutrale e pur cercando di essere accogliente, calma e sorridente, dentro di te (anche se cerchi di nasconderlo) sta partendo il giudizio, o lo stai considerando inadeguato, o maleducato e inizi ad avere pensieri come: “Possibile? Sempre con sta Play. Deve imparare a darsi da fare. Deve imparare che ci sono delle regole da rispettare. Cosa gli costa mollare un attimo sto joystick e andare un attimo col papà?!”, allora non funzionerà. Con le parole potrai essere comprensiva, neutrale e tutto quello che vuoi, ma se dentro non lo sarai veramente, lui/lei lo sentirà. Entrerà in opposizione perché dentro di lui/lei penserà: “Possibile? Possibile che nessuno capisca mai come sto io? Che non capiscano quanto è importante per me e finire questa partita? Possibile che non capiscono che è normale non avere voglia?” Quindi ti aiuterai tantissimo se nel tempo, un passo alla volta, farai il possibile per evitare giudizi, etichette e aspettative di troppo. 2. La relazione di fiducia Il secondo elemento a causa del quale potrebbero non funzionare i suggerimenti è la relazione di fiducia. Spesso viviamo le crisi adolescenziali e i conflitti con i figli adolescenti come se ci svegliassimo un mattino e… all’improvviso il cielo è nero e si stagliano in cielo un sacco di lampi e tuoni rimbombano paurosamente. Il tutto senza segnali premonitori… nessuno se lo poteva aspettare. Anche con le lotte di potere che viviamo con i nostri figli, diciamo che arrivano come fulmini a ciel sereno, mai più ce lo saremmo aspettati e diamo la colpa all’età, agli ormoni, al momento, agli amici, alle influenze della società o direttamente a loro che sono cambiati e non sono più gli angioletti di prima o semplicemente stanno sfoderando la loro vera natura. E ci dimentichiamo di tirare in ballo due “cose”: noi e la relazione che abbiamo con loro. In questa occasione voglio in particolare concentrarmi sulla relazione. Su quel legame che abbiamo costruito negli anni fin da quando loro erano neonati, fin da quando li portavamo in grembo. Te lo dico perché le vere cause della loro crisi attuale non sono da cercare tra le fila di oggi o di ieri o dell’altro mese. Sono da ritrovare andando a spulciare ben prima, negli anni precedenti quando le cose hanno iniziato a vacillare senza che noi ce ne accorgessimo. Senza che potessimo pensare che quello che stavamo facendo potesse poi portare anni dopo a queste conseguenze. Se non si è creato un clima di fiducia, la loro diffidenza, la loro indifferenza nei nostri confronti esplode in questi anni: non si confidano, non hanno voglia di rispondere in modo costruttivo “guarda mamma, io non ho voglia di andare ad aiutare papà adesso: come possiamo fare?” Non hanno nemmeno voglia di essere collaborativi con noi o di farci dei favori, perché, dal loro punto di vista, è da un po’ di anni che si sentono ormai non capiti. Si sentono etichettati come sbagliati, o maleducati, come quelli che rispondono male. O magari quelli che trattano male la sorella, non aiutano, non studiano abbastanza e non portano voti sufficientemente alti a casa. Quindi, sintetizzando, l’invito che ti faccio qualora non dovesse funzionare, è proprio di accendere questi due “campanellini di allarme”, osservarti e valutare quanto sono infiammati e pulsanti. Se dovessi accorgerti che in effetti in passato ci sono state delle falle, delle ferite non rimarginate, non disperare e non sentirti in colpa. Giustamente nessuno ti ha mai detto prima cosa potevi fare per evitarlo. E hai fatto tutto il possibile per gli strumenti che avevi in mano e per quello che potevi dare in quel momento. Sii fiduciosa perché puoi dare un bel colpo di spugna al passato e ripartire da zero. O meglio… da più tre o anche quattro o cinque, perché adesso hai nuovi spunti e strumenti pratici che possono aiutarti a riprendere in mano le fila del vostro rapporto e come prima cosa ripristinare una relazione di fiducia. Come si fa a ricostruire una relazione di fiducia con un figlio adolescente che sembra ormai logora? Sono tante le cose che possiamo fare e in questa occasione. Inizio a dirtene alcune e molte di quelle che abbiamo già detto sono proprio utili per questo fine: 1️⃣ Evita di arrabbiarti 2️⃣ Cerca un po’ alla volta di ridurre i giudizi, le etichette, le aspettative nei suoi confronti 3️⃣ Ritorna a prendere in considerazione i suoi punti di forza, la fiducia nelle sue capacità di capire anche il tuo punto di vista e di ridimensionare un po’ alla volta il suo atteggiamento per imparare a dire le cose in modo diverso 4️⃣ Quando intervieni, prima di attaccare a tua volta, prima di avere fretta di esporre il tuo punto di vista e le tue preoccupazioni, prova a metterti nei suoi panni e accogli il suo punto di vista 5️⃣ Ricorda che hanno bisogno di sentire al loro fianco adulti maturi che sappiano essere fermi e coerenti, a fare la parte più scomoda che è la più difficile ma anche la più necessaria 6️⃣ Favorisci il dialogo tra di voi, che all’inizio sarà magari più superficiale, saprà mettere da parte gli argomenti scomodi che fino a ieri sono stati fonte di conflitto. Chiacchierate delle sue passioni, dei suoi sogni e ci sarà poi tempo in questo clima più disteso affrontare le difficoltà e le incomprensioni 7️⃣ Ricordati anche soprattutto di ascoltare. Ascoltare in maniera autentica e sentita, senza fretta. Proprio come vorresti essere ascoltata tu quando vuoi dire il tuo punto di vista, quando hai qualcosa da raccontare, qualcosa da tirare fuori o per cui sfogarti 😊 Puoi approfondire questi argomenti e trovare spunti pratici leggendo l’articolo: Come trasmettere le regole a ragazzi e adolescenti?
Molti genitori sono in difficoltà perché non riescono a calmare i figli quando sono nervosi o agitati, non sanno cosa fare quando il figlio è irrequieto, quando urla e non ascolta. In questo articolo ho riassunto 4 passi che seguo sempre e che ti aiuteranno a: Gestire il nervosismo dei bambini e dei ragazzi Sapere come calmare i bambini nervosi e agitati Come comportarsi con un bambino irrequieto e come contenere un bambino vivace Come facciamo ad aiutare nostro figlio e a dargli l’esempio di come si gestisce il proprio bagaglio dei sentimenti che prova? Per cominciare, l’accoglienza e l’esempio sono i 2 elementi che permetteranno a tuo figlio, da adulto (quando avrà la capacità di osservarsi e di auto-gestirsi), di essere in grado da solo di ascoltare e accogliere i suoi sentimenti senza che sfocino in rabbia senza sentirsi sbagliato o giudicato. Vediamo insieme di cosa si tratta. 4 step per calmare bambini nervosi e agitati a 1 anno, 2 anni, 3 anni, 4 anni… fino a 99 anni 😊 Ecco i 4 passi che puoi adattare in base all’età di tuo figlio: 1. Intervenire da Aiutante Magico ti aiuta (molto) a calmare tuo figlio Quando tuo figlio è nervoso o piange la prima cosa da fare è intervenire senza farlo sentire sbagliato, sia che abbia un momento di paura, un momento di tristezza, un momento di gelosia per il fratello, rabbia perché non vuole andare a scuola, nervoso perché gli abbiamo detto No per un altro gelato, è diventato irrequieto perchè non può avere un nuovo gioco subito, stanchezza, qualsiasi cosa… Interveniamo, stiamo con lui proprio da Aiutanti Magici trasmettendogli con la nostra presenza il messaggio: “Arrivo! Ci sono io, non c’è nulla di sbagliato in quello che stai provando, va tutto benissimo, non c’è nulla che tu non possa esprimere” Esempio: tuo figlio si arrabbia e piange perché non può andare dal suo amico a giocare. Come un vero aiutante magico arrivo e potrei dire: “Caspita!! Cos’è successo?” Magari tuo figlio risponde: “Sono triste perché mi hai detto che oggi pomeriggio non posso andare a giocare da Luca” Tu potresti calmarlo con: “Mannaggia! Lo so non possiamo andare a giocare da Luca. E’ una cosa bruttissima. Volevi stare tutto il pomeriggio a giocare” Il dialogo di accoglienza dovrebbe essere sincero, non deve essere imitato, finto, forzato; non funziona se ormai presa anche tu dalla rabbia pensi “lo faccio soltanto perché l’ha detto Roberta, perché così non stai a lamentarti tutto il pomeriggio”! Quindi deve essere veramente sentito, davvero come se fossimo il suo Aiutante Magico che vuole aiutarlo in quel momento. Prova a pensare come ti sentiresti tu se, dopo aver sognato di andare via per il weekend, il volo viene cancellato… di sicuro non la prendi bene. Per i bambini e i ragazzi è la stessa cosa. Immedesimarsi nella loro frustrazione, nel loro disagio ci aiuta ad essere sinceri e a capire davvero la loro reazione emotiva, anche se si sta arrabbiando, piange o ha una crisi di nervosismo e si agita. Indubbiamente è vero che le manifestazioni dei figli sono molto più eclatanti delle nostre perché sono bambini o ragazzi, ma vanno comprese e accolte se vogliamo imparare a gestire e calmare la rabbia e il nervoso dei nostri figli. Quindi accoglienza significa: intervieni in maniera neutrale, senza giudicare e accogli qualsiasi suo stato d’animo. Con calma e senza sgridare o urlare. Accogliere significa capire quello che sta provando, immedesimarsi e fargli sapere che sai quello che sta vivendo, proprio dicendogli che hai capito ed è normale essere tristi o arrabbiati perché non può fare una cosa che gli piace tanto. Se si tratta di un bambino nervoso o di un bambino agitato di 1 anno, 2 anni o 3 anni sarà diverso il modo e il tono, sarà in braccio e lo stringerai a te parlandogli dolcemente. Intervieni guardandolo negli occhi, senza giudicare, da Aiutante Magico, ascolta cosa sta provando e lo capisci, gli fai sentire che sei con lui e dalla sua parte con il cuore perché è proprio una cosa triste. 2. Evita il più possibile di sminuire il suo stato d’animo È molto importante imparare a evitare di banalizzare la situazione e sminuire tuo figlio, oppure cercando subito di trovare una soluzione per placare il problema e solo per farlo smettere. Ad esempio: “ti prometto che la prossima settimana andiamo” e tu sai già che non succederà. I figli, prima di tutto, che abbiano 2 anni o 6 anni hanno sempre bisogno dell’accoglienza di qualcuno che si metta nei loro panni, in modo che loro possano sentirsi capiti e compresi, per esempio: “La mamma ha capito. Ha capito come sto! Ha capito come mi sento. Sono in un paese amico, sono in un porto sicuro. Qualcuno ha capito cosa sto provando dentro”. Arrivare a far percepire questo ai nostri figli è importantissimo per risolvere e calmare nervosismo, agitazione, pianti, tristezza, frustrazione per quando non possono fare quello che vogliono. Per esempio è utile evitare di dire: “Non è niente. Asciugati le lacrime. I bambini belli non piangono, non fare la femminuccia” “Basta scenate. Non ti riconosco. Basta! Ho fatto quello che potevo, ti ho detto che potevamo andare da Luca, la mamma mi ha telefonato che dovevano andare via, cosa faccio? Mica posso andare a prendere Luca e riportarlo a casa. Dai, su, basta!!” “Dai, non è successo niente. Poi andiamo la prossima settimana, adesso vieni che andiamo a giocare, dai giochiamo io e te. Vuoi un gelato? Ti do una caramella eh… Fai un sorriso a mamma, sai che non mi piace quella faccia brutta quando piangi…” È normale che come genitori andiamo subito nel panico perché vogliamo subito risolvere, trovare una soluzione, placare e quindi facciamo come magari hanno fatto con noi: “Sù non è niente, dai! Ora smettila” L’accoglienza e la comprensione, a differenza di quello che ci hanno sempre inculcato, non creerà dei problemi di crescita nei bambini, anzi più li accogli e fai vedere loro come trovare soluzioni, più diventeranno delle persone equilibrate, nel senso che imparano ad ascoltare quello che provano, a gestire le loro emozioni e le situazioni in cui si arrabbiano. Infatti il coraggio e la forza d’animo di un bambino e di un ragazzo non viene fuori se lo sproni con toni duri, freddi e con rabbia come siamo stati abituati noi. Il risultato lo puoi infatti vedere negli adulti di oggi e delle passate generazioni: pieni di paure, arrabbiati con i genitori di origine, incapaci di gestire le loro emozioni e perennemente nervosi e insoddisfatti. Al contrario la forza d’animo, la determinazione, il coraggio dei figli si coltivano facendogli superare delle sfide, facendogli fare delle prove. E per i bambini e ragazzi le sfide sono l’affrontare cose quotidiane, insieme a te, mettendocela tutta: da quando banalmente ti aiutano a fare la pizza dall’inizio alla fine facendo una fatica nera, a quando fanno un puzzle da soli facendo una fatica nera, a quando imparano a scrivere la prima frase facendo una fatica nera. Queste sono le loro sfide… quando iniziano ad andare sulla bicicletta senza rotelle facendo una fatica pazzesca… quando da adolescenti fanno i primi lavoretti con il papà o con il nonno. La spiegazione del perché quella cosa non è avvenuta, del perché gli hai detto di No, del perché l’amichetto ha risposto male va sempre posticipata e lasciata come ultimo passo. 3° step per calmare bambini e ragazzi nervosi e agitati: trova una soluzione pratica Nel caso dell’esempio di andare a giocare da Luca potresti dire: “guarda, mannaggia, oggi non si può, che rabbia. È terribile, che notizia, proprio ora che pensavamo di giocare insieme e lei ha dovuto andare via, uffa” (in questo modo hai messo in pratica l’accoglienza, non hai sminuito, gli hai fatto capire che comprendi la situazione). Possibile soluzione: “ok dato che tu ci tenevi tanto a giocare con lui, fammi telefonare alla mamma e vediamo quando possiamo riorganizzare per andare da lui”. E quindi tra mamme ci si organizza trovando una reale e concreta alternativa (e lo facciamo davvero… non “poi chiamo e vediamo”… prendi la cosa davvero sul serio 😊). 4. La spiegazione arriva solo come quarto passaggio Quando hai bisogno di calmare un bambino nervoso, vivace di 4 anni o 5 anni o più che si chiede il perché (prima non è necessario spiegare il perché nel dettaglio), allora puoi spiegare: “La mamma di Luca doveva andare a fare una commissione e oggi non è possibile andare a casa a giocare con loro. Ma domani pomeriggio potete giocare insieme. Ora troviamo altri giochi che puoi fare”. Dopo l’accoglienza, con calma si trova una soluzione, ecco un altro esempio: “Dato che non possiamo andare da Luca fino a domani facciamoci venire in mente qualche bella idea. Che cosa possiamo fare? Cosa possiamo costruire? Possiamo cucinare qualcosa? Pensiamoci insieme”. Ma a quel punto non c’è più necessità di essere rassicurati, a tuo figlio fa piacere sapere il perché, ma non è più la necessità primaria. Svista che non calma tuo figlio e lo fa arrabbiare ancora di più Un grande svista involontaria che commettiamo tutti, perché non siamo abituati a farlo, è far diventare primo o secondo il quarto passaggio, partire subito con la spiegazione razionale ricorrendo a tanti “Perché… Perché… Perché… per cercare di convincere tuo figlio a calmarsi. Invece i primi 2 passi sono molto importanti e non dovrebbero essere saltati, non bisognerebbe sostituire l’accoglienza del sentimento, l’accoglienza dello stato d’animo cercando di farlo smettere subito. Ecco perché tuo figlio diventa irrequieto, nervoso, si agita, esplode con episodi di rabbia, nervosismo o crisi di pianto: meno di sente compreso/accolto con il passo 1 e 2 è più andrà avanti a non ascoltarti e non si calmerà. Solo seguendo la giusta sequenza tuo figlio imparerà a gestire il suo bagaglio motivo, in questo modo impara ad ascoltare i suoi sentimenti, ad accoglierli, a trovare delle soluzioni al di là della spiegazione. So bene che per noi adulti è difficile e non siamo abituati, infatti dovremmo iniziare a far così innanzitutto con noi. Il problema è che nessuno ha avuto questo comportamento con noi quando eravamo piccoli e quindi per la maggior parte di noi adulti è una nuova abilità da Aiutante Magico da apprendere. Quindi è normale che all’inizio possa sembrare una soluzione difficile da mettere in pratica. Ci siamo passati tutti! Ma con la pratica tutto si può imparare. Riepilogo per calmare figli nervosi, agitati, irrequieti, vivaci, “capricciosi” e che non ascoltano 1️⃣ Sii il suo Aiutante Magico Anche se siamo abituati a esplodere con sgridate e sguardi di ghiaccio quando tuo figlio è arrabbiato o nervoso intervieni, guardalo negli occhi e ascolta il suo stato d’animo, ascolta quello che ha da dirti. Anche se dovesse lamentarsi per cinque minuti o piangere, non avere fretta di spegnere il pianto, non avere fretta di dirgli “Basta! Smettila, fammi un sorriso”. Stai con lui e ascoltalo. Se piange o fa i capricci va bene, stai con lui con il cuore, hai capito quello che sta provando e glielo dici, glielo fai sentire con un abbraccio o con uno sguardo o con la comunicazione verbale. 2️⃣ Non sminuire Se per esempio tuo figlio ha rovinato i capelli di una bambola a tua figlia puoi dire: “Noo!! è proprio una cosa triste. Veramente ti ha rotto la bambola? Fammi vedere? Mmmmm… ha tagliato proprio tutti i capelli, come facciamo senza i capelli della bambola? Adesso dobbiamo risolvere… allora dei capelli nuovi non possiamo attaccarli… peccato” 3️⃣ Soluzione Potrebbe essere: “Allora, facciamo così, la prossima settimana devo tornare nel negozio e ne prendo un’altra simile che abbia i capelli così, intanto se vuoi continuare a giocare troviamo il modo di allungare i capelli per fare la coda e le trecce…” Oppure: “Allora, facciamo così… ho la soluzione per ripristinare l’acconciatura… vieni ti faccio vedere… prendiamo questi fili di lana e possiamo portarla dal parrucchiere per fare delle bellissime extensions… lo so che non è la stessa cosa… ma almeno si ritroverà con i capelli lunghi come prima e potrai continuare a pettinarglieli e legarli…” 4️⃣ Eventualmente fornisci una spiegazione: “Non l’ha fatto apposta. Era arrabbiato perché tu prima hai dato un calcio alla sua macchina e ora lui ha rovinato i capelli” A questo punto, la spiegazione diventa superflua grazie ai passi 1, 2 e 3 e tuo figlio potrebbe essersi già calmato. Ovviamente in questo articolo ti ho riportato 2 esempi che puoi adattare alla tua situazione e in base all’età di tuo figlio. La cosa importante è non arrivare subito con l’aspettativa che capisca e si calmi all’istante, ma di dargli la possibilità di vivere il suo disagio e accoglierlo. In questo modo tuo figlio si sente veramente ascoltato, se ovviamente tu sei sincera mentre lo dici, lo senti veramente, è come se tu gli dessi un contenitore in cui esprimere la sua frustrazione e la sua rabbia. Questi passi ti aiuteranno moltissimo a diminuire l’impeto delle crisi di nervoso e la manifestazione del malcontento e della tristezza. Mi auguro che questi 4 passi da Aiutante Magico ti siano utili per tutte le situazioni in cui i tuoi figli diventano nervosi, si arrabbiano o non ti ascoltano. Hanno già aiutato tantissime mamme e papà e vedrai con un po’ di pratica riuscirai a farlo anche tu.
Cosa fare quando un bambino a casa lancia gli oggetti, urla, picchia e alza le mani? Per quale motivo si comporta in modo aggressivo con te o con un altro bambino? Spesso i bambini iniziano da piccoli ad avere questo tipo di reazioni fisiche ed esplosive e ad essere maneschi. In questo articolo ti spiego il perché e come può comportarsi un genitore in queste situazioni. Perché mio figlio lancia gli oggetti, urla sempre o mi picchia? In genere i bambini iniziano a reagire lanciando le cose, picchiando, urlando o rompendo oggetti quando sono piccoli, ad esempio anche intorno all’anno e mezzo. Il motivo è che non hanno ancora la capacità di comunicarci cosa sentono, quali emozioni stanno provando. Naturalmente sarebbe bello e semplice se loro ci dicessero: “Tranquilla, voglio dirti solo che sono in crisi. Siediti. Siediti sul divano serena e tranquilla. Ti ho preparato anche una tisana. Ti devo dire che sono incavolato nero. Avrei voglia di spaccare tutto in questa casa. Perché non stai mai con me? Ho bisogno di stare più tempo con te. E poi odio mia sorella. Vorrei eliminarla dalla nostra famiglia e non posso farla fuori.” I bambini, ovviamente, non hanno la capacità di esprimere il loro stato d’animo in questo modo perché sono ancora troppo piccoli. Cosa fanno allora? Si esprimono fisicamente: piangendo, urlando, picchiando, facendo quelli che noi chiamiamo “capricci”, ma che non sono capricci. Si esprimono anche lanciando le cose: la prima cosa che trovano la lanciano. Perché? Perché non essendo ancora grandi, non sono in grado di razionalizzare come noi. Noi adulti quando sentiamo che stiamo per esplodere cosa facciamo? Ci fermiamo, ci ascoltiamo, ci parliamo e ci chiediamo per quale motivo stiamo per esplodere. Cerchiamo di accoglierci, farci un attimo le coccole e troviamo una soluzione. Gestiamo il nostro bagaglio emotivo per non esplodere. Spesso non siamo in grado di fare tutto questo nemmeno noi, figuriamoci un bambino piccolo. I bambini cosa sentono? I bambini sentono un tumulto dentro, un qualcosa dentro che li ha fatti arrabbiare o che li ha impauriti. La loro “pentola a pressione” diventa sempre più sotto pressione: questo insieme di sensazioni cresce e sale sempre più finché scoppiano. E allora ecco che rompono, lanciano gli oggetti, urlano o comunque possono diventare aggressivi. Oppure davanti ad un nostro no, magari detto in maniera un po’ brusca, loro non riescono a fermarsi e a dirci con calma: “perché mi stai dicendo di no? Guarda che io vorrei fare quella cosa perché…” Non avendo ancora una capacità di dialogo così fine ce lo fanno capire con il comportamento, con la rabbia, sfogandosi in questo modo. Non stanno facendo i maleducati, hanno solo il bisogno di esprimersi, di dirci quello che sta succedendo e lo fanno nell’unico modo che per ora conoscono. Hanno bisogno, piano piano nel tempo, di trovare e di assorbire un’alternativa dal nostro esempio. Allora in questi casi che cosa possiamo fare in pratica? Come comportarsi con un bambino che lancia le cose, alza le mani o urla Durante questi momenti di aggressività, rabbia ed esplosione, tentare di spiegare che non si fa serve a poco. Come prima cosa possiamo sicuramente intervenire con fermezza. Se hanno un oggetto pericoloso in mano o se stanno rompendo qualcosa non è necessario stare ad aspettare che si facciano male o lo rompano. Interveniamo: che sia per tirarlo indietro e allontanarlo, che sia per prendere l’oggetto dalle sue mani o che sia per tenergli le braccia in maniera sicura e ferma. Possiamo agire fisicamente con fermezza senza essere arrabbiati e dire ad esempio, mentre lo stiamo tenendo: “Amore Mannaggia cosa è successo! Sei arrabbiatissimo e questo non si può lanciare!” Magari lui nel frattempo si sta dimenando e sei riuscita ad abbracciarlo o a tenerlo perché non si faccia male. Molto diverso è intervenire in questo modo mentre dentro siamo arrabbiati, magari stringerlo e dire con tono duro: “Basta! Ho detto basta!!! Non devi fare così! Quante volte ti ho detto che non devi tirare quella roba! Ti fai male! Ma non vedi che ti fai male?!” In entrambi i casi fermiamo il bambino fisicamente prima che lanci un oggetto o un gioco, ma con il secondo modo si spaventerà, non si sentirà capito e avrà paura della nostra reazione. Nel primo caso invece magari si ribellerà, ma noi saremo sicuri, fermi, tranquilli e continueremo a tenerlo. Se lui dovrà ancora sfogarsi ed esplodere allora esploderà oppure vedendoci calmi si calmerà subito anche lui. Se vuoi approfondire l’argomento puoi anche leggere questo articolo: Smettila di Urlare! Come calmare bambini Nervosi e Agitati È esploso, ha picchiato me o la sorella: capire le motivazioni di tuo figlio Quando i bambini sono piccoli è difficile che ci dicano a parole che cos’hanno, cosa provano. Possiamo però allenare la nostra capacità di osservazione, diventare un po’ dei piccoli Sherlock Holmes e affinare il nostro intuito. Possiamo ad esempio osservare e farci un po’ di domande come: “ok, allora quando fa così si è arrabbiato con la sorella” “Forse è stanco? Ha fame? Si sta annoiando?” “Non sono stata con lui. E già due volte che mi gira intorno e tre volte che gli dico che non ho tempo. Oggi sono nervosa e me lo aspetto che tra un po’ esploderà anche lui” Un bambino potrebbe non capire tutte le nostre parole, ma al cuore gli arriverà quello che vogliamo dirgli, il nostro discorso, il nostro dialogo interiore. Un bambino sente se viene capito, compreso. Anche se i bambini sono piccoli, quando in modo sinceramente dispiaciuto gli diciamo “amore… mannaggia, la mamma oggi non è stata con te”, loro sentono che abbiamo capito. È quel linguaggio tra adulto e bambino, tra genitore e figlio, tra mamma e bimbo, che fa sì che loro sentano che li stiamo ascoltando e non li stiamo rimproverando. Magari piangerà dieci o venti minuti oppure si fermerà subito, ma l’importante è che noi possiamo essere fermi nel dire ciò che non si fa ma anche pronti a comunicare: “capisco perché l’hai fatto, te lo dico e troviamo una soluzione”. Inizialmente sarà necessario agire in questo modo cinquanta, cento volte o fino a quando ce ne sarà bisogno. Gradualmente si abituerà a chiamarvi, a non dover per forza esplodere lanciando oggetti o mordendo e picchiando, anche grazie al fatto che, allenandoci, noi riusciremo ad arrivare un po’ in anticipo, cioè intuire qual è la difficoltà e risolvere prima che la situazione degeneri. Ad esempio vi sarà magari già capitato di notare quando vostro figlio è stanco e vi sarete detti: “se non lo porto a dormire tra dieci minuti qua esplode il maremoto! Perché ha già cominciato a lagnarsi un po’, ad andare di là e ha tirato due volte un calcio a sua sorella… ha fatto un dispetto, lo vedo dagli occhi: è stanco. Se adesso non lo porto a dormire esplode e poi fino a mezzanotte non riuscirò a farlo dormire perché sarà una crisi dietro l’altra”. Gelosia: mio figlio ha picchiato la sorella! A volte capita che siano i più piccoli ad arrabbiarsi con i fratelli più grandi, ma la maggior parte delle volte sono i più grandi che ce l’hanno con i piccoli e che li vedono un po’ come degli intrusi. Noi chiamiamo questa reazione “gelosia” ma, in verità, il loro è un sentimento più che giustificato e spesso i primogeniti si sentono un po’ espropriati del loro territorio. E non è perché sono egoisti, ma perché questo territorio per i nostri figli è fatto dell’amore di mamma e papà e delle loro sicurezze. Ecco che allora si ritrovano a pensare: “Finché c’ero solo io, avevo tutto l’amore e tutte le attenzioni per me. Adesso che è arrivato un altro, o un’altra (o un altro ancora) questo terreno si ridurrà? Dovrò dividerlo per due, o per tre? Ma poi perché ne hanno voluto un altro? Io forse non andavo bene? Forse non sono bastato. Allora lei è meglio di me, certo che io sono arrabbiato con lei. Tutte le volte che la guardo penso che lei sia migliore di me.” È un fattore naturale, i bambini vivono queste sensazioni. Non possiamo spiegare o chieder loro di non farlo. Ciò che possiamo fare è dimostrare attraverso la relazione e la qualità del tempo che passiamo con loro che non è così. A volte non basta neanche dire “Io ti voglio bene, vi voglio bene allo stesso modo”. I figli hanno bisogno di vederlo nella pratica. È grazie a questo che i bambini saranno meno aggressivi, che arriveranno a non lanciare oggetti o eviteranno di urlare e arrabbiarsi, se questo è il vero motivo. Ecco qui sotto qualche altro esempio. È arrivato il momento di cambiare il pannolino alla piccola o di tenerla in braccio Ad esempio, ti stai alzando per andare a cambiare il pannolino alla piccola mentre il grande sta giocando. Un conto è dire: “Ma sì, ci metto un attimo, io voglio bene anche a te” un altro conto è dimostrare che ti ricordi di lui, guardarlo negli occhi e prima che mostri dispiacere dirgli per esempio: “Amore, io vado di là a cambiare il pannolino, se non vuoi stare qui da solo, vieni anche tu di là nel frattempo, prendi i due pupazzetti così continuiamo a giocare…” Oppure: “Devo cambiare tua sorella… ma mica voglio perdermi la costruzione di questo bellissimo castello!… Vado un attimo di là a prendere il cambio e torno… la cambio mentre sono qui con te così non mi perdo nemmeno un pezzettino di questa opera d’arte!” Oppure ancora hai in braccio la sorella più piccola, magari ti siedi perché non riesci a tenerli tutti e due in braccio e puoi dire: “Vuoi venire in braccio anche tu? Guarda che c’è lo spazio! Vieni in un braccio anche tu! Certo che posso prendere anche te. Mi devo solo sedere e posso prendere anche te”. Magari se non lo aveste fatto ve lo avrebbero chiesto e si sarebbero arrabbiati. Ma se lo anticipi loro avranno la certezza, potranno pensare “allora ti sei ricordata anche di me! Allora sì che mi vuoi bene! No, continuo a giocare. Non ho bisogno che prendi in braccio anche me” Hanno dunque bisogno di conferme nella pratica. Litigi tra fratelli: il grande ha picchiato la piccola Quando litigano dico sempre di intervenire e di non sgridare nessuno, di non cercare il colpevole. Infatti cercare il colpevole non serve perché spesso “il colpevole”, cioè chi ha iniziato, è il più ferito dei due, perché è quello che a monte si è sentito minacciato. Quando una piange e l’altro l’ha colpita andrò da tutti e due, mi avvicinerò a quella che piange per consolarla, ma allo stesso tempo chiederò all’altro: “mamma mia amore! per tirarle così forte i capelli deve avertela fatta grossa. Mannaggia questa sorellina che stava proprio giocando lì dove volevi giocare tu e lei si è messa in mezzo. Lo so che ogni tanto ti dà fastidio e non la supporti” Se vuoi approfondire cosa fare in caso di gelosie e litigi tra fratelli, puoi leggere anche l’articolo: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli Per fare un paragone, che senso avrebbe sgridare noi adulti perché mangiamo troppi dolci? Se il vero problema è che compensiamo con i dolci un bisogno affettivo, stanchezza o frustrazione, non sarebbe meglio avere qualcuno che ci aiuti a risolvere questa frustrazione, dato che magari i dolci fanno male? Per un bambino è uguale. Siccome non si picchia, non si morde, non si lanciano oggetti e ci sono altri modi per esprimersi da imparare nel tempo, non serve il rimprovero, ma avrà bisogno di vedere come si fa. E allora gli farò vedere come si fa, accoglierò entrambi, non lo colpevolizzerò perché so qual è il problema e quindi a monte ci lavorerò, dando del tempo di qualità, dandogli quello che gli serve per riprendersi le sue sicurezze e risolvendo. Nella pratica, se il problema era che la piccola si è messa dove voleva giocare il grande, vedrò se riesco a spostare lei, se no si troverà un’alternativa insieme, medierò tra loro due e vedrò cosa si può fare per risolvere. Il bambino si abituerà a capire che non lo state rimproverando, non si sentirà sgridato ma capito e dopo un po’ di volte che farete così avrà la certezza del fatto che è avvenuto un cambiamento. A quel punto potrete dirgli: “Vedi, quando succede così, prima di arrabbiarti vieni da me. Quando senti che comincia a venirti il nervoso, vieni da mamma o da papà e ce lo dici. Noi risolviamo. Arrivo prima che scoppino le scintille. Non ce n’è bisogno, basta che tu venga da me e me lo dici.” Inizieranno a venirvi a chiamare perché hanno capito che non siete un pericolo, ma che siete un aiuto, siete il loro aiutante magico. Inizialmente verrà a dirvelo, poi, man mano che crescerà negli anni, imparerà a fare lui quello che avete fatto voi. Imparerà a fare un bel respiro, a calmarsi, a parlare con se stesso e trovare una soluzione. Questo passaggio non avviene subito ma avviene con gli anni, però in questo modo si possono mettere da subito le basi per non avere ogni momento un litigio esplosivo da gestire. Gli esempi di questo articolo ti saranno utili per evitare con il tempo che tuo figlio lanci gli oggetti, arrivi ad urlare o diventare aggressivo con te o con la sorella, il fratello o altri bambini. Se vuoi approfondire il tema della gestione delle emozioni dei tuoi figli, puoi leggere questo articolo: Come aiutare i bambini a gestire le emozioni (senza reprimerle)
Sappiamo tutti che i tempi dello spannolinamento diurno non corrispondono a quelli dello spannolinamento notturno. E quindi capita che, quando festeggiamo perché finalmente nostro figlio non usa più il pannolino di giorno e sta diventando sempre più autonomo, iniziamo a preoccuparci per la notte: E per la notte adesso come faccio? Continuerà a fare la pipì senza rendersene conto? Quante volte dovrò svegliarlo perché non si bagni o non inzuppi le lenzuola? Finirà presto tutto questo? E un sacco di altri dubbi e paure… Per soffiarle via, vediamo insieme qualche suggerimento e qualche punto fermo che possa aiutarti a vivere anche questo secondo passaggio nella maniera più armonica possibile. Qualche punto fermo per uno spannolinamento notturno senza stress 1️⃣ È naturale che arrivi prima l’autonomia diurna rispetto a quella notturna. 2️⃣ Anche qui, non si tratta di qualcosa che potrai “insegnare” o “raccomandare” a tuo figlio. Infatti si tratta di una maturazione fisiologica che avverrà nel tempo e quindi la pazienza e l’attesa necessaria che tutto avvenga da sé sono i migliori strumenti di cui potrai equipaggiarti 3️⃣ Dovrà entrare in campo la regina “Pazienza” 4️⃣ Dovranno uscire dal campo le scomode sorellastre “Aspettative” So che questi 2 pilastri non ti sono sufficienti. Per questo affrontiamo adesso i principali aspetti concreti con i relativi suggerimenti che potranno esserti molto utili come linee guida da seguire nel momento in cui dovrai cimentarti nella pratica dello spannolinamento notturno. Come già avrai capito non si tratta di poter impostare un orologio biologico o di poter scegliere una data precisa. Non succederà che da una notte precisa in poi toglieremo per sempre il pannolino. Non succederà nemmeno che nostro figlio sarà magicamente autonomo, non bagnerà le lenzuola, andrà in bagno da solo senza interrompere il tuo sonno e poi tornerà a letto riaddormentandosi con facilità senza richiedere il tuo intervento. Non solo questa è fantasia, ma è naturale che avvenga piuttosto il contrario. Semplicemente perché non è questa la natura del bambino che, a differenza di quanto noi vorremmo, fa le cose per gradi e lentamente e a piccoli passi fa maturare il bambino e la fisiologia del suo corpo. 10 passi per togliere il pannolino di notte: E quindi: 1️⃣ Dopo aver tolto il pannolino di giorno, continua ad usarlo la notte. 2️⃣ Controlla il pannolino la mattina e riconosci come un buon momento di passaggio quello in cui trovi il pannolino quasi sempre asciutto o poco bagnato. 3️⃣ Evita di creare stress attorno a questo momento. Evita quindi di spiegare a tuo figlio perché dovrebbe smettere di fare la pipì di notte, o accorgersi dello stimolo e chiamarti, evita di dirgli che adesso è grande, ecc. 4️⃣ Soddisfa la sete di tuo figlio anche di sera ricordandoti di non esagerare (la sera) con cibi troppo salati o asciutti (che fanno venire molta sete). Non eccedere inoltre con bevande gassate o dolcificate, preferisci l’acqua e nella giusta quantità. 5️⃣ Per sicurezza, puoi portarlo a fare la pipì prima di dormire anche più di una volta (sempre senza assillarlo e senza stress). 6️⃣ Evita di svegliare tuo figlio di notte puntando l’orologio. In questo modo non stai favorendo la sua naturale maturazione e armonizzazione che, anche se più lenta e scostante rispetto a quello che tu immagini o vorresti, è pur sempre la più perfetta. 7️⃣ Quando arrivi al punto n.2 puoi passare alla mutandina (mutandina “vera” e non pannolino a mutandina). Se temi che il letto possa comunque bagnarsi ogni tanto (cosa del tutto normale che potrà succedere) puoi aiutarti con il punto 8 8️⃣ Dato che: non è detto che tu sia così disponibile e contenta di svegliarti di notte per cambiarlo dobbiamo evitare di far passare il messaggio di essere scontenti o disturbati dal fatto che nostro figlio ha fatto la pipì nel letto non possiamo neppure farlo sentire inadeguato ti suggerisco di rendere il momento dello spannolinamento notturno più semplice per te in questo modo: 👉 tieni sempre a portata di mano indumenti puliti per il cambio e se non vuoi andare in bagno anche salviette e asciugamani 👉 prepara il letto con doppie lenzuola in modo da ridurre i tempi di cambio. A partire dal basso disponi: materasso – coprimaterasso – lenzuolo – coprimaterasso – traversa plastificata – lenzuolo. Ti basterà togliere i primi tre strati per ritrovare già tutto asciutto e posizionato. 👉 Tieni anche a portata di mano un lenzuolo e una federa del cuscino puliti e una coperta pulita e asciutta. Sai bene che la pipì che scappa di notte raggiunge a volte punti impensabili che vanno anche oltre le leggi della fisica! 9️⃣ A costo di qualche lavatrice in più, non tornare indietro e una volta tolto il pannolino di notte non rimetterlo. Anche se ti sembra che la cosa stia andando un po’ per le lunghe. 🔟 Te lo ricordo: è indispensabile evitare di mettergli fretta, di colpevolizzarlo, di mostrarti scocciata o dispiaciuta… È una fase della vita che fa parte dell’esistenza di tuo figlio e non va condannata, anche se per te è preferibile non essere svegliata di notte. Ogni cosa ha il suo tempo e chi sceglie di essere genitore lo deve in qualche modo mettere in conto. Perchè lo spannolinamento è difficile? Capisco che il momento di eliminare il pannolino generi non solo preoccupazioni ma ansia, nervosismi e impazienza. Mi auguro che questo articolo ti rassicuri e ti fornisca nuovi spunti per alimentare il tuo istinto innato e la tua capacità di osservazione: sarà loro ad aiutarti a mettere in campo risorse davvero efficaci in queste fasi di passaggio di tuo figlio. Per approfondire il tema dello spannolinamento puoi leggere: Perchè lo spannolinamento è difficile? 5 step per iniziare senza problemi.
Le crisi di pianto dei bambini e dei neonati ci mettono a volte in grande difficoltà, o meglio, forse è più corretto scrivere, che a volte ci mandano proprio in tilt perché non riusciamo a calmare e consolare i nostri figli. Che si tratti di un pianto improvviso di notte di un neonato, di un pianto inconsolabile e disperato a 3 anni o di bambini di 6 anni che piangono senza motivo e senza cause apparenti, ci sono sempre dei passi che puoi seguire e che ti possono aiutare a calmare tuo figlio quando piange. Molte mamme spesso mi dicono: “Come faccio a farlo smettere di piangere quando fa i capricci? Quando mio figlio piange non lo sopporto! Perdo subito la pazienza e non so cosa fare” “Quando piange non capisco cosa è successo. Perché quando piange non mi dice che cosa vuole? Piange per mezz’ora ma non dice perché!” Scopriamo insieme in questo articolo: Cosa fare quando i bambini piangono o quando non smettono di piangere Come capire il pianto dei neonati e dei bambini, anche quando piangono sempre Come calmare le crisi di pianto dei neonati o dei bambini a 1 anno, 2 anni, 3 anni e oltre Gestire crisi di pianto se tuo figlio ancora non parla Calmare tuo figlio quando piange ed è in grado di parlare 1° step fondamentale: se parti con l’obiettivo di far smettere di piangere tuo figlio subito hai perso in partenza… In generale, è utilissimo non considerare il pianto dei neonati e dei bambini come lo facevano i nostri genitori o magari i nostri nonni. Innanzi tutto, quando un bambino piange, la prima indicazione è quella di fare il possibile per non allarmarti o andare in crisi. Non partire nemmeno con l’armatura e la lancia in mano pensando: “adesso mi devo impegnare: il mio primo obiettivo deve essere quello di farti smettere!” Per quale motivo il pianto non andrebbe represso? Semplice: con il pianto qualsiasi essere umano esprime un sentimento, un timore, una paura o esprime un bisogno. Questo vale ancora di più per i neonati e per i bambini. Quindi il pianto, che sia il pianto di notte di un neonato a 5 mesi, il pianto improvviso a 2 anni o una crisi di pianto inconsolabile a 4 anni in verità non va represso, ma andrebbe accolto e compreso. Compatibilmente con la tua stanchezza, e quando possibile, sarebbero da evitare tutte quelle situazioni in cui tuo figlio piange e gli metti il ciuccio perché l’importante per te è che smetta il prima possibile. Sono da evitare per esempio frasi con toni duri come: 👉 “Basta, basta adesso!” 👉 “Non piangere!” 👉 “Ora vediamo cosa fare…però non piangere!” 👉 “Ora calmati!” 👉 “Ssssssssst! Non è successo niente” 👉 “Ma le principesse non piangono!” 👉 “Ma sei un ometto!!! Cosa fai? Piangi?” In verità tuo figlio ha bisogno di piangere perché con il pianto non soltanto chiede il nostro aiuto, ma proprio a livello fisiologico si libera di una tensione eccessiva, si svuota da tristezza, dolore, frustrazione, nervosismo… Quindi la cosa più efficace che possiamo fare, rimanendo tranquilli da Aiutanti Magici, è di avvicinarci, abbracciarlo, coccolarlo, prenderlo in braccio oppure ci abbassiamo, lo guardiamo negli occhi e mostrando la nostra empatia possiamo dire per esempio: “Mannaggia amore cosa è successo? Certo, se vuoi piangere, piangi. Non ti preoccupare” E stiamo con lui, dicendogli ad esempio: 👉 “Ma che cosa tanto triste… Oh mannaggia, ti sei arrabbiato tanto amore” 👉 “Certo che ti sei spaventato…mamma mia che scivolone che ti sei fatto dalla sedia!” 👉 “Vieni amore, fammi vedere dove ti sei fatto male” A questo punto noterai che tuo figlio inizia a tranquillizzarsi. Se è in grado di parlare potrà anche dirti che cosa è successo e cosa prova. Calmare crisi di pianto dei neonati o di bambini che non parlano A questo punto dobbiamo fare due distinzioni: 1️⃣ tuo figlio riesce a dirti cos’è successo 2️⃣ non riesce a raccontarti il suo problema perché è piccolo o perché non è ancora in grado di farlo. Se riesce a dirti cosa è successo allora continua a rassicurarlo. Puoi dirgli per esempio: “Non c’è problema. Ci sono qua io e adesso ti aiuto e risolviamo.” E concludi risolvendo la difficoltà. Se non riesce a dirti cosa è successo ecco cosa fare: Se tuo figlio piange ma non sa ancora parlare… In questo caso tuo figlio non ha altri strumenti per farti capire cosa sia successo, se non il pianto, dunque dovrai attivare il tuo intuito e la tua capacità di osservazione. Dovrai imparare ad osservare bene tuo figlio, per capire che cosa può essere successo. Ad esempio nel caso del pianto di un neonato di 3 mesi potrebbe avere dei bisogni fisiologici: forse ha fame, ha sonno, sente caldo o freddo oppure è scomodo o ha bisogno di contatto. O nel caso di un bambino di 1 anno magari si annoia, voleva toccare una cosa e non gliel’hai fatta toccare, voleva arrampicarsi da qualche parte e non lo ha potuto fare. Oppure sta assorbendo un tuo “pianto”. Quando i bambini sono neonati o molto piccoli succede spessissimo: i bambini sono delle spugne assorbenti, assorbono tutto, soprattutto gli stati emotivi della mamma. Mi è capitato molte volte che la mamma si trattenesse, ma in verità dentro era arrabbiata, triste, infelice, scoraggiata, stanca, disperata e il bambino non smetteva di piangere. Quindi una domanda che possiamo farci è: “Io come mi sento in questi giorni? C’è qualcosa che ha creato tensioni in generale in casa? Calmare crisi di pianto se tuo figlio è più grande e può parlare Capita a volte che i nostri figli invece parlino già tranquillamente, ma non essendosi mai abituati ad esprimere le proprie emozioni, non riescono a farlo. Solitamente un bambino diventa in grado di esprimere i suoi sentimenti e comunicarti cosa prova quando è un po’ più grande. Mi è capitato di avere bambini che già a 5 anni o 6 anni, o anche prima, riuscivano a dirmi che cosa fosse successo e come si sentivano: se erano tristi, arrabbiati, piuttosto che delusi. Tendenzialmente, per molti bambini, questa cosa succede più avanti nell’età, e se siamo stati bravi con il nostro esempio a far vedere loro come si gestisce il bagaglio emotivo e se siamo stati degli Aiutanti Magici gestendo noi il loro bagaglio emotivo negli anni precedenti, ecco che quando piangono intorno ai 6 anni, 7 o 8 anni riescono a dirci in maniera precisa quello che stanno provando e di che sentimento si tratti, se sono arrabbiati, con chi, se sono tristi, delusi, annoiati ecc. In questo modo i bambini quando piangono intorno ai 6 anni, 7 o 8 anni riescono a dirci in maniera precisa quello che stanno provando e di che tipo di emozione si tratti, se sono arrabbiati, con chi, se sono tristi, delusi, annoiati ecc. Personalmente non ho mai trovato utili le “lezioni accademiche”, che descrivono le emozioni con le faccine o i colori. Penso siano proprio l’ultima spiaggia quando da essere umano non sappiamo usare i nostri strumenti di esempio, accoglienza, comprensione, soluzione, che sono i più efficaci e immediato in assoluto con i bambini. Al di là di questo, se quindi nostro figlio sa parlare, è già in un’età in cui parla e comunica serenamente con noi i suoi ragionamenti, ma proprio non riesce a esprimere come si sente, anche in quel caso dobbiamo essere noi un po’ intuitivi e aiutarlo con l’esempio mostrandogli come fare. Quindi anche in questo caso intervieni e, se possibile, evita di dirgli ad esempio: di smettere di piangere se piange è una femminuccia che non è più un bambino piccolo non è successo niente tanto da piangere così forte accusarlo o sminuirlo E’ invece molto più utile se ci immedesimiamo, quindi siamo empatici con lui: “Mamma mia tesoro, cos’è successo di così grave?” Quello che fai e dici deve essere qualcosa che senti veramente (non è che reciti perché l’ha suggerito Roberta e vuoi provare a fare come dice lei perché sei disperata😊). Davvero ti identifichi e ti metti nei suoi panni. Davvero sei con lui in quel momento, ti senti vicina a quello che prova e lo vuoi aiutare. Capisci quello che sta provando in quel momento. Stai un attimo lì e lo accogli (per aiutarti prova a ricordare come ti sentivi tu da piccola quando piangevi ed eri triste). Se sente che non abbiamo fretta di farlo smettere di piangere e non siamo arrabbiati con lui, tuo figlio inizierà a rilassarsi, a calmarsi e a smettere di piangere o urlare. A quel punto allora possiamo chiedere cosa sia successo. Se lui non ce lo dice, dobbiamo utilizzare un po’ il nostro intuito di adulto e glielo possiamo suggerire noi. Ad esempio: “Sai cos’è? Secondo me è un po’ di stanchezza” E se lui ci risponde di no: “Va bene, ok, non è stanchezza. Allora intanto ci mettiamo qua io e te e facciamo qualcosa di tranquillo” Oppure: “sai, secondo me cos’è? È che stamattina volevi metterti quella maglia. Abbiamo fatto tutto di corsa. La maglia non era pulita e adesso sei arrabbiato per questa cosa?” Oppure ancora: “E lo so. Volevi arrampicarti lì, fare quel gioco e non l’abbiamo fatto. Purtroppo era proprio pericoloso e non si poteva fare” Pensa a tutto quello che mi viene in mente, tutto quello che potrebbe essere stato: il brutto voto a scuola, ha litigato con un compagno, suo fratello gli ha rotto il gioco, non ha voglia di fare quella cosa adesso, voleva ancora finire di guardare i cartoni, ecc. Altri esempi: “Sei arrabbiata perché volevi continuare a vedere il cartone” “Ti senti tanto triste perché oggi la mamma è stata poco con te: dovevamo andare insieme a fare quella cosa, ma c’è stato un imprevisto e non siamo andati” “Mannaggia, certo che Luca ti ha proprio deluso. Non ti aspettavi che ti prendesse in giro per quella cosa!” Una volta individuato il problema troviamo una soluzione pratica, anche se con l’esperienza vedrai che il vero passo davvero risolutivo è comprenderlo e non accusarlo o ricattarlo. Quali sono i vantaggi se non blocchiamo il pianto? In questo modo abbiamo permesso a nostro figlio di sfogarsi, di liberare quello che aveva dentro e non l’abbiamo giudicato. Non l’abbiamo fatto sentire inadeguato. Abbiamo lasciato che si liberasse di tutte le sue tensioni. Siamo stati per lui degli Aiutanti Magici, quindi estremamente comprensivi e lo abbiamo accolto. E poi siamo stati davvero Aiutanti Magici perché abbiamo concluso con una soluzione. Pensa a come ti senti più leggera dopo aver pianto se hai vissuto una situazione triste o che ti ha ferito emotivamente. Quindi non soltanto abbiamo risolto la difficoltà e lo abbiamo aiutato, ma gli abbiamo dato il vero e unico esempio che conta. In questo modo, pian piano, lui potrà fare la stessa cosa con se stesso e con il tempo apprenderà che: 1️⃣ Piangere non è un problema. 2️⃣ Può esprimere e raccontare a mamma e papà cosa prova, qualsiasi sentimento va benissimo perchè non viene giudicato o accusato 3️⃣ Riuscirà a comprendere se è arrabbiato, triste, deluso ecc.. 4️⃣ Tramite la tua comprensione e l’accoglienza si sentirà meglio e si calmerà 5️⃣ E’ possibile trovare una soluzione e risolvere Perché calma e pazienza oggi sono molto rare Questo è uno degli esempi più importanti che possiamo dare ai bambini e ai ragazzi, perché nella società di oggi c’è invece un grande problema. In generale noi adulti facciamo fatica a gestire il nostro bagaglio interiore, siamo sempre arrabbiati senza capire il perché, perdiamo subito la pazienza, facciamo fatica ad attivarci da soli per trovare delle soluzioni. Spesso non siamo purtroppo autonomi da questo punto di vista. Non sappiamo come mantenere la calma e la lucidità, basta poco ed eruttiamo subito come vulcani e perdiamo il controllo. E questo accade perché da piccoli abbiamo spesso ricevuto esempi di adulti arrabbiati, che non cercavano di comprenderci ma che tendevano a reprimere i nostri sentimenti, tendevano a zittirci con toni duri e sguardi di ghiaccio senza accogliere e comprendere la causa della nostra tristezza o del nostro pianto. Ecco perché oggi probabilmente è una competenza che non hai ancora. Perché non hai potuto osservarla e assorbirla dai tuoi adulti di riferimento quando eri piccolo o piccola. Se invece con tuo figlio procedi nella modalità che hai letto in questo articolo lui imparerà dal tuo esempio. Se poi questi passaggi riusciamo a metterli in pratica anche con noi stessi, per gestire la nostra emotività, allora stiamo a cavallo, perché anche farlo con tuo figlio diventerà moooooolto più semplice. Spero che queste informazioni ti siano utili per aiutarti a calmare le crisi di pianto di tuo figlio, a rassicurarlo e aiutarlo quando piange e per capire la causa del suo pianto o nervosismo in qualsiasi situazione.
Fiumi di parole sono state scritti su cosa fare o non fare con i bambini per crescerli con una elevata autostima e fiducia in se stessi. C’è chi dice che: bisogna lodarli per aumentare l’autostima altri che bisogna motivare i bambini che si sentono inadeguati altri ancora che bisogna rimproverarli quando sbagliano poi è arrivato il rinforzo positivo stile “ammaestramento animali”… Insomma i filoni che promettono risolvere una bassa autostima dei bambini oppure che forniscono indicazioni su come aumentarla sono tanti. Ma alla fine, nella pratica di tutti i santi giorni in casa, trascorsi fra sveglia di corsa per andare in tempo a scuola, pranzo, compiti (e minacce per finirli), scarrozzamenti vari fra sport o corsi di musica, merenda fatta sul divano sbriciolando ovunque, litigi e botte con la sorella, cena con capricci perché manca l’aranciata a tavola… cosa veramente influenza e condiziona la sicurezza di sé e l’autostima di tuo figlio? Si può davvero aumentare l’autostima nei figli? L’errore più comune sull’Autostima dei bambini e dei ragazzi Sfatiamo subito un grande mito: autostima non equivale a “quanto siamo belli e bravi”, “reggiamo il confronto con gli altri”, “ci potenziamo per raggiungere il risultato”, “ci facciamo il ritocchino o ci gonfiamo i muscoli perché così siamo come…”. Se consideriamo i bambini, i ragazzi e noi genitori Autostima significa sempre: auto-stimarsi ovvero conoscere il peso di sé, di quanto e soprattutto di come si vale, nel senso di quali sono e che peso hanno per la nostra vita le nostre virtù e le nostre debolezze. Autostimarsi infatti vuol dire: 👉 essere consapevoli delle cose su cui possiamo contare (particolari abilità, virtù, talenti, passioni) per realizzare i nostri progetti 👉 conoscere quali sono invece le caratteristiche che naturalmente non fanno parte di noi (debolezze, attività che non ci ispirano e non ci appassionano), non sono nostre passioni o talenti innati, e che non potremo utilizzare spontaneamente per la nostra realizzazione, ma che comunque possiamo decidere di imparare e sviluppare con lo studio e la pratica. Il problema è che siamo talmente abituati a basare la valutazione di noi stessi sulla base di canoni esterni, su cosa gli altri fanno e su come gli altri sono, che ci siamo convinti di non valere, di non essere capaci, di non piacere, di essere sempre inadeguati. Aumentiamo la bassa autostima? Ecco la verità su come “funzionano” i bambini La buona notizia è che ogni BAMBINO nasce con una DOSE ELEVATISSIMA DI AUTOSTIMA. Lui sa chi è, sa su quali doti può contare, sa cosa vuole e ha una ESTREMA FIDUCIA in sé e nella vita. Anche tu lo sapevi. Peccato che una relazione poco ottimale che non sa come seguire e ASSECONDAREil Libretto delle Istruzioni del bambino, mette in campo azioni, parole, emozioni che alterano questo stato idilliaco e propenso alla MASSIMA EFFICACIA insito nel bambino (evento che tutti, o quasi, abbiamo vissuto nella nostra infanzia). Autostima: come sono messi oggi i nostri figli? Non ci vuole Mago Indovino… Non sono messi mica tanto bene! Molti di loro: subiscono lo stress dei voti a scuola subiscono lo stress da prestazione eccessiva nella pratica sportiva sentono il bisogno di omologarsi alle mode del momento o ai leader sportivi o dello spettacolo sulla cresta dell’onda per sentirsi anche loro importanti mancano di rispetto ai loro genitori fanno di tutto per denigrare mamma e papà così da sentirsi di valere rispetto al modello di origine si sentono degli “sfigati” non si piacciono fisicamente non amano e bistrattano il proprio corpo si vergognano di quello che sentono e di quello che pensano soprattutto se questo differisce dalla banalità della media… Riflessioni su figli con bassa autostima Se non vogliamo ricadere nella banalità e nella superficialità di dire: “è colpa dell’allenatore”, “è colpa dell’insegnante”, “è colpa della TV”, dobbiamo porci le seguenti domande: possono le mie parole, le mie azioni influenzare l’autostima di mio figlio? È vero che io concorro a creare l’autostima di mio figlio? È vero che è bene che io faccia qualcosa perché i miei figli si stimino? Davvero è timido e si vergogna? E’ un pasticcione? Tuo figlio potrà anche avere il suo temperamento naturale ma… la tua influenza diretta e dell’ambiente esterno tende a forgiare anche la sua autostima. Facciamo qualche esempio con relativo antidoto (tutte frasi non inventate e sentite migliaia di volte dai nostri genitori, da amici, conoscenti, passanti, ecc.). Perchè i bambini perdono la loro innata autostima? Le 9 frasi che “congelano” la sicurezza di tuo figlio Per rispondere alla prima domanda e darti una soluzione pratica per non limitare l’autostima e la sicurezza di tuo figlio ecco qui una possibile soluzione: semplicemente non pronunciare frasi che fanno sentire tuo figlio svalutato, sminuito. Quindi prima bisogna conoscere le frasi “al veleno” che minano l’autostima e, una volta conosciute, bisognerebbe sostituirle con frasi “antidoto” più efficaci. Se adesso ti stai chiedendo perché abbiamo scelto di approfondire l’effetto che hanno le frasi pronunciate verso l’autostima di tuo figlio devi sapere che… Le PAROLE hanno un GRANDE POTERE. Da un lato RIFLETTONO I SENTIMENTI, lo stato d’animo, le abitudini e il modo di pensare di chi le pronuncia… dall’altro hanno l’enorme potere di PROGRAMMARE I NEURONI di chi le riceve fissandosi giorno dopo giorno fino a essere assorbiti e a essere UTILIZZATE IN MODO AUTOMATICO. Qui sotto troverai: 👉 9 esempi di “frasi al veleno”, che noi adulti diciamo comunemente e che sminuiscono l’autostima dei bambini facendoli sentire… “sfigati”. 👉 La descrizione dell’effetto che la frase potrebbe avere sull’ autostima del bambino. 👉 L’antidoto per non far crollare l’autostima dei bambini e dei ragazzi, cioè cosa potremmo dire o fare in sostituzione per non ferire o condizionare il bambino. NOTA: mentre leggi le frasi è utile chiedersi in merito all’autostima di tuo figlio: io come mi sentirei al posto del bambino? Io come mi sentivo quando me lo dicevano con tono rabbioso e duro? Ora come mi sentirei? 1° Frase al veleno: “Ma sei scemo?!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ops!… ero convinto di no… ma se lo dici tu mi fai venire i dubbi Che umiliazione…Che tristezza…Ti sto deludendo… Allora non sono normale, sono proprio scemo 👉 Antidoto: Nessuno è scemo. Cosa vuol dire per te essere “scemo”? Prima di agire, prova a osservare in te cosa ti ha infastidito dell’atteggiamento di tuo figlio tanto da non poterti trattenere e dovergli dire che è scemo (cosa che, siamo certi, non pensi veramente). “Lo so che non lo hai fatto/detto volontariamente”. “Che cosa non ti è chiaro? Che cosa non hai capito?”. “Vuoi che te lo ripeta?” (cerchiamo di mettere in discussione la nostra comunicazione al posto della sua capacità di capire o non capire). Aiutalo a risolvere invece di giudicarlo. 2° Frase al veleno: “Scommettiamo che non ci riesci?“ 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Se inizi così proprio tu che dovresti darmi fiducia… Non credi in me e quindi non valgo nulla, non sono capace… Se lo dici tu, ti credo, non ci riuscirò 👉 Antidoto: Perché non dovrebbe riuscirci? “Prova” “Riprova ancora… con calma… dai che ce la fai” “Uhm… secondo te cosa è andato storto? Come potresti fare per riuscirci?” 3° Frase al veleno: “Che disastro!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ma stavo giocando! Non è un disastro! Pensavo fosse creatività! Che vergogna!… che umiliazione! E io che pensavo… e io che ero così felice di provarci! Ti ho deluso?!… Non bisogna osare e tentare di fare cose nuove, sbagliare non va bene e fare “disastri” neanche. 👉 Antidoto: Davvero hai messo al mondo un disastro? Disastro è una bomba nucleare, i bambini in Bolivia che lavorano in miniera, ma di certo non una scatola di pennarelli caduta a terra, un bicchiere rotto, dell’acqua rovesciata, un disegno, vestiti e capelli sporchi di fango, ecc. “Come possiamo pulire?”, “come possiamo rimediare?”. “Ti sei divertito? Adesso vieni e ti dò i vestiti puliti”. “Quanti sono questi pennarelli! Raccoglili/raccogliamoli tutti”. “Ti piace rovesciare l’acqua eh?! Sul tavolo non è il massimo, vieni che ti dò una bacinella e dei bicchieri di plastica”. 4° Frase al veleno: “Lascia, basta…faccio io che facciamo prima” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ops… sono troppo lento…Non sono capace…Gli sto facendo perdere tempo… 👉 Antidoto: “Prova… riprova… non ti preoccupare… io aspetto” (se non hai tempo trovalo o inizia prima a fare le cose – l’organizzazione e l’anticipo dei tempi sono la prima arma ninja che ogni genitore dovrebbe conoscere). Se invece come spesso accade, capita proprio quando il tempo non è ben organizzato, possiamo garantirti che qualche minuto in più speso per accordarti ai tempi di tuo figlio non comporta un reale ritardo o viene presto recuperato successivamente). “Mentre riprovi io finisco di far partire la lavatrice, se hai bisogno mi chiami”. 5° Frase al veleno: “Non sei capace!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Davvero?… Non credevo… Ma se lo dici tu… Non sono capace. 👉 Antidoto: Perché questo pregiudizio? Magari ha solo bisogno del tuo aiuto. “Secondo te come mai non riesci?”. “Lo trovi difficile?”. “Prova… Prova ancora”. 6° Frase al veleno: “No! Fermo! Non si fa così!… Ma chi ti ha insegnato?!… Dammi qua…. Così si fa no?!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Veramente volevo provare… Stavo per farcela… Volevo capire… aspetta!… Volevo riprovare… Va beh… forse bisogna essere più veloci, subito pronti, io proprio non sono capace allora… 👉 Antidoto: Lascia che il più possibile possa sperimentare da solo. Se vuoi correggerlo perché quello che sta facendo è pericoloso valuta la possibilità di farlo con lui riducendo il pericolo o di mostrargli virtualmente le conseguenze senza paura, sgridate o spaventi. 7° Frase al veleno: “Sbrigati! Muoviti!” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Ecco… sono troppo lento… I miei tempi (e quindi io) non vanno bene a mamma e papà… Non vado bene…Non sono efficace… Li deludo = non sono degno di essere amato. 👉 Antidoto: Fai il possibile per adattarti ai suoi tempi. Soprattutto nei primi anni dove abbiamo il massimo della sperimentazione. Potrai iniziare successivamente una sorta di svezzamento quando ti accorgerai che inizia a prendere in considerazione i bisogni degli altri. Se invece bisogna proprio andare e non c’è tempo: “Tesoro dobbiamo proprio andare… lo so che ti dispiace… finisci di legarle in macchina le scarpe… vieni” (se non ti segue, puoi prenderlo in braccio con dolcezza e portarlo con te). Se ti capita di non avere i tempi allineati con tuo figlio nella quotidianità, ricordati che lui non ha responsabilità e non c’è nessun motivo per sollecitarlo ad affrettare i tempi. Sei tu l’adulto “esperto” di vita che hai bisogno di conoscere i suoi tempi fisiologici e migliorare l’organizzazione famigliare. 8° Frase al veleno: “Non riesco a cavar niente di buono da lui” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Bhè io in me ci credo… in teoria… ma tu la sai più lunga… in teoria… quindi mi devo ricredere… e poi non voglio contraddirti… farò in modo di non deluderti, di confermare quanto dici e di diventare un mediocre. Ok. Da ora in poi mi autosaboterò per confermarti che hai ragione! 👉 Antidoto: Se possibile, evita di dire questa frase. Fai un elenco di tutte le qualità che gli riconosci e concentra la tua attenzione solo su quelle per un po’ di tempo. Domandati da dove arriva la tua frustrazione (forse temi come genitore di non aver saputo far suonare in armonia le sue corde?) Le sue azioni toccano tue ferite aperte? Forse la tua svalutazione? Forse la tua insicurezza? 9° Frase al veleno: “Stavo così bene quando non c’eri…avevo più tempo…Nessuno che mi chiamava ogni secondo…” 👉 Effetto sull’autostima di tuo figlio: Come per la frase precedente, prova a essere al posto di tuo figlio e domandati come potresti sentirti anche tu. 👉 Antidoto: Se stai pensando che è inutile metterti nei suoi panni, che non sarebbe la stessa cosa perché in fondo dici queste parole che ogni tanto ti scappano perché davvero se le merita, davvero occupa con insistenza ed egoismo tutto il tuo tempo e senza motivi seri…. Bhè… ti suggeriamo di domandarti innanzitutto qual è la tua frustrazione che si nasconde dietro (forse eccessiva stanchezza, bisogno di staccare o di evadere, delusione perché immaginavi diverso il ruolo di genitore, delusione perché ti credevi un genitore migliore, più paziente e accogliente, ecc.) e di cercare di risolvere quella. Se invece davvero ti sei reso conto che un figlio era meglio non averlo, adesso c’è e non possiamo piangere sul latte versato o delegare a lui la responsabilità del nostro malessere. Affronta il tuo disagio personale senza coinvolgerlo o accusarlo. Approfondimenti per la tua sicurezza e autostima Quali fattori hanno “demolito” la sicurezza e l’autostima che avevi da piccolo? Per approfondire questo tema puoi leggere: Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava) Ti capita di pensare: “Non mi sento brava!” “Mi sento imbranata!” “Ogni cosa che faccio è sbagliata!”? Guarda questo video: Ti senti sbagliata e incapace? E invece sei perfetta così come sei.
So benissimo che il titolo i capricci non esistono ti fa passare la voglia di leggere e magari stai pensando: “esistono eccome! vieni a casa mia e ti faccio vedere quelli di mio figlio!” Ti chiedo solo un po’ di pazienza e di provare a mettere da parte le convinzioni che hai avuto finora nel leggere questo articolo e vedrai che una spiegazione valida potrebbe esistere. Tra tutte le piccole e grandi magagne quotidiane che danno del filo da torcere a mamma e papà, i capricci, le crisi di rabbia, le crisi di pianto o le crisi definite “isteriche” sono spesso molto rinomati perché: 1️⃣ Non si sa perché i bambini li facciano. Quando vogliamo darci una spiegazione accampiamo delle motivazioni ipotetiche come “sono sciocchi capricci”, “vuole farmi arrabbiare”, “saranno i terribili 2 anni”… 2️⃣ Infastidiscono l’occhio e il cuore dei genitori 3️⃣ Preoccupa e irrita il fatto di non sapere come risolvere la crisi di rabbia o di pianto e far tornare la situazione alla normalità Insomma, sono quelle cose che, a lungo andare, gli adulti proprio fanno fatica a sopportare. I capricci sono tante cose, una diversa dall’altra, sempre unici con sfumature differenti di volta in volta. Arrivano di soppiatto quando meno te lo aspetti e possono apparentemente scatenarsi per qualsiasi motivo, non sappiamo bene da cosa dipendano e sono terribilmente imprevedibili. Ma c’è una cosa davvero importante da sapere: i capricci non sono “capricci”… e non esistono Il dizionario online Hoepli ci dice che i capricci sono: Voglia bizzarra, insolita, improvvisa, generalmente effimera. Idea bizzarra e ostinata, comportamento irragionevole e arbitrario. Evento, fenomeno inusitato, incomprensibile. Dato che queste manifestazioni del bambino non le sappiamo comprendere con il tempo abbiamo imparato a definirli “capricci”. Proprio come se fossero comportamenti bizzarri, insoliti, improvvisi, fugaci e passeggeri, ma anche ostinati, irragionevoli. Discutibili e non autorizzati. Incomprensibili. E questo è il vero guaio! Solo perché questi comportamenti per noi sono incomprensibili e ingestibili e sono diventati capricci, non vuol dire che lo siano davvero. E infatti non sono tali per niente. Tutti i comportamenti dei bambini che noi cataloghiamo distrattamente come capricci sono sempre manifestazioni di un disagio e un tentativo di comunicare una difficoltà che non sanno esprimere a parole. Se i bambini e i ragazzi sapessero esprimere tutto a parole, stai pur certo che lo farebbero! Il guaio è che troppo spesso confondiamo i bambini per dei piccoli adulti e crediamo che come noi siamo bravi a recitare e a manipolare lo siano anche loro e quindi inscenino delle sceneggiate e dei brillanti teatrini. Ma i bambini non sono così, se sentono bianco esprimono bianco, se sentono nero esprimono nero. Quindi, quando piangono, quando puntano i piedi, quando si buttano per terra, quando chiedono insistentemente qualcosa non stanno recitando affatto. Ecco perchè i capricci dei bambini non esistono. Hanno sempre dunque un ottimo motivo e la nostra difficoltà in qualità di adulti sta proprio nel comprendere cosa si cela dietro e cosa nostro figlio sta cercando di dirci. Matteo torna da scuola e fa i “capricci”: vuole solo la pasta bianca Per esempio Matteo una mattina si sveglia e non trova più in camera il suo giochino preferito, è arrabbiato e si porta dietro quel nodo di tristezza. Ecco che magari, tornato da scuola con il “suo bagaglio di emozioni” in ebollizione non risolte, manifesta sintomi esterni come il rifiuto di sedersi al suo posto a tavola e pretende la pasta bianca mentre tu hai già messo il sugo rosso in tutti i piatti… Se consideri solo il suo comportamento esterno, è evidente che per te sta facendo un “capriccio” e magari pensi che una semplice alzata di voce o un castigo possa essere la soluzione. Se invece ti metti nei suoi panni, scopri che è solo arrabbiato e, non avendo ancora la capacità di raccontare i suoi sentimenti a parole, esprime con comportamenti esterni, che noi chiamiamo capricci, il suo disagio. Ecco la causa! Come comportarsi con i bambini “capricciosi”? 5 soluzioni per crisi di rabbia, crisi di pianto o crisi isteriche Vediamo ora 5 indicazioni pratiche che possono da subito aiutarti a comprendere i comportamenti “capricciosi” dei tuoi figli. 1️⃣ Avvicinati a tuo figlio rendendoti disponibile ad ascoltarlo prima di accampare giudizi avventati 2️⃣ Evita il tono accusatorio, chiedi in modo neutrale e con calma che cosa è successo, senza utilizzare le solite frasi “cosa hai combinato?” “ma perché adesso devi fare così?” (l’accusa lo fa sentire incompreso e si chiude ancora di più) 3️⃣ Ascoltalo attentamente guardandolo negli occhi e prendendo seriamente per valido tutto quello che ti dice, senza pensare che siano scuse o che ti stia dicendo delle bugie (ricordati che ha sempre un valido motivo) 4️⃣ Vai oltre le sue parole: lascia che il tuo intuito faccia la sua parte e indipendentemente dal racconto del bambino che può rispecchiare oppure no il suo vero stato d’animo, cerca di coglierlo comunque, individuando il sentimento che c’è dietro. Potrebbe essere che tuo figlio si senta solo, non ascoltato, poco guardato, oppure che abbia bisogno di coccole, della tua presenza totale, oppure che davvero abbia fame, sonno, o abbia paura, o si sia arrabbiato per qualcosa. 5️⃣ Rassicuralo e aiutalo nella pratica a risolvere la situazione: per esempio se ti dice che è arrabbiato perché ha perso il giochino preferito, gli puoi dire: “amore, hai ragione, non trovi il gioco e questo ti rende triste, andiamo subito in cameretta e andiamo a caccia del gioco, vedrai che lo troviamo”. E se non lo trovate? Anche qui trova una soluzione pratica, per esempio, lo rassicuri e gli dici che nel pomeriggio potete uscire insieme e comprarne un altro, oppure che ti impegnerai a cercarlo per bene nei prossimi giorni anche a casa dei nonni o a scuola. Quale sarà il risultato? Si sentirà compreso perché hai perfettamente intuito cosa lo rendeva triste, non lo hai colpevolizzato e hai trovato delle soluzioni e, aiutandolo nella pratica, si calmerà e questo incrementerà il suo grado di fiducia nei tuoi confronti, perché è consapevole che mamma e papà sono in grado di comprenderlo e aiutarlo. La fiducia e la stima costruita attraverso queste piccole ma grandi azioni sarà fondamentale per tutte le tappe successive di crescita. I 3 ostacoli che mettono in difficoltà i genitori… anche se i capricci non esistono! Le difficoltà principali sono in tutto 3, scopriamole insieme. 👉 Il primo ostacolo Il primo ostacolo è la grande difficoltà a riconoscere il reale bisogno del bambino e a non confonderlo con un “capriccio” o con una crisi senza un motivo valido. La maggior parte delle volte risulta paradossalmente più facile etichettare il comportamento del bambino come “capriccioso” e delegare a lui la responsabilità, piuttosto che vedere la nostra e dover fare nell’immediato qualcosa di efficace. 👉 Il secondo ostacolo Non sapere come fare a risolvere la situazione nella pratica. 👉 Il terzo ostacolo Tendiamo a voler risolvere la crisi con l’obiettivo di far calmare le acque, di tornare a una sorta di normalità, di non avere troppi gratta capi da gestire e di far star bene il bambino (ovvero: che non pianga, non urli, non imprechi, sia sereno, ascolti e dia pochi problemi, così vuol dire che sta bene). In verità se il bambino si sente libero di manifestare un problema o un’emozione interiore vuol dire che sta benissimo. Molto meglio di bambini che si sentono costretti per sopravvivenza ad assecondare i genitori e si adattano ai loro schemi pur di essere amati. L’obiettivo principale deve essere invece quello di andare a fondo del sentimento di nostro figlio, di individuare la motivazione profonda, agire su quella, trovando la soluzione ottimale per il bambino e non per noi. Meglio arginare e fermare i capricci o è meglio comprenderli e accoglierli? (10 dubbi risolti) Ora che abbiamo chiarito perchè i capricci non esistono qui sotto trovi le risposte ad alcune domande frequenti sul tema “capricci”. 1. Perchè i bambini fanno i “capricci”? In questo articolo approfondisco cosa sono davvero i comportamenti che noi adulti etichettiamo come “capricciosi”. Troverai anche esempi pratici come: Spegnere la Tv con urla e minacce o spegnerla senza capricci? E se mio figlio di 2 anni chiede sempre la cioccolata? L’Anticipo del Bisogno (ovvero si prevengono e risolvono i capricci dei bambini, le crisi di rabbia o le crisi isteriche) LEGGILO QUI: Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili (e come puoi risolverli senza urla o sgridate) 2. Cosa sono i terribili 2 anni? Quando finisce questa fase? La maggioranza delle mamme si chiede quando inizia e quando finisce la fase dei terribili 2 anni dei bambini (o dei terribili 3) e quanto dura questo periodo. Scoprirai che la soluzione non è mai focalizzarsi su una fase definita terribile a 2, 3 o 4 anni di tuo figlio… LEGGILO QUI: E se i terribili 2 anni non esistessero? E i terribili 3 anni? 3. Mio figlio non mi ascolta e non accetta le regole: cosa posso fare? Spesso i conflitti con i figli, i “capricci” e lotte di potere sono causate dalla difficoltà a farsi ascoltare, far accettare un limite o un no. Scopri perché tuo figlio non collabora, non accetta i tuoi No o non rispetta le tue regole. LEGGILO QUI: Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no 4. Come calmare l’aggressività nei bambini e nei ragazzi? A volte bambini arrabbiati e molto nervosi possono diventare aggressivi e arrivare a rompere oggetti, graffiare, mordere o picchiare i genitori. Scopri i 5 motivi che scatenano l’aggressività e le 4 soluzioni per gestire gli episodi di la rabbia dei bambini. LEGGILO QUI: Smettila di essere aggressivo! 5 motivi che scatenano l’aggressività dei bambini con i genitori e a scuola 5. Capricci tra fratelli per gelosia: come gestisco le liti e le gelosie tra fratelli? Scopri come gestire il litigio fra i tuoi figli iniziato quando non c’eri, 4 passi per risolvere (e 1 per prevenire) se i tuoi figli litigano sempre. LEGGILO QUI: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli 6. Le punizioni per i figli sono utili o sono dannose? La punizione è l’arma più inefficace per risolvere “capricci”, lotte di potere, episodi di nervosismo, gelosie e litigi dei figli. LEGGILO QUI: La punizione è la via più efficace per reprimere tuo figlio (e che disintegra la sua fiducia nei tuoi confronti) 7. Quale libro posso leggere per risolvere i capricci di mio figlio? Puoi iniziare dal libro “Smettila di fare i capricci” (edizioni Mondadori): come risolvere i capricci di tuo figlio senza urla e sgridate, anche se pensi di averle già provate tutte. Troverai tutti i dettagli e i casi pratici che ti confermeranno che i capricci non esistono. 8. Come gestire i capricci dei bambini di 1 anno? Cosa fare con figli capricciosi e disubbidienti a 4 anni? Ci sono 3 linee guida fondamentali per comprendere la causa di qualsiasi tipo di “capriccio” di tuo figlio: 1. il nodo emotivo, 2. la vera motivazione e 3. le regole. Non ha importanza se oggi tuo figlio ha 2 anni, 6 anni o 8 anni. I principi da seguire sono sempre gli stessi. LEGGILO QUI: Capricci dei Bambini da 1 a 10 anni (come gestirli e prevenirli) 9. Come insegnare l’ordine ai bambini? Se ogni giorno riordinare i giochi genere lotte infinite e tuo figlio si rifiuta di collaborare puoi ricorrere alla tecnica dello “svezzamento”. LEGGILO QUI: Figli disordinati: come insegnare l’ordine con la tecnica dello svezzamento 10. Cosa posso fare quando mio figlio ha una crisi di pianto o una crisi di rabbia? Scopri come aiutare i tuoi figli quando sono molto più nervosi, “capricciosi” o rompono i giochi: LEGGILO QUI: Come sgonfiare “crisi” e nervoso di tuo figlio
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