
Roberta Cavallo
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La storia di Mirko (incompreso) in balia di nonna Tarzan (ovvero perché la genitorialità oggi è una giungla selvaggia?)
Sono in banca allo sportello. Ho varie cose da smaltire e aspetto con pazienza che l’impiegata dall’altra parte completi l’opera. Intanto mi sto annoiando. Entrano una giovane nonna con il nipotino che avrà avuto si e no 3 anni: lui fa fatica a entrare perché vorrebbe fermarsi un attimo per vedere il funzionamento della porta a bussola rotante. La nonna non se ne accorge, sta salutando i presenti e con un po’ di affanno sta cercando di capire se può essere già il suo turno. Finalmente la nonna tuona: “Mettiti lì seduto e stai fermo!”. Ho iniziato a sudare freddo per lei perché dire a un bambino di 3 anni mettiti lì seduto e stai fermo è come dire a un delfino di non nuotare o a un bradipo di fare una staffetta a ostacoli. Osservo. Il piccolo Attila non si è forse mai seduto sulla sedia e ha cominciato a guardarsi attorno finché la sua attenzione è stata catturata da quell’interessante e sospetto cordino che pende dall’alto, attaccato al muro, proprio a lato delle finestre (“e se lo tiro o lo muovo cosa succede? Verrà giù qualcosa? Fammi un po’ vedere….”). Attila! Non toccare le tende! Neppure il tempo di formulare il pensiero che da 2-3 metri di distanza arriva l’urlo della signora Tarzan (la povera nonnina): “Fermo! Ti ho detto di stare fermo! Non toccare… quelle sono le tende!” (eh certo… perché tutti noi ci aspettiamo che un bambino di 3 anni in un ambiente non familiare se non vede le tende sappia in automatico che quello è il cordino che attiva la discesa di un tessuto, chiamato tenda, che adesso si trova incassato in una specie di cartongesso a scomparsa e quindi non si vede…. Per questo la nonna deve aver iniziato ad alzare la voce e a sgridare… del resto è così semplice! …. Sono le tende!…). Il bambino molla la presa sentendosi un po’ “preso in castagna” senza aver ben capito il motivo della sonora ripresa. Che fare allora? Ecco che comincia a girare in tondo camminando velocemente per la stanza. Non sta dando fastidio a nessuno, non urla, sorride, non sta rompendo nulla, non sta facendo il vandalo (forse fa semplicemente il bambino di 3 anni…). Ma a un tratto ci risiamo…. La porta si riapre per permettere l’accesso ad un altro cliente (un’altra nonna!… ma senza nipote al seguito questa volta) ed ecco l’inferno! Il nostro piccolo combina guai si avvicina frettoloso verso la bussola per cercare di nuovo di carpirne i segreti nella speranza che… almeno questa volta…. Stai fermo e non ti muovere! Ecco che invece la nostra giovane nonna si volta con sguardo felino, molla tutti i documenti sul banco dello sportello e con due veloci falcate raggiunge il nipotino, lo prende per un braccio, lo trascina lontano dalla bussola, gli ficca una sonora sculacciata e gli intima “Adesso smettila! Basta! Stai fermo e non ti muovere!”. Ed ecco che la storia penosa si ripete, inesorabile come sempre. Un bambino represso e non capito che si ferma non tanto per le parole della nonna o per la sculacciata quanto invece per lo stupore alimentato dal domandarsi “ma perché? Voglio solo capire come funziona! Mi sto annoiando e vorrei qualcosa da fare? Perché mi tratta così!”. E anche nei suoi occhi quell’ombra di umiliazione e avvilimento che tante volte ho visto negli occhi dei bambini. Dall’altra parte stessa pena: una nonna che per amore dei figli accudisce i nipoti, una nonna che fa fatica e che alla fine è costretta a diventare rossa in viso, a fare finta di niente e a scusarsi con lo sguardo davanti alla dipendente allo sportello prima di riprendere il da farsi. Già questo potrebbe bastare, ma andiamo avanti perché non finisce qui. Segue un dialogo interessante tra la giovane nonna Tarzan e la seconda nonna entrata nell’ufficio. Ti riporto la loro conversazione che segue alla sculacciata: la nonna Tarzan guarda la nonna Complice (la seconda) e con aria di arrendevolezza mista a soddisfazione la guarda come per dire: “Eh…. Quando ci vuole, ci vuole… cos’altro posso fare?” La nonna complice risponde allo sguardo dicendo: “Ah… certo che non è facile per te che tra l’altro ne hai due (nipoti)!”. (Probabilmente le due donne si conoscono). La nonna Tarzan ribatte e rincara: “Certo che non è facile! Ma sai, non è tanto questo che mi da problemi… è l’altro più grande che non riusciamo a gestire!” (lo credo…. Se le premesse sono come quelle a cui abbiamo assistito….). Ecco che allora la nonna complice chiude in bellezza con la perla del giorno: “Eh sì, lo credo bene… almeno a questo puoi ancora dare qualche sberla o qualche sculacciata…. Invece all’altro non più!” (e te credo! Forse perché raggiunta la maturità fisica o un minimo di muscoli e altezza tenderà a farsi le sue ragioni…). Nonna Tarzan: “Eh sì guarda…. È così…. Ciao, buon giorno a tutti, arrivederci… Mirko saluta tutti che andiamo (Mirko – ovviamente, forse – non saluta) … Dai saluta!…. (Mirko non saluta) … Va bè… è così (Mirko)… andiamo, arrivederci….” Nonna complice: Ciao arrivederci!…. Ah tocca a me!” Passa qualche secondo e tutto torna alla normalità. Il solito tran tran: le due impiegate dietro lo sportello hanno sorriso ai clienti, la nonna complice ha fatto quello che doveva fare e forse ha ringraziato di non avere i nipoti con sé e ha inviato ancora un pensiero di solidarietà alla povera giovane nonna Tarzan. E la povera nonna Tarzan sarà salita rassegnata in macchina, avrà finito la ramanzina, avrà avvisato Mirko che oggi niente gelato perché non hai fatto il bravo e avrà continuato a dirgli di stare fermo, di non toccare il finestrino con le mani sporche, di non toccare il gancio della cintura di sicurezza, di non fare versi, di non cantare, di non… E io invece? Perché non sono intervenuta? Perché non mi è venuto l’affanno vedendo un bambino sculacciato e indifeso? Perché non mi sono indignata? Perché non ho pensato a qualche parolaccia? Ti ho descritto la scena in modo un po’ pittoresco, giusto per alleggerire il tono, ma adesso ti rispondo e ti dico anche il motivo che mi ha spinta a scriverti oggi questo articolo. Certo che in empatia con Mirko mi è spiaciuto un sacco per lui e guardandolo ho pensato, come spesso mi accade: “Cucciolo…. Il mondo va così…. Non lo fa apposta… è che non sa cos’altro fare…. Imparerai forse da queste esperienze a maturare la pazienza e a trovare in te la forza per disciplinarti anche se dagli adulti questo non ti arriva”. Ma in verità, subito dopo, il mio pensiero è andato dritto alle nonne e ho pensato: “Che tristezzaaaaaaa!!!” Che tristezza vedere una nonna (una delle mie ha da poco lasciato il corpo fisico e mi trovo spesso a pensarla e a ricordare con quanta devozione e dedizione mi amasse, mi volesse e mi ricordasse), che ama i suoi nipoti addirittura più dei figli, che farebbe di tutto per loro, essere costretta ad utilizzare questi “mezzucci da 4 soldi”!” Perché? PERCHE’ NON HA ALTRE ALTERNATIVE! Sono certa che se qualcuno le facesse vedere cosa può fare per ottenere quello che le serve in quel momento (un bambino quieto e sereno) senza ferire il suo cucciolo lo farebbe, eccome se lo farebbe! Chi più di lei può ricordare, se solo se lo concede, lo stato d’animo interiore indotto dal subire sgridate, punizioni e sculacciate?! I genitori (e la nonna) non hanno colpe, è solo che non conoscono alternative più in sintonia con i bisogni emotivi dei figli A lei ho pensato e a lei voglio dedicare queste soluzioni. A tutti i genitori che in fondo NON HANNO COLPE, perché quasi tutti siamo cresciuti con adulti arrabbiati, che ci sgridavano, ci dicevano NO per partito preso anche quando non era il caso… e purtroppo da adulti tendiamo a ripetere gli stessi comportamenti senza rendercene conto. Ma la soluzione c’è sempre, basta scoprire le leggi che Madre Natura ha stabilito per la crescita e anche il ruolo del genitore più diventare leggero ed entusiasmante. Cosa avrei fatto io (come è già successo infinite volte in cui non ho potuto lasciare i bambini a casa e li ho portati con me al supermercato, in banca, in posta, dall’avvocato, dal dentista, ecc.)? E ne ho portati anche 3-4 alla volta. Si, andavo in giro con la macchina pieni di bimbi 🙂 Soluzione N°1 Mi sarei di certo portata qualcosa dietro per giocare e avrei evitato di lasciarlo a priori senza nulla da fare (in fondo ha 3 anni, che cosa posso pretendere se non che voglia passare tutto il suo tempo a scoprire e a giocare?). Nei primi anni i bambini comprendono solo 2 linguaggi: gioco e imitazione. Tra le altre cose, la settimana prima, sempre allo stesso sportello una mamma era entrata con il figlio della stessa età di Mirko, aveva raccolto tutti i volantini pubblicitari (almeno così servono a qualcosa) glieli aveva dati per giocare, lo aveva preso in braccio e fatto sedere sul bancone dello sportello (wow! Che brivido l’altezza!) e mentre parlava con l’impiegata faceva il possibile per interagire con il figlio. Risultato: nessuna confusione, nessuna sgridata, nessun bimbo ferito e nessun adulto che si deve giustificare e io che inizio nella mia mente a danzare il Tamure dalla felicità 🙂 Soluzione N°2 Vedendolo attirato dalla bussola (quando hai con te un bimbo di quell’età non puoi facilmente concederti distrazioni e un occhio lo devi sempre avere per lui, così da cogliere i suoi bisogni o le sue curiosità) avrei assecondato il suo bisogno dicendo per esempio: “Wow! Hai visto!?… che magia!… Guarda: si chiude e si apre….!”. Di solito questo basta ma se anche si fosse infilato nella bussola avrei chiesto gentilmente all’impiegata di aprire, lui sarebbe uscito tutto soddisfatto, lo avrei preso per mano dicendogli: “Facciamo veloce con l’impiegata e dopo lo facciamo di nuovo!” (tanto dall’ufficio saremmo di nuovo usciti usando comunque un’altra volta la bussola). Soluzione N°3 Nonostante i giochi a disposizione è probabile che il filo delle tende potesse avere su di lui lo stesso effetto che ebbero le Sirene su Ulisse e non potendolo legare con delle corde a un palo – anche io ho una mia dignità…. 🙂 – allora, vedendolo attratto, avrei detto: “Ooohhh… il filo delle tende! Vuoi vedere come funziona? (conoscendomi avrei detto in verità: “Vuoi vedere che magia fa?”). “Vieni qui, porta i giochi, fammi vedere cosa stai facendo, intanto finisco e ti faccio subito vedere la magia”. Terminata l’operazione allo sportello, lo avrei accompagnato alla tenda, gli avrei fatto vedere come muovere i fili (se le impiegate vedono un adulto che guida un bambino e che le tende non corrono pericoli ti lasciano fare su e giù anche 20 volte soprattutto se dopo le ringrazi con un bel sorriso per avertelo concesso), lo avrei fatto provare una volta, e poi ancora una e poi ancora una finché mi avrebbe guardato come a dire “Ok ho capito… figo!”. Allora gli avrei fatto vedere che la bussola ci stava di nuovo aspettando…. Via dentro l’astronave a specchio (la bussola)! E poi a casa… Perchè facendo così Mirko sarebbe rimasto tranquillo? Perchè avrei appagato il suo enorme (sacrosanto e fisiologico) bisogno di sperimentare le cose nuove, il bisogno di giocare, avrei parlato il suo linguaggio e avrei coltivato la sua stima e la sua fiducia nei miei confronti come adulto. Quali sono le insidie per l’adulto nel mettere in pratica tutto questo? Insidia 1: ci deve essere qualcuno che ti racconta come puoi fare in maniera differente, che ti dice che ci è già passato e che funziona e che ti rassicura sul fatto che in questo modo accedi al 2×1 (1 azione per 2 benefici: il primo, immediato, che risolve la situazione a favore tuo e del bambino, il secondo a lungo termine perché non crei ferite emotive al bambino, gli dai l’esempio e alla sera arrivi meno stanco). Insidia 2: devi iniziare a metterlo in pratica: leggerlo e commentarlo non basta. È necessario fare, sbagliare, non giudicarsi e riprovare. Insidia 3: è importante vincere i veri mostri: le nostre credenze acquisite, gli SCHEMI PASSATI che ci impediscono di vedere le cose in maniera differente e di domandarci se quello che stiamo facendo può avere delle conseguenze che non vorremmo augurarci. Non è un utopia, non è l’”isola che non c’è”, non è “coccole e miele”. È la natura dell’essere umano che ha creato le cose SEMPLICI, come anche crescere un bambino trovando il giusto equilibrio tra esempio, regole, bisogni innati dell’età e sana curiosità infantile. Comunque, se dovessi incontrare ancora la nonna di Mirko, mi congratulerei con lei, la ringrazierei per tutto quello che fa perché senza ricordare gli strumenti che la natura ha previsto per noi la genitorialità si trasforma davvero a volte in una giungla selvaggia! A lei va tutta la mia comprensione per la tanta fatica che fa: nessuno le ha mai insegnato come funzionino dentro i cuccioli d’uomo (e probabilmente nessuno lo ha mai fatto a lei quando era tale) e come assecondare con gioia e leggerezza i bisogni di un bambino. Se si conosce questo, crescere un bambino è veramente divertente e stimolante (anche se ne hai 3 in casa).

Genitori e Nonni: patti chiari e amicizia lunga!
In un mondo sempre più tecnologico e veloce i nonni ci ricordano la nostra storia, sono una preziosa risorsa e forniscono la calma e la serenità che spesso i genitori non riescono a vivere a causa dei ritmi frenetici.

La punizione è la via più efficace per reprimere tuo figlio (e che disintegra la sua fiducia nei tuoi confronti)
Questo articolo non vuole convincerti. Non è un nostro interesse indottrinare le persone e convincerle di qualcosa. Vogliamo solo condividere con te le riflessioni che abbiamo fatto tramite l’esperienza massiva a contatto con bambini ritenuti difficili, disadattati, capricciosi, violenti e asociali e che ci hanno permesso di risanare le loro ferite emotive e di recuperare la loro fiducia nei confronti degli adulti. Sono le stesse riflessioni che hanno fatto negli ultimi anni migliaia di famiglie italiane che, spinti dalla lettura dei nostri libri, hanno cambiato il modo di considerare i vizi, i capricci dei propri figli e che, giorno dopo giorno, hanno consentito loro di costruire una relazione di fiducia, di stima e di complicità totale con i propri figli. La grande illusione delle punizioni: oggi punisci e domani raccogli rabbia e rancore Le punizioni sembrano funzionare alla grande per risolvere una situazione nell’immediato: la maggior parte dei bambini si cristallizza davanti a un urlo ben piazzato, si congela davanti all’umiliazione di essere messo all’angolo o di allontanarsi dalla stanza o dal gruppo di compagni, si deprime e si addolora (per usare un eufemismo) vedendo il proprio genitore infuriato, infastidito o deluso. Ma a lungo termine cosa comportano? Sappiamo tutti molto bene come, appena girato lo sguardo, il bambino sembri dimenticare la punizione o l’urlo o la minaccia e sia pronto per tornare all’occorrenza a rifare l’azione per cui era stato sgridato o punito. Come se si dimenticasse, come se di punizione in punizione diventasse sempre più immune (bene, vuol dire che il suo sistema di difesa funziona alla perfezione!). E quindi, ogni volta è tutto da rifare con grande rammarico e fatica da parte di mamma e papà. Vediamo ora cosa con tuo figlio potrebbe non funzionare e che lo porta, con il tempo, a non fidarsi di te e a ribellarsi. L’arma supersonica più inefficace per risolvere capricci, lotte di potere, gelosie e litigi dei bambini Ti sarà capitato probabilmente di dover ricorrere alle punizioni, anche se di base ti definisci contrario al loro utilizzo. Le hai provate tutte, sei stanco, non sai più cosa fare ed ecco che ti senti pervadere da una forza più grande di te, che non riesci a controllare e che “ti fa scappare” la tanto odiata punizione… “Adesso basta, vai di là e non esci finché non ti chiamo io!” “Finiscila! Adesso spengo e per una settimana niente televisione!” “Stop! Adesso ti siedi qui, stai fermo e zitto finché non mi chiedi scusa!” “Smettila! Questo gioco adesso te lo ritiro e te lo scordi! Salutalo perché non lo vedrai più” “Adesso ti metto in castigo: vai di là e metti a posto tutti i giochi mentre tua sorella finisce di guardare i cartoni!” “Più niente dolci/tv/gioco preferito/partita di calcio/coccole finché non lo decido io!” Aaaahhhh……!!!!! Lo sporco lavoro della punizione Non si sa perché, ma una cosa così innaturale come la punizione lascia in chi la infligge una sorta di soddisfazione, una sensazione di rilassamento… Siamo dei mostri? Niente affatto! La punizione fa il suo “sporco” lavoro. Fa quello per cui è nata: aiuta l’artefice a liberarsi da un’emozione negativa (rabbia, nervosismo, impazienza…). Hai mai notato che, anche se ti dispiace, dopo che l’hai fatto tiri un sospiro di sollievo? Ti senti alleggerito? La punizione serve unicamente a chi la infligge per sfogare la tensione emotiva, per scaricare la rabbia, per sentirsi più forte, per avere la sensazione di avere tutto sotto controllo così da soffocare e negare la vera emozione sottostante (il disagio per non saper gestire il figlio, il nervosismo, la rabbia, la paura di essere prevaricati, il fastidio di sentirsi dire di no, di non essere ascoltati, ecc.). La punizione non ha nulla a che fare con il bene del bambino. Non è mai per lui una lezione da cui può imparare qualcosa (non è vero, una cosa la impara bene: assorbe questo comportamento e di conseguenza userà lui le punizioni nel relazionarsi con gli altri, compreso te!!!) Perchè? Quello che stiamo per scriverti all’inizio ti sembrerà romantico, troppo sdolcinato. Ti sembreranno giustificazioni che vengono da un altro pianeta, dal paese delle meraviglie e che non possono valere o essere efficaci con i nostri bimbi di oggi che invece sono “tosti”, ne sanno una più del diavolo, non si arrendono mai, non riesci a farli ragionare, ecc. Invece, vogliamo che tu le legga e che abbia la possibilità ancora una volta di allontanarti in fretta dall’idea che i bambini siano degli adulti (soltanto un po’ più bassi e con meno competenze) e che ragionino come loro. Per fortuna i bambini, anche se ti sembrano “tosti” (è un atteggiamento difensivo che assumono in automatico per proteggersi e preservare la loro natura) mantengono il loro animo sensibile, dolce e docile, aperto (se ne hanno la possibilità) e amano le maniere dolci (dolce non vuol dire “molle”). Le punizioni costituiscono un trauma e insegnano a tuo figlio che, a sua volta, da grande potrà punire anche lui (compreso te!) Tuo figlio ti percepisce come un riferimento, l’unico, il più importante. Da te vuole amore, comprensione, aiuto, protezione. Se tu, invece di capirlo (andando sempre alla sua motivazione profonda), di aiutarlo a risolvere la sua difficoltà, di non giudicarlo, lo punisci, per lui è un trauma. Non stiamo esagerando. Sappiamo che forse per te i traumi violenti sono altri, per esempio una brutta caduta, un lutto, un grande spavento, una grave violenza e che la punizione non può essere annoverata in questo elenco. Ti diciamo dal più profondo del cuore che non è così: la punizione rappresenta un trauma per il bambino. Hai mai provato a distanziarti per un attimo dalla tua rabbia, dal tuo fastidio subito dopo aver punito tuo figlio per fermarti e guardarlo? Cosa vedi? Hai mai provato a guardarlo negli occhi mentre lo fai? Forse ti è sembrato ma non lo hai fatto veramente. Perché, se così fosse, vedresti nei suoi occhi la paura, l’umiliazione e in certi casi la disperazione. Sentiresti una morsa al petto così forte, riceveresti uno schiaffo morale così lacerante che ci penseresti davvero più di una decina di volte all’occasione successiva, prima di ferire i suoi sentimenti. Quello che vogliamo fare in questo articolo è proprio aiutarti a conoscere la sua natura e a darti le giuste soluzioni così che tu possa avere dei buoni strumenti per sostituire tutti quegli atteggiamenti che lo danneggiano. Non sentirti in colpa se fino a ieri le punizioni erano il tuo pezzo forte. Annulliamo il tuo senso di colpa Non hai di fatto responsabilità: non sapevi cos’altro fare e magari anche tu da piccino sei stato vittima di punizioni più o meno dure. È normale che, anche se ti sembra un paradosso, se non ci badiamo, in caso di difficoltà mettiamo proprio in campo le risorse che abbiamo appreso (anche se subite) durante la nostra infanzia. E i nostri genitori e loro volta hanno subito lo stesso trattamento (e spesso anche peggiore!) dai loro genitori. In più possiamo dirti che, se tuo figlio si trova in questa fascia di età e se inizi oggi a mettere in pratica un modo più ideale di affrontare le difficoltà, non porterà con se delle conseguenze e le eventuali ferite affettive saranno rimarginate dal tuo nuovo atteggiamento. La punizione costringe tuo figlio a perdere i suoi riferimenti, lo fa sentire solo, abbandonato, tradito. Le persone che lui ama non lo capiscono, perdono il controllo: “di chi mi posso fidare?” Tuo figlio resta allibito e confuso davanti alla punizione Dato che tuo figlio sa come vorrebbe che tu risolvessi i suoi problemi o lo aiutassi (peccato che non abbia ancora sviluppato quella capacità razionale di analisi che gli permette di darti dei suggerimenti a parole su cosa gli serve), davanti alla punizione non comprende perché lo stai facendo. Pensa che tu sia impazzito, pensa che ti stai confondendo… …ecco il suo punto di vista… “ma cosa fa? Aiuto! Non l’ho fatto apposta e invece di aiutarmi fa così?” “ma davvero non ho voglia di spegnere la tv, mi sta facendo compagnia, poi mi sento solo, non riesco proprio a staccarmi, non so come fare è più forte di me, perché non lo capisce e invece di aiutarmi si sta arrabbiando?” “perché mi dà la colpa?” “Non sopporto che mia sorella tocchi i miei giochi è più forte di me non ce la faccio a non scaricare la mia rabbia su di lei! Perché tu non mi capisci?!” Più tuo figlio è piccolo, meno ha la capacità di comprendere i suoi atti e più resta confuso. Il messaggio che riceve è del tutto contraddittorio: “ricevo aggressività, giudizio e intolleranza da chi dovrebbe amarmi, aiutarmi e proteggermi”. Proprio le persone per le quali si dovrebbe essere sempre speciali, fanno capire che si è sbagliati, cattivi, inadeguati. Come si può tenere alta l’autostima del bambino? Come può fare affidamento sulle sue capacità, se mamma e papà sono i primi che non ci credono? Le punizioni inibiscono il desiderio di sperimentare e quindi di apprendere Siamo noi per primi, anche se involontariamente, a causare loro una limitazione. Corriamo a comprare un sacco di giocattoli all’avanguardia e fatti per “l’apprendimento” perché imparino più in fretta e poi li “castriamo” la maggior parte delle volte in cui iniziano a fare delle scoperte, a soddisfare la loro curiosità e le loro intuizioni (il modo migliore e più veloce perché possano imparare). I nostri “no” ogni 3×2, le nostre occhiatacce, i nostri indici alzati, sono tutti freni che si accendono in automatico e che gli lanciano il segnale: “non va bene, sei sbagliato, non puoi crescere come vuoi, non puoi usare le tue risorse interiori su cui pensavi di poter fare affidamento”. Le punizioni spingono tuo figlio a raccontare bugie e a fare le cose di nascosto Nonostante la punizione, dato che non va a risolvere la motivazione dell’azione, l’impulso a fare una determinata cosa resta sempre più forte. Se tuo figlio aveva bisogno di scoprire il funzionamento di qualcosa, se voleva verificare una sua intuizione o soddisfare un desiderio oppure ancora liberare un’emozione, stai pur certo che anche di nascosto cercherà di farlo. È più forte di lui. Davanti ai desideri, ai bisogni, alle emozioni, ai sentimenti e alla forza della vita che lo spinge a crescere, imparare, soddisfare e sperimentare non c’è nulla che tenga. Inoltre ricorda sempre che le cose vietate sono quelle che si tendono a fare di più (e vale anche per noi adulti!) I modi duri e colpevolizzanti creano blocchi emotivi. Per i motivi che già abbiamo anticipato, la punizione insieme a un tono duro, un messaggio comunicativo (verbale o non verbale) colpevolizzante, crea in tuo figlio una ferita affettiva. Più si sente sbagliato e non amato, più la sua autostima decresce, aumenta il senso di debolezza e di fragilità che fa aumentare l’ansia e le paure. Queste micro ferite si accumuleranno negli anni e peggioreranno sempre di più la vostra relazione fino a sfociare nelle tanto temute ribellioni adolescenziali e in relazioni conflittuali fra genitori e figli adulti. Ecco perchè poi si arriva a litigare per delle “sciocchezze”, nel senso che la pentola a pressione interiore è così piena che basta un piccolo evento quotidiano (la famosa goccia che fa traboccare il vaso) per scatenare rabbia e liti. Inoltre, siccome assorbono come spugne i tuoi modelli comunicativi e comportamentali, i tuoi figli apprenderanno che la punizione si può usare e la useranno per relazionarsi con te (Ahhh… il karma!!) Punizione, giudizio e disapprovazione inducono all’aggressività Cosa succede se metti a bollire l’acqua per la pasta in una pentola troppo piccola? Anche se metti il coperchio, nel momento del bollore, straborderà comunque, sporcando tutto il piano cottura e a volte spegnendo addirittura la fiamma del gas. Cosa succede quando l’uomo cerca di far deviare i fiumi dove vuole lui o cerca di rubare terreno al loro letto per costruire abitazioni o strade? Il fiume, prima o poi, se lo riprende originando quelle che noi chiamiamo catastrofi. Cosa succede se tieni un animale in gabbia per troppo tempo? Anche se noi siamo umani, i principi di natura sono alla fine semplici e uguali per tutti. Anche i bambini hanno bisogno di contenimento, di sapere come fare le cose, ma se le indicazioni che ricevono sono strette o non adatte, prima o poi anche loro scoppiano! Un bambino aggressivo è sempre un bambino represso, che non viene compreso in modo adeguato, che viene eccessivamente limitato, che viene considerato più grande di quello che è in realtà. Oppure è un bambino che ha al suo fianco esempi di aggressività, nervosismo e intolleranza (adulti di riferimento che alzano la voce, che criticano, che si lamentano, che hanno scatti di rabbia o di isterismo, che perdono la pazienza, che si agitano). Meglio tirarsi su le maniche e con calma correre ai ripari, piuttosto che trovare delle giustificazioni (“e va bè, ma come fai a non arrabbiarti?”, “e va bè, ma capita a tutti ogni tanto”, “e va bè ma tu non conosci mio figlio/tu non sai com’è disastrata la mia vita”, “e va beh ma che sarà mai”, ecc.). Le 7 riflessioni (sincere e scomode) che dovremmo fare tutti noi adulti Come ti sentivi quando ti punivano? Come ti sentivi quando avevi bisogno di sostegno, di essere compreso e accolto e invece arrivavano ceffoni, urla e punizioni? La punizione risolveva il tuo disagio interiore? Che considerazione hai oggi per chi, quando eri bambino, ti puniva ignorando i tuoi sentimenti senza chiederti come stavi e di cosa avevi bisogno? Quanta fiducia e stima avevi negli adulti che ti punivano? Se tu oggi venissi punito e sgridato (anche davanti ai tuoi colleghi) per ogni svista sul lavoro come ti sentiresti? Che cosa vedi dentro gli occhi di tuo figlio mentre lo sgridi e lo punisci? Domanda finale da appendere al frigorifero In questo momento, se io fossi al posto di mio figlio, come mi sentirei? TUO FIGLIO NON TI ASCOLTA, FAI I CAPRICCI, TI SFIDA E SI RIBELLA? Iscriviti al nuovo Percorso Gratuito per: –Risolvere i capricci senza urla o sgridate -Perché tuo figlio rifiuta le Regole, non accetta i tuoi No, ti sfida e si ribella? -Come spegnere la Rabbia e ritrovare la Calma -Come gestire al meglio il tuo Tempo -Come liberarsi dal Senso di Colpa Vai sul link qui sotto e inserisci la tua email: ▶️CLICCA QUI E ISCRIVITI

Tuo figlio fa i capricci? Segui questi 4 passi (ovvero come applicare nella pratica l’approccio Secondo Natura)
La teoria è bella, ma nella pratica di tutti i giorni come si applica la crescita Secondo Natura? Come si rispettano i bisogni emotivi dei bambini? Come si risolvono i capricci? Dato che le punizioni spesso scattano quando: le hai provate tutte e niente ha funzionato sei sull’orlo di una crisi di nervi, anzi, ti è già venuta tuo figlio non ti ascolta fa i capricci hai poco tempo e la punizione ti sembra la soluzione più veloce in questo nuovo video dove si parla di come sciogliere i capricci e di come i bambini imparano le regole trovi degli spunti pratici per evitare crisi di nervi, urla, punizioni, ricatti… GUARDA IL VIDEO TUO FIGLIO NON TI ASCOLTA, FAI I CAPRICCI, TI SFIDA E SI RIBELLA? Iscriviti al nuovo Percorso Gratuito per: –Risolvere i capricci senza urla o sgridate -Perché tuo figlio rifiuta le Regole, non accetta i tuoi No, ti sfida e si ribella? -Come spegnere la Rabbia e ritrovare la Calma -Come gestire al meglio il tuo Tempo -Come liberarsi dal Senso di Colpa Vai sul link qui sotto e inserisci la tua email: ▶️CLICCA QUI E ISCRIVITI

Gemelli: 3 mosse per Crescerli senza Gelosie
3 piccole accortezze con il grande potere di garantire ai gemelli le giuste attenzioni e di far sentire la “presenza affettiva” di mamma e papà.

Figlio, segui i miei passi
Tutti i papà possono essere ingombranti! Ci sono i “figli di papà” i cui papà sono personaggi famosi, o “figli di papà” i cui papà fanno lavori particolari, che si sono creati “una posizione”… e vogliono che i figli seguano a tutti i costi la loro strada. Lo fanno magari per zelo, per amore: “Guarda, segui la mia strada, guarda quello che ho già costruito per te”…

Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Quali sono i “sintomi” che ti fanno capire che non hai abbastanza fiducia in te stesso? Quali fattori hanno “demolito” la sicurezza e l’autostima che avevi da piccolo? Oggi quali sono le conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti un genitore insicuro e inadeguato? Ti scriviamo la soluzione a questi tre dilemmi per aiutarti a fare un passo in più verso lo stato di Genitore Stra-Felice. Scopri se non hai abbastanza fiducia in te stesso Vediamo di riassumere, in linea generale, i “sintomi” del genitore insicuro e con bassa autostima di sé: tendi a giudicarti, bacchettarti, lagnarti, paragonarti sei molto duro con te stesso, fai di tutto per metterti sempre in riga e quando sei stanco, quando avresti bisogno di staccare o di divertirti, dici che non è il momento e che ci penserai poi a volte potresti essere con te stesso troppo lassista: ti lasci andare, non reagisci, non trovi nuove strade e nuove soluzioni per toglierti dalle difficoltà secondo il tuo parere ci sono altri che sono sempre più fortunati o più bravi o più capaci o migliori di te potresti notare di prenderti poca cura di te e dei tuoi spazi: dall’igiene del corpo a quello della casa, dalla cura per l’estetica della tua persona a quella per la tua casa (e qui non è una questione di tempo che non hai o di troppo tempo che ci vorrebbe…) può essere che tu dia molta importanza all’esterno e non all’interno: diventa molto più importante quello che pensano gli altri rispetto a quello che senti tu andare bene per te stesso. Quali cause hanno abbassato la tua autostima? Dato che l’autostima non è un qualcosa che si costruisce da zero ma qualcosa che è già nostro a pieno diritto fin dall’inizio, quando l’abbiamo persa? In verità non c’è una data precisa, o un evento particolare. Si tratta di tanti aspetti che riguardano la relazione tra noi bambini e gli adulti che nel tempo, poco alla volta, giorno dopo giorno hanno generato il risultato, ovvero la disistima di noi stessi. Vediamone alcuni: CAUSA 1: PARAGONI Ti paragonavano ai tuoi fratelli o sorelle o ai tuoi compagni di scuola, cugini, vicini di casa, figli di amici, ecc. (senza sapere ahimè che i paragoni umiliano e sviliscono) CAUSA 2: RICATTI E MANIPOLAZIONI Pur di ottenere quello che volevano, tendevano senza rendersene conto a manipolarci e utilizzare ricatti: “se finisci tutto quello che hai nel piatto puoi mangiare il gelato”, “solo se fai il bravo e mi aiuti ti lascio andare a giocare in cortile”, “solo se finisci i compiti guardi i cartoni”. CAUSA 3: SENSO DI COLPA Ti facevano sentire involontariamente in colpa quando ti accusavano di aver fatto male a un amichetto o a tuo fratello o a tua sorella (non sapevano di dover accogliere prima di tutto le tue emozioni e che se qualcosa era accaduto avevi i tuoi buoni motivi). Quando ti chiedevano di salutare o baciare qualcuno e tu non ne avevi nessuna intenzione, quando ti chiedevano di fare il bravo e tu non sapevi bene cosa volesse dire, volevi essere te stesso e quando ci provavi ti accorgevi che non sempre a mamma e papà piaceva e questo ti faceva sentire a disagio, dispiaciuto, sbagliato. CAUSA 4: LASCIAMI STARE UN ATTIMO! Quando ti dicevano “adesso non ho tempo“, “adesso non posso“, “lasciami stare un attimo“, “poi vediamo, adesso non è il momento“, “no, non si può! Punto e basta!“. E mentre lo dicevano vedevi che si irritavano, si arrabbiavano, sbuffavano o giravano gli occhi al cielo, era come se li stessi disturbando, come se fossi un peso. CAUSA 5: DISISTIMA DEI GENITORI Quando i tuoi stessi genitori forse si disistimavano profondamente e anche tu hai assorbito e imitato involontariamente le loro ferite o i loro vuoti (ovviamente loro non hanno colpa perché a loro volta sono cresciuti con genitori con bassa autostima). Le 3 conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti sfiduciato Se tu per primo hai difficoltà a stimarti, con tutto quello che comporta, è praticamente automatico che tu lo faccia anche con tuo figlio. Magari in forma diversa, ma che comunque tu abbia anche con lui lo stesso atteggiamento di fondo. Senza considerare il fatto che, poiché i bambini assorbono le abitudini e il modo di essere dei genitori, se in te alberga la disistima, può essere che anche tuo figlio adotterà questo modo di percepire se stesso, per assorbimento osmotico. C’è poi una prima grande conseguenza di fondo: tuo figlio si sentirà poco amato e poco accettato (“se non mi amano e non mi accettano loro che sono i miei pilastri, i miei punti di riferimento, le mie guide, quelli che ne sanno più di me, vuol dire che qualcosa di vero c’è di sicuro…”). Di conseguenza, cresce e diventa adulto convincendosi di questa storiella, considerando verità quello che è, invece, un errore mastodontico. Le conseguenze per lui sono le stesse che valgono oggi e che valevano in passato anche per te. Per quanto riguarda poi la relazione in sé, è probabile che: tra genitore e figlio si inneschino più facilmente lotte di potere, che si abbia difficoltà a comunicare e a farlo sul piano del cuore. il bambino, se non si sente accettato per quello che è, se fa fatica a manifestare le sue istanze e le sue volontà perché spesso ha la sensazione che vengano negate o giudicate, ha difficoltà a stimare gli adulti di riferimento, a sentirsi al sicuro e creare sintonia, fiducia e rispetto. a discapito della sua natura, diventa poco collaborativo, non parla con facilità di quello che prova e di quello che pensa. Da un lato sembra chiudersi in se stesso e dall’altro sembra diventare a volte sempre più richiedente, nel disperato tentativo di “recuperare”, di farsi accettare e amare per quello che è. TUO FIGLIO NON TI ASCOLTA, FAI I CAPRICCI, TI SFIDA E SI RIBELLA? 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Crescere senza CIUCCIO
I bambini possono fare a meno del CIUCCIO Ti sei mai chiesta perché hai comprato il ciuccio? Quando tuo figlio piange, ha bisogno di essere consolato, inizia a mugugnare e lo fa perché ha necessità di comunicarti una difficoltà. E di solito cosa si fa? Invece di soddisfare il suo bisogno (svestirlo un pò se ha caldo, coprirlo sa ha freddo, allattarlo se ha fame, prenderlo in braccio e coccolarlo se c’è stato un rumore) ricorriamo al ciuccio… perché si è sempre fatto così. I VIZI Evitiamo di assecondare il suo bisogno in quel momento e gli mettiamo il ciuccio perché se lo prendi in braccio, se lo coccoli, se sei sempre lì ad accoglierlo e aiutarlo, lo vizi. Il ciuccio in verità è usato così spesso perché di fatto interrompe il pianto del bambino e ci evita un sacco di grattacapi: cos’ha? Come lo calmo? Perché non smette? Gli altri cosa penseranno? La consolazione e le attenzioni possono anche essere fornite dal genitore accogliendo il bambino con le braccia, con le parole, con lo sguardo e soprattutto possiamo convincerci che quando piange non va consolato perché smetta, va capito. E prima o poi, si sa, il ciuccio va lasciato… ed è difficile che il bambino smetta di usarlo subito da solo e senza conseguenze, perché pur non volendo ormai gli abbiamo creato un’abitudine. Ecco 2 indicazioni: 1. SENZA CIUCCIO SI PUÒ Puoi serenamente convincerti che si può crescere senza ciuccio, che da sola sarai in grado di accoglierlo, risolvere le sue difficoltà, soddisfare i suoi bisogni. 2. IL TERRENO È importante prima creare un terreno per facilitare lo svezzamento perché se togli il ciuccio da una parte e dall’altra non fai tu quello che faceva questo pezzo di gomma, allora sì che tuo figlio si dispererà e lo rivorrà a tutti i costi. E quindi: guardalo di più negli occhi; parlagli di più; sii più dolce; prendilo di più in braccio; coccolalo di più; accoglilo, gli chiedi che cosa c’è, lo tranquillizzi dicendogli che va tutto bene. Se tuo figlio non sa ancora parlare, percepisce comunque i tuoi sentimenti. Ti dimenticherai che il ciuccio era indispensabile e anche tuo figlio inizierà a sentirsi appagato dalla nuova qualità della relazione. Inizierà a dimenticarsene e ti accorgerai che avrai imparato a sostituire il ciuccio. Perché come MAMMA sei molto più di un semplice pezzo di gomma!

Come risolvere i conflitti con i nonni
Molti genitori si lamentano dei nonni perchè tendono a essere troppo lassivi con i nipoti. La suocera fa mangiare troppe caramelle (proprio quelle con lo zucchero bianco!), magari non seguono la linea educativa di mamma e papà, danno poche regole, oppure fanno le cose di nascosto! Altre volte permettono troppa televisione o sgridano e puniscono anche quando mamma e papà non lo fanno… Se da un lato i nonni possono diventare un formidabile sostegno per la famiglia, a volte i rapporti con loro diventano roventi e sfociano in conflitti e malintesi (spesso anche dovuti a situazioni del passato ancora irrisolte). Ora stai per scoprire: La verità sull’imprinting e sull’influenza dei nonni che quasi tutti ignorano L’asso nella manica per gestire e risolvere i litigi con i nonni La domanda chiave per non arrabbiarsi (e frenare la voglia di tirare il collo a tuo suocera) Come mediare al meglio nella varie situazioni Come evitare di far sentire in colpa i nonni (e buttare legna sul fuoco del conflitto già acceso) Scopri tutto nel breve video e diventa il miglior esempio di armonia per i tuoi figli (perché alla fine, che tu ci creda o no, che ti piaccia o no, è il tuo esempio quello che loro assorbono). GUARDA IL VIDEO E DIVENTA IL MIGLIOR ESEMPIO DI ARMONIA PER TUO FIGLIO 🙂

Voglio l’iPhone più FIGO!
Davvero è necessario comprare l’iPhone di ultima generazione il giorno della Prima Comunione o simili? Davvero questo gesto gli evita la frustrazione ai ragazzi? Se usciamo un attimo dalla corsa in cui tutti siamo immersi per essere sempre “al pari” con gli altri scoprirai che: Sei un ragazzino, vai a scuola e io posso chiamare la scuola se ho bisogno di parlarti o se tu hai bisogno di comunicare con me! Sei un bambino, sei sempre o con mamma o con papà o con un adulto che ha un cellulare in tasca, quindi ci possiamo sentire sempre! LO VOGLIO ANCH’IO PERCHÉ CE L’HANNO GLI ALTRI È perché lo vivono come un gioco, come un passatempo, come molti adulti per primi considerano i dispositivi tecnologici. E qua entrano in gioco Autostima e Abbondanza. Se noi priviamo, togliamo, neghiamo, i ragazzi cercheranno sempre di più la scorciatoia per ottenere quello che vogliono. Useranno il cellulare dei compagni, cercheranno di farlo di nascosto, inventeranno scuse… GLI OGGETTI VIETATI SONO QUELLI CHE VOGLIAMO DI PIÙ! Ma ecco come lavorare sull’abbondanza per cambiare la rotta. Per esempio gli possiamo prestare il nostro cellulare, anche in abbondanza per cose utili e che gli permettono di acquisire competenze. La vera verità è che i bambini e i ragazzi anelano al cellulare perché si può giocare! Allora diamogli la possibilità di farlo usando quelli che ci sono in casa e facendolo nel modo più corretto possibile. “Ti presto il mio per cercare l’informazione che non sappiamo, per fare la lista della spesa, per scrivere il messaggio alla nonna, per aiutarmi a rispondere a papà, per cercare una ricetta, per vedere un video su come possiamo costruire un acchiappa sogni o delle ghirlande per la casa, per farci insieme una partita al tuo gioco preferito. Sei affascinato dalla tecnologia e quasi usi il cellulare meglio di me, allora insegnami come fare per sbloccare una cosa, per inserire delle impostazioni particolari.” IL SEGRETO È NEL FARLO INSIEME “Scarichiamo i giochi insieme, scegliamo quello che preferisci, fammi vedere come giochi. Ti guardo, capisco cosa provi, cosa ti appassiona, qual è la leva che ti spinge a chiedermi il cellulare e a cercare il gioco”. Solo trascorrendo del tempo insieme potrai conoscerlo sempre di più e solo vivendo lo strumento tecnologico in lui si smorza la sensazione del “lo voglio! lo voglio! lo voglio!” Passa del tempo prezioso con tuo figlio mentre gioca. Puoi scoprire cosa lo spinge a un gioco piuttosto che ad un altro, puoi capire se davvero è un “violento” o se invece gli piace il rumore che fa il video gioco. Puoi capire se è più appassionato di strategia o di velocità. LASCIALO GIOCARE QUANDO MENO SE LO ASPETTA! Sabato mattina, tutto è tranquillo, non ci sono corse da fare, colazione e poi “Amore facciamo una partita?” Anticipando il suo bisogno l’esigenza si placa, la sensazione del “non potrò mai” si trasforma in calma e certezza che, volendo e potendo, mamma e papà mi lasceranno fare una partita se mi annoio… Si annulla la percezione dell’OGGETTO PROIBITO che usano solo i grandi. Se i bambini e i ragazzi sanno che il cellulare di mamma e papà è anche per loro, che anche loro possono usarlo quando pensano di averne bisogno, che possono scrivere, fare i grandi, giocare, saranno i primi a non sentire l’esigenza smodata di avere il loro. E non lo chiederanno in continuazione… e magari smetteranno di chiedere il cellulare appena uscito sul mercato. RIASSUMENDO IN 4 MOSSE Personalmente ho sempre fatto così con i bambini e ha sempre funzionato: Usarlo con loro per tante cose utili Chiedere loro di usarlo per aiutarmi soprattutto quando non se lo aspettano (tecnica davvero spiazzante!) Non viverlo io per prima come oggetto del desiderio o del ricatto ma come semplice strumento (per me vale quanto una forchetta) Costruire con loro un’ottima relazione e mantenere alta la fiducia in sé stessi in modo da non sentire il bisogno di omologarsi agli altri o di possedere un oggetto per sentirsi migliori Buona pratica!!!