DUREZZA! o il mondo si mangerà tuo figlio

Roberta Cavallo
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I CAPRICCI non sono (MAI) un fuoco che va spento
I capricci di tuo figlio non sono degli strumenti diabolici che si inventa per farti perdere tempo all’ultimo minuto o per farti andare su tutte le furie. Se davvero vuoi spegnere il fuoco dei capricci ci sono alcune cose che devi sapere: non sono un fuoco che va spento. Non ci crede più nessuno che un bambino quando piange, quando ti implora, quando urla, quando fa quella cosa che tu dici “si lagna” (che in verità non si lagna), non ha un problema. Diventa davvero difficile credere che i bambini di oggi, così avanti e così intelligenti, possano davvero utilizzare questi mezzucci. HA UN PROBLEMA SERIO, MA NON SA COME DIRTELO Quindi è ora che noi adulti capiamo che in verità quando un bambino fa “i capricci”, li fa perché ha un problema serio ma non sa come dirtelo. Poi è vero che ogni tanto ha quella modalità lagnosa, che a certi adulti da tanto tanto fastidio; devi sapere che quella modalità così appiccicosa l’ha imparata dagli adulti che ha attorno. Noi che cosa facciamo spesso a casa? Facciamo proprio questo, ci lagnamo. I bambini assistono costantemente a degli adulti che si lamentano e non hanno voglia di fare questo o quell’altro, che “io non ti sopporto più, non ce la faccio più, e adesso basta”, quindi adottano questo modo di fare perché l’hanno assorbito. Ma quando attirano la tua attenzione con il capriccio ricordati che hanno sempre un problema da risolvere. La cosa che tu hai bisogno di fare è: non arrabbiarti; torna alla dignità di tuo figlio. LA DIGNITÀ DEI BAMBINI Un bambino quando ti segnala un problema, ha una sua dignità. Non lo devi maltrattare, bistrattare o prendere a sberle soltanto perché ti sta dando fastidio. Lui ti sta comunicando una difficoltà, quindi se tu genitore o insegnante, che hai il dovere assoluto di andare lì vicino, guardarlo negli occhi e trasformarti nel suo aiutante magico. Sei lì per aiutarlo, lui ha bisogno di te, non te la prendere, rimani calma e vai in soccorso, aiutalo: “Qual è il problema? Che cosa ti sta succedendo? Mannaggia, ma quanto è difficile questa cosa per te?”, “Questa mattina la maglia gialla proprio non ti piace, mannaggia alla mamma che te la messa lì e che oggi voleva proprio che te la mettessi”, oppure sai benissimo che questi sono momenti per svuotare un sacco. Magari tuo figlio è “pieno” di qualcosa che è successo il giorno prima o due giorni prima. Molto spesso i bambini fanno questi capricci perché vogliono attirare la nostra attenzione. Sono stanchi, nervosi, non si sentono capiti e l’intervento giusto che si aspettano è: “Cavoli! mamma ieri non è stata con te tutto il giorno e stamattina ti ha pure messo fretta per arrivare in orario. Dobbiamo arrivare in orario, è vero, però amore capisco che per te è così difficile, dobbiamo stare un pò insieme. Vieni che ti abbraccio, vieni che ti do un bacio.” Se inizi a ragionare che essere genitore non vuol dire aver generato un bambino, ma vuol dire diventare il suo aiutante magico, quindi davvero metterti a sua disposizione senza paura che non impari le regole e che non diventi un bambino educato, allora sei a buon punto. I bambini nascono già positivi e pieni di fantastici ingredienti, solo con il tuo atteggiamento da imitare e la tua giusta disponibilità d’animo, possono crescere sereni e sviluppare tutto il bello di cui sono già ricchi. SII IL SUO AIUTANTE MAGICO Impara a restituirgli la dignità che merita quando ti segnala una difficoltà attraverso il capriccio, perché non ha un’altra modalità di farlo. Vai e aiutalo, vai alla motivazione e accoglilo, sempre. E poi trova le soluzioni.

Perchè fratelli e sorelle litigano sempre fra di loro?
Cosa puoi fare per limitare o eliminare per sempre tirate di capelli e litigi continui fra i tuoi figli? Che cosa prova emotivamente tuo figlio quando gli rubano i giocattoli? Questo video ti farà mettere nei suoi panni e dopo averlo visto non banalizzerai più il suo senso del possesso e le volte in cui dice È MIO! Lo faremo con la storia dello “scippo” della borsa al parco. Fatti anche tu due risate come le 200 persone che erano presenti in sala: GUARDA IL VIDEO TUO FIGLIO NON TI ASCOLTA, FAI I CAPRICCI, TI SFIDA E SI RIBELLA? Iscriviti al nuovo Percorso Gratuito per: –Risolvere i capricci senza urla o sgridate -Perché tuo figlio rifiuta le Regole, non accetta i tuoi No, ti sfida e si ribella? -Come spegnere la Rabbia e ritrovare la Calma -Come gestire al meglio il tuo Tempo -Come liberarsi dal Senso di Colpa Vai sul link qui sotto e inserisci la tua email: ▶️CLICCA QUI E ISCRIVITI

No alle Responsabilità (per tuo figlio) prima dei 6/7 anni
Non fare domande a tuo figlio su cosa va fatto o non va fatto nella vostra quotidianità. I tuoi figli hanno bisogno di capire chiaramente chi è il genitore. Si aspettano che il genitore sia quella persona SICURA che sa guidarli finché loro non saranno maturi per farlo. Tutte le volte in cui tu, presa dall’incertezza, gli domandi: “Andiamo dalla nonna? Cambiamo il pannolino? Mangiamo? Andiamo a dormire? Andiamo a lavare i denti? Andiamo a lavarci? Andiamo a scuola? Spegni la tv?” (Non te ne accorgi eppure quasi sempre alla fine delle tue frasi metti il punto di domanda…) Tuo figlio cosa fa? La maggior parte delle volte ti dirà di No! E se non ti dice di no e ti dice sì, in verità sta andando in stress perché tutte queste domande sono eccessive. Lui ha bisogno di sicurezza, ha bisogno che sia Tu a sapere quando è ora di mangiare, quando è ora di cambiare il pannolino, quando è il momento di lavare i denti, come lavare i denti, quando andare a dormire. LE CONTINUE DOMANDE LO MANDANO SOLO IN CRISI Crede di dover fare lui da genitore e non può assumersi questo tipo di responsabilità. E proprio questo loop scatena tutte quelle cose che ti danno tanto fastidio. Si innervosisce per niente, diventa un piccolo dittatore, fa capricci ogni 4 secondi. TOGLI IL PUNTO INTERROGATIVO Quando si tratta di fare scelte che riguardano la quotidianità e che sono chiaramente di competenza degli adulti, smetti di fare domande, togli il punto interrogativo. Eviterai che tuo figlio possa avere meno fiducia in te e nella tua guida e, paradossalmente, senza la responsabilità della scelta, si sentirà più sicuro e protetto! LE RESPONSABILITÀ ARRIVERANNO SPONTANEAMENTE Naturalmente non sarà per sempre così e intorno ai 6-7-8 anni, se tutto ha funzionato, tu per primo lo vedrai desideroso di parlarti delle sue preferenze, desideroso di prendersi delle responsabilità come i grandi e quello sarà il momento giusto per farlo, senza anticipare i tempi.

Stai educando tuo figlio con la Forza o con il Cuore? (ecco 2 modi opposti per crescere tuo figlio, uno è pieno di spine e l’altro è pieno di amore)
Oggi possiamo tracciare un grande solco fra i due filoni che si approcciano alla crescita del bambino. Da un lato abbiamo il metodo razionale che prevede la decisione suprema della mente dell’uomo su cosa fare, su cosa è meglio per il bambino e che pretende di ottenere subito un risultato immediato. (altro…)

Voglio le scarpe verdi altrimenti non gioco a pallone! (come puoi gestire la Rabbia di tuo figlio quando non può avere quello che vuole)
È domenica pomeriggio, una delle poche domeniche libere perché a cavallo delle vacanze natalizie. Dopo tanto tempo, Antonio e io abbiamo un giorno a disposizione come le persone normali e possiamo scegliere come trascorrerlo. Dato che V. è in Italia, ci catapultiamo il giorno prima dalla sua famiglia italiana per stare tutti insieme. La gioia è grande, come sempre, soprattutto per me che non vedo l’ora di giocare e divertirmi un po’… Al mattino c’è già un viavai di persone, amici e conoscenti che spuntano come funghi per fare gli auguri, mentre il telefono e il citofono non smettono di suonare. V. è un po’ irrequieto: con tante persone che vogliono salutarlo (e molte purtroppo anche compatirlo) si sente a disagio, non ha nessuna voglia di stare lì con le loro moine e i loro salamelecchi… Messaggio ricevuto: bisogna uscire! E allora, perché non andare in cortile a giocare a pallone con Antonio? Lì per lì sembra proprio una bella idea: piace a V., piace a me e persino Antonio sembra dell’umore giusto per sciogliersi tra una pallonata e l’altra. Tutto è pronto ma ad un tratto…Il dramma!!! Gli scarponciniiiii!!! Come se fosse in preda all’ira di Ade, il dio degli inferi, V. si lancia in una serie di improperi perché vuole a tutti i costi giocare con le scarpe nuove di pacca, acquistate il giorno prima. Non si discute, lui vuole proprio quelle scarpe lì! Se fossimo sul cemento o sull’asfalto perché no, ma dato che il cortile si divide tra un pezzo di ciottolato e un grande pezzo di giardino umido ben infangato da giorni e giorni di pioggia e che quel tipo di scarpe da “signorino” si possono ripulire ma fino a un certo punto, ci infileremmo proprio in un tunnel senza ritorno. Quindi non è possibile. Dobbiamo dirottare i dolci piedini di V. in altre scarpe. Bene, prendiamo le scarpe verdi da ginnastica: “Dove sono le scarpe verdi?”. “Le devo tirare fuori dalla lavatrice, le ho lavate e sono ancora bagnate, mi dispiace” è la riposta della signora che ha in affido V. Aaaaaahhhhhhh!!!!!!!!!!!!! V. si scalda ancora di più e io sulle prime non capisco perché: in fondo abbiamo sempre gli scarponcini con cui è arrivato dalla Bielorussia. V. si trasforma in una vera furia, si altera spropositatamente, piange perché quelle scarpe proprio non le vuole: “Sono larghe, devo strisciare i piedi, sono pesanti, sono rotte, non le voglio, fanno schifo, ecc.” il tutto condito da urla e lacrime. Mannaggia! Mi prendo qualche secondo per pensare e poi… ecco che mi si accende la lampadina (per fortuna)! Certo che quegli scarponcini non li vuole! Come ho fatto a non pensarci prima? Dove vive, V. non ha neppure un armadietto per i vestiti: dorme in uno stanzone con altri quattordici bambini, i vestiti e le scarpe sono tutti ammassati in una specie di magazzino dove chi prima arriva prima prende. Quelle scarpe probabilmente gli sono state appioppate e se le è ritrovate sul groppone senza poter fiatare… chissà cosa gli ricordano! Di certo non può mettersele: non Italia, almeno, non di domenica, quando sa che potrebbero arrivare altri bambini e vederlo. È vero. Come sempre accade, però, anche in questo caso il problema non è mai l’oggetto in sé, ma il sentimento a cui ci rimanda, quello che V. sta provando in quel momento e le emozioni che lo stanno prendendo in contropiede. Esco fuori armata di un bel sorriso e della mia proverbiale pazienza e lo vedo scalzo, tutto sconsolato, su una sedia del giardino. Mi abbasso, lo guardo negli occhi e gli dico: “Hai ragione a non volere queste brutte scarpe… Ti capisco, sono orribili e da domani dovremo di sicuro buttarle” (è vero, ogni anno al suo arrivo compriamo un paio di scarpe nuove per sostituire quelle vecchie con cui arriva)… “Dato che quelle verdi sono bagnate e quelle nere non si possono mettere perché sono nuove, vorrà dire che a pallone ci giocheremo un altro giorno… Che peccato però! Io avevo voglia di giocare e secondo me anche tu!” (mi dice sì con la testa). Usiamo le pantofole da camera? “Se vuoi, in alternativa, puoi giocare con le mie pantofole da camera… Fammi provare” (scherzo e inizio a tirare la palla con le pantofole che ho addosso, inciampo e faccio un pasticcio). “Nooo, non riesco, mi faccio male ai piedi e poi fa freddo!!!” (continuo a scherzare e lui inizia a ridere coinvolto dalla scenetta). “Queste scarpe sono davvero orribili, non vedo l’ora di buttarle, ma intanto, dato che non possiamo nemmeno giocare scalzi, puoi provarne almeno una, una sola e vedere se calcia il pallone. “Io ti aiuto, te la infilo e stringo bene i lacci tanto per provare (sentirsi accolti e aiutati in un momento di difficoltà emotiva è importante per tutti i bambini), se poi non va lasciamo perdere e giochiamo domani, giochiamo lo stesso ma domani, quando le scarpe verdi saranno asciutte”. Gli infilo la scarpa, la chiudo e lui saltellando inizia a dare qualche calcio al pallone. “Vieni, ti metto anche l’altra, solo per provare se con due riesci meglio, se poi non ti piace le togliamo e lasciamo perdere… Perché hai ragione, se sono brutte e fanno male non si può…” (sono sincera, non ho nessuna intenzione di manipolarlo con le mie affermazioni o di costringerlo a fare una cosa che non vuole). V. si alza, inizia a correre e una furia si abbatte su Antonio V. si infila anche il secondo scarponcino, glielo allaccio, controllo che siano a posto e intanto arriva Antonio a prendere il pallone e inizia a giocare. V. si alza e inizia a correre anche lui: magicamente ritorna il sorriso insieme alle sue doti di incontrastato goleador! Dopo qualche minuto gli chiedo se le scarpe sono ok o se vuole smettere di giocare. Lui mi guarda sorridendo, dice di no, e con lo sguardo mi ringrazia per averlo aiutato a superare l’impasse… Quel giorno giochiamo come matti finché c’è luce. Se ti interessa saperlo Antonio non è mai riuscito a contrastare la furia della Bielorussia che si abbatte inesorabile su di lui quando gioca con V. e poi tocca a me accogliere la sua frustrazione mentre V. festeggia le sue vittorie (sì, faccio il lavoro 2 volte!)

Non frenare tuo figlio, cerca di capirlo!
“Come faccio a calmarlo? Come faccio a tranquillizzarlo? Come faccio a rilassarlo? Come faccio a frenarlo? Come faccio a fermarlo? Come faccio a bloccarlo? Come faccio a convincerlo?” Spesso mi vengono fatte queste domande. I bambini non andrebbero mai frenati, costretti e limitati. Detta così, diretta, sembra che allora i bambini possano fare tutto quello che vogliono. Non ci sono regole e nemmeno limiti. NO, al contrario. I bambini hanno bisogno di regole. Hanno bisogno di confini, di essere guidati, di sapere che cosa si può fare, quando, come e dove. LA MAGIA DELLA MOTIVAZIONE A noi adulti manca un ingrediente fondamentale, indispensabile per far funzionare tutto ciò che facciamo. Tu adulto, genitore, educatore, sei lì per loro. Hai bisogno di guidarli rispettando i principi che li fanno crescere. Rispettando l’istinto innato che i bambini hanno, quel qualcosa che li fa osare, scoprire, far vedere chi sono, permette loro di manifestare se stessi (anche di muoversi se sono arrabbiati per qualche problema e se devono scaricare un nervosismo). Questo istinto scandisce i loro ritmi: voglia di correre, di toccare, di scoprire, di parlare a voce più alta se nessuno li ascolta veramente… Ecco la parola magica che ogni giorno, in ogni situazione, sempre ti aiuta: la MOTIVAZIONE. Ogni volta in cui osservi i tuoi figli, in cui dovresti o vorresti intervenire per dire un NO, per cercare di ridimensionare la situazione, per risolvere un problema, prima di fare qualsiasi cosa, indaga e domandati: “Perché è successo questo? Perché sta succedendo questo? Perché ha bisogno di fare in questo modo? Forse davvero vuole toccare quell’oggetto? Magari davvero vuole imparare ad attraversare la strada da solo. Forse vuole sperimentare a superare un limite che non ha mai superato, vuole provare a vedere che cosa succede se mi dice di No. Perché deve sempre urlare, parlare così forte? Perché ha così tanto bisogno di correre e muoversi?” Magari questo è un bisogno fisiologico. Un bambino che corre infastidisce spesso noi adulti, preferiremmo dei bambolotti che stanno fermi e giocano con due pezzettini di legno. I bambini hanno i loro bisogni. Che sia il bisogno di rimanere fermo e riflessivo, oppure quello di correre, di esprimersi, di sporcarsi, di toccare tutto, di provare… PRIMA DI DIRGLI DI NO, PROVA A CAPIRE COME MAI FA COSÌ Anche al supermercato quando vogliono toccare tutto, aspetta prima di dire di No. Prova a interagire con tuo figlio: “Guarda!! È morbida questa cosa che sta toccando? Toccala” Perché non dovrebbe toccarla? Sono cose non tanto pulite, gli potrai lavare le mani subito dopo. Sta toccando senza rovinare nulla? Allora che cosa succede potrebbe succedere? Anche noi adulti prendiamo i prodotti dagli scaffali per leggere l’etichetta, per toccarli, per scegliere quello di nostro gusto, per vedere se sono rovinati prima di acquistarli. Perché i tuoi figli non dovrebbero farlo? Ecco la mia garanzia: più gli dai la soddisfazione di togliersi una curiosità e gli dai modo di comprendere che stai pensando al motivo per cui lui ha voglia o ho bisogno di fare una cosa, prima sarà lui che ti chiederà “mamma guarda, voglio fare questa cosa perché… Posso?” Accadrà naturalmente. Se fino ad ora non è successo: È troppo piccolo per esprimere le sue motivazioni o quello che prova e allora devi essere tu a intuirle. Oppure, se è più grande, si è sentito tante volte non capito. Ha capito che la sua motivazione non è stata accolta. Più aggiungerai l’ingrediente “motivazione” alla vostra relazione, più riuscirai a ottenere serenamente questo risultato.

Tuo figlio crede in te?
Come puoi capire se tuo figlio si fida veramente di te? Scoprilo attraverso questi 6 indizi da ricercare con la lente di ingrandimento 1 Si fida di te SE… ti cerca per raccontarti quello che fa. Se ha voglia di essere guardato da te mentre fa le cose. Se ha voglia di parlarti, di raccontarti quello che è successo a scuola o dai nonni, quello che è successo dalla zia. Se ha voglia di venire da te e raccontarti che cosa inventa, con che cosa gioca… 2 Si fida di te SE… ti dice come sta. Sa di non essere mai giudicato e di non essere punito qualsiasi sia il suo stato d’animo. Si fida davvero di te perché qualsiasi cosa lui dica o faccia tu lo accogli e lo aiuti. Ha una gran voglia di comunicare che cosa prova. Se sta bene, se sta male, se ha fame, se è arrabbiato, se c’è qualcosa che lo ha ferito, o che desidera. Non ha timore di dirti quello che pensa e quello che sente e come sta. 3 Altro indizio: non fa le cose di nascosto. Non mente, non dice bugie e quando ha voglia di fare qualcosa, anche se sa che magari non si può fare o non è sicuro che si possa fare, senza nessun problema te lo dice: ” Posso fare questo? Mi piacerebbe davvero tanto. Non ho voglia di lavare i denti, è inutile che mi nasconda e che ti dica bugie, aiutami, troviamo una soluzione, come facciamo?” Se, invece, si è sentito giudicato e inibito, molto probabilmente farà le cose di nascosto. Dal non lavare i denti, al non ritirare, a non studiare a non finire i compiti… 4 È collaborativo! I bambini per natura sono collaborativi. Se la vostra relazione a qualche falla, la voglia di collaborare viene meno. Se oltre alla fiducia c’è anche la stima, allora ha voglia di stare con te e di fare le cose che fai tu. Ha voglia di darti una mano per alleggerire il tuo carico giornaliero, proprio perché ti adora e sei così importante per lui che quando è ora di apparecchiare la tavola, di finirei di cucinare, riordinare, ricordarsi di mettere tutte le cose sporche nel cesto della roba da lavare, ha davvero voglia di essere collaborativo. Perché tutto quello che tu fai per lui, lui te lo rende in misura ancora più grande per dire grazie. 5 Ti chiede aiuto. Se ormai non è più un bambino, se inizia già a essere un ragazzino o un ragazzo, prima di intraprendere qualche strada, di fare un’esperienza nuova, di sperimentare qualcosa, si confronta con te. Chiede la tua opinione. “Non mi piace questa materia, ho questo problema scuola, come posso fare?” “Ho litigato con la mia compagna, ho litigato con il mio migliore amico, come posso fare per risolvere questa situazione?” “Mi piacerebbe tantissimo fare questa esperienza sportiva però è pericolosa, mamma papà cosa ne pensate? Mi aiutate? Come posso fare?” “Ho paura di affrontare il compito in classe” Quindi si fida, si confida e prima di intraprendere nuove strade o qualcosa di particolare, ti chiede suggerimenti. 6 Sesto e ultimo indizio: ha voglia di stare con te. Anche se frequenta amici e compagni di scuola, tu resti il suo riferimento. Ha voglia di passare del tempo con te divertendosi, ha voglia di stare con te per imparare perché sa che tu sei una fonte inesauribile di informazioni interessanti. Ha voglia di stare con te perché con te non si sente mai giudicato, non si sente mai a disagio, può essere veramente sé stesso.

Posso usare il cellulare?
Prima di preoccuparsi dell’età a cui iniziare a usare la tecnologia, è importante che mamma e papà inizino a usare questi strumenti nella maniera più adeguata e equilibrata possibile. Perché, purtroppo, quando eravamo piccoli noi non c’erano… e non sempre è facile trovare il giusto equilibrio per poi trasmetterlo ai nostri figli. LO SCHERMO BABYSITTER Il primo errore che spesso facciamo tutti è quello di delegare, ai telefonini e al tablet, il babysitteraggio. Abbiamo tante cose da fare e a volte “parcheggiamo” i figli davanti a questi strumenti. Ma se da un lato possono essere, in alcuni momenti di stanchezza o di emergenza, un supporto per intrattenere i nostri pargoli, dall’altro in fondo abbiamo varie paure che ci assalgono come: Paura che diventi DIPENDENTE e non riesca più a staccarsi dai monitor e da internet Paura che acceda a CONTENUTI NON ADATTI Paura che perda il SENSO DELLA REALTÀ e che non riesca più a distinguere il mondo reale dal mondo virtuale Paura che perda INTERESSE per altre attività più salutari come giocare con gli altri coetanei o attività all’aria aperta Paura che i dispositivi influenzino negativamente la sua SALUTE, il suo CERVELLO, la sua CREATIVITÀ e la sua FANTASIA QUANTO TEMPO DEVE TRASCORRERE SUGLI SCHERMI? E poi ci facciamo assalire dalla preoccupazione del tempo. Ci dimentichiamo o non sappiamo che prima di preoccuparci dei minuti di fruizione, la cosa fondamentale è l’esempio. Tutti i genitori sono costantemente in questa difficoltà. Prima di tutto c’è da capire che tipo di esempio si dà ai bambini. Infatti i bambini imparano innanzitutto dall’esempio, dai nostri comportamenti quotidiani. Assorbono da noi genitori e quindi hanno bisogno di vedere noi adulti che facciamo un utilizzo sensato di qualità, quantità e modo di uso del tablet, del videogioco, dei social. Se i ragazzi ci vedono, spesso e volentieri, nel tempo che abbiamo libero isolati a far scorrere le notifiche, controllare il telefonino compulsivamente, intervenire alle chat mentre siamo con loro a fare altro o, addirittura, mentre parliamo con loro, non possono apprendere un utilizzo equilibrato della tecnologia. Se siamo noi stessi per primi a essere dipendenti dagli schermi, non riusciamo a gestirli e a definire un limite invece che esserne gestiti compulsivamente non potremo mai trasferire un esempio corretto ai nostri figli. È impossibile. E se poi li sgridiamo perché non vogliono spegnere il telefono saremo incoerenti nei loro confronti. Se invece noi iniziamo a dare l’esempio, iniziamo da utilizzarlo in maniera efficace anche con i nostri figli, lo utilizziamo per la ricerca, per imparare cose nuove, per rispondere alle loro domande, giochiamo insieme ai videogiochi, ascoltiamo la musica che piace ad entrambi, quando trascorriamo del tempo con loro non controlliamo ogni 3 minuti le notifiche… allora dimostreremo come utilizzare la tecnologia a nostro favore e a controllarla senza esserne dipendenti. E PER LA PAURA CHE ACCEDANO A CONTENUTI NON ADATTI ALLA LORO ETÀ? Tralasciando il fatto che oggi già il libero accesso alla “semplice” Tv espone i bambini a contenuti non adatti per qualsiasi età, qui torniamo al mio solito motto, cioè è necessario apprendere il libretto delle istruzioni per coltivare davvero una relazione aperta e di fiducia con i nostri figli, sempre. Perché se si fidano di noi di conseguenza quando vedranno qualcosa che reputano strano o non adatto a loro saranno i primi a venire da te e dire: “mamma, papà, ho visto questa cosa, come mi comporto?” Sarai tu il loro punto di riferimento, con i tuoi valori e i tuoi comportamenti e l’esterno, con cui inevitabilmente prima o poi avranno a che fare, non avrà influenza su di loro.

Da Soli si può!
È possibile riuscire da soli? Sì. Soprattutto oggi, in questi tempi “moderni”, mamma e papà possono essere davvero interscambiabili. Non siamo ancora abituati a farlo, ma è possibile. Una mamma è in grado di dare accoglienza, ma anche la fermezza delle regole. Idem papà: e la stessa cosa può farla anche un papà. Può essere fermo, ma anche accogliente: mettere a letto i bimbi, cantare la ninna nanna… Non è semplice, è vero, ma è possibile. Le complicanze a cui andiamo incontro, possono essere su un piano economico, riguardano il sentirsi soli, l’avere bisogno di sostegno e magari di dover chiedere aiuto ai nonni, amici o parenti. Ci si può sentire in difetto, sentirsi in colpa per quello che è successo (se per esempio abbiamo dovuto affrontare una separazione dolorosa). Si può entrare nel loop di non prendersi spazi per sé, perché sono solo, devo gestire tutto, è colpa mia, non me li merito… Il suggerimento è: non abbiate sensi di colpa, anzi, prendete i vostri spazi, prendete i vostri tempi, perché i bambini, hanno bisogno di figure equilibrate. Una mamma o un papà sereno che si sente a posto, si sente appagato perché riesce a riposarsi, a svagarsi, a riprendere in mano la sua vita nonostante il dolore che ha vissuto, è un riferimento migliore che un genitore frustrato, arrabbiato e ingrigito. In oltre c’è da ricordare che la verità, sempre e comunque, è la scelta migliore (sia che siamo rimasti soli perché ci siamo separati, perché abbiamo scoperto cose spiacevoli del nostro partner, perché abbiamo scelto di crescere un figlio da soli o di farlo da soli o perché il papà o la mamma non ci sono più fisicamente a causa di una malattia o di un incidente). Innanzitutto perché i bambini “sanno” a priori. Quante volte ci capita di dire “ma come fa a saperlo, ma dove l’ha sentito”. I bambini a priori già sanno, perché lo sentono. Se abbiamo difficoltà possiamo affidarci al sostegno di psicologi, ma poi diciamo ai bambini la verità. Quando sono piccoli occorre usare un linguaggio semplice ma in ogni caso non serve aver paura di dire la verità. Non c’è da aver paura nel far vedere il dolore che stiamo provando, anche ai bambini. L’importante è far vedere loro che sappiamo come stare meglio e vogliamo farlo, dando loro un ottimo esempio. Non è necessario aver paura se piangono. Meno male che loro piangono, perché liberano il dolore che sentono. E se mamma o papà li sanno accogliere, tutto va bene. Un bambino che oggi viene messo in contatto con la verità, sarà domani un uomo in grado di gestirla e di dirla. Un bambino che oggi viene messo davanti ad adulti che provano dolore e si rialzano con fiducia e forza di volontà, da adulti sapranno fare altrettanto senza aver paura di essere deboli se piangono, senza avere il terrore delle difficoltà per paura di non saperle affrontare.

Come fare per sopravvivere ai CAPRICCI
Smettila di fare i capricci! È la frase cult!… Chi non ha mai detto “Basta! Adesso smettila, non ce la faccio più!” Noi eravamo rodati a un tipo di educazione più autoritaria e più rigida, oggi i bambini non si adattano più. Una volta arrivava la sberla, mi veniva paura, stavo zitto, fine. Oggi i bambini sono cambiati a causa di un semplice discorso evolutivo. I bambini di oggi hanno una sensibilità particolare. I bambini oggi non si adattano. Fino all’ultimo, continuano a dirti il problema o la difficoltà che hanno. Cercano di fartela capire attraverso il capriccio, la lagna, la ribellione e l’opposizione. LE IDIOZIE SULLA CRESCITA DEI BAMBINI: – I CAPRICCI I capricci non sono capricci, non esistono! Noi genitori dobbiamo uscire dal “file mentale, automatico” che il capriccio sia un capriccio, cioè quella cosa che non ha senso fare, che ci fa infuriare e uscire di testa. “Ma perché sono le 8 meno 10, alle 8 chiudono il cancello di scuola e tu sei qua e non ti vuoi mettere le scarpe? Mi stai facendo le storie per una maglietta gialla, perché vuoi quella verde? Che senso ha? Lo fai apposta!” Non è un capriccio! I bambini non possono dirti: “mamma guarda sono stato male per questa cosa, non mi dedichi abbastanza tempo, sono arrabbiato con te perché mi hai messo in punizione, non hai capito quello che io volevo fare, mi arrabbio perché tu e papà litigate, sono triste perché ti sento triste e nervosa, ecc.” Pur di catturare la tua attenzione, usano il canale che più ti fa soffermare su di loro e, sperano, anche sul loro problema. Allora, prima di tutto NON ARRABBIARTI e mettiti nei suoi panni. Guardalo negli occhi, fermati, sdrammatizza: “Davvero queste scarpe no? Mannaggia, ci saranno dei topini dentro? Fammi un po’ vedere… o vuoi che oggi facciamo cambio: io mi metto le tue e tu ti metti le mie?!” Quello che il genitore può fare per uscire dall’impasse è SEMPRE cercare la vera motivazione. Il bambino prende spesso come scusa la scarpa, la maglietta, la verdura che non vuole mangiare, la frutta che non gli piace, ma in verità le motivazioni che fanno scatenare il putiferio sono sempre più profonde. Tendenzialmente una richiesta di attenzione, di quell’attenzione di qualità che noi oggi abbiamo difficoltà a dare. Il primo modo per risolvere i capricci è giocare d’anticipo. Non tanto nel momento di fuoco, che è solo un segnale, è solo la classica goccia che fa traboccare il vaso, ma andando a monte e cercando di capire come nella giornata, nella settimana, puoi dargli più tempo di qualità, puoi evitare di sgridarlo e punirlo, puoi essere più paziente o migliorare il clima familiare. Se come genitore riesci a fare questo passaggio, a modificare la tua routine frenetica per trovare del tempo speciale per lui, più il bambino si rilassa e inizia a viverti come l’AIUTANTE MAGICO. Al posto di dirsi “Devo dire una bugia alla mamma, perché quella cosa non la posso fare” o “Mamma sta arrivando, devo iniziare ad avere paura”, potrà invece sapere che mamma e papà sono lì solo per lui, per sostenerlo e aiutarlo. LE REGOLE Noi siamo convinti che i bambini possano imparare una regola a forza di sentirsela ripetere. E invece quante volte diciamo “gliel’ho detto un milione di volte, eppure niente”. Loro imparano osservando, imitando e assorbendo le abitudini da noi genitori. Questa verità ci fa paura. Ci rende responsabili dell’esempio che diamo, di come ci comportiamo nella nostra vita anche quando siamo senza i bambini. Allo stesso tempo è una fortuna! Perché se tu sei sereno del tuo modo di porti e di comportarti e costruisci una buona relazione con lui, il gioco è fatto. Non esiste un bambino al mondo che non guardi con occhi sognanti mamma, che non la ami, che non la adori e dica “mamma, voglio farlo anch’io”, “papà, voglio venire anche io con te. Voglio provare a guidare anche io la macchina, voglio anch’io svitare il tubo del lavandino”… VASI VUOTI I bambini non sono vasi vuoti, spartiti bianchi da riempire, robot da programmare. Non dovrebbe esistere l’idea: “Ti devo impostare, ti devo dire come ci si comporta, quello che devi fare, quello che non puoi fare, come devi essere” “Se fai così, sei stato bravo”, “Così invece NO” Questo atteggiamento crea ansia e aspettativa da performance in bambini che poi oggi ci sentiamo costretti a etichettare come NON ADEGUATI. Una soluzione che oggi si adotta poco è lasciarli più liberi di fare esperienza. Oggi ne fanno poca perché hanno troppa poca autonomia. A scuola stanno spesso seduti quando invece avrebbero bisogno di imparare facendo più esperienze pratiche e concrete. A casa di nuovo, poche attività proprio perché abbiamo poco tempo. Ma possiamo provare a vedere la problematica da un punto di vista diverso, come una questione di priorità. Non diamo più la possibilità ai bambini di fare esperienze di nessun genere: “Aspetta! Un attimo. Fermati. Piano. Attenzione che ti fai male. No non tempo, poi lo faremo” Quando invece sarebbe più semplice coinvolgere i bambini mentre facciamo tutte le nostre attività: in cucina, in casa, quando facciamo le pulizie… Più il bambino si sente libero di esprimersi, più sa di avere la stima del genitore e più sente di poter avere fiducia in sé stesso.